Esagrammi 9-16

 

9° Siau Cciu

   La Forza Domatrice Piccola

 

Elemento: Fuoco
Tarocco: n. 21, il Mondo

Sunn, il Mite, il Vento
Kkienn, il Creativo, il Cielo



Con la solidarietà si giunge alla “Domazione”, dice la “serie” dell’I King, vale a dire, nel nostro discorso individuale, al “dominio delle piccole cose” che è la tappa successiva per il discepolo sul Sentiero, unitosi ad un gruppo per lavorare in solidarietà. Praticare un gruppo richiede questo: smussare gli angoli, limare i contrasti, raffinare le forme esteriori, cioè tutti quei lavori preparatori (dense nubi) che permetteranno il lavoro vero, che verrà in seguito (la pioggia). Ritroviamo l’archetipo della Forza Domatrice Piccola in Gdt. 13, 4-8: Betulia, città di Israele è assediata da Oloferne, generale di Nabuccodonosor, “re di Assiria”, e Giuditta, una vedova pia e coraggiosa, riesce con l’astuzia e la bellezza a uccidere Oloferne e a liberare il suo popolo. Un altro episodio dell’Antico Testamento relativo a questo esagramma è quello riportato in Gdc. 4, 8-24: qui il Signore permette la vittoria di Israele sul nemico cananeo (gen. Sisara), per mano di una donna, Giaele, essendo “giudice”  Debora.
Altro esempio di Forza Domatrice Piccola ci è dato dall’episodio delle nozze di Cana (Gv. 2, 1-11) in cui Maria la madre di Gesù è la vera forza motrice del primo miracolo del Cristo.
Attribuiamo all’esagramma n. 9 il tarocco n. 21, il Mondo.
La giovane donna che compare nella lamina “doma” i quattro elementi e li fa ruotare intorno a sé. Senza nessuno sforzo, tutto ha riuscita. Ricordiamo i significati del Mondo: compimento, ricompensa, riuscita, circostanze favorevoli, intervento decisivo, integrità, adesione al Sé.

   

La prima variante è favorevole , ci da il n. 57, Sunn, il Vento, il Penetrante, il Mite; ci dice che bisogna “ritornare” più volte sulla linea del fisico, cioè esercitarsi tutti i giorni nelle piccole cose, e piano piano, senza fretta, si raggiungeranno i propri scopi; l’importante è sapere ciò che si vuole (“propizio è avere ove recarsi”) e ricordare che il servitore è al servizio del re.

 

La seconda variante  è pure favorevole, conduce al n. 37, la Casata: anche sulla linea della vitalità bisogna “lasciarsi indurre a ritornare”, cioè esercitarsi di continuo. Si ottiene così “salute” e la possibilità di costruire una casata vale a dire un veicolo energetico strutturato in modo armonioso, ma gerarchico che porterà a coerenza e costanza.

 

La terza variante è invece sfavorevole, ci da il n. 61, la “Veracità Intrinseca”. Sulla linea dell’astrale inferiore si è creata disarmonia fra moglie e marito, il passivo e l’attivo, il prendere e il dare e non si può procedere sulla via intrapresa (schizzano via i raggi delle ruote) meglio interiorizzarsi ed esaminare la propria veracità.

 

La quarta variante è positiva e conduce al n. 1, il “Creativo”; sulla linea dell’astrale superiore la forza domatrice piccola fa svanire tutti i pericoli e la sofferenza (sangue e angoscia), così il lavoro di gruppo procede senza macchia e “opera sublime riuscita, propizio per perseveranza”.

 

La quinta variante è molto positiva, ci porta al n. 26, “la Forza Domatrice Grande”, complementare della Forza domatrice piccola; sulla linea della razionalità se si è congiunti in fede e sincerità, con tale forza si diviene “ricchi nel prossimo”, vale a dire sapienti e in grado di offrire agli altri le proprie conoscenze; allora è possibile, anzi è propizio, l’attraversamento della grande acqua: il passato e il presente si uniscono nella formazione di una realtà nuova e creativa.

 

La sesta variante non è molto positiva, conduce al n. 5, “l’Attesa”; sulla linea dell’intuizione la Forza domatrice piccola provoca “la pioggia”, solo una piccola esperienza intuitiva. Non bisogna insistere o tentare di ottenere di più, si rischia di perdere la serenità raggiunta (“se il nobile persiste viene sciagura”); occorre per ora accontentarsi dei risultati raggiunti e attendere tempi migliori.

