Flatliner
(Linea Mortale)



Il titolo inglese vuol dire “ linea piatta” (sottinteso: dell’elettroencefalogramma).
La trama è semplicissima. Nelson, uno studente di medicina, é deciso a sperimentare personalmente il post-mortem. Per darsi una morte clinica e per essere dopo “ recuperato” , ha però bisogno dell’assistenza di qualcuno. Dopo essere riuscito a convincere quattro colleghi di facoltà (i più preparati), si sottopone al pericoloso esperimento: “ muore” , e dopo qualche minuto viene “ richiamato”  dai suoi amici. In quello stato ha rivissuto una vecchia esperienza: la morte di un suo compagnetto caduto dall’albero su cui s’era arrampicato per sfuggire alle sue prepotenze.
Poco tempo dopo, il bambino morto si ripresenta e lo colpisce, ma Nelson non racconta nulla ai suoi amici, che a turno si sottoporranno allo stesso esperimento.
Joe, il dongiovanni del gruppo, sarà assalito da donne con cui in passato ha fatto l’amore, filmando di nascosto il rapporto; David Labraccio  è perseguitato da una bambina negra, alla quale da piccola faceva delle angherie; Rachel, viene ossessionata dalla figura del padre morto suicida vent’anni prima.   Steckle non si sottopone all’esperimento.
Sarà David a capire per primo che per venirne fuori bisogna pentirsi e riparare i torti procurati: andrà a chiedere scusa alla bambina negra (ormai madre). Poi sarà la volta di Rachel: abbraccerà il padre dopo aver scoperto (nella visione) la causa del suo suicidio: droga. Infine Joe, si pente d’aver umiliato tante brave ragazze.
Nelson, pentito pure lui per aver procurato ai suoi amici tanti guai a causa del suo silenzio iniziale, da solo, si sottopone all’esperimento  per chiedere finalmente perdono al ragazzetto morto per colpa sua. Ovviamente verrà perdonato, e salvato dai suoi amici.
Qualcuno, con la solita sufficienza da saputello, potrebbe osservare che gli ideatori di “ Linea Mortale”  hanno scoperto l’acqua calda: pentimento (robetta da collegiali); karma (pattume da new age); perdono (mollezze da mistici); vita oltre la morte (fantasie da paurosi). Per noi invece, tali persone hanno solo “ scoperto” il loro buon senso e ce ne fanno dono.

 

Ma veniamo al commento.

I ragazzi protagonisti del film sono cinque, numero che simbolicamente indica l’uomo: quattro elementi più una quinta essenza. Pertanto considererò i cinque come  un’unica persona.
Allegoricamente possiamo considerare l’ospedale ove prestano la loro opera come il mondo pieno di sofferenza ( vedi quattro Nobili Verità del Budda Sakiamuni).
Assegniamo a ciascuno di loro un preciso ruolo. Nelson rappresenta la mente, Rachel e David sono il cuore,Joe rappresenta gli istinti, Steckle il corpo.
Quando era piccolo, Nelson ha colposamente causato la morte di un compagno di giochi, che per sfuggire alla sua prepotenza si era arrampicato su un albero: alla mente, quando è ‘bambina’ si presenta sempre il bambino-coscienza, che è sì capace, in uno slancio di impersonalità, di tutto comprendere e abbracciare, ma che è pure gracile e indifeso di fronte ad un nascente ed invadente ego-ismo.   La “ strage dell’innocenza” sarà inevitabile tanto quanto la sofferenza che da essa prenderà avvio. Poiche’ la coscienza e’ una, nel momemto in cui Nelson “muore” al proprio piccolo io ed entra nella memoria, comincia a rivivere l’evento non piu’ dal suo solo punto di vista, ma anche dalla prospettiva dello sventurato compagnetto: la Coscienza gli fa provare la paura, l’angoscia dell’altro, fino al punto da fargli sentire disprezzo per se stesso, dapprima incosciamente, e dopo (nel momento del pentimento) con coscienza.
In questa prospettiva, dunque, pentirsi equivale a mettersi nei panni dell’altro, soffrire come l’altro, prendere atto della propria stoltezza giovanile, e perdonarsi. In ultima analisi, il per-dono e’ figlio del pentimento,  e’ il primo passo verso il vero amore: si offre il proprio dolore, la propria sofferenza come dono a chi ci ha fatto del male; ma prima di far questo bisogna far ribollire nel crogiolo della propria anima tutto l’amaro veleno che si e’ procurato agli altri, e poi berlo in espiazione della propria stoltezza. Insomma, per poter perdonare agli altri, occorre prima aver perdonato se stessi.
Tutte le parti della nostra virtuale persona ( Nelson, David, Rachel e Joe) berranno fino in fondo…
Ma come sempre accade, la conversione parte dal cuore, di fatti sara’ David il primo a riconoscere i propri errori ed a chiedere perdono alla compagnetta mal trattata tanti anni prima. Con quell’atto di umilta’ egli riceve in dono l’amore risanatore dell’offesa, e da quel momento la “sua” coscienza sara’ in pace, perche’ Amore e’ l’altro nome di Coscienza, e questa e’ una per tutti.
Rachel, comprendendo il disperato gesto di suo padre, cioe’ amandolo  cosi’ com’e’, riesce finalmente ad aprire la porta del suo egoismo e della sua paura, le quali sono le falsi pareti dell’individualita’.
La momentanea morte finale di Nelson e’ il segno del vero pentimento: e’ disposo a morire pur di “risolvere” definitivamente il problema. Tutto il male verra’ bruciato dall’amore della rinnovata unita’ della Coscienza.
Visto da questa particolare ottica, alla fine tutto sembra dire
Tat Tvam Asi = Io Sono Quello:
la nostra virtuale persona ha conosciuto se stessa, realizzando che l’essenza dell’uomo e’ Vita Impersonale, Coscienza Universale, e che quando ci si risveglia a questa realta e’ impossibile fare del male a qualcuno, perche’ si e’ sperimetato che e’ come fare del male a se stessi.

 

Grazie. Giuseppe

 

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