Copione

 



1 scena

 

 

Pellegrino: Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per opere grande peccatore, per
                 vocazione pellegrino senza dimora, del ceto più basso, errante di luogo in
                 luogo. Il mio patrimonio è: sulle spalle una bisaccia col pane secco, sotto
                 la camicia una Bibbia. Tutto qui. (Il pellegrino ha introdotto il discorso
                 dalla platea, mentre sulla scena è entrato un prete che legge un passo della
                 lettera ai tessalonicesi).

Prete:        “Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i
                 pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi dal
                 rendere male   per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene fra voi e con
                 tutti. State sempre lieti, pregate incessantemente”(il prete benedice col
                 segno della croce e va. Il pellegrino sale)

Pellegrino:  ecco, “pregate incessantemente”..., queste parole, udite una volta
                  durante una liturgia, si radicarono nella mia mente...come è possibile
                 pregare incessantemente?   Pensai a lungo, senza trovare soluzione. Allora
                 domandai a segrestani, sacerdoti; ascoltai vescovi, dotti predicatori, ma
                 senza riceverne alcuna spiegazione. Fu così che decisi di cercare, con
                 l’aiuto di Dio, un sapiente. (il pellegrino   si mette in cammino e va verso le
                 quinte, da dove sbuca lo starec).

Starec:       Che fai in giro a quest’ora, figliolo? Vieni con me su all’eremo: ti
                  ospiteremo e riposerai.

Pellegrino:  Il mio riposo non dipende dall’alloggio buon vecchio,  ma da un
                  insegnamento  spirituale.

Starec:       Che genere d’insegnamento cerchi, che cosa non riesci a comprendere?

Pellegrino:  Quello che non mi dà pace è non riuscire a sapere   c o m e   pregare 
                 
incessantemente.

Starec:       In questa tua insopprimibile aspirazione alla conoscenza dell’incessante
                  preghiera  interiore, caro fratello, devi riconoscere una chiamata divina.
                  Molti parlano di questa preghiera, ma purtroppo vedono nei frutti e nelle
                 conseguenze di essa i mezzi e gli strumenti per raggiungerla. Ti spiegherò
                 io, figliolo caro. Suvvia, sediamoci. (siedono).Sappi che l’incessante
                 preghiera interiore è l’invocazione costante e ininterrotta del divino nome
                 di Gesù Cristo, fatta con il cuore e la mente in ogni luogo e in ogni tempo,
                 persino nel sonno. Essa si esprime con le parole: “Signore Gesù Cristo,
                 Figlio di Dio, abbi pietà di me”. (Tira fuori un libro e glielo mostra). In
                questo libro, la Filocalia, apprenderemo tale preghiera (gli fa leggere alcuni
                 brani. Poi si fa buio e vanno a dormire... E’ mattino)     Adesso è ora che
                 tu vada, figlio mio, ti benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello
                 Spirito Santo, e vienimi a confidare ogni cosa sulla preghiera che andrai ad
                 apprendere. (Il pellegrino si mette in un angolo di palcoscenico e medita
                 per un po’, poi si rivolge al pubblico).

Pellegrino: Tutto andò bene per un po’, ma presto cominciai a sentire una grande
                 spossatezza, e   pigrizia e noia.  Mi recai dallo Starec, che mi disse...

Starec:      Per adesso tu devi recitare la preghiera oralmente almeno tremila volte al
                 giorno. Poi quando vedrai che tutto va bene, passerai a seimila, e quindi a
                dodicimila. Infine potrai recitarla quanto vorrai. [mimata: realizzazione di
                Yesod: due angeli portano un uovo da cui esce il libro dei Racconti del
                pellegrino]

Narratore: Con la conoscenza e l’acquisizione del Mantra  il pellegrino inizia la scalata
                 dell’Albero e realizza lo sviluppo di Yesod, la sephirah che dona la
                 veggenza e fa nascere il “Pellegrino russo” futuro maestro dell’umanita’.

