A proposito di Henry (USA 1991)
Sintesi
Henry Turner (Herrison Ford) è un
avvocato di New York ricco e senza scrupoli; all’inizio del film lo
vediamo nell’aula del tribunale mentre, con abile arte oratoria, per
difendere i medici e gli amministratori di un importante Ospedale,
annienta, ritorcendogli le accuse, un povero ammalato diabetico ed
alcolista, Matthews, che a causa di una errata terapia ha subito gravi
danni e vorrebbe un rimborso; il verdetto della giuria è favorevole
all’Ospedale e, tornati in ufficio, l’avvocato vittorioso ed i suoi
colleghi brindano cinicamente alla salute del poveretto. Poco dopo
vediamo Henry nella sua bellissima casa, molto seccato per aver ricevuto
un tavolo da pranzo diverso da quello ordinato e che secondo lui sembra
una ‘tartaruga’, mentre rimprovera severamente la figlia undicenne
Rachel (Mikki Allen) per aver versato sbadatamente succo d’arancia sul
pianoforte. Si reca quindi con la moglie Sarah (Annette Bening) ad una
elegante cena di amici: Henry scherza ironico e con aria di sufficienza
su come trattare i parenti noiosi (noleggiare una barca, e portarli in
giro, così non è nemmeno necessario conversare...). Tornato a casa, su
richiesta di Sarah, sveglia la figlia per giustificare il suo severo
comportamento, dicendole che era arrabbiato, ma invece di accostarsi a
lei con un gesto affettuoso, la rimprovera di nuovo, si vanta della
vittoria in tribunale e le parla in latino. Poi in camera da letto si
accorge di essere senza sigarette, decide di scendere per andare a
comprarle. Nel negozio, uno dei caratteristici drugstore americani,
aperti di notte e che vendono di tutto, c’è anche un rapinatore; questo,
forse drogato, dopo avergli chiesto il portafoglio, gli spara due colpi
e scappa. Henry cade a terra ferito alla spalla e alla testa.
Quando la
polizia bussa alla porta per avvertire la moglie dell’accaduto, Sarah è
al telefono, in dolce conversazione e dal suo atteggiamento si capisce
che i rapporti col marito non sono dei migliori, ma poi, quando vede
Henry all’ospedale dopo che gli hanno estratto i proiettili,
praticamente in coma, proprio perché molto colpita dalla disgrazia,
reagisce comportandosi esattamente come dovrebbe comportarsi una buona
moglie: lo va a trovare in ospedale tutti i giorni, gli parla della
figlia, degli amici e spera ardentemente in una sua ripresa. Poi una
mattina Henry esce dal coma, si sveglia, ma non parla, non ricorda
nulla, non riconosce nessuno e non cammina neppure. Il medico curante
non sa dire niente di preciso sul decorso della convalescenza: c’è stata
una ‘anossia’ che ha fatto danni: il paziente potrebbe non riacquistare
la memoria, né la parola, né la coordinazione motoria; in ogni caso
dovrà ricominciare da zero. Rachel vorrebbe andare a visitare il padre,
ma Sarah non vuole farglielo vedere in quelle condizioni; la bambina è
molto triste e chiede alla madre: “Posso prendermi un cucciolo?”
“Vedremo” è la risposta, e si capisce che la richiesta è già stata fatta
altre volte, invano.
Sarah
decide di ricoverare il marito in una clinica dove potrà ricevere cure
adeguate. La situazione economica della famiglia diventa un altro gran
problema: già le amiche di Sarah cominciano ad insinuare che il suo
tenore di vita e la disgrazia di Henry la condurranno presto sul
lastrico e queste cose vengono ripetute da un’amichetta a Rachel, che,
tutta preoccupata chiede alla madre: “E’ vero che diventeremo povere?”.
Sarah riprende a lavorare, fa con successo l’agente immobiliare; si
confida con la sua migliore amica Phyllis (Robin
Bartlett),
che le consiglia di non far sapere a nessuno delle sue difficoltà
economiche. Il socio più anziano e importante dell’ufficio di Henry,
Charlie (Donald Moffat) le offre il suo aiuto, ma lei rifuta. Intanto in
clinica Henry deve cominciare ad imparare tutto; lo aiuta un bravissimo
fisioterapeuta, Bradley (Bill Nunn), pieno di entusiasmo e ottimismo
che, con infinita pazienza, lo incoraggia a muoversi e a reagire alla
situazione. Non riuscendo a farlo parlare, per fargli dire che cosa
vuole per colazione gli rifila ‘le uova alla Bradley’ che ha infarcite
con tabasco e peperoncino. Per sputare il ‘focoso’ intruglio Henry
emette finalmente qualche suono gutturale che presto diventa parola.
‘Ritz’ (la marca dei crackers?) è la prima che riesce a dire. La
situazione si è sbloccata e i
progressi
diventano ora di giorno in giorno più notevoli. Henry piano piano
ricomincia a parlare e, con grande sforzo di volontà, prima col
deambulatore, sostenuto da Bradley, poi da solo, faticosamente,
ricomincia a camminare.
Sono passati i mesi, ma Henry
continua a non ricordare nulla della sua vita di prima e non riconosce
né la moglie, né la figlia; quando Sarah e Rachel vanno a prenderlo per
riportarlo a casa, si rifiuta di lasciare la clinica per non perdere
l’unico amico che ha, cioè Bradley. Ma Bradley spinge la piccola Rachel
a parlare da sola col padre. Rachel lo trova che, senza riuscirci, si
sta allacciando le scarpe; allora gli mostra come si fa, e quando lui le
chiede: “Chi ti ha insegnato?”, gli risponde semplicemente: “Tu, papà”.
