La bellezza del
Diavolo
(Interpretazione Cabalistica)
Faust
(Michel Simon), scienziato e ricercatore dell’oro filosofico e` vecchio
e insoddisfatto; egli si trova all’universita` per festeggiare il
50esimo anno del suo ingresso nell’ateneo e qui viene da
tutti onorato
per la sua scienza, sapienza e condotta irreprensibile.
Il Faust di René
Clair,
rivisitazione del mito di Faust, pur mantenendo la struttura generale e
parte
dei significati del personaggio goethiano, assume sue proprie
caratteristiche spesso grottesche e autoironiche: il vecchio Faust, che
e` poi lo stesso regista René
Clair, a
furia di studiare, si e`
quasi rimbambito (= tornato bambino), non ha
raggiunto la meta della sua ricerca, (l’oro filosofico, cioe`
l’illuminazione) ma ci sta tanto vicino da preoccupare Lucifero che gli
mette alle costole Mefistofele. Il festeggiamento del suo 50esimo anno
rappresenta nella ricerca di Faust il “giubileo”, cioe` il tempo della
‘gioia annunciata col corno del capro’, tempo della remissione dei
debiti, del perdono, del nuovo inizio della vita; il ‘capro’ e quindi
Mefistofele, diventa l’ostacolo (= diavolo) e anche il mezzo (corno)
per il ‘festeggiamento di Faust’, nome che ha gia` insito in se`, come
abbiamo visto nel ns/ commento al Faust di Goethe, la conciliazione dei
contrari e il loro
superamento, infatti Faust significa “favorevole
pugno”.
Mefistofele, travestito da giovane studente universitario (Gérard
Philipe), gli si palesa con una
risata diabolica, attira la sua
attenzione, lo segue furtivamente a casa e, dopo essergli apparso,
prima
come specchiatura di Faust vecchio e poi come il giovane universitario
della mattina, gli
propone di accettare la sua collaborazione, di
firmare col sangue un patto: gli offrira` i suoi
servigi regalandogli
giovinezza, amore e ricchezza in cambio della sua anima.
Mefistofele (= colui che non ama la luce, vale a dire il signore
dell’Ombra) rappresenta l’astrale negativo di Faust, egli si presenta a
Faust quale concretizzazione del suo sentimento di
scontentezza e
insoddisfazione che lo induce nel momento del rinnovamento (giubileo) a
prendere coscienza della sua realta` umana: e` vecchio, sta quasi per
morire, e non ha ancora trovato l’oro.
Per farlo ha bisogno del
suo aiuto. Forse il Mefistofele di R.Clair non intende proprio offrire
l’aiuto
che intendiamo noi al suo Faust, ma questo non ci interessa,
perché farebbe parte di un’altra storia, anzi di un altro commento. Il
fatto che Mefistofele compaia prima come un giovane, poi come Faust
vecchio (per permettergli di specchiarsi in lui) e poi ancora come un
giovane, fotografa un invito a seguirlo, ad entrare nell’avventura, ad
entrare in se stesso come ‘ombra’: quel bel giovane, quella “bellezza”
con i corollari di amore e ricchezza, lui puo` dargliela, ora, sulla
terra, in cambio
della sua ‘luce’, quella energia o divina Shekinah,
che Faust possiede e che permette l’edificazione
del Regno se rimane
nella sua sede naturale, nell’Albero delle Sephiroth, e che porta alla
perdizione
se tramutata in ‘ombra’, cioe`usata per costruire l’albero
delle qelipoth.
Faust
rifiuta il patto piu` volte e con determinazione. Mefistofele allora,
dopo aver interpellato il
suo superiore Lucifero, gli concede la
giovinezza senza alcun impegno da parte sua. Faust ora
giovane e bello,
col nome di Enrico e le sembianze del giovane studente (Gerard Philipe),
ma
ancora non pienamente cosciente della trasformazione, si desta in
mezzo ad un gruppo di zingari girovaghi e tra loro conosce la giovane
Margherita, una indovina sensitiva: i due si innamorano.
Faust
e` vecchio e saggio e ‘si’ conosce abbastanza, anche se non
completamente, percio` rifiuta
il patto; questo fa si` che Mefistofele
debba ricorrere ai consigli di Lucifero, del suo superiore, il mentale
nero, per poterlo conquistare definitivamente alla causa del male.