Starec:     Adesso, amato figliolo, è venuto il momento mio (il vecchio starec si
               distende e si copre con un lenzuolo fino alle spalle. Il pellegrino piange sul
               suo petto)

Pellegrino: Addio amato maestro (poggia la testa sul petto del vecchio dopo avergli
                 coperto la faccia col lenzuolo. Poi  lo Starec  viene portato via dai due
                 angeli ricoperto da un manto dorato… il pellegrino si rivolge al pubblico) 
                
Dopo comprai una Filocalia, e sono divenuto una specie di folle: mi anima
                 un unico desiderio: pregare incessantemente

 

2 scena
                                       [mimata furto libri]                                   

( in questa seconda scena il Pellegrino dorme. Lo Starec gli si presenta in sogno e
 scuotendolo per la spalla lo “sveglia” nel sogno)

 

                

   

 

Pellegrino: Dio vi benedica, Maestro per gli insegnamenti che mi impartite in sogno. Oggi due individui mi hanno colpito e derubato dei miei libri. Perchè, padre mio?

 

Starec:       Questa lezione ti aiuterà a staccarti dalle cose terrene. Dio fa sì che ogni evento si volga a favore dell’uomo e della sua salvezza.  (Lo Starec esce. Entra un capitano dell’esercito).

 

Capitano:  Cosa fate qui da solo in questo bosco? E’ quasi notte ed è pericoloso, unitevi a noi: stiamo trasferendo una colonna di deportati più due furfanti che agivano in zona.

 

Pellegrino: Proprio oggi sono stato aggredito e derubato da quei due poveretti , [indica i due ladri] , dei miei due libri , la Bibbia e la Filocalia. Non è che voi Capitano... (il Cap. lo interrompe)

 

Capitano: riavrai i tuoi libri, perche’ vedo proprio che ami leggerli.

 

 

Narratore:  Il perdono dei due ladri ha provocato la realizzazione di Hod, la sephirah che dona il potere della guarigione e della scienza.

                   [ mimata: un angelo entra e gli dona il caduceo]

 

Capitano:   Sai, anch’io amo leggere i Vangeli.  Siediti e ti racconterò perchè.  (si siedono) Sappi dunque che, quand’ero luogotenente ero ancora giovane. Purtroppo cominciai a bere. Per un po’ mi sopportarono, ma in fine venni degradato e trasferito. Non riuscivo assolutamente a liberarmi di quel vizio. Un bel giorno entrò in caserma un monaco per le offerte (il Capitano si alza accompagna ad un angolo il Pellegrino e lo invita ad osservare. Il capitano prende una bottiglia e beve, poi la guarda con disgusto: è vuota e la butta in un angolo. E’ triste. Entra un monaco col sacco delle offerte)

 

Monaco:   Cos’hai fratello, ti vedo triste.

 

Capitano:  sono un ubriacone, padre, e non riesco a smettere di bere. Per questo sono triste.

 

Monaco:   e per così poco  ti disperi? (tira fuori un Vangelo dalla tasca) Ecco, prendi questo Vangelo: ogni volta che avrai voglia di bere, aprilo e leggine un capitolo.  (Il Capitano lo prende, lo apre e lo legge).

 

Capitano: Ma io non so che farmene di questo libro; non ci capisco niente.

 

Monaco:   Anche se non capisci, non importa: i diavoli ne avranno lo stesso paura. (Esce il monaco, il Capitano si ricompone e richiama a sè il Pellegrino).

 

Capitano: Ebbene, sono vent’anni che non bevo più: mi veniva voglia e leggevo il Vangelo e da allora lo leggo sempre. Ovviamente mi restituirono i gradi (glieli mostra).

Narratore: Nel riconoscimento del potere dell’autocontrollo raggiunto dal Capitano, il pellegrino                 realizza  Geburah, la sephirah della Forza controllata e volta al bene. [ mimata: l’angelo di Geburah gli porta la spada di luce…]

 

 

              3 scena

 

   

 

Capitano:  Vedo che è già mattino. Prendi i tuoi libri e vai, Pellegrino, e che Dio ti benedica (abbraccio).