Così Henry, ricordando anche il colore grigio della moquette di casa,
accetta di lasciare la clinica. Ora è un altro, un uomo nuovo. Il suo
comportamento è tutto l’opposto di quello di prima della disgrazia. E’
semplice, umile, modesto; cordiale e gentile con il portiere e la donna
di servizio Rosella; gli piace persino il famoso tavolo che sembra una
tartaruga; anche i suoi gusti alimentari sono cambiati e il modo di
dormire: i cuscini gli danno fastidio ed è come intimidito dalle
affettuosità di Sarah. Il giorno dopo, curiosando negli armadi della sua
stanza trova dei soldi e li mette in tasca; poi, non visto da Rosella, a
cui Sarah lo ha affidato prima di uscire per accompagnare Rachel a
scuola, scende in strada e va a farsi un giro. Un pò imbambolato rischia
di finire sotto un taxi, si compra un panino da un venditore ambulante,
entra in una sala di films a luci rosse, infine, passando davanti ad un
negozio di animali, acquista un cane di piccola taglia. Intanto Sarah è
tornata a casa e non trovandolo comincia a telefonare a tutti per sapere
che fine ha fatto e sta per andare a cercarlo. Anche Rachel è in casa
quando finalmente Henry rientra con il cucciolo: i baci e gli abbracci
commossi gli confermano l’amore delle sue due donne... e quel cucciolo,
sempre negato, rende felice la piccola. Un giorno Rachel si fa
accompagnare dal papà in biblioteca; deve fare una ricerca, ma Henry la
disturba tirandole per scherzo delle palline di carta... “Perché non
leggi il libro che hai davanti?” chiede Rachel infastidita. “Perché non
so leggere”. E’ la triste risposta. Henry deve imparare di nuovo a
leggere e a scrivere. Ed è proprio la figlia che con pazienza ed amore
aiuta il padre a riprendere confidenza con la lettura. Mentre in un
collettivo abbraccio, insieme a Sarah e Rosella, festeggiano la nuova
vittoria di Henry (“So
leggere!
So leggere!”) arriva Bruce (Bruce Altman), uno dei giovani soci dello
studio, che, insieme a Charlie, si è mostrato sempre molto premuroso con
Sarah, e li invita alla festa organizzata dallo studio per la sua
guarigione e il ritorno in ufficio. Alla festa, dopo il discorso di
Charlie, anche Henry prende la parola: “...E’ tutto molto confuso... Io
non ricordo nessuno di voi, non ricordo nemmeno mia madre, né i
compleanni di mia figlia...ma se avrete un pò di pazienza...io ci sto
provando...” Tutti applaudono ma dai loro visi si capisce quello che
stanno pensando. Da uno dei dialoghi tra
padre e figlia veniamo a conoscere qual’è stata l’educazione ricevuta da
Henry da ragazzino. “Tuo padre ti faceva tagliare il prato, portare
fuori la spazzatura, far uscire il cane, lavare la macchina; così hai
imparato ad apprezzare l’etica del lavoro...” gli racconta Rachel; “Ma
che cos’è?” chiede Henry, “Non lo so”, risponde la figlia. Insieme
sorridono e si mostrano le reciproche ferite: Henry quella della fronte,
dove l’ha colpito il proiettile, Rachel quella della caviglia, procurata
dalla bicicletta. Su richiesta di Charlie, vecchio socio del padre,
Henry torna in ufficio, si capisce che non può fare nulla, che non sa
fare nulla... ma sulla sua scrivania c’è ancora la cartella dell’ultima
causa vinta, quella di Matthews contro l’Ospedale; Henry comincia a
leggerne i particolari e si fa dare dalla segretaria anche il resto del
fascicolo che si trova nell’archivio, e poi se lo porta a casa per
studiarlo meglio. Il giorno dopo a pranzo con i colleghi Bruce e la
bella Linda (Rebecca Miller) chiede spiegazioni su una testimonianza a
favore di Matthews: una paziente dell’ospedale l’ha udito avvertire i
medici di essere diabetico (proprio quello che sosteneva in aula il suo
avvocato) e quindi la vittoria dello Studio è basata sull’occultamento
di una testimonianza e sulla menzogna... Bruce e Linda si affrettano a
raccomandargli di rimettere a posto il fascicolo e di non occuparsi
delle cause passate. Mentire fa parte del lavoro di un avvocato...
Henry è in cucina con la figlia, preparano insieme il dolce per la cena,
e Rachel chiede al padre se vuole sempre che vada in quel collegio
elitario, a cui è stata ammessa tra tante aspiranti. Prima, per
l’ambizioso avvocato, che lei frequentasse quella scuola prestigiosa era
un motivo di orgoglio, ora il padre affettuoso vorrebbe solo stare con
la sua bambina, ma Sarah insiste che quella era una decisione già presa;
così Rachel va in collegio. Rimasti soli in casa Sarah e Henry
trascorrono la prima notte d’amore e ritrovano quell’armonia e quella
magìa che da anni non avevano più vissuto. La mattina dopo Sarah
mostra ad Henry l’appartamento che ha scelto come nuova abitazione;
venderanno il loro, troppo grande e dispendioso, ma conserveranno il
tavolo-tartaruga... Henry ne è felice. Per la strada tiene per mano sua
moglie, cosa che prima non avrebbe mai fatto, e per dimostrarle il suo
nuovo modo di amare, la fa salire su una panchina e la bacia davanti
alla gente. Passano di lì i loro grandi amici, Phyllis e il marito, e
seppure meravigliati di quell’esibizione, li invitano alla festa per
l’inaugurazione della loro nuova casa.
