L'appartamento
Il
presente commentino vuole essere un omaggio a Billy Wilder e alla sua
genialità.
La trama è semplice: un impiegato di una grossa azienda presta la
chiave del suo appartamento ad alcuni dei suoi superiori, che vi si
recano con le proprie
donnine. Fra di essi c’è pure il direttore generale, che ha una
relazione con una ascensorista della stessa azienda.
Questa ragazza, un bel giorno, disgustata da tale rapporto, tenta il
suicidio proprio nell’appartamento di “ Cicci”. Questi si innamora
della ragazza, dice di no ad una “ folgorante” carriera, si rifiuta
di dare la chiave al direttore, e si licenzia. La ragazza, a sua volta,
molla definitivamente il gran capo dopo essersi accorta d’amare “
Cicci” .
Ognuno di noi, dal momento della nascita, ha a propria disposizione un
appartamento (il proprio corpo), la
cui chiave presta di
volta in volta agli infiniti personaggi che interpreta nel corso della
propria esistenza.
E’ una sorta di teatro sulle cui tavole esibiamo i tantissimi aspetti
di noi stessi: mille burattini assetati di protagonismo, ognuno di loro
si porta sul proscenio e declama la propria superiorità sugli altri. Le
chiavi dell’appartamento-teatro, fino a che dormiamo il più profondo
dei sonni, appartengono più a tali personaggi che a noi stessi. Il
tempo scorre fra una recita e l'altra, senza nemmeno un copione da
rispettare: ognuno blatera a soggetto, perorando la propria causa.
Tutti prostituiscono le loro (nostre) energie con “ donnette”
da strapazzo, cioè per fini futili e poco leciti, contravvenendo
al loro precipuo compito, che è quello di fare il proprio dovere per il
benessere nostro e degli altri, nella consapevolezza di star lavorando
per noi tutti e non per loro .
Un bel giorno si fa la conoscenza dell’ego (il direttore generale) e
si scopre che ha legato a sé l’ascensorista ( l’anima), la sola che
è in grado di condurci ai “ piani superiori”
per conttatare lo Spirito Universale e “ costringerlo” a
corporificarsi, coagularsi, mentre nello stesso tempo la materia
grossolana si scioglie (solve). Tale mediatore fra denso e sottile è
letteralmente prigioniero, incatenato alla mente egocentrica. Per farsi
scoprire dal proprietario dell’appartamento (una consapevolezza ancora
in fasce, una coscienza in germoglio: Cicci
Bello), un bel giorno decide di suicidarsi proprio lì dove ha
vissuto la sua prigionia. Appena la vede, C.C. Baster prende coscienza
di Sé, si sveglia dal lungo sonno. Tuttavia, per un po’ di tempo
continua a riconoscere l’autorità dell’ego-direttore, e gli presta
la chiave. Fino a che, un bel giorno, rifiutando di vivere in
quell’azienda, in quel mondo fatto di cose fatue, monotone e vane,
decide di licenziarsi. E’ il momento in cui il ricercatore si accorge
di avere vissuto una vita inconsapevole fatta di assenze: C.C. Baster
decide di cambiare vita, si "converte" . Ma nello stesso
istante in cui sceglie l’incerto
(verità) per il certo (bugia), l’anima si palesa con tutto il
suo “ amore” : non è più schiava dell’ego e si schiera con lui.
L’anima (psiche) è il solo tramite fra materiale e immateriale, è il
mercurio della situazione, colui che tiene i rapporti fra dei e
uomini…
A questo punto, per il nostro protagonista comincia il vero e proprio
viaggio iniziatico, il percorso di autoconoscenza che porterà oltre:
l’Anima “ cattura” un seme di Vita Universale che “ il vento
porta nel suo ventre” (come dice Ermete nella Tavola di Smeraldo), lo
custodirà nel suo grembo di Vergine, e dopo qualche tempo, partorirà
ciò che era… suo Padre.
Tutti i films di Billy Wilder hanno un’anima perché questo grande
regista ha un’anima.
Sabrina, Irma la dolce, L’appartamento…:
capolavori di semplicità e comicità garbata, ricchi di
geometrie, potrebbero tutti essere interpretati secondo la nostra
ottica, perché sotto l’apparente “ leggerezza” di essi,
l’autore nasconde una conoscenza di sé molto avanzata: solo uno che
ha scavato a fondo nelle sue “ miniere” è in grado di estrarre
tante caratterizzazioni, ripulirle, e “ presentarle” per riderci
sopra. Non tutti sanno prendere in giro se stessi. Solo pochi sanno
ridere dei loro difetti e non vantarsi dei loro pregi. Questo grande
regista, a nostro modesto parere, è uno dei pochi.
Grazie
N.M.
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