                 (il pellegrino prende il bastone e va per il palcoscenico, poi va verso il proscenio)

 

Pellegrino: ripresi a camminare e quando fui stanco recitai la mia preghiera e poi mi addormentai, ma nel sogno mi apparve il mio Starec e comincio a spiegarmi la Filocalia e ad indicarmi i punti da leggere segnandoli con un pezzo di carbone ( mimata e poi...Intanto il pellegrino si sdraia e dorme)

 

Starec:      Chiudi gli occhi adesso e guarda il tuo cuore con la mente, cioè con l’immaginazione.  All’inizio percepirai soltanto oscurità, ma poi “vedrai” chiaramente e guardando nel cuore inspirerai dicendo “Signore Gesù Cristo”, poi espirerai e dirai “abbi pietà di me”. Dopo un po’ di tempo comincerai ad avvertire nel cuore e nella mente delle strane sensazioni, perchè sappi che la preghiera interiore esercita il suo influsso in tre sfere: nello spirito, nei sensi e nell’intelletto.   (lo Starec, lentamente, esce].

 

Narratore: Con l’attivazione della sephirah Tiphereth il pellegrino ha raggiunto il centro dell’Albero, ora egli ama tutto il mondo ed e’ pronto per il sacrificio.               

                 [mimata: i due angeli di Tiphereth portano la Coppa del Sacrificio , il pellegrino si alza e dal proscenio:]

 

Pellegrino: fu proprio così. Dopo qualche mese avvertii al cuore delle strane sensazioni: dapprima un calore gradevole ed una gioiosa serenità; poi un sentimento di diletto ribollente; infine leggerezza, traboccamento d’amore per Gesù Cristo e tutte le creature ed affinamento dell’intelligenza. Il tutto mi faceva avvertire dentro l’onnipresenza di Dio, e la preghiera cominciava a sgorgare da sola, anche nel sonno ed in maniera continua.

                 Un giorno d’inverno, mentre in solitudine pregavo in una foresta, all’improvviso mi si avventò contro un grosso lupo...(segue mimata: il pellegrino cercherà di allontanare la bestia col rosario del suo Starec, ma il lupo glielo strappa di mano e se lo arrotola intorno alla gola quasi strozzandosi. Il pellegrino gli si avvicina, fa il segno della croce in aria, riprende con forza il suo rosario, il lupo scappa).

 

 

    4 scena

   

 

 

Narratore: Il pellegrino, nel corso del suo peregrinare, incontrò tanta gente e dovette subire tante prove. [mimata di gente che va e viene]….

 

                

                  Molti, dopo aver ascoltato le sue storie cominciarono a chiedergli consiglio, a confidarsi, a fargli domande   (intanto il pellegrino si addormenta mentre le luci si smorzano. Gli ricompare lo Starec, lo sveglia).

 

Starec:      (apre la Filocalia e gli indica un punto) Sono questi i brani che da oggi dovrai leggere, e non quegli altri. Quanto alle prove che hai dovuto superare, figlio mio, non affliggerti, perchè sappi che a volte il maestro è disonorato e tentato a causa dei suoi discepoli spirituali: proprio quelli che con più ardore si dedicano alla preghiera sono sottoposti a prove terribili e crudeli. Sii saldo nello spirito e non avvilirti, e soprattutto ricorda le parole dell’Apostolo: Lo spirito di Dio che è in voi è più forte dello spirito diabolico che sta nel mondo. Ma ricorda anche che insieme con la tentazione,  Dio dà sempre la forza per poterla superare. Ora sai che non basta solo pregare incessantemente, ma che nonostante tutto, bisogna insegnare e spiegare agli altri come pregare. (il pellegrino al pubblico)

 

Pellegrino: il mio amato Starec mi visitava spesso nei sogni e mi istruiva. A volte mi dava anche consigli su come aiutare la gente. Fu proprio per questo che spesso si spargeva la voce che fossi veggente, mago e guaritore.

 

 

5 scena

   

 

 

Narratore: Il pellegrino riprese il suo cammino e fece molti incontri (entra una coppia: marito e moglie). Un giorno, scambiato per mendicante, preso per mano da due bambini fu letteralmente portato in casa loro: “la mamma ama i mendicanti”, gli dissero.