Mefistofele adotta un sistema nuovo: da` senza chiedere, offre senza ‘prendere’,
il che, per un diavolo, e` il massimo dell’astuzia e dell’inganno. La
nuova bellezza di Enrico (= padrone di casa, che abbiamo collocato
nel Tiphereth dell’Albero, relativo al Sole e al cuore), il suo candore,
entusiasmo e capacita` di
amare, lo portano in questa nuova situazione,
a conoscere quella parte di se` che, nella vita
solitaria di studioso, Faust aveva ignorata: la donna interiore, la sephirah Yesod, la Luna,
Margherita (= la perla) e di conseguenza la Fede, e l’Intuizione
femminile (Maria Vergine).
Margherita e` una zingara girovaga, i suoi
amici sono alcuni cani ammaestrati, sa leggere le carte
e crede in tutto
quello in cui Faust non mai creduto.
Enrico, mentre partecipa come mago ad una rappresentazione dei
saltimbanchi a cui si e`
aggregato per seguire la bella Margherita viene
condotto in carcere dalle guardie del Principe, e accusato dal
Procuratore (Paolo Stoppa), con la testimonianza di Antonio, il
servitore, di aver
rubato alcune monete d’oro dalla scrivania del
professore Faust e di averlo sicuramente anche
ucciso, dato che il
professore e` scomparso. In tribunale Enrico viene scagionato e liberato
da Mefistofele che intanto ha preso le sembianze del vecchio Faust (Michel
Simon) ed e` riapparso
mentre il giovane sta per essere condannato.
“I due si innamorano”,
ma la vicenda di Enrico e Margherita non e` destinata a concludersi
cosi` presto, Mefistofele ha il suo piano ben costruito; egli favorisce
tutto cio` che puo` portare Enrico
a dipendere da lui, quindi, per
raggiungere il suo scopo, si rinchiude in un corpo di carne ed ossa,
nel
sembiante del vecchio Faust (con tutte le conseguenze che ne derivano),
e cosi` libera Enrico dall’accusa di aver ucciso il vecchio professore.
Questo scambio di persone (=maschere) tra
Mefistofele e Faust e` una
invenzione di René Clair, ed e` interessante notare quanto tutta la
storia diventi in tal modo piu` facilmente interiorizzabile.
Enrico deve la liberta` a Mefistofele, ma non accetta ancora il patto.
Tuttavia quando il diavolo
lo stuzzica sulla possibilita` di fabbricare
l’oro per diventare ricco e famoso, ne accetta in qualche modo la
collaborazione. Poi i due, il vecchio Faust che e` Mefistofele e il
giovane Enrico che e`
Faust, vengono assoldati dal Principe (Carlo
Ninchi) del paese ove vivono per produrre l’oro di cui
il principato ha
gran necessita` (le casse di stato sono vuote). La formula magica che
era stata inventata dal vecchio Faust, con qualche correzione di
Mefistofele, e` ora in grado di tramutare
la sabbia in oro sonante.
Riuscire a “fare l’oro” e` da sempre l’aspirazione di Faust-Enrico, ma i
maestri alchimisti sanno
bene che per “fare l’oro” ci vuole “l’oro”, non
la sabbia. Enrico, vicino a Mefistofele, deve averlo dimenticato, oppure
la sua curiosita` lo porta a ‘fingere’ di averlo dimenticato per vedere
come va
a finire…
Abbiamo collocato sul Tiphereth nero il Principe il cui unico
interesse sembra essere quello di
riempire d’oro le casse dello stato
(ma, ci si chiede, perché mai le casse dello ‘stato’ sono vuote?
Quale
allegra e sconsiderata amministrazione le ha rese tali? – Certamente la
sua!) Egli e` un falso principe che non sa nemmeno custodire la sua
Principessa (Yesod nero) e che per pigrizia o indifferenza la lascia
circuire dai due avventurieri che si e` presi a corte.
Mefistofele e il suo aiutante Enrico abitano a corte e il diavolo, nel
corpo del vecchio Faust, cerca
di spassarsela per quanto gli e`
possibile; nel frattempo il giovane Enrico, dimenticata Margherita, si
e` invaghito della Principessa, la bellissima sposa del Principe.
Per
un diavolo entrare in un corpo umano puo` essere limitativo, ma forse e`
il solo modo per conoscere la vera materialita`: i desideri della gola e
della lussuria senza un ‘fisico’ che le supporti possono diventare vere
torture.
