Sogni di Akira  Kurosawa (1910-1998)
(Interpretazione di F. Vascellari)

 

Primo episodio: “Sole attraverso la pioggia”

Non possiamo non vedere in questo  primo “sogno” ricordo di un sogno infantile di Kurosawa l’Archetipo della “caduta” o rottura dei vasi (shevirah) della Tradizione occidentale. In principio tutto era in ordine: il “bambino” tranquillo nella sua casa ... poi una situazione particolare, di fusione tra “sole” e “pioggia” (congiunzione felice della colonna di destra, maschile con quella di sinistra femminile o se preferiamo del Creativo con il Ricettivo) pone in essere una possibilita’ di scelta: rimanere in casa ed aspettare e crescere (probabilmente come altri bambini) oppure “andare a vedere i matrimoni delle volpi” cioe’ trasgredire un precetto e disobbedire. Nel giardino di Eden avevamo vari personaggi: Jahweh, il serpente, Eva e Adamo poi, dopo, anche un Cherubino con la spada di fuoco (Gn, 3); qui i personaggi sono solo tre: la madre, il bambino e “le volpi”. Il bambino rappresenta l’Adamo-Eva  mentre la madre e’ insieme Jahweh perche’ e’ lei che ha generato il figlio, il serpente, perche’ lei stessa suggerisce la trasgressione e il Cherubino perche’ dopo il peccato diventa la guardiana della casa-paradiso perduto. Ma  “le volpi”, che cosa rappresentano le volpi? Esse rappresentano la “conoscenza dell’Albero del bene e del male”, quindi l’Albero stesso, nella sua duplice valenza di Albero bianco, delle Sephiroth e albero nero, delle qelipoth: esse possono condannare a morte (qelipoth) ma anche perdonare (Sephiroth) quelle del perdono hanno la loro casa ai piedi dell’arcobaleno: ricordiamo il patto di alleanza di Dio con Noe’ al termine del diluvio (Gn. 9,12-17) ma occorre molto coraggio e determinazione per giungere fino a loro e ottenere il perdono che solleva dall’obbligo del suicidio: occorre intraprendere un viaggio, un viaggio iniziatico che partendo dal Malkuth, dalla coscienza della “caduta” portera’ il regista alla “riparazione” (tikkun) attraverso la Conoscenza di Se Stesso.

 

Secondo episodio: “Il Pescheto”

Anche questo secondo “sogno” si riferisce a un sogno del regista bambino: rappresenta il primo passo verso il ritorno a casa, la realizzazione di Yesod. Che il viaggiatore, anche se piccolo, sia un eletto, e’ senza dubbio indicato dal fatto che lui ”vede” quello che gli altri (la sorella e le amiche) non vedono: egli vede oltre il velo della realta’ sensoriale: vede il mondo degli dei astrali, gli spiriti del Pescheto, che gli parlano e lo ammaestrano concedendogli la visione del “Pescheto” in fiore ad un livello piu’ sottile di quello fisico, ad un livello estatico. Anche in questo secondo episodio e’ il coraggio la qualita’ fondamentale che permette la “conoscenza”. Il bambino  affronta” i guardiani” della Soglia di Yesod, sa “difendersi” e dinanzi al Re, alla Regina e alla corte, ha la determinazione di affermare la sua adorazione per il Pescheto fiorito, per l’Albero che sboccia, per  quella Bellezza che sola giustifica il “Senso” (inteso come Tao) della Vita e per questa sua fedelta’ alla Vita, viene premiato.

 

Terzo episodio: “La Tormenta”

Nella tormenta la tempesta di neve  puo’ simboleggiare la tempesta astro-mentale (acqua e vento) in cui l’acqua e’ ghiacciata, il sentimento ha perso la capacita’ di fecondare la “terra”, il fisico, e al contrario lo blocca  e gli impedisce di procedere sul Sentiero. Quattro soldati sono impegnati in questa dura lotta contro se stessi, le  quattro componenti fondamentali (corpo, sentimento, mente e Spirito)  dello stesso regista non piu’ bambino, ma ormai “soldato” pronto alle battaglie della vita; solo uno di loro e’ in grado di lottare per la sopravvivenza, quello che riesce a “vedere” la fata della tormenta, la dea che sta “dietro” quella violenta  opposizione all’avanzata: e’ la componente del “Testimone”di Kurosawa,  la sua  volonta’ indomabile, il suo spirito di sacrificio; questa parte di lui riesce a  superare l’ostacolo del “Mercurio ghiacciato”, della sephirah Hod che riconvertita nella sua valenza, tornato l’azzurro del cielo, permettera’ ai quattro sopravvissuti di raggiungere l’accampamento- salvezza.

