Vi
presento Joe Black
(Interpretazione
Esoterica)
La
"morte", stanca di ripetere sempre le stesse funzioni che le
competono, decide di prendersi una vacanza, o meglio, di continuare a
svolgere le sue indispensabili funzioni, e nello stesso tempo,
appropriandosi del corpo di un giovane, di incarnarsi per provare l’ebrezza
dei sensi.
Il paradosso é fortissimo: la morte vuole...vivere! Prima di tutto
poniamoci la domanda: cos’é la morte? Essa é stata sempre
rappresentata con falce e clessidra, un macabro scheletro mietitore che
da secoli così ci ammonisce: tutto quello che nasce dalla dissoluzione
di un seme e dalla sua trasformazione mi appartiene; tutti i miei figli,
quando giunge il loro Settembre, li riprendo, mietendoli.
Non lasciamoci impaurire da questo ‘archetipo’ ed osserviamolo
meglio. Se ci guardiamo intorno possiamo constatare senza alcuna ombra
di dubbio che l’universo altro non é che la manifestazione di Una
Vita danzante in ogni forma.
Ora, come può all’interno di tale Vita trovar posto...un opposto, la
morte? E’ impossibile, perché la sostanza dei mondi, la Luce o il
Verbo con cui l’Assoluto creò ogni cosa é eterna e indistruttibile.
Ma allora perché Joe Black, perché la morte? Semplicemente per
ricordarci questo: fino a che ci identifichiamo col corpo, esisterà un
tale mostro che metterà la parola fine ad esso. Oppure: fino a che,
assaporando la Vita attraverso la vita del corpo, senza renderci conto
di essere Quella, davanti ad un simbolo di morte ci tremeranno le gambe.
Per sua fortuna Parrish, presidente di una societa’ a cui l’Angelo
della Morte si presenta, ha vissuto intensamente, ha amato con
trasalimenti ed ha provato felicità deliranti, perciò ha capito di
essere Vita ospite di un corpo.
E’ per questo che dichiara a Joe di essere pronto ad andarsene
lasciando lì a terra quel preziosissimo "vestito", il corpo,
che gli ha fatto provare tali esperienze. Egli vorrebbe che tutti
vivessero così intensamente, soprattutto sua figlia Susan così simile
a lui. Ma non basta
spingere al massimo l’accelleratore, occorre anche ricercare il
giusto, il buono ed il bello, cosa che lui ha realizzato, oltre che per
se stesso anche per la "sua" società. Attorno a lui regna
l’armonia, e le cose filano per il verso giusto fino al momento in cui
uno dei soci, Dru,
fidanzato di Susan, a cui Parrish vuol bene come ad un figlio, non
decide di prenderne il posto per distruggere quanto di buono é stato
realizzato.
Per ricavare qualche ulteriore insegnamento da tale film introiettiamo
tutti i personaggi e facciamoli reagire col nostro vissuto, con le
nostre esperienze di ricerca interiore, col nostro lavoro alchemico
condotto e diretto dalla nostra anima. A tal proposito non dimentichiamo
che il lavoro di coloro che hanno scritto e realizzato questo film é
anch’esso alchemico, quindi un prodotto delle loro anime non un parto
di fantasie malate.
Un film così é figlio della potenza immaginativa e non d'un cervello
che dà i numeri. Ci ricorda lo Shaykh Ahamad Ahsa’i che "La
potenza immaginativa é consustanziale all’anima (cioé identica
quanto alla sostanza all’anima).
Essa é per l’anima un organo paragonabile a ciò che é la mano per
il corpo" (Corpo spirituale e terra celeste — Henry Corbin —
Adelphi). Essa, dice Corbin, "é una
facoltà puramente spirituale indipendente dall’organismo fisico e che
quindi gli sopravvive. Essa é la potenza formatrice del corpo
sottile".
Il soggetto del film é stato scritto a quattro mani, e per tanto non può
che mostrare quattro livelli di coscienza e quattro protagonisti.
Al livello più basso mettiamo Dru, per cui se il film é l’Albero
cabalistico, l’individuo, esso rappresenta il piano assianico (fisico)
che sarà il vero avversario di Joe Black, quello che con piu’
accanimento gli si oppone, quello che alla fine verrà estromesso.
Nella prima metà del secondo livello poniamo Ellison e Quince, che
rappresentano il piano Yetziratico (dei sentimenti) nella sua parte
tendente più al fisico che al mentale.
Nella seconda metà del secondo livello poniamo Susan ed il ragazzo
conosciuto al bar, ricchi di sentimento radiante e protesi verso
l’alto. Il terzo livello tocca a Parrish, che rappresenta il piano di
Briah (mentale razionale come presidente, mentale intuitivo come padre).
Come emissario del quarto livello mettiamo Joe Black, che rappresenta il
piano di Atziluth (delle causa prime).