 

Pellegrino: Io dissi loro che ero un pellegrino e non un mendicante, ma non valse a nulla; ed eccomi qui in casa di questi due benefattori.

 

Moglie:    sii tu il benvenuto. Da quale luogo Dio ti ha inviato a noi. Siedi, siedi pure, caro.

 

Marito:     vuoi mangiare un po’ o bere del tè? Hai bisogno di qualcosa?

 

Pellegrino: Vi ringrazio umilmente, ma la mia bisaccia è colma di  cibo; tuttavia, la vostra gentilezza e premura mi sono più care di qualsiasi banchetto. Pregherò il Signore per voi. Adesso scusate, ma devo proprio andare.

 

Marito:      Ma non puoi lasciarci così, senza averci raccontato di te. Sù, sediamoci (siedono).

 

Pellegrino: come ho già detto ai vostri figlioli, sono un pellegrino, e vado in giro per il mondo con un solo amore, la preghiera.

 

Moglie:    sai, anche mio marito è una persona spirituale.

 

Marito:     si, amico mio, sono un patito della lettura e posseggo molti libri spirituali.   (si smorzano le luci)

 

Narratore: mentre il Pellegrino stava lì ad ascoltare ciò che quel buon uomo gli diceva sulla propria spiritualità, la preghiera prese a sgorgare dal suo cuore e ad effondersi. Nello stesso momento ebbe come la sensazione che lo spirito del suo Starec penetrasse nel suo (tutta la scena verrà mimata:....mantelli avvolgenti, accensione di luce, ecc. a piacere). Fu come se una luce si fosse accesa nella sua mente rivelandogli segreti sulla preghiera stessa. Finito che ebbe d’ascoltare, ....

 

Pellegrino: quello che dici sulla preghiera in generale è molto giusto, ma vedi buon uomo, a me è capitato di leggere su di essa delle cose segrete scritte dai nostri Santi Padri . (tira fuori la Filocalia, la apre, e gli fa leggere un brano....)

 

Marito:     Voglio assolutamente comprare questo libro, ma intanto quello che ho letto voglio trascriverlo subito. Ma ti prego, pellegrino, parlaci di te e della tua saggezza.

 

Pellegrino: Io sono di umile origine ed ignorante, mio caro fratello in Cristo. Le cose che dico non sono mie, ma del mio sapiente Starec, oppure le ho lette. So però anche che invocando il Radioso Santo nome di Gesù Cristo ognuno può percepire subito una luce interiore e tutto gli sarà chiaro, persino i misteri del regno di Dio. Non   è difficile parlare in maniera saggia, perchè la mente ed il cuore sono venuti prima dell’erudizione e della saggezza umane. Il mio amato Starec diceva (Entras lo Starec, si abbassano le luci)

Starec:      Purtroppo viviamo lontani da noi stessi e non facciamo che allontanarci dalla nostra vera Realtà. Trascuriamo la Verità per delle cose vane e pensiamo: vorrei tanto occuparmi di cose spirituali, ma non ho proprio tempo. Ma che cos’è davvero importante e necessario? L’eterna, salvifica Vita dell’anima oppure la fuggevole vita del corpo?

Pellegrino: Adesso vado miei cari fratelli, devo andare a Tobol’sk. Preghero’ il Signore per voi : abbia Egli pietà per tutti noi.

 

Marito:     Hai detto Tobol’sk?

 

Pellegrino: Si hai sentito bene amico.

 

Marito:     Dio sia lodato mille volte pellegrino! (chiama ad alta voce) Uria! (entra un uomo con bastone: é cieco) Vedi quest’uomo? deve andare proprio a Tobol’sk, ma é cieco ed ha bisogno di un accompagnatore. Tu gli farai da guida, vero che lo farai?

 

Pellegrino: Farò come voi desiderate e come Dio ha disposto. Tu verrai con me a Tobol’sk, Uria. (escono tutti tranne il pellegrino ed il cieco).

 

 

6 scena

   

 

 

Uria:         Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me.

 

Pellegrino: Ma tu conosci la preghiera interiore,  dimmi, la reciti pure come si conviene?