Durante la festa, Phyllis, parlando
di loro con altri amici, li compiange, specialmente Sarah, che conosce
da una vita, le fa pena; “...Un minuto sei un avvocato e il minuto dopo
sei un imbecille” rincara il marito...
“Non è che ci sia poi
tanta differenza!” conclude un’altra signora...
e
tutti ridono! Ma dietro la colonna del salone, Sarah e Henry hanno
sentito tutto e, umiliati e offesi, lasciano la festa.
Quei discorsi hanno ferito Henry terribilmente, ora non
vuole più andare in ufficio, non vuole nemmeno alzarsi dal letto. Sarah
allora chiama in aiuto Bradley. Per Bradley Henry è disposto ad
alzarsi dal letto e a conversare. Mentre bevono una birra, Henry gli
confessa: “Credevo di poter tornare alla mia vita, ma non mi piace
quello che ero, non mi ci ritrovo”. Bradley gli racconta come è
diventato fisioterapista: “Ero un bravo giocatore di football, poi in
uno scontro sul campo con un altro giocatore, le mie ginocchia hanno
fatto ‘crack’, e non ho più potuto giocare. La mia vita era distrutta.
Ma ora non mi dispiace ciò che è accaduto. E’ stato un test, ho dovuto
inventarmi una vita, ed ora sono felice di poter fare il mio lavoro che
è utile alla gente; a quelli come te che aiuto a ricominciare, a
camminare, a rivivere... Non permettere a nessuno di dire quello che
sei... forse ci vorrà un pò, ma lo scoprirai da solo”.
Henry telefona al collegio di Rachel,
vorrebbe parlarle, ha ricevuto una
lettera
in cui la ragazzina dice di essere infelice, ma è orario di lezione e
non è possibile chiamarla. Intanto arriva un pacchetto, regalo di Bruce
per la nuova casa. Il biglietto azzurro di accompagnamento è molto
simile a altri biglietti azzurri che Henry ha notato in un cassetto
dell’armadio. Incuriosito Henry va a cercare quei biglietti, li legge:
sono lettere d’amore di Bruce per Sarah. Aspetta il ritorno della moglie
e quando lei gli confessa il tradimento, cercando di spiegargli che,
prima della disgrazia, il loro matrimonio era
fallito,
perché lui era molto diverso e lei si sentiva sola, sconvolto, si reca
prima in ufficio per dire a Bruce quello che pensa di lui e poi, come in
trance, prende una stanza al Ritz Hotel, un albergo lì vicino.
Mentre, smarrito, riflette sulla sua
situazione, bussano alla porta: è Linda, la bella collega che l’ha
seguito e che gli spiega quale era il loro rapporto prima che quel
rapitore gli sparasse: erano amanti, si incontravano proprio lì in
quell’albergo regolarmente, due volte alla settimana; lo sapevano tutti
in ufficio, e Bruce è davvero un amico che ha cercato di aiutarlo,
facendo anche il suo lavoro in tutto quel tempo. La rivelazione di Linda
crea un nuovo sconvolgimento nella mente di Henry che lascia in fretta
l’albergo e va a camminare lungo il fiume per riflettere. Poi decide.
Prende l’autobus, si reca a casa di Matthews e consegna alla moglie un
foglio da dare all’avvocato, la prova che farà loro vincere la causa, e
chiede perdono. “Perché?”, domanda la donna. “Sono un altro”, risponde
Henry. Poi passa in ufficio, va a dire a Charlie che non tornerà più
al lavoro, ma lo ringrazia per la sua bontà; saluta la segretaria con
affetto, e dice addio a Linda; quindi torna a casa, da Sarah. Con lei ed
il cagnolino, si reca al collegio a riprendere Rachel... ‘ha perso i
suoi primi undici anni e non ne vuole perdere più...’.
A proposito di Henry
(USA 1991) interpretazione cabalistica di Franca Vascellari
La prima cosa
che ci è venuta in mente nel rivedere questo film di Mike Nichols è
stata questa: sembra una versione moderna del ‘dr. Jekyll e mr. Hyde’,
romanzo di Robert Louis Stevenson (1850-1894) incentrato sulla doppia
personalità che si nasconde (to hide = nascondere) in ognuno di noi (v.
in
www.taozen.it
cineforum ns/ interpretazione dell’omonimo film del 1941 con Spencer
Tracy), solo che il processo qui si produce all’inverso. Lì
il ‘farmaco’ (=
veleno) sollecitava un mutamento dapprima volontario, poi involontario,
infine irreversibile, della componente ‘buona’ (che agiva Bene, che
costruiva l’Albero bianco) in ‘cattiva’ (che agiva male, che alimentava
l’albero nero fino all’autodistruzione), perché, posto al bivio della
scelta il dr. Jekyll (= che fa, agisce), aveva scelto di essere Hide;
qui invece sono le ferite di (dell’arma da) fuoco (procurate da un
inconscio desiderio di autodistruzione) a produrre lo shock che annienta
nel personaggio la componente ‘cattiva’ di colpo, e che poi,
gradualmente, costringe ciò che resta di lui, un quasi
‘neonato’
(non cammina, non parla, non ricorda), ad estrarre da sé l’altra
componente, quella ‘buona’, prima nascosta, portandola pian piano alla
luce.
