Amore e Psiche

 

Ognuno di noi, quando nasce è Lucio, un portatore di Luce, un figlio della Vita che non sa di essere manifesto a causa di una forma. Un giorno apprendiamo da qualcuno che siamo solo al di qua della pelle e non oltre; scopriamo di essere una cosa concreta e ben delimitata. Quello che è successo è semplice: abbiamo " convertito" la nostra mente. Prima con essa eravamo ogni cosa, e le nostre mani si protendevano di qua e di là per effarrare noi stessi; dopo eravamo solo un corpo e un nome.
Quel meraviglioso uccellino che era la mente del Budda e' stato definitivamente chiuso nella gabbia del soma, del corpo: aperto il vasetto delle illusioni e cosparsa la pelle del 'velenoso' unguento, ci siamo trasformati in somari. Quello che con punte altissime di orgoglio viene chiamata umanità, dovrebbe più verosimilmente esser chiamata asinità, perché ognuno di noi è un perfetto asino, e tale rimarrà fino a che, chiudendo per un po' gli occhi, scivolerà in un sogno-realtà che lo porrà di fronte a sua Madre, la Grande Madre Binah della Kabbalah: le Acque superiori su cui aleggiava lo Spirito di Dio e da cui è scaturita l'intera manifestazione per emanazioni successive.
Fintanto che dimentichiamo di essere nati "Lucio", viviamo come somari, non saremo mai padroni di noi stessi, ma schiavi or di questo or di quel farabutto o imbroglione; la vita ci riserverà solo legnate e sofferenze di ogni genere. Quando un bel giorno ricorderemo la nostra vera natura, soffriremo non più per le botte, ma per la nostalgia del ritorno a Casa.
Ora, tale nostalgia nasce in noi fortissima grazie a quella vecchia che vive insieme con i briganti e che tiene prigioniera la bella giovane ragazza ed il somaro che noi siamo. La vecchia altri non è che la saggezza, la Luce mai spenta, la Vita che sorregge ogni cosa nobile o ignobile. Essa sta dappertutto, persino nel covo del male: può essere nascosta e imprigionata, ma giammai spenta. Alla nostra anima prigioniera degli inganni (briganti-egoismo) essa racconta la vecchia favola di Amore e Psiche, la quale costituisce un vero e proprio tracciato per uscire dal mondo delle illusioni, una vera e propria mappa per raggiungere ciò che siamo sempre stati.
Ma attenzione, la liberazione non sarà subitanea, occorrerà che il metallo venga lavorato al fuoco e all' aria, e che poi venga stemperato all' acqua, dopodiché battuto sull' incudine. E' con indicibile soffernza che il marmo dovrà restituire la sua 'bellezza' allo scultore, ma ovviamente questo vale solo per chi è stato così stupido da cospargersi di magici unguenti. La dea Iside, la Grande Madre, dopo i mille colpi avrà pietà e misericordia della povera bestia, e le restituirà la sua originaria forma, quella umana. Dopo di che Lucio, senza che nessuno lo ordini, sarà sacerdote della Vita, Pontefice. Ma vediamo cosa ci suggerisce, sotto  e sopra le righe, questa bellissima favola, questo bel mito. Raglieremo ancora un po' e, finita l' interpretazione, ci godremo quell' incomparabie silenzio, che solo può farci sentire e assaporare la voce della Verità-Via, che come un profumo e un gusto di rosa (colore dell'Amore) può produrre la definitiva metamorfosi da somaro a uomo.
In un certo senso essa vuole rammentarci come ebbe inizio la nostra 'caduta', vuole farci ripercorrere le tappe del nostro viaggio involutivo, quello che privandoci del costante contatto col Divino ci ha posti in esilio; quello che togliendoci il ruolo di attori ci imposto quello di spettatori.
