Shakespeare in love

 

Perché abbiamo deciso di commentare questo film? Per dei motivi semplicissimi: innanzitutto,perché lo riteniamo un omaggio al più grande poeta di tutti i tempi, poi perché  parla di 'cuore', ed infine perché chi l’ha scritto ha saputo trarre un gioiello da quell’oceano d’amore che è “Romeo e Giulietta”.
Il tentativo fatto dagli sceneggiatori è stato quello di voler trovare le sorgenti ispiratrici della
altissima poesia diWilliam, un compito non certo facile, dal momento che entrare nel cuore di un altro essere umano  è cosa impossibile.  A loro modo di vedere, tali sorgenti vanno ricercate in un amore  (quello vero, fatto di corpi, di cuori, di menti e di anime) che Shakespeare avrebbe provato e vissuto per una donna del suo tempo. Quello che per noi è importante è il motivo della loro ricerca: trovare tali sorgenti dell’Essere, altrimenti detto, per l’appunto, Amore.
Partendo da qui possiamo cominciare a “ scorgere” nel film un percorso conoscitivo che ci può regalare qualche spunto di riflessione.
Per ogni ricercatore, prima o poi si presenta il momento di una particolare crisi: la creatività viene meno; quel fiume che con le sue piene ed il suo limo rendeva fertili tutte le contrade dell’anima,
si è ridotto ad un rigagnolo e le sue formidabili piene sono oramai un ricordo.
Ma cosa rappresenta la creatività?  Essa èuno stato di beatitudine che rende l’animo ricettivo all’amore, che viene espresso sotto forma di poesia. Per noi però poesia non vuol dire solo versi sciolti o meno; è poeta un filosofo che, acceso dal fuoco della sua filosofia, traduce la sua ricerca in parole vettoriali cariche di desiderio d’unione col Vero; è poeta un pittore che folgorato da un viso riesce a tradurre la sua visione in colori; è poeta chi riesce a tradurre in note un moto dell’anima altrimenti inesprimibile; è poeta un cuoco,un giardiniere, un fotografo, chiunque, riesca a tradurre il suo “ stupore”  in poesia. Tutti, sia consciamente che inconsciamente, siamo alla ricerca della sorgente della Vita, ma il nostro scorrere è lento, le acque sono poche e stagnanti.
Ecco che allora il percorso della vicenda ci suggerisce come… “ far piovere”.
“ Far piovere” vuol dire mettersi in quello stato di ricettività che possa accogliere l’imprevisto, vuol dire aprire le porte dell’intuizione. Attenzione però, non è uno starsene in stati di passività  medianica: la coscienza deve essere vigile, la mente calma e serena, il respiro lento ed il corpo assolutamente rilassato: è insomma uno stato meditativo e non un sonno.
Qui però occorre aprire una parentesi, per sottolineare come, secondo noi, le sorgenti delle opere Shakespeariane vadano ricercate in quello stato di Amore in cui riescono a trovarsi tutti i Grandi che nel corso della storia si sono affacciati a questo mondo. L’Amore di cui trattasi è un Fuoco divorante, una costante estasi fatta di (lo dicevamo prima) stupore infantile, quello che riesce a far vedere il mondo sempre con occhi innocenti, quello che non cantamina il visto con sguardi mentali.  Questo fuoco accende trame, pensieri e parole, ed illumina attori registi e chiunque lavori con esso. E’ accaduto a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo bel film, che risulta bello perché pieno del calore della beatitudine che Wilelm ha saputo travasare oltre misura in “ Romeo e Giulietta”. Quello che queste geniali persone hanno saputo fare è non solo avere trovato la loro sorgente d’ispirazione, per quella tragedia insuperabile, in un amore dell’autore, ma anche aver dato l’opportunità a tutti noi di approfondire un’opera incomparabile.
Capovolgendo la loro tesi, ci viene da dire che, Shakespeare, nel momento in cui ha avuto la folgorante intuizione della tragedia, era talmente pregno dell’Amore dei suoi “ veri” personaggi (veri perché fatti di “ concreta” materia mentale) che esso, dopo circa cinque secoli ha trovato sfogo
nell’intuizione dei nostri contemporanei autori, ed in misura insignificante, anche in questo breve commentino, che giocoforza è inumidito dalla poesia di W.S.
Ma torniamo alla questione posta: come “ far piovere “ creatività?
Per essere creativi, bisogna non essere, nel senso che la vera creatività non ha nulla di personale e di ricercato. L’unica cosa di personale deve consistere nell’innamoramento del bello, nel vivo desiderio di poesia. Esso è infatti l’unico magnete capace di far “ cadere” qualcosa di nuovo, di fresco. Ma tutto ciò presuppone una qualità, senza la quale è impossibila che accada alcunché, e cioè il sapersi donare. Non è sufficiente che i colori ed il profumo di un fiore mi abbiano particolarmente colpito perché io dia una poesia, occorre la mia totale resa al fiore stesso: è ad esso che devo “ rubare” i versi; la poesia che salterà fuori non è nascosta nella testa, né negli occhi o nella mano, né tantomeno in una penna: essa è nascosta nel fiore, celata dalla sua bellezza che pare inviti ogni attento osservatore a "chiedergliela" . Se mi arrendo al fiore, il fiore si arrenderà a me, e dal nostro amore nascerà la poesia. Gli autori del film si sono arresi a quel fiore che è “ Romeo e Giulietta” , e la tragedia si è arresa a loro. Da questa “ unione” è nata poesia:“ Shakespeare in love”.
Ecco dunque come far piovere: amando.
 

 

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