 

 

10° LU

Il Procedere

 

Elemento: Acqua
Tarocco: n. 7 il Carro

Kkienn, il Creativo, il Cielo
Tui, il Sereno, il lago

 


 
Giunto alla decima tappa, il nostro discepolo sul sentiero ha già percorso un buon tratto di strada ed il “segno” che lo guida ora è appunto il “Procedere”. E’ segno di incoraggiamento e di rassicurazione, perché andare avanti è quasi tanto pericoloso e difficile quanto “camminare sulla coda della tigre” o, come dice il Mumonkan nel Koan n. 17, quanto “scalare a piedi nudi una collina di coltelli e una montagna di spade”; ma qui la riuscita è intravista chiaramente oltre la difficoltà.“Il nobile, il saggio, distingue superiori e inferiori” vuol dire che bisogna tornare al lavoro individuale sui centri Malkuth, Yesod, Hod e Netzach (inferiori) che  vanno distinti, cioè sollecitati come quelli superiori (Tiphereth, Geburah, Chesed) nella loro giusta sfera d’azione, così tutto l’albero viene consolidato.
Abbiamo due esempi nell’Antico Testamento che chiariscono molto bene l’Archetipo del “Procedere”: il “Passaggio del Mar Rosso” in Esodo 14, 19-31 che permette agli Israeliti guidati da Mosé di sfuggire agli inseguitori egizi e di procedere così verso la libertà dalla loro schiavitù; ed il “Passaggio del Giordano” in Genesi 3, 1-17 che permette agli Israeliti guidati da Giosuè di “procedere” verso la conquista della Terra Promessa.
Ed ecco un altro esempio di “procedere” nel Nuovo Testamento: “Gesù cammina sulle acque” (Matteo 14, 24-36): Egli “procede” verso la barca dei suoi discepoli camminando sul mare in tempesta, e anche Pietro per un po’ è in grado di farlo, ma poi la fede gli viene meno…..
Attribuzione tarotica: il Carro (vedere Commento all’I King n. 7, l’Esercito), vale a dire andare avanti, procedere verso la “Vittoria”, dominando con maestria le forze chiare e quelle oscure, quelle attive e quelle passive, signori dei propri veicoli inferiori.

 

La prima variante non è molto favorevole, conduce al n. 6, “la Lite”; mette in guardia dall’ambizione sulla linea del fisico e dalla mancanza di semplicità che porta al contrasto tra l’alto ed il basso. Il progresso su questo piano deve essere messo a servizio, altrimenti “si macchia”. Evitare le competizioni debilitanti e gli eccessi in genere: procedere con cautela.

 

La seconda variante è positiva, conduce al n. 25, “l’Innocenza”; procedere per via semplice e piana sulla linea della vitalità, vuol dire andare avanti senza porsi problemi, modesti (oscuri) e innocenti come bambini: gli scambi energetici devono avvenire spontaneamente e per affinità, allora si ottiene “sublime riuscita”. Solo se si hanno secondi fini, se non si è retti, allora viene “disgrazia”.

 

La terza variante è sfavorevole, porta è vero al “Creativo”, l’esagramma n. 1, ma dopo uno sforzo superiore alle proprie possibilità. La tigre che viene cavalcata “morde l’Uomo”, cioè i centri del basso astrale, Yesod Hod sollecitati senza le dovute cautele, scatenano violente reazioni (scompensi psichici) come nel caso dell’artista drogato che crea a scapito della sua integrità.

 

La quarta variante è positiva, porta al n. 61, “la Veracità Intrinseca”, le sue caratteristiche sono prudenza e circospezione; procedere con tali qualità sulla linea dell’astrale superiore evita tutti gli errori e pone ogni volta il discepolo sul sentiero nello stato di spettatore e verificatore della sua “Veracità intrinseca” relativamente agli altri che lo circondano e di cui è responsabile (servizio).

 

La quinta variante conduce al n. 38, la “Contrapposizione” (di acqua e di fuoco – simile alla lite n. 6). E’ abbastanza favorevole; il procedere deciso con coscienza del pericolo sulla linea del mentale razionale, produce la contrapposizione delle idee. Questo inizialmente da riuscita nelle piccole cose, poi, nella comprensione della contrapposizione, la riuscita nelle grandi, vale a dire nelle intuizioni.

 

La sesta variante porta al n. 58, “il Sereno”. Il detto Delfico “Conosci te stesso” è la chiave più sicura per procedere e giungere alla “serenità”; ma solo l’intuizione è in grado di conoscere il Sé (solo con l’oro si fa l’Oro). La serenità che si sviluppa dall’intuizione è accettazione della vita così come è ed accettazione anche della morte….non in solitudine, ma in “comunione” con gli altri (“Così il nobile si riunisce con i suoi amici per discutere e per imparare”).

