LA DODICESIMA NOTTE
(Intrepretazione di Maurizio)
 


Da un certo punto di vista questa commedia di Shakespeare è un componimento teatrale di genere: equivoci, travestimenti fra maschile e femminile, burle buffonesche, intrigo amoroso con happy ending, folli saggi e saggi folli.  Alcuni di questi elementi sono tipici della commedia elisabettiana e shakespeariana, ma non solo: potremmo rintracciarne gli antenati nel teatro classico di derivazione dionisiaca e i discendenti nel moderno musical. In particolare mi sembra siano di rilievo quattro temi:

1.      separazione dai genitori: i due antecedenti del racconto teatrale sono la morte prematura dei genitori dei protagonisti e la tempesta, che provoca un distacco ulteriore fra i due fratelli gemelli: ambedue gli elementi rappresentano l’allontanamento dalle figure originarie e il trauma dell’uscita dall’infanzia e della crescita: il naufragio e l’esilio in Illiria può ben raffigurare la condizione di trovarsi in un territorio straniero, sconosciuto, al di fuori dai legami edipici familiari (dal latino ille, illa, illud, il pronome dimostrativo ‘quello’, quindi il diverso da sé);

2.      indifferenziazione maschile-femminile: in senso psicologico, dunque, la commedia sembra accennare all’età adolescenziale o pre-adolescenziale, dove l’identità personale e sessuale non sono ancora del tutto mature e definite. In questa chiave l’intreccio degli equivoci rappresentati trova la sua soluzione nel riconoscimento delle vere identità ‘adulte’, mostrato come lieto fine e logica conclusione. Approfondendo simbolicamente e spiritualmente il concetto, potremmo intravvedervi la conoscenza e l’accettazione di sé come massimi ideali di differenziazione e di indipendenza della coscienza individuale, che non può tuttavia prescindere dalla successiva e androgina unione degli opposti complementari, l’io e l’altro-da-sé,  cioè dall’amore;

3.      ambiguità concettuale: il personaggio del ‘folle’ (Feste) spazia liberamente al di là dei giochi di ruolo e delle opinioni conclamate, ribaltando le concezioni e i comportamenti e mostrando la loro relatività e illogicità. Considerando la consapevolezza della relatività concettuale come una forma di saggezza e di libertà dagli schemi, il folle è il saggio - colui che dice la verità - come d’altra parte è sempre stato storicamente nelle corti, dove soltanto al giullare era consentito  sotto la copertura della presunta pazzia, dietro la maschera, offrire la visione corretta (ma difficile da accogliere) delle cose; l’allusione interiore è alla censura operata talvolta dalla consapevolezza ordinaria rispetto alle indicazioni della coscienza-saggezza – la Buddhi;

4.      sberleffi caricaturali: alcuni dei personaggi raffigurano la caricatura di certi vizi quali la stupidità e l’avidità (Sir Andrew Auguecheek, Sir Toby ‘Bleech’) ma in senso bonario e piacevole. Anzi, la commedia in esame riconosce più simpatia e capacità di discernimento nella sdrammatizzazione della vita che essi incarnano, piuttosto che nel rigido e moralistico sussiego di un altro dei personaggi caricaturizzati (Malvolio), sbeffeggiato e smascherato nella sua egoicità con uno scherzo burlesco. Come nel maschile c’è il femminile e viceversa, come nel saggio c’è il folle e nel folle il saggio, così nei presunti comportamenti errati e nelle persone comunemente riprovabili può nascondersi la vera moralità, mentre in chi fa mostra di un’etica irreprensibile può celarsi il difetto.

Un ulteriore elemento che, infine, appare piuttosto interessante per il suo carattere enigmatico è il titolo: “La dodicesima notte (Twelfth night)”, con il sottotitolo “o come volete (or what you will)”. L’enigma sta nel fatto che esso non sembra avere alcun legame con l’opera, indicando – a detta della maggior parte dei commentatori – la notte dell’Epifania, dodicesima dopo il Natale. Qualcuno pensa che vi sia un riferimento alle antiche tradizioni inglesi, che innestavano la veglia anzidetta su riti pagani precedenti, dando luogo ad atmosfere conviviali e carnevalesche simili a quelle descritte nella commedia. Secondo altri non esistono fondamenti reali per questa ipotesi e il titolo sarebbe volutamente pretestuoso e senza particolari significati - un’ulteriore burla dell’autore - come dimostrerebbe il sottotitolo che lo contraddice lasciando aperte e indefinite tutte le interpretazioni. Fatto sta che, comunque, la ‘dodicesima notte’ rappresenta un’indicazione e – se dobbiamo considerarla come la vigilia dell’Epifania – non possiamo non valutare il suo significato di ‘manifestazione’ del divino. Dopo la tempesta iniziale, la separazione, l’esilio, la confusione dei sessi e dei ruoli, l’apparizione del Sé si esprime proprio nell’armonia finale, nel riconoscimento consapevole della vera identità dei personaggi e con la fusione dei contrari nel matrimonio e nell’amore. Dodici, inoltre, è simbolicamente il numero di un ciclo completo, pari a quelli orario e annuale, quindi rappresenta la conclusione, il punto d’arrivo di un processo di trasformazione. Nell’esoterismo tradizionale occidentale è anche associato ai piedi, quindi al cammino percorso e da percorrere, e alla prova, cioè alla difficoltà e al suo superamento. Da questo punto di vista, il sottotitolo ‘or what you will’ può ben descrivere lo stato di liberazione della volontà (will) dai vincoli della mente e del cuore, e l’apertura di indefinite possibilità di sviluppo che l’Epifania (nel senso profondo e non confessionale, non essendo quest’ultimo presente nella commedia di Shakespeare) può rappresentare per la coscienza individuale in evoluzione.

 

 

 

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