Stranamente
(ma non tanto) anche il nome del protagonista del film ‘Henry’ è lo
stesso del dr. ‘Henry’ (Enrico) Jekyll. Noi, al solito, consideriamo
tutta la vicenda come un iter iniziatico, un viaggio che il regista
compie
all’interno di sé, sul suo Albero cabalistico, insieme al protagonista,
sua specchiatura, viaggio che noi intraprendiamo ora, per approfondire
la conoscenza di noi stessi.
Henry Turner (Herrison Ford) è un avvocato di New York ricco e senza
scrupoli; all’inizio del film lo vediamo nell’aula del tribunale mentre
con abile arte oratoria, per difendere i medici e gli amministratori di
un importante Ospedale, annienta, ritorcendogli le accuse, un povero
ammalato diabetico ed alcolista, Matthews, che a causa di una errata
terapia ha subito gravi danni e vorrebbe un rimborso; il verdetto della
giuria è favorevole all’Ospedale e, tornati in ufficio, l’avvocato
vittorioso ed i suoi colleghi brindano cinicamente alla salute del
poveretto. Henry,
che vuol dire
‘capo di casa’, è ‘signore della sua casa’, ma egoista, cinico,
arrogante; la sua personalità, a cui attribuiamo il Malkuth (Regno)
dell’Albero, è decisamente ‘nera’: per interesse altera la verità e gode
insieme ai ‘colleghi’ dello Studio (a cui abbiamo attribuito il mentale
nero) della ‘disgrazia di
Matthews
(= doni del Signore)’, cioè dello spreco
della Divina Shekinah (dono del Signore) che si attua in lui.
Poco dopo vediamo Henry nella sua
bellissima casa, molto seccato per aver ricevuto un tavolo da pranzo
diverso da quello ordinato e che secondo lui sembra una ‘tartaruga’,
mentre rimprovera severamente la figlia undicenne Rachel (Mikki Allen)
per aver versato sbadatamente succo d’arancia sul pianoforte. Si reca
quindi con la moglie Sarah (Annette Bening) ad una elegante cena di
amici: Henry scherza ironico e con aria di sufficienza su come trattare
i parenti noiosi (noleggiare una barca, e portarli in giro, così non è
nemmeno necessario conversare...).
Poi il
ritratto di
Henry
si arricchisce di particolari ben precisi: lui non vuole un tavolo da
pranzo che somigli ad una
tartaruga.
La tartaruga,
omologata alla perseveranza, alla tenacia e alla longevità, è sacra a
Venere (Netzach, Vittoria) e a Mercurio (Hod, Splendore), è simbolo di
equilibrio tra la colonna di destra e la
colonna
di sinistra dell’Albero, inoltre il suo carapace rappresenta ‘il Cielo’;
perciò non può far da tavolo (per il pranzo) a chi a scelto il
disequilibrio e ‘l’inferno’. Infine nella figlia
Rachel
(= mite)
Henry
non vuole riconoscersi (lui non è ‘mite’, ma aggressivo e violento),
quindi la tiene lontana, e la rimprovera per una sciocchezza. E i
‘parenti’ in genere non sono da accogliere con calore ed affetto, ma da
stupire con sfoggio di ricchezza e superiorità.
Tornato a casa, su richiesta di
Sarah, sveglia la figlia per giustificare il suo severo comportamento,
dicendole che era arrabbiato, ma invece di accostarsi a lei con un gesto
affettuoso, la rimprovera di nuovo, si vanta della vittoria in
tribunale, infine le parla in latino. Poi in camera da letto si accorge
di essere senza sigarette, decide di scendere per andare a comprarle.
Nel negozio, uno dei caratteristici drugstore americani, aperti di notte
e che vendono di tutto, c’è anche un rapinatore; questo, forse drogato,
dopo avergli chiesto il portafoglio, gli spara due colpi e scappa. Henry
cade a terra ferito al spalla e alla testa.
Sarah
(= la principessa), la componente femminile (astrale) dell’Albero
sollecita Henry a scusarsi con la figlia
Rachel
per il severo rimprovero di prima, ma lui,
invece di abbracciarla, allontana la bambina ancora di più col suo
linguaggio dotto e incomprensibile. Infine ecco che il suo destino si
compie: uscito di notte per soddisfare il desiderio di fumare, di fronte
al rapinatore, invece di dargli il portafoglio, cerca di discutere e
argomentare, così riceve due pallottole: una alla spalla (relativa al
centro Geburah), ed una alla testa (relativa al centro Daath).
Quando la polizia bussa alla porta per
avvertire la moglie dell’accaduto, Sarah è al telefono, in dolce
conversazione e dal suo atteggiamento si capisce che i rapporti col
marito non sono dei migliori, ma poi, quando vede Henry all’ospedale
dopo che gli hanno estratto i proiettili, praticamente in coma, proprio
perché molto colpita dalla disgrazia, reagisce comportandosi esattamente
come dovrebbe comportarsi una buona moglie: lo va a trovare in ospedale
tutti i giorni, gli parla della figlia, degli amici e spera ardentemente
in una sua ripresa.
