Il ritratto di Dorian Gray
(Interpretazione Cabalistica)


Questo film tratto da un romanzo di Oscar Wilde non e' certo un "viaggio iniziatico", cioe' una graduale presa di Coscienza della propria Realta' spirituale (Spirito) che porta ad una "Reintegrazione", bensi' una fotografia spietata della progressiva decadenza di un' anima che gradualmente si porta all' autodistruzione.
E' una specchiatura del "male" possibile in noi e della sua mortale azione corruttrice. Come una mela marcia che sta in un paniere di mele sane, se non la si toglie subito, in breve tempo fa marcire tutte le altre, cosi' qui il "male" contagia e distrugge ogni cosa.
Questo romanzo e', come tutte le opere dei loro autori, un' autobiografia:  il "male" entrato nella vita di Oscar Wilde l' ha  pian piano avvinghiato e consumato; quand' anche egli avesse voluto resistere a quella mortale influenza, avrebbe dovuto farlo fin dall' inizio (v. Tao te Ching  cap. LXIV: "Agisci prima che qualcosa sia; crea l' Ordine prima che ci sia disordine") e con tutta la sua forza, invece se ne e' compiaciuto e vantato… il "male" e' come un vento,  all' inizio  leggero come uno zefiro, poi violento come la bora, infine travolgente come un tornado che spazza via  tutto cio' che di "bene" c' e' nella persona.
Ma entriamo nella storia: Dorian Gray e' bello, ma debole e vanitoso; se questi difetti fossero corretti fin dall'inizio, certo egli si potrebbe salvare; ma incontra Basil Hallward, un pittore, che invece di indirizzare la sua bellezza verso l'Altro, (la Natura, la Donna, la Conoscenza, la Luce), gli "fa il ritratto", alimentando il suo narcisismo, la sua vanita', il suo egoismo e la sua presunzione; poi entra in azione Lord Henry Wotton e comincia la tragedia.
Consideriamo i tre personaggi: Dorian (Assiah nero), Basil (Yetzirah nero), Henry (Briah nero), come lo sviluppo dell' albero nero di O. Wilde; ciascuno dei tre porta con se' la responsabilita' del suo "divenire" in relazione alle sue "scelte"… anche Basil, che apparentemente sembra il meno colpevole, e' corresponsabile della degradazione di Dorian operata da Henry; prima di tutto perche' "frequenta" Henry: un' amicizia assolutamente pericolosa da evitare come la peste: egli e' la mente corrotta, il vero "serpente" del romanzo. Basil "sa" quanto la sua ascendenza sia nociva, tuttavia permette il contatto tra lui e l' amico Dorian, il bel fisico,  questo contatto non e' solo epidermico ed esteriore, ma profondo e intimo, e prodotto attraverso un "medium" l' anima stessa di Basil, "fissata" nel quadro con l' immagine di Dorian, e quel quadro, non e' un quadro qualunque, ma "il quadro magico" che trattiene quell' elemento sottile astrale capace di stampare su di se' il bene o il male: nelle mani del corrotto Lord Henry ( e qui lord= principe delle tenebre) non puo' che stampare odio, lussuria, avidita', superbia, avarizia, accidia e quanto altro di vizioso esiste nella sua sporca essenza.
Subito dopo l'incontro tra Dorian e Henry, il giovane si innamora a tal punto della sua immagine- quadro da patteggiare con lei (divenuta la mente di Henry) come Faust con il diavolo: " Se io rimanessi sempre giovane  e il ritratto diventasse vecchio! …Darei la mia anima per questo!" Il desiderio viene esaudito: gli anni passano  Dorian conserva la sua bellezza e giovinezza, il ritratto diventa sempre piu' orribile e decadente…fino a che, avendo egli rivelato a Basil il suo segreto, lo uccide. Ora il "medium" tra il fisico e la mente non c'e' piu' e Dorian entra in contatto diretto con la "mente" Henry e cosi' finalmente "capisce" quale follia sia stata la sua vita: egli ha negato ogni sentimento e pensiero positivo (ha costretto la sua controparte femminile, Sybil Wane, al suicidio) e potrebbe ora contaminare anche la vergine epura nipote di Basil, che e' attratta irresistibilmente dalla sua intramontabile bellezza e dal suo fascino seduttore, finalmente "capisce" e pugnala il quadro, orrenda fotografia della sua corrotta psiche, anima-mente devastata dal vizio e dal peccato: cosi' muore Dorian, suicida, ma forse anche in una cosciente sofferenza espiativa, presagio di un tardivo barlume di pentimento e desiderio di rinascita… Cosi' finiscono il romanzo e il film, entrambi ci dichiarano a tutte lettere cio' che non va fatto.

 

Grazie. F. V.

 

Indietro