E
come ha potuto Enrico, dopo aver scoperto l’amore, dimenticare
Margherita? Sicuramente a
causa della sua inesperienza in fatto di
donne. Egli vede nella Principessa, la sua Margherita, e deve ancora
imparare il comandamento “desidera solo la tua donna” complementare di
quello che
recita: “non desiderare la donna d’altri”.
Enrico chiede a Mefistofele di poter sedurre la Principessa.
Mefistofele, usando le sue arti magiche, gli procura un appuntamento
notturno con lei che gli fa capire di essere disponibile ad una storia
d’amore.
La
Principessa e` la degna consorte del Principe, pronta alla
menzogna, al tradimento, e
all’adulterio; d’altronde, avendo omologato Mefistofele all’astrale nero, Principe e Principessa
risultano essere le
sue polarita` fuoco-aria e terra-acqua.
A
questo punto Enrico, diventa cavaliere e, raggiunta la fama, la gloria e
l’amore si dichiara felice e chiede un secondo incontro notturno con la
Principessa.
Ritroviamo qui la
‘condizione’ posta dal patto del Faust goethiano: la felicita`:<<
…se dovessi dire all’attimo: “Resta, sei bello”, allora gettami in
catene, allora accettero` la fine!>>.
Quel Faust
cedera` la sua anima solo quando sara` spudoratamente
felice….
Mefistofele sa di averlo in pugno; ingannandolo, gli fa credere di aver
sognato tutto: richezza,
amore, gloria. Enrico, disperato per aver
perduto quella che lui crede la felicita`, si decide al gran passo, si
ferisce la mano e firma il patto col suo sangue.
Poi
scopre che il diavolo l’ha ingannato. Il sogno era realta`. Lui era
davvero il cav. Enrico, il fabbricante dell’oro, la Principessa era
pronta ad essere la sua amante…
Siamo a meta` vicenda:
René
Clair solo ora fa firmare il patto al suo Faust-Enrico, e da questo
momento il film assume un andamento incalzante e drammatico, e l’attore
Gerard
Philipe perde
quella sua aria vaporosa e svagata per diventare piano
piano veramente cosciente della sua
situazione.
Per
un attimo Enrico rivede Margherita, ma egli subito ne fugge via…
La
fugace apparizione di Margherita indica che “Margherita c’e`”; Enrico
raggiunge in questo momento il fondo della sua discesa agli inferi, ma
il fondo e` anche il punto del ritorno.
Enrico riprende la vita di lusso e di gloria che ormai e` sua. Presto
pero` capisce che se il diavolo
e` al suo servizio, lui stesso e la sua
scienza, suo malgrado, sono al servizio della prepotenza,
della
prevaricazione, dell’ingordigia, della guerra, dell’odio, della
lussuria, della distruzione:
cioe` del male. Enrico, ora sta per
diventare l’amante della Principessa, ma prima di incontrarla,
malcontento del risultato raggiunto, vuol conoscere il futuro e obbliga
Mefistofele a mostrarglielo.
Sapersi fermare al momento opportuno per conoscere le conseguenze delle
proprie azioni: questa
e` saggezza. Enrico, da vero “padrone di casa” sa
comandare alla sua ombra, al suo Mefistofele, e mette al proprio
servizio i di lui poteri.
Dall’adulterio della Principessa deriva la necessita` di uccidere il
Principe per prenderne il posto; dall’unione con la Principessa deriva
la noia della loro relazione e il conseguente tradimento con
altre
donne; da “quella” vita di corte derivano le invidie e le maledicenze
che portano alla
dittatura e all’eliminazione dei nemici e degli
oppositori. La scienza poi, con la conquista dei
segreti della materia,
messa a servizio della dittatura, porta alla distruzione e
all’annientamento
delle masse che si oppongono a quella dittatura… e,
alla fine della vita, ecco la vecchiaia, la morte
e la dannazione
eterna…
Mefistofele, comandato di mostrare il ‘futuro’ non puo` nascondere cio`
che segue all’adulterio
della Principessa: assassinio, distruzione,
morte, dannazione. Quella che sembrava felicita` risulta portare solo
sofferenza e dolore senza fine…
Enrico, inorridito dalla prospettiva, rifiuta l’incontro con la
Principessa e si rifugia nelle sue stanze. Per tre giorni, smessa la
fabbrica dell’oro, nessuno lo vede. Esce solo di notte per incontrarsi
con Margherita che l’ha sempre aspettato, che lo ama totalmente e
sinceramente e che gli chiede di restare con lei. Quando il prof. Faust,
cioe` Mefistofele e il Principe, preoccupati per la sua
assenza, si
recano di notte al campo degli zingari per spiare Enrico, Margherita
capisce che il suo amato e` ricco, famoso, ma disperato; la ferita
sulla sua mano le fa intuire che c’e` di mezzo
un’opera di magia nera, cosi` spinge il suo Enrico ad affidarsi alla Vergine Maria, consolazione
di
tutti gli afflitti. Enrico rifiuta il conforto e fugge. Mefistofele
tenta di sedurre anche Margherita offrendole l’amore di Enrico per
ottenere anche la sua anima.