In questa vicenda c’è un ‘prima’, un
‘dopo’ e in mezzo gli spari. Abbiamo posto la
Sarah
del ‘prima’
sull’astrale
dell’albero nero: è una
Sarah
insoddisfatta e anche superficiale, vanitosa e adultera; e la
Sarah
del
‘dopo’ sull’astrale dell’Albero bianco, perché è in lei e con lei che ha
inizio il mutamento e la risalita dell’Albero. Subito dopo la disgrazia
la vediamo sbigottita e come istupidita, poi, soprattutto per amore
della figlia, il suo atteggiamento cambia, e diventa cosciente dei suoi
doveri di moglie e di madre.
Poi una mattina Henry esce dal coma,
si sveglia, ma non parla, non ricorda nulla, non riconosce nessuno e non
cammina neppure. Il medico curante non sa dire niente di preciso sul
decorso della convalescenza: c’è stata una ‘anossia’ che ha fatto danni:
il paziente potrebbe non riacquistare la memoria, né la parola, né la
coordinazione motoria; in ogni caso dovrà ricominciare da zero.
‘Anossia’
vuol dire che non è arrivato ossiggeno al cervello. I due proiettili
oltre a colpire con il ‘fuoco’ purificatore il centro relativo alle
spalle, del mentale razionale, Geburah, e il centro relativo agli occhi,
coscienziale, Daath, provocando l’anossia, hanno causato la morte della
personalità del vecchio
Henry,
(non c’è memoria, né parola, né coordinazione motoria). Ed ecco il
risveglio: un altro
Henry
apre gli occhi, ma questo
Henry
deve cominciare da zero.
Rachel vorrebbe andare a visitare il padre, ma Sarah non vuole farglielo
vedere in quelle condizioni; la bambina è molto triste e chiede alla
madre: “Posso prendermi un cucciolo?” “Vedremo” è la risposta, e si
capisce che la richiesta è già stata fatta altre volte, invano.
Abbiamo attribuito a
Rachel
(= mite), il Tiphereth, il centro relativo al cuore; la vediamo ‘prima’
come una bambina, figlia unica, seria e studiosa, ma triste: un centro
‘freddo’ che risente della freddezza del rapporto col padre e ne soffre;
ma subito ‘dopo’ la vediamo diventare il centro d’amore intorno a cui si
ricostruisce la famiglia (l’Albero).
Sarah decide di ricoverare il marito
in una clinica dove potrà ricevere cure adeguate. La situazione
economica della famiglia diventa un altro gran problema: già le amiche
di Sarah cominciano ad insinuare che il suo tenore di vita e la
disgrazia di Henry la condurranno presto sul lastrico e queste cose
vengono ripetute da un’amichetta a Rachel, che, tutta preoccupata chiede
alla madre: “E’ vero che diventeremo povere?”. Sarah riprende a
lavorare, fa con successo l’agente immobiliare; si confida con la sua
migliore amica Phyllis (Robin
Bartlett), che le consiglia di non far sapere a
nessuno delle sue difficoltà economiche. Il socio più anziano e
importante dell’ufficio di Henry, Charlie (Donald Moffat) le offre il
suo aiuto, ma lei rifuta.
Abbiamo
posto
Phyllis
(= Fillide, graziosa, leggiadra) nell’astrale nero insieme alla
Sarah
di ‘prima’.
Phyllis
fa parte dell’albero nero e non può cambiare, perché non è stata
‘toccata’ dalla disgrazia dell’amica. Invece di consigliarla per il
meglio, cioè di vendere la casa ormai inadeguata, e di offrirle concreto
appoggio, le consiglia di sperperare quello che le è rimasto... per
fortuna Sarah
sa quello che deve fare e non le dà retta, mentre ‘giustamente’ rifiuta
l’aiuto di
Charlie
(e di
Bruce)...
Intanto in
clinica Henry deve cominciare ad imparare tutto; lo aiuta un bravissimo
fisioterapeuta, Bradley (Bill Nunn), pieno di entusiasmo e ottimismo
che, con infinita pazienza, lo incoraggia a muoversi e a reagire alla
situazione.
Henry,
morto il vecchio
Henry,
è ora, come già detto, un neo-nato, un ri-nato;
Brad-ley
(= punteruolo-linea), che abbiamo collocato sul Geburah dell’Albero
bianco (mentale razionale), rappresenta la sua volontà di ricostruzione,
il suo voler essere il nuovo
Henry.
Non riuscendo a farlo parlare, per fargli dire che cosa vuole
per colazione gli rifila ‘le uova alla Bradley’ che ha infarcite con
tabasco e peperoncino. Per sputare il ‘focoso’ intruglio Henry emette
finalmente qualche suono gutturale che presto diventa parola. ‘Ritz’ (la
marca dei crackers?) è la prima che riesce a dire. Bradley
per smuovere la situazione adotta il sistema che gli è proprio, la
‘linea del punteruolo’ ed ottiene il risultato sperato. La prima parola
del nuovo Henry
è
Ritz
(in tedesco = fessura, e in inglese ‘lusso’, ma anche ‘cracker’ = che
rompe). Abbiamo attribuito a ‘Ritz’
il centro Yesod,
quale porta per la discesa nell’albero nero e quale fessura per la
risalita sull’Albero bianco.
La situazione si è sbloccata e i
progressi diventano
ora di giorno in giorno più notevoli. Henry piano piano ricomincia a
parlare e, con grande sforzo di volontà, prima col deambulatore,
sostenuto da Bradley, poi da solo, faticosamente, ricomincia a
camminare.
Sono passati i mesi, ma Henry continua a non ricordare nulla della sua
vita di prima e non riconosce né la moglie, né la figlia; quando Sarah e
Rachel vanno a prenderlo per riportarlo a casa, si rifiuta di lasciare
la clinica per non perdere l’unico amico che ha, cioè Bradley.