 

 

11° TTAI

La Pace


 

Attribuzione Sephirotica: Daath

Kkunn, il Ricettivo, la Terra
Kkienn, il Creativo, il Cielo



Dai tempi della caduta (rottura dei vasi, shevirah) in poi (escluso il periodo edenico) per l’umanità l’archetipo della Pace è sempre stato relativo ed effimero e i trattati di pace sono maschere per le guerre in agguato. Nel Vecchio Testamento i Patriarchi prima e poi il popolo di Israele (escluso il breve periodo del regno di Salomone) hanno solo conosciuto lotte, conflitti e persecuzioni anche se nell'VIII secolo a.C. Isaia parla dei tempi Messianici come tempi di nuovo Eden, sicuramente le sue profezie si riferiscono alla fine dei tempi dell’Apocalisse (Is. 11, 6-10 e Ap. 21, 1-5)
...E se Gesù in Gv. 14,27 dice: “Vi lascio la pace vi do la mia Pace. Non come la da il mondo Io la do a voi….” Si tratta solo di una Pace interiore, della Pace dello Spirito.
Per il nostro discepolo che prosegue il suo Sentiero, la Pace è un momento di illuminazione, di raggiungimento Daatico, coscienziale: vi è il cielo in terra e la terra in cielo, vale a dire l’attualizzazione del Piano. I centri bassi si sono elevati, i centri alti si sono presi cura del basso. “Il Sovrano, il Re divide e amministra” vuol dire che la Shekinà viene utilizzata nel modo giusto e che “il popolo è assistito”, cioè che il Malkuth ha tutto quello di cui abbisogna. Naturalmente è la Sephirah Daath che porta tutto questo perché essa è l’armonizzazione massima delle due colonne, quella di destra Yang, maschile solare attiva e quella di sinistra Yin, femminile lunare passiva, le quali “sostengono” e formano la colonna centrale reintegratrice. Ecco alcune definizioni di Daath: Coscienza, Io Sono, Terzo Occhio, Cristo, Buddha, Krishna, Figlio, Verbo, Sapienza, Luce Vera, Pace, Verità, Messia, Redentore, Emmanuele, l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine, Re e Sacerdote alla maniera di Melchisedek, ecc…  

 

La prima variante è positiva e conduce al 46, l’Ascendere. Riuscire a creare la pace, l’armonia e il bene-essere sulla linea del fisico (terra) con un costante lavoro di eliminazione di cattive abitudini (alimentari e non), reca ovviamente salute; ci si deve esercitare però secondo “la propria indole” cioè secondo le proprie caratteristiche e mai strafare; vanno “accumulate in dedizione piccole cose”, deve essere tutto molto graduale e modulato e si otterrà una crescita in forza e potenza.

 

La seconda variante è anch’essa positiva, ci porta al 36, “l’Oscuramento della Luce”. Qui la “pace” della linea della vitalità è ottenuta praticando la via “del giusto mezzo”; quattro suggerimenti che potremmo sintetizzare così: pazientare, volere, accogliere, rimanere fermi nei nostri propositi. E se anche l’oscuramento della luce non ci permette ancora di donare la nostra energia agli altri, aspettare. Alla mezzanotte segue l’alba…allora potremo operare secondo il nostro dovere…..sul piano eterico.

 

La terza variante da il 19, “l’Avvicinamento”, è positiva dapprima e preannuncia poi nell’ottavo mese la sciagura. Anche la pace della linea dei sentimenti segue il giusto e naturale alternarsi dei contrari; è la legge del pendolo…ciò che nasce è destinato a morire, ciò che va poi torna alla sua fonte, ma l’importante è rimanere senza macchia, cioè puri, innocenti e spirituali, perché solo quello che è ancorato al mondo di Atziluth non è soggetto alla legge degli opposti.

 

La quarta variante conduce al 34, “la Potenza del Grande”, è molto positiva; per essa si ha la caratteristica di aver perso “il peso”, vale a dire di aver rinunciato al vantaggio concreto, all’egoismo. La Pace sulla linea dell’astrale collettivo è rinunciare ad arricchire se stessi a vantaggio degli altri, dell’albero tutto, anzi a vantaggio della Sephirah che non c’è, Daath ed il risultato è la Potenza del Grande; Grande = Daatico (vedere commento al Tao Te Ching cap. 34 e 41).

 

La quinta variante, il “Signore del Segno” ci da sulla linea della razionalità prosperità e sublime riuscita e, se per “figlia” intendiamo la nostra attenzione subito dopo il 5, “l’Attesa” ad indicare l’immancabile sosta necessaria al recupero di energie; questa attesa però sarà “inattività calcolata”, vale a dire un tempo di meritato riposo mentale, speso oculatamente, rimanendo sempre pronti e vigili.