La nostra anima è un soffio divino, è luce condensata e vibrante d'Amore, perché il Divino è Amore Unente. Ora si sappia bene che la stessa anima va considerata un corpo, un' essenza ed un Silenzio, così come una rosa è fiore e profumo e Silenzio (e per tale intendiamo il Non-Manifesto). Quell'Amore è per l'appunto l'Essenza impregnata di Volontà Divina, un  Fuoco Divorante che  è il vero nucleo di ogni cosa. Quindi è comprensibile come Venere (la bellezza del fiore) possa esser gelosa di Psiche (la 'bellezza' del profumo del fiore), e come possa aver spinto suo figlio Eros a cercare di farla innamorare di un mostro. Ma quel dolce aroma d'Amore tornando al mittente fa innamorare Eros della vittima. Questa fiaba è musica dell' Intelletto d'Amore: è come se  si descrivesse il disperato tentativo della rosa di conoscere il suo stesso profumo, o l' altrettanto disperato tentativo dell' onda di conoscere il 'suo' mare.
Venere, la bellezza archetipica, è gelosa della bellezza umana che l'ha incarnata, allo stesso modo in cui Iblis, nella tradizione islamica, era geloso di Adamo. Quando la carne riesce a 'fissare' lo Spirito, accade il miracolo dei miracoli: Dio si umanizza in Cristo. Quando la bellezza s' incarna, l' archetipo della bellezza si sente come 'svuotato' e quel senso di vuoto crea smarrimento e gelosia perché il Bello vede nella sua incarnazione qualcosa di più che il vuoto d' uno stampo. Non può che essere così: Venere è il negativo, Psiche è la foto sviluppata. La povera Venere ha tutta la nostra considerazione. E d' altro canto comprendiamo pure come possa Eros innamorarsi della sua vittima designata: Amore è figlio del Bello e non può tradire e rinnegare le sue origini. Egli dunque visita tutte le notti la sua amata senza mai mostrarsi.
Ma Psiche ha tre sorelle invidiose (l' io corporale, l' io sentimentale, l' io mentale egoico): "il tuo sposo non si mostra perché è certamente un essere mostruoso. Osservalo mentre dorme".
Contagiata dalla curiosità delle sorelle, Psiche accende un lume ed  osserva il suo amante dormente: è bellissimo. Eros, svegliato da una goccia d'olio caduta dal lume, la punisce e l' abbandona. E' come se una persona, decidendo di "osservare" i propri sentimenti o i propri pensieri, si cavasse il cuore o il cervello…Afrodite, che intanto ha imprigionato suo figlio, asserva Psiche quando essa raggiunge la sua dimora dopo aver cercato il suo amore dappertutto; sottopone la ragazza a prove crudeli.
A questo punto l'Archetipo è arrabbiato, ed a ragione: l'Amore è soggetto, non oggetto: esso non può essere osservato, perché  è come un occhio abilitato a vedere e non ad essere visto. Siamo in presenza di un atto disintegrativo, e per riottenere l'integrità perduta  la ragazza deve superare quattro prove: semi, oro, acqua e vaso bellezza: pazienza, audacia, adattabilità, rinuncia. Le formiche l' aiuteranno a separare gli enormi mucchi di semi; una canna suggerirà come procurare la lana dei feroci arieti; un' aquila le farà riempire l' anfora con l' acqua della montagna irraggiungibile; ed infine una torre le suggerirà come riempire il vaso dell' oscura bellezza di Persofone. Le formiche rappresentano la pazienza, la costanza e la tenacia; la canna suggerisce la flessibilità, il vuoto interiore, la leggerezza; l' aquila, il volo silenzioso e l' acutezza visiva; la torre, il punto d' osservazione. Psiche supera tutte le prove, ma apre il vaso della bellezza riempito agli inferi e viene assalita da un sonno letale. Tutto questo Psiche ha fatto per il suo amato, ed ora sta per addormentarsi nel sonno della morte, ma Eros si libera, e ridivenuto "soggetto" dell' amata, dopo aver ottenuto da Zeus l' immortalità per la sua dolce metà, si unisce a lei per sempre: Intelletto d'Amore.

 

Grazie Nat.



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