Rashomon
(Interpretazione
di Franca Vascellari)
Per la sintesi della storia e per un interessante
commento consigliamo:
www.ActivCinema.it “Rashomon” di Massetti Gianfranco. Il film di
Akira Kurosawa (1950) e’ ambientato in Giappone durante il medioevo e
ci mostra le relativita’ della realta’ vissuta dai quattro differenti
punti di vista dei personaggi interpreti, in relazione a quanto e’
realmente accaduto. Ecco i fatti: un samurai e’ morto, pugnalato
all’addome; una donna, la moglie del samurai, e’ stata violentata, ed e’
poi fuggita; un bandito, famoso per i suoi assassini e’ stato catturato,
e verra’ in ogni caso giustiziato. Un monaco buddista e un boscaiolo,
rifugiatisi per la pioggia sotto un edificio in disfacimento, la Porta
di Rasho a Kyoto, narrano ad un viandante le varie testimonianze che
sono state riportate al processo del famoso bandito il cui nome e’
Tajumaro. Le testimonianze, tutte contraddittorie, sono tre, compresa
quella del morto, fatto evocare da una medium dai giudici, non
soddisfatti delle deposizioni del bandito e della donna. Alle tre
testimonianze poi, li’ sotto l’acqua che scroscia, se ne aggiunge una
quarta, quella del boscaiolo, che, nascosto dietro gli alberi, ha visto
proprio l’accaduto e non solo non e’ intervenuto, come ovvio, data la
sua impotenza rispetto ai due contendenti armati, ma, avendo rubato il
prezioso pugnale dal cadavere, non ha osato testimoniare al processo.
Se maestro di Kurosawa in questo film e’ stato
Pirandello, come viene detto anche nel commento di Massetti, e’ facile
capire come ognuno dei personaggi racconti la storia a modo suo e in
modo tale da apparire altro da quello che e’, solo per mostrare il suo
“pupo” (www.taote.it
cineforum il commento a “Il berretto a sonagli” di L. Pirandello) nella
luce piu’ favorevole… “Pupo” il samurai, che e’ solo un finto samurai,
infatti nessun guerriero degno di tale nome sarebbe cosi’ sciocco da
abbandonare la moglie per seguire un bandito e poi farsi sorprendere
alle spalle. “Pupo” il terribile Tajumaro che, disposto a sottomettersi
ai voleri della donna, mostra il suo punto debole e si rovina, perdendo
le forze e facendosi catturare…”Pupa” la donna, che oppressa e
violentata in ogni senso, sfrutta il momento favorevole per vendicarsi
degli uomini in genere e per ingannare anche i giudici. Infine “pupo”
il boscaiolo che vorrebbe far conoscere la “verita’” ma non puo’ per
aver alterato la scena del delitto col suo furto. Il teatro dei
burattini posto in essere da Kurosawa col ripetere cinematograficamente
o meglio, teatralmente, da diversi punti di vista la stessa storia in
quattro differenti modi, ci mostra il suo mondo interiore, il suo
visita interiora terrae, aspro, doloroso, disperato.
Il suo signore interiore, il suo Chesed, e’
sciocco, vile e ingeneroso; il suo “bandito” interiore, il suo Tiphereth,
e’ crudele, incosciente e in fondo debole; la sua donna interiore, il
suo Yesod, e’ ribelle, vendicativa e falsa; il suo testimone interiore,
il suo Hod, inattendibile perché “ladro”.
La fatiscente Porta di Rasho, che una volta
introduceva a Kyoto, capitale del Giappone, dovrebbe rappresentare il
Luogo della presa di Coscienza (Daath) della realta’, ma e’ in
totale decadimento … solo l’acqua, viva e scrosciante, manifesta con la
sua irruenza l’ansia di purificazione dello stesso Kurosawa. Eppure
sotto il riparo di quella “Porta”, che, per il tempo necessario
trattiene i suoi ospiti a discutere del dramma della Morte e della
Verita’, compreso il prete, il Sacerdote interiore (Geburah) di Kurosawa,
che sta per cedere alla disperazione e al nichilismo, e il viandante,(Netzach)
brutale e senza scrupoli, qualcosa di nuovo succede: un bimbo viene
abbandonato, derubato delle vesti, infine adottato. Sotto quella
Porta,il boscaiolo, povero e umiliato, dimostra che nella suo cuore c’e’
compassione: la compassione del Budda. Il boscaiolo, (Malkuth, il
coltivatore del Campo), colui che si occupa di Alberi, che alleva gia’
sei figli, accoglie come per dovere il Settimo, Quello a cui tutto e’
stato tolto, che non ha niente con se’ se non il suo Essere Nuovo. Il
dramma del samurai morto, della donna violentata, del bandito catturato
e destinato alla forca, e’ finito; si volta pagina, si ricomincia da
capo: si va avanti verso la Vita, per accudirLa, farLa crescere e cosi’
poter sperare di nuovo.
Grazie. F.V
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