 

La sesta variante, la linea dell’intuizione, è sfavorevole, consiglia la ritirata: rientrare in se stessi, evitare di resistere alle difficoltà, evitare di combattere, rimanere recettivi; allora si potrà, nel ritrovamento di se stessi, traendo insegnamento dalle esperienze passate e ad esse ricollegandosi, giungere alla “Forza Domatrice Grande”, l’esagramma 26 a cui la variante conduce.

 

 

12° PI

Il Ristagno

 

Elemento: Terra
Tarocco: n. 13, la Morte

Kkienn, il Creativo, il Cielo
Kkunn, il Ricettivo, la Terra


Se la Pace, esagramma n. 11, era la Vita, ora il suo opposto, il Ristagno è decadenza, è morte, è mancanza. Consideriamo ristagno tutti i momenti di carestia della Genesi, momenti in cui i Patriarchi dovettero emigrare per poter sopravvivere: Abramo: Gn. 12,10 Isacco: Gn, 26,1 Giacobbe: Gn. 42, 1-2
Anche nel Nuovo Testamento ritroviamo l’archetipo del ristagno: in Mt. 26, 36-44 nell’episodio di Gesù al Getsemani e in Gv. 6, 66 quando Gesù viene abbandonato dai discepoli. Se il ricercatore, dopo una illuminazione o forte esperienza spirituale si abbandona allo stato di beatitudine raggiunto e comincia a crogiolarcisi (vedere la novella di M. Ende “La leggenda del Plenilunio”) entra nella fase del Ristagno.
Quello che prima era stato di coscienza foriero di entusiasmo e di coerenza, diviene ora copia, abitudine, stagnazione, degenerazione, marciume. Unico rimedio: tornare all’austerità e alla solitudine, accettare la “morte” per poi risorgere. Attributo tarotico, dunque la Morte, n. 13, che proprio come punta estrema, più lontana dalla vita, ha insita in sé la rinascita ed il rinnovamento. Ecco alcune definizioni di Morte: decomposizione, corruzione, dissoluzione, ritorno al caos, nell’indifferenziato per la rinascita. Solo falciando le illusione del passato è possibile una trasformazione vitale, saper morire è il grande segreto dell’iniziato….ecc….

   

La prima variante conduce al 25, l’Innocenza, ed è positiva. Un momento di riposo, di ristagno, (un digiuno, un non far nulla, una vacanza) sulla linea del fisico da sempre la ricarica per un ulteriore progresso, specialmente quando questo momento di ristagno serve per estirpare una erbaccia, una cattiva abitudine (es. il fumo o il bere). Naturalmente secondo le proprie possibilità e rimanendo in armonia con il tempo e in stato di innocenza = non nuocente ne a sé ne agli altri.

 

La seconda variante è anch’essa positiva, pur conducendo all’esagramma n. 6, la Lite. Il Ristagno sulla linea della vitalità “al Grand’Uomo serve alla riuscita”: quando ci accorgiamo che la nostra vitalità ristagna e non risponde come vorremmo  alle nostre esigenze, allora siamo portati a “litigare” con il nostro ego e, interiorizzandoci, ci viene "propizio" vedere il Grand'Uomo (l’Io Sono) e a Lui affidarci per uscire dalla situazione difficile.

 

La terza variante è favorevole e conduce al 33, la Ritirata. Il Ristagno sulla linea dei sentimenti può essere un momento particolare di solitudine, di tristezza o forse una paura o incapacità di “amare”. Anche qui interiorizzarsi è la soluzione del problema: ritirarsi in Sé stessi, tenendo lontani i sentimenti non nobili con pacatezza e controllo.

 

La quarta variante è positiva (senza macchia) e porta al 20, la Contemplazione. Il discepolo sul sentiero trae spunto dal Ristagno sulla linea dei sentimenti altruistici e sul suo reale desiderio di Servizio per meditare e riflettere (contemplare); queste operazioni lo arricchiscono e lo purificano, cosicché ad essa seguirà l’Offerta (il Sacrificio) che è l’operazione centrale della Grande Opera, inerente a Tiphereth.

 

La quinta variante è molto positiva, conduce al 35, il progresso. Il Ristagno sulla linea della razionalità diminuisce a mano a mano che si diventa più umili e si accetta che con la ragione si può giungere fino ad un certo punto e non oltre. Compreso questo, il Progresso porterà nuovi successi e soddisfazioni intellettuali, ma si dovrà rimanere sempre attenti alle possibili cristallizzazioni e limitazioni.

 

La sesta variante, pure positiva, porta al n. 45, la Raccolta. Il Ristagno sulla linea dell’intuizione cessa se lo si vive in raccoglimento interiore; esso stesso, essendo uno stato di passività, porta a quella recettività che ci permette la Raccolta, cioè l’avvicinamento al Tempio, l’offerta del Sacrificio e la dedizione al Comando del Cielo.