 

Quarto episodio: “Il Tunnel”

Entrare nel “tunnel” significa conoscere la parte piu’ oscura di noi,  significa intraprendere il vero viaggio agli inferi personali,  andare la’ dove dobbiamo rendere conto di “come” abbiamo impiegato le nostre energie, i nostri soldati, quelli che avrebbero dovuto vincere le nostre battaglie contro il “male” contro le “qelipoth”. Qui il regista prende coscienza della perdita totale del “terzo battaglione”: egli solo e’ sopravvissuto nel tentativo di conquistare il terzo centro, la terza sephirah, Netzach, e la disperazione per tanto “spreco”, tante energie, tanta vita  perduta, si incarna in un “rabbioso” rimorso: quel cane che lo continua a perseguitare e non lo lascia nemmeno quando la sua autorita’ e’ riuscita a far tornare indietro i fantasmi dei suoi soldati morti. Egli non ha ancora imparato a perdonarsi...

 

Quinto episodio: “I Corvi”

Nell’arte, nella “Bellezza” (nello sviluppo della quarta sephirah, Tiphereth) c’e’ possibilita’ di redenzione? Questo il drammatico interrogativo che si pone il Kurosawa-giovane-pittore dinanzi ai quadri del grande Maestro Van Gogh, il maestro folle che ha prosciugato la sua esistenza travasandola nelle tele e che alla fine si e’ ucciso. Per rispondersi il regista  entra personalmente nei quadri e viene a sapere  dal Maestro che “... la realta’ si dipinge da se’ ... io divoro tutto... e quando ho finito, ho dentro di me il Vuoto Assoluto”... Si’, dunque, c’e’ la possibilita’ di  raggiungere l’Assoluto, in qualche modo... Ma poi quando nel quadro dei corvi ode lo sparo suicida e vede i “corvi” levarsi minacciosi (i neri corvi della disperazione, non le colombe della pace) esce dal quadro e... si toglie il cappello con rispetto, ammirazione, venerazione...: ma no, non e’ quello il giusto modo per far fiorire la Belllezza di Tiphereth.

 

Sesto episodio: “Fujiama in rosso”

Il suicidio, l’alternativa al “perdono delle volpi” incombe ora sul  regista-protagonista non piu’ come problema personale, ma come drammatico destino collettivo... siamo giunti alla sephirah Geburah, la sephirah della punizione della colpa, la’ dove, nella discesa della Shekinah, quella colpa si e’ prodotta.  Se non si  e’ concepito nel cuore il Bimbo-Redentore, il Salvatore, il Cristo non c’e’ speranza di salvezza  (“Ma se non fuggi, che cosa ti resta da fare?”) La “mente razionale”, l’uomo in cravatta, preso atto della sua assurda superbia e presunzione, si getta in mare e si annienta in quel “mare” che ha sempre rifiutato (il sentimento);  se l’avesse considerato prima, avrebbe forse evitato la catastrofe. Il rosso e’ il colore di Marte infuriato e l’ira del dio, incarnata nel Fujiama in esplosione, colpisce con la sua “nuvola colorata” tutto cio’ che trova  e il risultato lo si vede nel

 

Settimo episodio: “Il Demone che piange”

Il Viandante, il Testimone, il protagonista-regista,  visita ora in Chesed, il Luogo della Misericordia quello che resta della terra dopo il disastro nucleare, dopo che il suicidio collettivo ha devastato i tre veicoli inferiori: il fisico, e’ ora solo  aridita’, deformazione e mostrusita’, l’astrale,  e’ sofferenza  e cannibalismo, il mentale e’ sopraffazione e menzogna: e a tutto cio’ non c’e’ speranza di fine, a questo inferno non c’e morte, perche’ in quei “corni” c’e’ il potere capovolto di quello che avrebbe dovuto servire allo sviluppo della sephirah Daath, il centro del Terzo Occhio, lo sviluppo della Coscienza ..il Viandante fugge disperato...

 

Ottavo episodio: “Villaggio dei mulini”:

Ed ecco che la Misericordia opera il miracolo, ora il Viandante si reca finalmente nel Villaggio dei “Mulini”, delle “Ruote”, in Daath, per conoscere “come” salvarsi dal suicidio personale e collettivo: Il Vecchio, l’Anziano glielo spiega in modo assai semplice: amare la Natura, rispettarla, vivere in semplicita’ e in umilta’ godendo l’attimo del qui e ora senza sovrastrutture e senza egoismi;   accettare e considerare la “Morte” come il naturale passaggio che conduce al mondo degli dei  e soprattutto usare l’Acqua per far girare le Ruote dei mulini  e farla scorrere ...perche’ il Tao e’ la Via dell’Acqua che scorre...


Grazie. F.V.

 

Indietro