Il nuovo
Henry
deve lavorare assai duramente per conquistare
la parola e la motilità, cioè la padronanza del suo fisico, ma ancora
non riconosce il suo nuovo mondo astrale, e dapprima lo rifiuta,
aggrappandosi al mondo che già conosce: la clinica e
Bradley.
Ma Bradley spinge la piccola Rachel a
parlare da sola col padre. Rachel lo trova che, senza riuscirci, si sta
allacciando le scarpe; allora gli mostra come si fa, e quando lui le
chiede: “Chi ti ha insegnato?”, gli risponde semplicemente: “Tu, papà”.
Così Henry, ricordando anche il colore grigio della moquette di casa,
accetta di lasciare la clinica.
Solo quando
Rachel,
centro del cuore, (Tiphereth) gli dimostra il
suo affetto e gli ricorda la sua paternità e il suo amore,
Henry
decide finalmente di avventurarsi fuori, di
uscire dall’uovo, per vivere la sua nuova vita.
Ora è un altro, un uomo nuovo. Il suo comportamento è tutto l’opposto di
quello di prima della disgrazia. E’ semplice, umile, modesto; cordiale e
gentile con il portiere e la donna di servizio Rosella; gli piace
persino il famoso tavolo che sembra una tartaruga; anche i suoi gusti
alimentari sono cambiati e il modo di dormire, i cuscini gli danno
fastidio ed è come intimidito dalle affettuosità di Sarah. Il giorno
dopo, curiosando negli armadi della sua stanza trova dei soldi e li
mette in tasca; poi, non visto da Rosella, a cui Sarah lo ha affidato
prima di uscire per accompagnare Rachel a scuola, scende in strada e va
a farsi un giro.
Un pò imbambolato rischia di finire
sotto un taxi, si compra un panino da un venditore ambulante, entra in
una sala di films a luci rosse, infine, passando davanti ad un negozio
di animali, acquista un cane di piccola taglia.
Il primo contatto indipendente di
Henry
col mondo esterno, cioè la sua prima ‘libera uscita’, è molto
costruttiva: il tassista che gli urla dietro lo sveglia dal suo torpore,
il panino comperato al volo lo ristora, il film osé ‘lo istruisce’,
l’acquisto del cucciolo diventa la prova del suo amore per
Rachel.
Intanto Sarah è tornata a casa e non
trovandolo comincia a telefonare a tutti per sapere che fine ha fatto e
sta per andare a cercarlo. Anche Rachel è in casa quando finalmente
Henry rientra con il cucciolo: i baci e gli abbracci commossi gli
confermano l’amore delle sue due donne... e quel cucciolo, sempre
negato, rende felice la piccola.
Henry
rientrando
in casa, scopre per la prima volta di essere amato; prima era tutto
molto confuso, ora sa cosa significa dare e ricevere amore e così il suo
mondo astrale comincia ad
acquistare ordine.
Un giorno Rachel si fa accompagnare
dal papà in biblioteca; deve fare una ricerca, ma Henry la disturba
tirandole per scherzo delle palline di carta... “Perché non leggi il
libro che hai davanti?” chiede Rachel infastidita. “Perché non so
leggere”. E’ la triste risposta. Henry deve imparare di nuovo a leggere
e a scrivere. Ed è proprio la figlia che con pazienza ed amore aiuta il
padre a riprendere confidenza con la lettura. Mentre in un collettivo
abbraccio, insieme a Sarah e Rosella, festeggiano la nuova vittoria di
Henry (“So
leggere! So
leggere!”) arriva Bruce (Bruce Altman), uno dei giovani soci dello
studio, che, insieme a Charlie, si è mostrato sempre molto premuroso con
Sarah, e li invita alla festa organizzata dallo studio per la sua
guarigione e il ritorno in ufficio.
Il passo
successivo è acquisire ordine sul mentale. Imparare (di nuovo) a leggere
e a scrivere significa poter progredire, conoscere il pensiero altrui e
poterlo rielaborare; ed è sempre
Rachel
a fornire l’aiuto necessario per compiere questo ulteriore progresso.
Abbiamo posto
Bruce
(= bruno, oscuro) sull’astrale nero, in
corrispondenza della qelipah scoria della Sephirah Netzach, quale centro
capovolto che ha ‘rubato’ l’energia di
Sarah
(= la principessa).
Alla festa, dopo il discorso di Charlie, anche Henry prende la parola:
“...E’ tutto molto confuso... Io non ricordo nessuno di voi, non ricordo
nemmeno mia madre, né i compleanni di mia figlia...ma se avrete un pò di
pazienza...io ci sto provando...” Tutti applaudono ma dai loro visi si
capisce quello che stanno pensando.
Per
Henry
questo
è il primo vero contatto con il mondo del passato, del lavoro,
dell’ufficio; è solo una festa, ma è chiaro che quel mondo non è più il
suo.
Da uno dei dialoghi tra padre e figlia
veniamo a conoscere qual’è stata l’educazione ricevuta da Henry da
ragazzino. “Tuo padre ti faceva tagliare il prato, portare fuori la
spazzatura, far uscire il cane, lavare la macchina; così hai imparato ad
apprezzare l’etica del lavoro...” gli racconta Rachel; “Ma che cos’è?”
chiede Henry, “Non lo so”, risponde la figlia. Insieme sorridono e si
mostrano le reciproche ferite: Henry quella della fronte, dove l’ha
colpito il proiettile, Rachel quella della caviglia, procurata dalla
bicicletta.