 

 

13° TTUNG JENN

La Compagnia fra Uomini

 

 

Elemento: Fuoco
Tarocco: n. 11 la Forza

Kkienn, il Creativo, il Cielo
Li, il Risaltante, il Fuoco

 


Dopo il periodo della solitudine e della “morte” (il 12, il Ristagno) per il discepolo sul Sentiero viene di nuovo il momento del lavoro di gruppo: “la Compagnia tra Uomini”. Essa trova “amore”, dicono i segni misti: c’è ancora una espansione in orizzontale che permette di proseguire l’Opera in collaborazione con gli altri. L’unione del “cielo” (aderenza al Piano) con il “fuoco” (volontà) porta alla formazione di un ente strutturato sempre secondo il nostro Glifo Cabalistico, come vedemmo in precedenza nella “Solidarietà”, ma ora in grado di agire. Qui infatti si dice: “propizio è attraversare la grande acqua”. L’amore ha creato una fusione all’interno del gruppo, ora bisogna saper “perseverare”, cioè rimanere coerenti alle proprie scelte e “ripartire le stirpi e distinguere le cose”, vale a dire lavorare ciascuno secondo le proprie possibilità nella “compagnia” e per la “compagnia”.
Ritroviamo l’archetipo di Ttung Jenn in Es. 13, 17-22: Gli Israeliti, lasciato l’Egitto, vanno verso il Sinai. Il signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube e di notte con una colonna di fuoco…ecc. E ancora in Lv. 23, 33-44, dove viene istituita la festa delle Capanne (Sukkot = Tabernacoli) che si celebra all’aperto, per il raccolto e dura otto giorni. Ritroviamo la Compagnia fra Uomini all’aperto nel Nuovo Testamento: in Mt. 5, 1-12 (dove Gesù pronuncia il Discorso della Montagna) e in Mt. 14 e 15 (dove avvengono le due moltiplicazioni dei pani e dei pesci). L’attribuzione tarotica della “Forza”, n. 11 del Tarocchi conferma la coesione dell’ente gruppo (l’unione fa la forza); quello che da soli risulta arduo, e forse impossibile, in molti può divenire possibile o addirittura semplice. Alcune definizioni della Forza: Energia, irradiazione del Pensiero – Volontà che promana dagli individui. Saggezza e scienza umana che assoggettano le forze cieche della natura, lavoro, attività intelligente domatrice; saper domare i propri impulsi e le proprie passioni senza distruggere o spegnere il fuoco stimolatore di esse, ecc.


La prima variante è positiva, conduce al 33, la Ritirata. Lavorare in un gruppo sulla linea del fisico (fare passeggiate o esercizi ginnici) è “senza macchia” anche se rimane una cosa esteriore (sul portone) va bene come inizio, ma poi se il gruppo non vuole approfondire il lavoro comune (respirazioni, concentrazioni, ecc.) è meglio ritirarsi e cercare un’altra compagnia più adatta alle nostre esigenze. “Sul portone” vuol dire fuori dal Tempio, nell’atrio, dove avviene una fase di decantazione, di selezione.

 

La seconda variante è sfavorevole anche se conduce all’1, il Creativo. Lavorare in gruppo sulla linea della vitalità è negativo se crea sottogruppi, ribellioni e disarmonia generale, conviene aspettare che si riformi la giusta coesione e poi ripartire con nuove idee che daranno nuova forza e instancabilità al gruppo.

 

La terza variante ci dà il 25, l’Innocenza, è anch’essa sfavorevole: sulla linea del sentimento c’è sfiducia reciproca per un certo periodo, tre anni (o tre mesi, o tre settimane o tre giorni). Ricordiamo che la triplice ripetizione di un qualcosa forma un quid chiuso, completo, la cui forza è la stessa della forma geometrica del triangolo equilatero ed ha una sua perfezione intrinseca. Al termine del suddetto periodo si deve tornare all’Innocenza se si vuol uscire dalla situazione.

 

La quarta variante conduce al 37, la Casata; la variante della linea dei sentimenti collettivi è favorevole perché indica il modo di superare la difficoltà degli egoismi reciproci: esaminate le proprie forze, visto che da sole non sono sufficienti ad “assalire” conviene accettare modestamente il ruolo che compete nella casata ed a quello attenersi.

 

La quinta variante porta al 30, il Risaltante; la variante della linea della razionalità è positiva e indica una fondamentale, chiara comunanza di idee, intenti e ideali, tale da sfociare nella formazione del “fuoco” (il Risaltante) e di lì nella “comune cura della vacca”, ovviamente “sacra” intesa come “toro”, quello dei riti mitriaci e del Parsismo.