Il
silenzio, la solitudine, la meditazione sono un’ottima cura per
iniziare la risalita dell’Albero e per ritrovar-‘si’. Enrico ha deciso
di tornare a Casa e per prima cosa va a trovare la sua vera “donna”
da
lei attinge, anche se non ancora coscientemente, la forza per annullare
tutta l’energia negativa
(il falso oro) costruito per il principato.
Enrico intanto, tornato al palazzo, comincia a distruggere il
laboratorio e ordina a Mefistofele di ritramutare l’oro in sabbia. Il
Principe e la Principessa per motivi diversi, ma in accordo tra loro,
fanno arrestare Margherita quale causa dei loro problemi, accusandola di
stregoneria e col
proposito di darla in pasto alla folla inviperita per
la generale scomparsa dell’oro che aveva
arricchito tutti.
Per
l’albero nero e` arrivato il momento della resa dei conti: Principe,
Principessa, dignitari e folla, tutti si ribellano contro chi li aveva
diabolicamente alimentati e ora, inaspettatamente, li priva della
‘ricchezza’ che credevano loro.
Mefistofele va a trovare Margherita in prigione e le mostra il patto
firmato da Faust col suo nome, cercando di ottenere anche la sua firma.
Margherita riconosce il diavolo e, afferrato il foglio, lo
getta dalla
finestra della prigione.
Il
male, minacciato nella sua esistenza, mette in atto un ultimo tentativo
di riscossa: appropriarsi dell’anima di Margherita (la Perla), ma essa (ri)-conosce
il diavolo e gli da` scacco matto,
privandolo con destrezza del ‘patto
di Faust’ e dando proprio quel patto in pasto alla folla.
Sotto c’e` la folla urlante che aspetta di bruciare la strega, ma che,
letto il foglio, accusa il dr.
Faust di diavoleria e della scomparsa
dell’oro. Intanto il dr. Faust cioe` lo stesso Mefistofele, si e`
precipitato a recuperare il foglio; viene riconosciuto e inseguito dalla
folla che lo spinge a gettarsi dalla balaustra del palazzo.
La
folla (il Malkuth), che nella sua ignoranza aveva accettato l’oro del
diavolo, col suo naturale
buon senso rifiuta chi col diavolo scende a
patti… e, avendo necessita` di un ‘capro’ espiatorio, se
lo prende.
Dal
corpo dell’ex prof. Faust si levano terribili infernali nuvole di fumo
che si spandono per tutta
la citta`.
Nel
corpo del vecchio Faust che si schianta a terra stringendo il ‘patto’
che si brucia perché non
piu` valido, essendo stato purificato dalla
mano di Margherita, c’e` tutta la punizione di Lucifero
inflitta a Mefistofele per la sua debolezza e incapacita` diabolica… si era pure
affezionato ad
Enrico!
La
scena finale vede Enrico che si guarda la mano: non c’e` piu` la ferita
demoniaca: e` stato
liberato dall’amore di Margherita. I due si
abbracciano e poi si vede la carovana degli zingari che
lascia il paese,
verso un nuovo destino di vita e di amore…
Rene
Clair (lo ringraziamo per aver girato questo film, che ci ha permesso di
approfondire
ulteriormente il mito del Faust) e` in fondo un ottimista:
il suo Faust e la sua Margherita, a
differenza della coppia Faust-Margherita di Goethe, hanno ancora una possibilita` di
felicita`
terrena e itinerante…
Finche` la carovana va, lasciala andare…!
Grazie. F.V.
ALBERO CABALISTICO
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