Probabilmente il padre di
Henry
imponeva al figlio bambino dei doveri senza farglieli amare, ma solo
come ‘pesi’ da portare, e l’etica
del lavoro era
piuttosto la sua
etica,
ottenendo solo una ribellione repressa, sfociata poi nella volontà di
dominare, sopraffare, schiacciare il più debole. Col far toccare al dito
di
Rachel
la sua ferita sopra l’occhio destro
Henry
vuole dire a lei e a se stesso che quella
ferita è stata la conseguenza di quell’etica.
Su richiesta di Charlie, vecchio socio del padre, Henry torna in
ufficio, si capisce che non può fare nulla, che non sa fare nulla... ma
sulla sua scrivania c’è ancora la cartella dell’ultima causa vinta,
quella di Matthews
contro l’Ospedale; Henry comincia a leggerne i particolari e si fa dare
dalla segretaria anche il resto del fascicolo che si trova
nell’archivio, e poi se lo porta a casa per studiarlo meglio. Il giorno
dopo a pranzo con i colleghi Bruce e la bella Linda (Rebecca Miller)
chiede spiegazioni su una testimonianza a favore di Matthews: una
paziente dell’ospedale l’ha udito avvertire i medici di essere diabetico
(proprio quello che sosteneva in aula il suo avvocato) e quindi la
vittoria dello Studio è basata sull’occultamento di una testimonianza e
sulla menzogna... Bruce e Linda si affrettano a raccomandargli di
rimettere a posto il fascicolo e di non occuparsi delle cause passate.
Mentire fa parte del lavoro di un avvocato...
Tornare in ufficio diventa per
Henry
un’ulteriore tappa del viaggio: per lui significa conoscere il passato
che ha portato a ‘quella’ situazione, e questa tappa corrisponde al
“Visita interiora terrae, rectificando, invenies occultum lapidem”.
Conoscere la realtà dello ‘Studio’ vuol dire conoscere il vecchio
mentale nero: falso, bugiardo, senza scrupoli, cinico, arrivista,
crudele. Abbiamo posto
Linda
(= scudo, che protegge al bianco, che espone al nero) sull’astrale nero,
in corrispondenza della qelipah scoria della Sephirah Hod, quale centro
capovolto che ha ‘rubato’ a
Sarah
(= la principessa) l’energia mentale, la sua controparte maschile (Henry).
Henry è in cucina con la figlia, preparano insieme il dolce per la cena,
e Rachel chiede al padre se vuole sempre che vada in quel collegio
elitario, a cui è stata ammessa tra tante aspiranti. Prima, per
l’ambizioso avvocato, che lei frequentasse quella scuola prestigiosa era
un motivo di orgoglio, ora il padre affettuoso vorrebbe solo stare con
la sua bambina, ma Sarah insiste che quella era una decisione già presa;
così Rachel va in collegio.
Che
Rachel
sia allontanata fa parte ancora delle decisioni del vecchio
Henry
e non può essere annullata dal nuovo
Henry,
perché ancora poco determinato e poco padrone della sua volontà. Ma il
momentaneo oscuramento di questo centro fa sentire ancora di più la sua
importanza nel nuovo Albero.
Rimasti soli in casa Sarah e Henry trascorrono la prima notte d’amore e
ritrovano quell’armonia e quella magìa che da anni non avevano più
vissuto. La mattina dopo Sarah mostra ad Henry l’appartamento che ha
scelto come nuova abitazione; venderanno il loro, troppo grande e
dispendioso, ma conserveranno il tavolo-tartaruga... Henry ne è felice.
Per la strada tiene per mano sua moglie, cosa che prima non avrebbe mai
fatto, e per dimostrarle il suo nuovo modo di amare, la fa salire su una
panchina e la bacia davanti alla gente. Passano di lì i loro grandi
amici, Phyllis e il marito, e seppure meravigliati di quell’esibizione,
li invitano alla festa per l’inaugurazione della loro nuova casa.
Henry
conosce finalmente il suo nuovo mondo astrale, la nuova
Sarah
ma il rapporto con il vecchio mondo mentale nero (l’ambiente dello
Studio e gli amici di prima) non è ancora stato ‘chiarito’ (purificato,
reso chiaro) andare alla loro festa significa provare a vederlo con i
nuovi occhi.
Durante la festa, Phyllis, parlando
con altri amici di loro, li compiange, specialmente Sarah, che conosce
da una vita, le fa pena; “...Un minuto sei un avvocato e il minuto dopo
sei un imbecille” rincara il marito...
“Non è che ci sia poi
tanta differenza!” conclude un’altra signora...
e tutti ridono! Ma
dietro la colonna del salone, Sarah e Henry hanno sentito tutto e,
umiliati e offesi, lasciano la festa.
Quei discorsi hanno ferito Henry
terribilmente, ora non vuole più andare in ufficio, non vuole nemmeno
alzarsi dal letto. Sarah allora chiama in aiuto Bradley.
Conoscere davvero il proprio mentale nero
produce in un primo momento solo sofferenza;
Henry
è scoraggiato e sembra quasi sopraffatto dalla superficiale cattiveria
dei vecchi ‘amici’, ma ecco che
Sarah
nella sua funzione materna e protettice chiama in aiuto il vero amico:
Bradley.