 

Uria:         E’ molto tempo che la recito incessantemente sia di giorno che di notte.

 

Pellegrino: Raccontami, ti prego, come sei arrivato ad essa.

 

Uria:         Un giorno presi un libro che si trovava sotto un’icona, lo aprii a caso e lessi un brano che ancora ricordo:”la preghiera incessante non é altro che invocare sempre il Nome di Dio”. Per me che ero sarto, questo tipo di preghiera sembrava fatto apposta, e da quel giorno cominciai a mormorarla. Passarono i mesi, ed un giorno, all’improvviso divenni completamente cieco, ma non smisi mai di recitare la mia preghiera.

 

Pellegrino: E’ proprio il Cielo che ti ha fatto incontrare me. Sappi che dentro la mia bisaccia io ho lo stesso libro su cui tu anni fa hai posato lo sguardo per caso, esso si chiama Filocalia. (il pellegrino tira fuori il vecchio volume, lo fa toccare a Uria, poi lo apre e legge ) La mormorazione della preghiera é solo il primo passo, fratello. Perchè essa sia più efficace occorrre pregare col cuore.

 

Uria:         Non capisco proprio cosa tu voglia dire.

 

Pellegrino: Cercherò di fartelo capire. Tu sei cieco e non vedi nulla, ma con la mente puoi raffigurarti e immaginarti tutto quello che hai visto in precedenza. E’ così?

 

Uria:         Si, questo posso farlo.

 

Pellegrino: Bene. Allora immagina nella stessa maniera il tuo cuore e rivolgi ad esso i tuoi occhi come se lo guardassi. Ascolta attentamente con la mente i suoi battiti, l’uno dopo l’altro. I Santi Padri chiamano quest’operazione” Portare la mente dalla testa al cuore”. Quando ti sarai abituato a questo, farai coincidere i battiti con la preghiera in questo modo: al primo battito dirai o penserai “Signore”; al secondo: Gesù; al terzo: Cristo; al quarto: abbi pietà; al quinto: di me. Poi quando ti sarai abituato anche a questo, dirai: inspirando, Signore Gesù Cristo; espirando: abbi pietà di me. Però devi stare attento a non coltivare nella mente figure o fantasie.

 

Narratore: Per tutto il tempo del viaggio (i due vanno a spasso per il palco) Uria mise in pratica i suggerimenti della Filocalia. Cinque giorni dopo sentì nel cuore un a sensazione di tepore e un forte desiderio di recitare la preghiera. Poi cominciò a vedere una luce al cui interno non c’era alcun oggetto; e quando entrava nel cuore, aveva l’impressione che questo fosse dolcemente riscaldato dalla fiamma intensa di una candela accesa. E all’interno di questa fiamma, che sgorgava attraverso la gola, poteva anche vedere cose lontane. Raccontò al pellegrino le sue esperienze.

 

Narratore: Allorche’ la luce della Shekinah raggiunge la gola, sboccia la sephirah Chesed e il suo Angelo dona al pellegrino attrasverso Uria lo scettro del comando sulle forze infere. [mimata]

 

Pellegrino: Ho sentito dire dal mio Starec che persone anche ignare della preghiera ma particolarmente dotate possono vedere in una stanza totalmente buia la luce che proviene da tutte le cose, possono vedere il proprio doppio, penetrare il pensiero altrui. Ma i doni della preghiera interiore sono più di tutto questo fratello mio. (guarda in direzione della quinta) Eccoci intanto giunti a Tobol’sk, amico mio. T’accompagnerò al tuo ricovero e poi riprenderò il cammino. (lo accompagna fuori dal palco. Entra lo Starec che va sul proscenio e parla al pubblico)

 

Starec:      La preghiera del cuore vi farà sentire così leggeri da farvi credere di non aver più il corpo, o di volare nell’aria. Altre volte vi farà penetrare all’interno di voi stessi per mostrarvi le meraviglie del corpo umano. Ma essa vi farà sentire anche una sorta di trepidazione, come se dovesse accadervi qualcosa. Questo vi accadrà quando insegnerete ad altri le cose di Dio, come ha fatto il mio figliolo con il cieco, perchè sappiatelo: chi insegna è vittima del disonore e deve subire disgrazie e tentazioni per il bene di coloro che ha spiritualmente aiutato. Ma osserviamo  quanto sta per accadere in questa locanda (entrano in scena un vecchio locandiere e una donna. Lo Starec esce, entra il pellegrino).

