Lili
(interpretazione esoterica)  

 

Manca ormai poco alla fine della tragedia quando Seyton, un  ufficiale di Macbeth, porta al sanguinario, ambizioso e crudele  tiranno la notizia della morte di Lady Macbeth, la regina , non meno mostruosa del regale consorte: "Mio buon signore, la regina è morta", gli dice. Ed è allora che Shakespeare-Macbeth, dando ali alla sua poesia, guidato dall'ispirazione commenta: " Più tardi doveva morire: nel tempo adatto a dire una tale parola. Domani e poi domani e poi domani, / striscia di giorno in giorno a passi corti / verso la zeta del tempo prescritto; /    e tutti i nostri ieri  hanno rischiarato /  a degli sciocchi il sentiero polveroso / che conduce alla morte. Via, consumati, / corta candela! La vita è soltanto / un'ombra errante, un guitto che in scena / s'agita un'ora pavoneggiandosi, e poi / tace per sempre: una storia narrata / da un  idiota, colma di suoni e di furia, / senza significato". ( Macbeth - Mondadori - traduzione V. Gassman).  Il più grande drammaturgo di tutti i tempi sta per mettere nel ripostiglio della propria anima alcuni dei suoi burattini più sanguinari, dopo averli esorcizzati; sta per calare il sipario sulla terribile tragedia, specchio per nulla esagerato del teatro dei burattini che è questa nostra maltrattata terra. Shalespeare, col Macbeth ha fatto, a nostro parere, un estremo tentativo: " svegliatevi - pare ci dica - la vita che voi credete di poter addomesticare con ira, furore e sangue, nell'attesa di un domani pre-visto e pre-confezionato attraverso l'immaginazione malata, è una grande presa in giro. I ruoli che tanto amate (re, principi, generali, poeti, ecc.)  sono ombre di ombre, poiché voi siete solo dei pezzi di legno, burattini che il tarlo del tempo divora giorno dopo giorno. Vista dal punto di vista della personalità, dell'ego, "la vita è una storia narrata da un idiota, colma di suoni e di furia, senza significato".   La bella favola di Lili sembra voler dire la stessa cosa, sia pure in qualche ottava inferiore. E' questa una di quelle favolette   che di tanto in tanto (per fortuna) il cinema propone, e che rimanendo impressa nella mente dello spettatore (non solo bambino), col tempo marcirà come un seme e darà i suoi frutti.  Tutta la vicenda si svolge al Luna Park, un mondo notturno e illusorio. Lili viene attratta proprio da uno dei "burattini" più rappresentativi di tale mondo lunare, l'illusionista: colui che fa  passar per vero ciò che vero non é.
Ma chi è questa ragazzina di sedici anni, che, morto il padre, per vivere è costretta a cercar lavoro?  E' un'anima in boccio, che è appena uscita dal mondo degli istinti, ma non è ancora capace di dominare sentimenti e passioni, né di creare pensieri concreti legati all'esistere. E' una psiche lunatica: volubile, incostante, sognatrice, satellitare, che ha deciso di ruotare attorno al pianeta "Marcus il magnifico" e di fare amicizia coi burattini dei burattini! Come tutti i fiori in boccio, la sua tenerezza, la sua gracilità, la espongono agli assalti del mondo: il debole viene spesso sopraffatto. Morto anche il panettiere presso cui l'aveva raccomandata il padre prima di morire, licenziata dal direttore del Luna Park, incapace ancora di pensare, decide di " suicidarsi ", di non sbocciare, di regredire ad una vita istintuale e bambinesca volta al mero soddisfacimento dei bisogni elementari. Ma mentre sale la scala da cui intende precipitarsi, la coscienza la distrae tramite i burattini: Paul, il burattinaio, la distoglie. Ma se Lili-anima è immatura, anche Paul-Coscienza non è da meno. Egli, da un canto ha un vago ricordo di quando, non prigioniero di un corpo, come una Mente di Budda danzava libero, e d'altro canto ha la certezza di essere appesantito dal peso della forma, che lo obbliga a seguire le leggi dello spazio e del tempo e che lo paralizza: non solo non è più in grado di danzare, non può nemmeno camminare regolarmente perché è zoppo. Tuttavia, sa di essere burattinaio, e nonostante le apparenze è padrone dei suoi burattini, anche se la sua immaturità lo trasforma a volte in beone ed iracondo. Solo in presenza di Lili ha il pieno controllo dei suoi burattini, usandoli proprio per legare a sé la psiche in una sorta di gioco alchemico.
L'unione però non avviene a causa dell'immaturità di entrambi: il film sarà perfetto solo alla fine, quando "corpo-anima-spirito = Burattini-Lili-Paul" saranno una cosa sola: mentre Lili si allontana dalla cittadina, lungo il sentiero realizza che burattini, Paul e lei sono una sola cosa che va tenuta unita.
La grande opera è compiuta: di uno si è fatto due, di due tre, e di tre uno. Da una Impersonale e Onnipervadente Vita Universale, abbiamo " fatto" una vita individuata, un vero individuo.
Con la spada della consapevolezza (Macduff  nel Macbeth) abbiamo tagliato la testa del tiranno, dell'ego-Macbeth. Beato colui che arriva a tanto, perché "molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti"
Come diceva il grande Maestro. Chi consegue tal meta potrà cantare come Shakespeare in Re Lear nell'atto quinto scena terza, quando il vecchio e stanco re cieco e l'unica figlia amorevole stanno per essere condotti in prigione (cosa  che, con una certa forzatura ci piace vedere come Anima e Spirito che stanno per unirsi definitivamente nella prigione del corpo per riproporre le fasi dell'opera e portare l'oro al massimo della sua purezza):Lear:" …andiamo in prigione. Noi due soli canteremo come uccelli in gabbia; quando tu chiederai la mia benedizione, io m'inginoccherò per chiederti perdono; e vivremo così , e pregando e cantando e raccontandoci antiche favole, e ridendo delle farfalle variopinte; e sentiremo quei poveri furfanti parlare della corte; e si discorrerà con loro, di chi perde e di chi vince, di chi è dentro e di chi è fuori; e assumeremo su di noi il mistero delle cose come se fossimo spie degli dei; e fra le mura di una prigione vedremo consumarsi branchi e conventicole di potenti, come alte e basse mareee sotto la luna" (Re Lear - Mondadori- trad. Giorgio Melchiori).

 

Grazie N. M.

 

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