Il
settimo sigillo
(Interpretazione
Esoterica)
Durante
un rapimento in estasi nell’isola di Patmos, Giovanni, il discepolo
prediletto, udi’ la voce potente di uno simile al figlio dell’ uomo,
che prima gli intimo’ di mandare sette lettere alle sette chiese, e
dopo gli disse di oltrepassare una porta nel cielo. Giovanni entro’ e
vide un trono con attorno 24 Vegliardi ed attorno al trono 4 esseri: il
primo simile al leone, il secondo simile ad un bue, il terzo simile ad
un uomo, il quarto simile ad un’aquila. Colui che stava assiso sul
trono aveva un libro con sette sigilli. Nessuno era degno di aprire il
libro e Giovanni piangeva disperato; allora un Vegliardo gli disse:
"Il germoglio di Davide, l’Agnello, aprira’ il libro e i suoi
sette sigilli".L’Agnello apre i sigilli e Giovanni vede: al primo
sigillo un cavallo bianco con un arciere; al secondo sigillo un cavallo
rosso cavalcato da uno con spada; al terzo sigillo un cavallo nero
cavalcato da un uomo con una bilancia; al quarto sigillo un cavallo
verdastro e colui che lo cavalcava si chiamava morte e gli veniva dietro
l’inferno: essi avevano il potere di sterminare la quarta parte della
terra con spada, con peste e fiere; al quinto sigillo vide tutti i
martiri testimoni di Dio; al sesto sigillo vi fu un gran terremoto, il
sole s’anneri’ e la luna s’insanguino, e e le stelle caddero in
terra. Al settimo sigillo, si fece un gran silenzio in cielo e in terra
per circa mezz’ora…poi sette Angeli suonarono ciascuno una tromba e
dopo i primi quattro sulla terra fu "Apocalisse". Dopo
Giovanni vide e udi’ un’ aquila che volava alta nel cielo e che
gridava: "Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli
ultimi squilli di tromba che i tre Angeli stanno per suonare".
Bergman inizia il suo capolavoro proprio con l’immagine dell’aquila
ammonitrice che vola alta nel cielo, poi prende a prestito la morte del
cavallo verdastro del quarto sigillo, quella che con pestilenze ed altro
sterminera’ un quarto d’umanita’, quindi comincia a muovere i suoi
personaggi, scolpiti dalla sua febbre di Sapienza che riesce a
trasmutare la sua ricerca in poesia. Per affrontare le sciagure del
settimo sigillo Ingmar mette la corazza alla sua mente (il cavaliere) ,
le da’ per compagno un cuore provato e segnato da mille battaglie (lo
scudiero) e andando indietro nel tempo, nel medioevo (per esorcizzare
ancor meglio la morte?) cerca di recuperare i resti del suo essere,
cioe’ a dire gli altri personaggi che infine portera’ con se’
dentro al castello della sua anima che tenendo il fuoco acceso e la
colazione pronta , e’ pronta ad accoglierli tutti. I due sulla via del
ritorno il primo incontro ce l’hanno con un cadavere, e questo e’
molto emblematico: una mente ed un cuore non bastano da soli per
"tornare a casa", vale a dire, chi pretende di vedere Dio
faccia a faccia col sentimento, coi sensi o con la testa stuzzichera’
solo l’archetipo della morte: la foce del corpo-cuore-mente.
Finalmente i due incontrano una compagnia di attori girovaghi: Joe, Mia
e Maikol ed il capo comico. E’ l’incontro con l’arte,
l’intuizione visionaria: Bergman incontra il suo nucleo, quello che
ruota attorno al puer (Michele), ma questo centro ha una scorza, il
capocomico, il mestierante che il regista consegnera’ alla morte quasi
ridendoci sopra (e’ la consapevolezza della vanita’ del lavoro che
sta facendo, che altro non e’ che un semplice veicolo dei suoi
tormenti. Ingmar ha cosi’ deciso di far vivere i contenuti del settimo
sigillo a tutte le sue componenti: il film e’ il corpo;il cavaliere ,
la mente; lo scudiero, il cuore; la compagnia, l’arte-intuizione; il
pittore, il rappresentatore, l’indemoniata, l’ateo, il
prete-sciacallo, il religioso che gli ha "infettato il cuore con il
suo veleno celestiale", il fabbro, il lavoratore, la moglie del
fabbro, il libertino, la ragazza salvata dallo scudiero, l’indifeso,
la moglie, la sua psiche in attesa. Tutti questi suoi aspetti verranno
ghermiti dalla morte, ad eccezione di Joe, Mia e Maikol: solo loro
possono vincerla, perche’ le radici dell’arte sono in cielo e non
sulla terra. La mente-cavaliere inconsapevolmente confessa alla morte
che il suo cuore e’ vuoto come uno specchio in cui si riflette e prova
disgusto e paura, e poi le chiede e si chiede perche’ mai Dio continui
a vivere in lui in modo cosi’ umiliante, e perche’, nonostante tutto
Egli rimanga per lui uno struggente richiamo. E poi aggiunge
"alcuni sull’orlo dell’abisso, dopo non aver mai pensato alla
morte dovrebbero dare alla loro paura un’immagine e darle poi il nome
di Dio". Queste parole posono essere pronunciate solo da una mente
che conscia della propria inconsistenza e della illusorieta’ del corpo
ha terrore della morte e del silenzio-meditazione: Bergman si e’
creato un alias della morte e crede di giocarci a scacchi, ma e’ solo
virtuale: quando Ingmar scoprira’ di essere pura coscienza
onnipervadente (Una per tutto e tutti) sara’ veramente morto in vita,
e non temera’ la fine senza speranze del corpo-mente. Il nostro
tormentato regista passa i momenti piu’ belli solo in compagnia
dell’arte. La vicenda ha termine con la seconda visione di Joe (la
prima era stata la Vergine col Bambino ai primi passi): la morte invita
tutti a danzare in fila: la fine del film e’ li’, e Bergman consegna
quasi tutti i suoi personaggi al silenzio da cui erano venuti: lo fa
"danzando’ come a voler sottolineare la sua totale soddisfazione
per l’Opera appena compiuta. Tutto questo mentre la sua arte,
immortale, e’ salva e pronta a sfornare dal forno del Silenzio altre
trame di anime. Tuttavia, mentre il corteo si allontana su per il pendio
di una momtagna, non posso fare a meno di sentire riecheggiare dentro di
me le parole di un grande maestro:
"La
tua paura — Ingmar — e’ causata dall’avidita’ di essere, dal
desiderio di prolungare questo prezioso privilegio: esistere. Chi lo
chiama privilegio? La coscienza corporea. NON SARAI LIBERO FINCHE’LA
TUA FAME NON SI SARA’ PLACATA, CONSUMANDO LA PAURA DELLA MORTE.
L’ESSENZA DI QUESTA PAURA E’ : PROLUNGARE L’ESISTERE. Stabilisciti
nel tuo essere — Bergman- , cio’ produrra’ armonia e diverra’
sempre piu’ puro, e nella sua purezza estrema l’io sono si
dissolve" e tu sarai QUELLO.
N.M.
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