 

         

7 scena

   

 

Pellegrino: A chi posso chiedere il permesso di pernottare qui?

 

Locandiere: E a chi vorresti chiederlo se non a me? Io sono il capo qui (parla da ubriaco). Dimmi, il passaporto ce l’hai? fammi controllare i documenti (il pellegrino gli dà i documenti) dov’é il passaporto?

 

Pellegrino: ce l’avete in mano batjuska (il vecchio mette gli occhiali e legge).

 

Locandiere: bene, è tutto a posto. Puoi passare la notte qui. Ehi tu, cuoca, prepara qualcosa al nostro ospite.

Pellegrino: No, no, io non ho fame, sono solo stanco e voglio dormire. (alla donna) Dove posso mettermi  a dormire, matuska?

 

Cuoca:     Ti preparo subito un giaciglio (si guarda intorno) lì sotto la finestra. (mette un po’ di coperte sopra una panca, si smorzano le luci, il pellegrino s’addormenta. Dopo un po’ la cuoca va a sdraiarsi accanto al pellegrino, lo tenta. Il pellegrino la respinge e la fa cadere sul pavimento. Ricompare lo Starec, le luci si smorzano ed i personaggi si stoppano come delle statue).

 

Narratore: Tutto era successo improvvisamente nello stesso momento in cui la ragazza s’era sdraiata accanto al pellegrino una carrozza aveva sfondato con l’asse la finestra sotto cui i due si trovavano e la cuoca, vuoi per la spinta inaspettata, vuoi per questo fatto imprevisto, era rimasta fortemente choccata.

                 Superare la tentazione della lussuria , permette al pellegrino di “conoscere” la sephirah Netzach [mimata : l’angelo di Netzach offre al pellegrino la Cornucopia…

                        Musica, buio poi luce….

                 il pellegrino aiuta la cuoca ad indossare un saio da monaca, mentre lo Starec comincia a parlare).

 

Starec:      Tutto quel che accade nel corso della nostra vita proviene dalla Provvidenza e tutto è utile e conduce al bene. Circa sei anni dopo, nel corso di una visita ad un monastero femminile, il mio amato discepolo...(indica la monaca ed il pellegrino).

 

Pellegrino: da quanto tempo siete in questo monastero, sorella?

 

Monaca:   Da cinque anni. Ero quasi folle quando mi portarono qui. Era stato uno spavento a ridurmi in quelle condizioni. A quel tempo lavoravo in una locanda. Una notte, mentre tutti dormivano, una carrozza sfondò improvvisamente una finestra, ed io per il terrore persi la ragione. Per un anno i miei mi condussero da un luogo all’altro per curarmi, ma alla fine solo qui, in questo convento, mi sono ristabilita. (la monaca esce ed entra lo Starec, che va verso il suo discepolo).

 

Starec:      Rallegrati con tutta l’anima, figlio mio, e glorifica Dio che con la sua Sapienza tutto utilizza per il bene. Ora va, ragazzo, e prega, prega sempre: la preghiera è effusione d’amore, essa purifica la tua mente e quindi le tue azioni, essa ha sconfitto in te le passioni, allontanerà da te le disgrazie, i rovesci e le sfortune. Sii sempre gioioso nello spirito e sereno. E ricorda, l’esca per l’anima è la gioia che viene dalla speranza ridestata nel cuore; e la salute del cuore consiste nella prefigurazione di questa beatitudine.

Narratore: Col compiere il Servizio, il pellegrino ha conosciuto il braccio orizzontale della Croce, ora non gli resta che salire direttamente dal centro del cuore, Tiphereth a quello del Terzo occhio, Daath.[mimata: due angeli portano al pellegrino la Corona della realizzazione mentre lo starec si allontana e si chiude il sipario]

 

             

 

           fine

 

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