Questo strano Albero ha un corpo fisico (Dru) che attraverso i sensi
vorrebbe accaparrarsi tutte le energie prendendo il posto della mente (Parrish)
passando per la via del cuore (Susan). Ha poi un corpo dei sentimenti
che, rincorrendo vanità, crede di lavorare per l’intero individuo ed
a volte lavora per se stesso (Ellison) o per il nemico (Quince); ma la
sua energia, che mai viene capovolta, alla fine verrà recuperata. Il
corpo mentale (Parrish)
vera guida indiscussa del tutto, ha il cuore malato. Ma cos’é il
cuore della mente? E’ l’intuizione, il terzo occhio, l’occhio
dell’anima.
Una mente priva di immaginazione ha un cuore che fa capricci, e Parrish
con tutta la sua bontà, con tutte le sue doti, con tutti i suoi talenti
non ci pare una persona dall’occhio aperto. Sarà la sofferenza
causata dalla sua malattia che gli permetterà di sbirciare oltre il
mondo cosiddetto reale.
In altri termini la mente, quando, completato il cerchio, s’imbatte
nella propria coda, ha un collasso che può condurla, o a rifare un
inutile giro che riproporrà le stesse esperienze, o ad andare oltre la
sua sistuazione: da egoica (sia pure buona ed onesta) diventerà
"impersonale". Comincerà a sentire dapprima una voce che le
darà la risposta alla domanda "Sto per morire?": "Sì"
e poi a "vedere" la propria morte in carne ed ossa. Ogni cosa
andrà a suo posto grazie a Joe Black, cioé al germoglio venuto fuori
dalla putrefazione del mentale
egoico. Il mentale intuitivo si incarnerà nel corpo del ricomparso
ragazzo incontrato al bar: una mente spontanea, zen, senza fronzoli,
immediata.
Ma qual’é il catalizzatore di tanta alchimia? E’ Susan, é
l’amore, il cuore del cuore: se l’intuizione non fa un bagno di vita
terrena rimane pura teoria sterile. Solo unendosi ad amore può
coagulare in questo mondo materiale le cose dello spirito: senza il
magnete dell’Amore, non piove. Non dimentichiamo, ci ricorda ancora
Henry Corbin citando maestri iraniani, che "gli spiriti sono
luce-essere allo stato fluido, mentre i corpi sono luce essere, ma allo
stato solido".
Una delle scene più belle e toccanti del film é quella dell’incontro
fra Joe Black e la vecchia in ospedale: appena lei gli posa gli occhi
addosso pensa di trovarsi davanti ad una presenza negativa, ma Joe la
rassicura, le impone le mani e le allevia il dolore. La volta
successiva, invece, fra i due avviene un dialogo molto simile a quello
che potrebbe avvenire fra una nonna e il suo nipotino. La bellezza della
scena sta tutta qui.
Quando lui le dice di amare la sua medica, Susan, lei gli chiede: "
Ma sa
chi sei? Tu qui non sei nel posto giusto, e neppure io sto nel posto
giusto, prendimi e vieni con me". E lui :"No, qualcuno mi
vuole qui".
La vecchia gli replica:"Se hai abbastanza ricordi di questa tua
vita fuori posto, portami via . La tua vacanza é finita". Joe si
lascia convincere e la fa morire.
Black si é imbattuto nella Saggezza, l’archetipo con cui sono state
create tutte le cose, morte compresa. Egli non può che cedere alle sue
parole dette ora attraverso la vecchia, e più tardi pronunciate da
Parrish per evitare la morte di Susan. Ma ora chiediamoci: é giusto
qualificare Joe come Angelo della morte? A noi sembra di no, ed é
proprio per questo che simbolicamente l’abbiamo posto in Aziluth, nel
mondo delle cause.
Egli é Angelo della Vita, perché non dà morte ma libera la Vita,
l’anima dal corpo, toglie la maschera all’individuo che ha speso
tutti i suoi talenti nel bene o nel male. Joe Black si comporta bene con
Parrish aiutandolo a sistemare tutte le sue cose prima di andare; aiuta
la vecchia, prima non facendola soffrire e poi liberandone l’anima; si
comporta altrettanto bene con Quince, consigliandogli di confessare a
Parrish le sue colpe; e bene si comporta pure con Susan, alla quale,
dopo averla amata, restituisce il giovane conosciuto al bar.
Joe Black é un Angelo positivo, a cui é stato affidato quel compito
specifico: é proprio un esattore delle tasse: l’anima ha avuto il
privilegio di incarnarsi ma nello stesso momento ha contratto un
debito-prezzo da pagare non si sa bene quando, che é quello di un
distacco quasi sempre doloroso.
E qui un altro paradosso: a pagare le tasse sarà costretto pure lui,
Joe Black: le lacrime versate per Susan ne danno testimonianza.
Gli attori, il regista e coloro che hanno collaborato alla realizzazione
del film sono tutti bravissimi.
Questo piccolo e sgangherato commento sia per loro un mio
ringraziamento: Grazie.N.M.
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