 

La sesta variante ci dà il 49, il Sovvertimento ed è abbastanza favorevole: sulla linea dell’intuizione il rapporto con il Sé è individuale e non può esserci compagnia fra uomini se non “fuori le mura” (del Tempio), ma ad un periodo iniziale di non collaborazione, subentra un periodo di cambiamenti radicali che producono una “rivoluzione”; alla fine però, avendo incontrato fra i componenti del gruppo “credenza”, si ottiene “salute” e “sublime riuscita”.

 

 

14° TA  YU

Il Possesso Grande

 

Attribuzione Sephrotica: Daath

Li, il Risaltante, il Fuoco
Kienn, il Creativo, il Cielo

 



La cooperazione amorevole con gli amici, “la Compagnia tra Uomini”, espansione orizzontale, permette al nostro discepolo sul Sentiero di sperimentare una successiva crescita verticale: il segno 14, “il Possesso Grande”. E’ un grande momento in cui in realtà il possesso è un non possesso, nella linea di non azione del Tao. La modestia del Principe (la linea spezzata al 5° posto) fa sì che si raggiunga la “sublime riuscita”; è la sua non possessività che porta al Possesso Grande. Abbiamo attribuito a questo esagramma Daath, la Sephirah il cui attributo è “Grande”. L’iniziato quando sviluppa Daath e a tale Sephirah si identifica, attua il Piano Divino e così egli “ostacola il male e favorisce il bene”. Come nell’Apocalisse avevamo visto Daath, il Cristo, combattere con il Dragone e vincerlo.
Ritroviamo l’archetipo del Possesso Grande, vale a dire l’incontro della creatura umana con il Sé in tantissimi episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento; ricordiamone alcuni: Gn. 1, 26-31: la creazione dell’uomo-donna; Gn. 9, 8-17: nuova alleanza di Dio con Noè;  Gn. 12, 1-3: Vocazione di Abram; Es. 3, 4-15: Vocazione e missione di Mosé; Mt. 17, 1-5 Trasfigurazione di Gesù; Mc. 16, 19: Ascensione di Gesù; At. 2, 1-4: Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.

   

La prima variante è favorevole, conduce al 50, il Crogiuolo; esercitare il “Possesso Grande” sul proprio fisico, cioè pretendere un buon rendimento dal proprio corpo rimanendo lontani da ciò che è dannoso, pur consapevoli delle difficoltà, non è una macchia; anzi, favorisce la formazione di un robusto crogiuolo, l’Athanor, il recipiente che ospita lo Spirito.

 

La seconda variante è pure favorevole e porta al 30, il Risaltante. Raggiungere il Possesso Grande sulla linea della vitalità è molto impegnativo (un grande carro da caricare) ma possibile e il risultato, il Risaltante, provocherà chiarezza, luce ed energia nelle quattro regioni del mondo, in tutto l’individuo.

 

La terza variante è meno favorevole, ci dà il 38, la Contrapposizione; il possesso grande sulla linea dei sentimenti è difficile da conquistare, se non si è “grandi” come il Principe (Daath ha già insito in sé Tiphereth, la capacità di sacrificarsi), allora vuol dire che si è ancora “piccini”, come l’uomo comune, e in tal caso la contrapposizione, il contrasto tra quello che si sente e quello che si dovrebbe sentire è il giusto risultato e si avrà “salute” solo in “piccole cose”.

 

La quarta variante conduce al 26, la Forza Domatrice Grande, ed è favorevole; sulla linea dell’astrale superiore, dei sentimenti collettivi è giusto far distinzione fra sé e il prossimo, ma per poi scegliere la via dell’altruismo, allora si raggiungerà “saldezza e forza, genuinità e verità, splendore e luce” e giorno per giorno si sarà in grado di rinnovare la propria virtù (come dice il commento per decidere) e sarà propizio attraversare la “grande acqua”.

 

La quinta variante è molto favorevole porta all’1, il Creativo; quando sulla linea della razionalità alla modestia (intesa come grandezza non grandezza in senso taoista) della mente si raggiunge “verità affabile”, si ottiene e ”il moto del cielo vigoroso”; cioè la mente individuale, resasi specchio della Mente Cosmica, diventa compartecipe della Creazione: “Chi crede in me compirà anche lui le opere che faccio e ne farà di maggiori ecc.” (Gv. 14, 12).

 

La sesta variante è pure molto favorevole ci dà il 34, la Potenza del Grande. Il Possesso Grande sulla linea dell’intuizione, benedetto dal Cielo, porta alla Potenza del Grande che ne è la realizzazione. Ora bisogna stare attenti a “non calcare sentieri che non corrispondono all’ordine” altrimenti la potenza può degenerare in violenza, la sua controparte nera.

