Dialoghi delle Carmelitane
Due sono i motivi che mi hanno
fatto rinviare il commento a questo film tratto dal libro-sceneggiatura
di Bernanos. Uno è che tale vicenda mi ricorda la sorella di una mia ex
compagna di scuola fattasi monaca carmelitana per colpa di una madre
bigotta e autoritaria che non accettò mai il suo futuro genero; l'altro
è che in questo momento sto cercando di sintetizzare in un breve saggio
da affidare ad Internet: il taoismo che ho appreso e praticato, e non
vorrei distrarmi da tale lavoro di sintesi. Poi però mi sono piano piano
tornati in mente gli insegnamenti dei due grandissimi riformatori
dell'ordine dei Carmelitani, San Giovanni della Croce e Santa Teresa d'Avila.
Allora sono andato di là ed ho tirato giù dagli scaffali le opere
complete di entrambi e me le sono messe sul tavolo. Quindi mi sono
detto: perché mai non dovrei dedicare un po' del mio tempo ai figli
spirituali di questi due giganti della spiritualità che con le loro
opere ed i loro insegnamenti possono condurre un vero ricercatore fino
alle soglie della vera conoscenza? Dopo ho letto i nomi degli autori
taoisti, tantissimi, ed ho concluso che gli unici che potevano vantare
un alto grado di saggezza pari a quello dei due santi cristiani erano
Lao Tzu, Chuang Tzu e Lieh Tzu. Infine ho capito quello che dovevo fare:
commentare il film rendendo omaggio sia al Carmelo che al Tao.
…
"Chi vi giunge veramente,
da se stesso viene meno;
quanto prima egli sapeva,
molto poco allor gli pare;
la sua scienza tanto cresce,
ch'ei rimane non sapendo
ogni scienza trascendendo.
Quanto più si sale in alto,
tanto meno si capisce,
ché una nube tenebrosa
va la notte illuminando,
perciò chi questo conosce
resta sempre non sapendo,
ogni scienza trascendendo".
…
(strofe composte dopo
un'estasi di profonda contemplazione di San Giovanni della Croce. Pag.
1041 Opere - Postulazione Carmelitani scalzi).
Il corsivo è mio e l'ho voluto
per sottolineare il paradosso cui ogni volta deve ricorrere chi "tocca"
verità inesprimibili dopo avere veramente conseguito le virtù.
Nel 1° cap. del Tao Te Ching
Lao Tze dice :
"Il Tao che può essere limitato dalle parole non è l'eterno Tao" (Storia
della filosofia cinese - Fung Yu - Lan - Mondadori, pag. 78)
Ma allora che dire di tutte quelle tecniche taoiste a base di
circolazioni di luce nell'orbita microcosmica, di sorrisetti agli organi
interni, di riferimenti ad un Orgone mai provato scientificamente, di
massaggini, di visualizzazioni di orse maggiori e minori, di contrazione
di sfinteri, di respirazioni particolari, ecc.(ho davanti uno dei tanti
libri sul taoismo di Mantak Chia) ; oppure di esercizi spirituali pieni
di regole e suggerimenti a non finire? (Basti pensare a Ignazio o
Benedetto). Detersivo, mezzi per purificarsi, per potere alla fine
"costruirsi" un'anima (sarebbe meglio dire "liberare" l'anima
prigioniera del corpo) che sola può intemediare fra corpo e spirito;
mezzi per accrescere energia, vie per l'Unione Mistica. Se la pulizia è
la meta, è sufficiente eliminare la sporcizia! Ed ecco come una vita
fatta di semplicità (lavoro, relazioni sociali, e tutte le normali cose
di questo mondo) può essere il mezzo più semplice, sicuro, gratuito e
divertente, per fare questa benedetta pulizia. E' come smettere di
fumare: dipende dalla tua volontà. Se vai in un centro specializzato per
abbandonare il vizio del fumo rinunci alla forza della tua volontà e
qualcun altro comanderà sulla tua mente. Il Prana, dice lo yoghi, può
essere attirato da una forte volontà, mentre il Vangelo dice più o meno,
'chi è quel Padre che non dà al figlio ciò che il figlio gli chiede con
insistenza?' .
Ora, dopo questo brevissimo omaggio al Tao e al Carmelo, torniamo al
film.
C'è una rivoluzione in corso, un monastero viene profanato dai
rivoluzionari e le suore possono scegliere fra abbandono dell'abito e
della fede o la ghigliottina. Scelgono la seconda.
Quando una persona si converte, anziché vivere per il corpo prende
possesso di esso e lo governa in modo tale da sublimare gli istinti
animali, da conoscere la propria psiche (anima), e da cercare l'Unione
con lo Spirito. La suora col suo nuovo abito rappresenta un'anima
padrona di un corpo. Ma gli istinti sono duri a morire: vogliono
riimpossessarsi del corpo, costringere la psiche (anima) all'ubbidienza,
e, dulcis in fundo, a rinnegare non solo l'esistenza, ma anche l'ipotesi
dello Spirito.
L'anima non cede, e…scena finale: nel momento in cui il corpo delle
suore sale al patibolo, gli istinti-rivoluzionari hanno decretato la
propria morte. La rivoluzione, almeno da questo punto di vista, è
fallita e sempre fallirà, perché ad alimentarla è un odio da cui mai
potrà scaturire giustizia. L'odio porta alla morte. I senza Dio hanno
rinunciato all'anima, alla psiche in due modi: delegando il comando al
corpo; investendo l'anima del solo compito di servire il corpo. Per
dirla taoisticamente: troppa terra e niente cielo, non c'è equilibrio.
Grazie, Nat. |