Per Bradley Henry è disposto ad
alzarsi dal letto e a conversare. Mentre bevono una birra, Henry gli
confessa: “Credevo di poter tornare alla mia vita, ma non mi piace
quello che ero, non mi ci ritrovo”. Bradley gli racconta come è
diventato fisioterapista: “Ero un bravo giocatore di football, poi in
uno scontro sul campo con un altro giocatore, le mie ginocchia hanno
fatto ‘crack’, e non ho più potuto giocare. La mia vita era distrutta.
Ma ora non mi dispiace ciò che è accaduto. E’ stato un test, ho dovuto
inventarmi una vita, ed ora sono felice di poter fare il mio lavoro che
è utile alla gente; a quelli come te che aiuto a ricominciare, a
camminare, a rivivere... Non permettere a nessuno di dire quello che
sei... forse ci vorrà un pò, ma lo scoprirai da solo”.
Il
crack
(=
rottura) delle ginocchia di
Bradley,
che corrisponde alle due pallottole che hanno colpito
Henry,
ha provocato in lui il mutamento e costretto il giocatore di successo a
reinventarsi la vita.
Bradley
sull’esempio del suo fisioterapeuta è diventato una persona a servizio
degli altri; è questa la strada che egli indica all’amico... ma deve
scoprirlo
da solo!
Henry
telefona al collegio di Rachel, vorrebbe parlarle, ha ricevuto una
lettera in cui la
ragazzina dice di essere infelice, ma è orario di lezione e non è
possibile chiamarla. Intanto arriva un pacchetto, regalo di Bruce per la
nuova casa. Il biglietto azzurro di accompagnamento è molto simile a
altri biglietti azzurri che Henry ha notato in un cassetto dell’armadio.
Incuriosito Henry va a cercare quei biglietti, li legge: sono lettere
d’amore di Bruce per Sarah. Aspetta il ritorno della moglie e quando lei
gli confessa il tradimento, cercando di spiegargli che, prima della
disgrazia, il loro matrimonio era
fallito, perché lui
era molto diverso e lei si sentiva sola, sconvolto, si reca prima in
ufficio per dire a Bruce quello che pensa di lui e poi, come in trance,
prende una stanza al Ritz Hotel, un albergo lì vicino.
Venire a conoscenza del tradimento di
Sarah
provoca in
Henry
un tremendo shock, lo costringe ad una nuova incursione nel mondo di
‘prima’ fatto di falsità e opportunismo, e ad un ulteriore esame del suo
mondo astro-mentale nero. Prendere la stanza al Ritz (fessura) significa
entrare nel centro Yesod per conoscerne coscientemente la bivalenza e
vedere come la ‘fessura’ permetta di ‘scendere’ agli inferi o salire al
cielo...
Mentre, smarrito, riflette sulla sua situazione, bussano alla porta: è
Linda, la bella collega che l’ha seguito e che gli spiega quale era il
loro rapporto prima che quel rapitore gli sparasse: erano amanti, si
incontravano proprio lì in quell’albergo regolarmente due volte alla
settimana; lo sapevano tutti in ufficio, e Bruce è davvero un amico che
ha cercato di aiutarlo, facendo anche il suo lavoro in tutto quel tempo.
La rivelazione di Linda crea un nuovo sconvolgimento nella mente di
Henry che lascia in fretta l’albergo e va a camminare lungo il fiume per
riflettere.
L’incontro con
Linda
chiarifica il passato e il presente: per
Henry
andare a riflettere dinanzi all’acqua che
scorre significa che il nuovo
Henry
è diventato adulto, ha raggiunto il controllo
su di sé e sulla sua nuova vita. D’ora in poi le sue decisioni saranno
giuste ed equilibrate perché si è conosciuto ed ha fatto le sue scelte.
Poi decide. Prende l’autobus, si reca a casa di Matthews e consegna alla
moglie un foglio da dare all’avvocato, la prova che farà loro vincere la
causa, e chiede perdono. “Perché?”, domanda la donna. “Sono un altro”,
risponde Henry. Poi passa in ufficio, va a dire a Charlie che non
tornerà più al lavoro, ma lo ringrazia per la sua bontà; saluta la
segretaria con affetto, e dice addio a Linda; quindi torna a casa, da
Sarah. Con lei e il cagnolino, si reca al collegio a riprendere
Rachel... ‘ha perso i suoi primi undici anni e non ne vuole perdere
più...’. Matthews
(= doni del Signore) rappresenta la Misericordia di Chesed, con la
riparazione del male fatto e il perdono ricevuto.
Henry
è davvero l’altro, quello vero: era mr. Hide
ed è diventato il dr. Jekill: ha preso Coscienza, ha sviluppato in sé la
Sephirah Daath.
Grazie. F.V.
Ecco una interessante recensione del
film:
http://it.cinema.yahoo.com/p/a-proposito-di-henry/recensioni-utenti-129747.html
Recensione di mery_
diff
eccezionale vista sul toccante aspetto della malattia e su ciò
che di splendido può venirne fuori. monito a tutti i cinici. spunto di
riflessione per chi ha la possibilità interiore di coglierne le
sfumature. film a cui attingere come baluardo nei momenti di sconforto.
esempio di come un film possa essere specchio di cose di tutti i giorni
che all' improvviso possono riguardare chiunque. infine sottile e
garbato accenno su come le diverse culture, il colore della pelle, i
pregiudizi diventano inesistenti quando la vita e la morte prendono il
sopravvento, spazzando via gli umani, ma a volte tanto meschini,
pregiudizi razziali.
Albero cabalistico di
"A proposito di Henry"
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