 

 

15° KKIENN

La Modestia

 

Elemento: Terra
Tarocco: n. 8 la Giustizia

Kkunn, il Ricettivo, la Terra
Kenn, l’arresto, il Monte

 


Il nostro discepolo sul Sentiero prosegue il suo viaggio verso il compimento della “Grande Opera” e conquista la “Modestia”. Esercitare la modestia “crea riuscita”: il nobile, il ricercatore “porta a termine”, vuol dire che è in grado di raggiungere lo scopo che si è prefisso… egli diminuisce quello che è troppo e aumenta quello che è poco, vuol dire che egli mette in equilibrio le due colonne dell’Albero,  quella di Chokmah (in eccesso) e quella di Binah (in difetto) e percorre il Sentiero centrale formato dalle Sephiroth Malkuth, Yesod, Tiphereth e Daath. In tale Sentiero le “cose” sono state “ponderate e rese uguali”, cosicché gli opposti si sono unificati.  Ritroviamo l’archetipo della modestia in Rebecca (Gn. 24, 15-67) che “modestamente” va in sposa a Isacco, dando prova di umiltà, coraggio e volontà per seguire la Volontà del Signore. Un’altra eroina dell’Antico Testamento in cui è ben fotografato il nostro archetipo è Ruth (Rt. 3-4) la Moabita. Questa giovane straniera, rimasta vedova non abbandona la suocera Noemi, ma ritorna con lei a Betlemme e seguendo “modestamente” i suoi consigli sposa Booz; dalla loro unione nascerà Obed, padre i Iesse, padre di Davide. Infine un esempio eclatante  del Nuovo Testamento: Maria (Lc. 1, 26-37: “Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua Parola”).
L’attribuzione tarotica della Giustizia, n. 8 dei Tarocchi, si ricollega alla capacità del nobile di “ponderare” (pesare); egli rende uguali i piatti della bilancia e così rende giustizia a se stesso e agli altri.
Ricordiamo qui alcune definizioni della Giustizia: imparzialità, ordine che si oppone ai sovvertimenti e alle innovazioni non codificate, equilibrio, legge, adattamento alle necessità, ragione, economia, obbedienza, stabilità, metodo.

   

Applicare la modestia sulla prima variante, quella del fisico, porta salute e ampliamento delle possibilità del ricercatore, ma l’azione va eseguita con tanta modestia da mantenersi nell’ombra, senza esibizione o sfoggio di abilità… infatti la variante conduce al 36, l’Oscuramento della Luce in cui è propizio essere perseveranti “nella miseria” cioè lavorare senza badare al frutto dell’azione, il principio Taoista che dà il maggior risultato su tutte le linee.

 

La seconda variante è pure favorevole, porta al 46, l’Ascendere; esercitare la modestia (l’equilibrio, il metodo) sulla linea della vitalità non può che recare “salute” e una costante possibilità di accrescere la propria “elevatezza e grandezza”, ma è importante “accumulare in dedizione piccole cose” cioè agire gradualmente e costantemente.

     

La terza variante è ancora favorevole e porta al 2, il Ricettivo. Qui la modestia sulla linea del sentimento fa sì che il “nobile porti a termine” e abbia salute; non solo attivamente egli è meritevole, ma diventa tale anche per la sua ricettività: “il nobile porta con l’ampiezza della sua natura il mondo esteriore” e quindi “opera” sublime riuscita.

 

La quarta variante è positiva, conduce al 62, la Preponderanza del piccolo; la modestia sulla linea dell’astrale superiore è propizia “nel muoversi”, è un momento di piccole (in apparenza) cose, ma in realtà di grandi e veri movimenti di partecipazione verso gli altri: ossequio, cordoglio, parsimonia sono necessari per un corretto comportamento; diciamo che il nostro discepolo sul Sentiero deve porsi un traguardo modesto ma di esecuzione perfetta nei particolari, cosicché la “grande salute” viene rimanendo in basso, nell’umiltà e nella donazione di sé.

 

La quinta variante è ugualmente positiva e ci conduce al n. 39,  l’Impedimento; questa variante consiglia sulla linea della razionalità di essere “energici” nella modestia addirittura “severi”, questo faciliterà il superamento degli ostacoli che immancabilmente si presenteranno dinanzi. E’ l’uso del “mago” controllato della mortificazione da sempre strumento specifico della via umida lunare, che talvolta viene adoperato anche nella via secca solare.

 

La sesta variante è anch’essa positiva, porta al 52, l’Arresto; esercitare la modestia sulla linea dell’intuizione, vuol dire togliere tutto (punire la propria città, il proprio paese), giungere al punto 0, in cui tutto è possibile. E’ questa una tecnica yoga: tenendo quieta la mente e immobile il dorso, i centri energetici situati sulla colonna vertebrale, nel corpo fisico, ma non del corpo fisico, vengono attivati ed il ricercatore può conoscere realtà diverse da quelle corporee e sperimentare altri livelli di Coscienza.

 

 

 

16° U

Il Fervore

 

Elemento: Terra
Tarocco: n. 10 La Ruota della Fortuna

Cenn, l’Eccitante, il Tuono
Kkunn, il Ricettivo, la Terra

 



Ad un periodo di interiorizzazione come quello dato dai segni 14 e 15 segue per il nostro discepolo sul Sentiero un periodo di esteriorizzazione (espansione orizzontale). “il Fervore” richiede aiutanti per “far marciare eserciti” cioè collaborazione, questa volta però intessuta e basata sulla musica, sui canti, sullo spettacolo, sulla cerimonia, sul rito, sulla religione (intesa come quello che lega insieme); si attinge al patrimonio comune delle correnti sottili, astrali e mentali dell’umanità presente e passata e si entra così in un cerchio di forza che, se ben conosciuto e vissuto in totale coscienza, porterebbe a “governare il mondo come se girasse sulla mano”.
Ritroviamo l’archetipo del Fervore quale espressione dell’adorazione e fede dell’uomo verso la divinità in Gn. 4, 3-4: le prime offerte a Dio di Caino e Abele; in Gn. 8, 20-22: quelle di Noè, dopo il diluvio; in Gn. 12, 7-9: le offerte di Abramo; in Gn. 22, 1-19: l’offerta di Isacco da parte del Padre Abramo ecc. e in Gv. 1, 29: la testimonianza di Giovanni Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo. E ancora in Gv. 2, 17:”I discepoli si ricordarono che sta scritto: lo zelo per la tua casa ci divora”. Attribuzione tarotica del “Fervore”: il tarocco n. 10, La Ruota della Fortuna, in cui il mozzo è lo 0 Kether, il Motore Immobile, Dio, a cui gira intorno il cerchio con i raggi, la creazione o Malkuth. La coesione del tutto, il “Fervore” permette il movimento e l’avanzamento della ruota.

 

La prima variante è sfavorevole, conduce al 51, l’Eccitante; se il Fervore viene esercitato sulla linea del fisico sconsideratamente e senza equilibrio, dà sciagura e produce lo “scuotimento”, un fenomeno che può essere una malattia o un pesante disagio fisico. Meglio non agire. In ogni caso le conseguenze saranno tali che “il  nobile temendo e tremando metterà in ordine la sua vita ed esplorerà se stesso.”

 

La seconda variante è invece favorevole, porta al 40, la Liberazione; la linea della vitalità ci dice: “saldo come una pietra, nemmeno un giorno intero”: la costanza e la rapidità sono caratteristiche di chi sa gestire ottimamente il suo mondo eterico e il risultato è la liberazione. Ma da che cosa? Dai blocchi energetici derivanti dalle errate e cattive abitudini…  quindi bisogna sapersi perdonare e rimettersi le colpe…

 

La terza variante è pure favorevole, conduce al 62, la Preponderanza del piccolo; esercitare il fervore sull’astrale inferiore conduce a “piccoli successi”, conviene dunque limitarsi nelle proprie aspirazioni: propizia è perseveranza, ma solo per le cose piccine e non per le grandi, in ogni modo non bisogna esitare nel momento della scelta.

 

La quarta variante è ancora favorevole e porta al 2, il Ricettivo; il fervore sull’astrale superiore preannuncia il raggiungimento di “grandi cose”; se non si dubiterà saremo sostenuti dagli altri, perché il fervore vero si esplica quando si è sicuri di sé e quando si è capaci di “raccogliere”, come una fibbia che riceve e sostiene i capelli in una bella acconciatura.

 

La quinta variante è sempre positiva e conduce al 45, la Raccolta; sembra sempre che l’entusiasmo sulla linea della razionalità stia per scemare, ma poiché ha in sé la capacità di rinnovarsi ogni volta, il risultato finale sarà positivo: “il Re si appropinqua al suo tempio”, la mente sarà in grado di trasformarsi da razionale in ricettiva.

 

La sesta variante prima sfavorevole, diventa favorevole nel nuovo segno, il 35, il Progresso. L’entusiasmo, il fervore sulla linea dell’intuizione, può essere eccessivo all’inizio, ma, una volta temperato dalle circostanze, diventa il mezzo per cui “il nobile rende splendenti le sue chiare capacità”.