Le
poesie di Mirella
Sul tema della famiglia alcune poesie
di Mirella Tailo:
DUE
RONDINI
In
un cielo misterioso,
un bellissimo giorno,
si incontrano due bellissime rondini,
i loro sguardi sono impauriti,
hanno paura anche di sfiorarsi con le ali,
le loro ombre son riflesse nel sole caldo,
ma hanno paura anche dei raggi del sole;
i loro occhi son fissi nell'immenso azzurro,
ma non riescono a trovare un perche'
di tanta paura di poter volare insieme.
Ma un bel giorno le loro paure,
furono placate,
cosi' spiccarono,
in un bellissimo volo,
il volo meraviglioso,
di un amore puro e semplice.
Roma
22 ottobre 2006
IL PICCOLO NIDO
Il vento della sofferenza,
il vento della gioventu',
ha portato via il piccolo nido.
Un
nido formato semplicemente da amore,
ma gli uccellini che erano dentro,
non capivano questo amore.
Ultimamente ha soffiato cosi' forte,
facendo volare via il piccolo nido;
il passero piu' piccolo,
spaesato e solo, senza mamma e papa',
ha pensato di dirottare in un altra direzione.
Quante volte il nostro cuore,
ha desiderato un po' di calore,
ma il vento su di noi era sempre freddo,
i raggi di sole,
scaldavano i nostri cuori solitari,
la colpa non era di nessuno,
ma a mamma e papa',
si stavano spezzando le ali.
Ultimamente le ali non facevano piu' nulla
per aprirsi: ci tendevano la mano,
chiedendo aiuto;
ci chiedevano: non fateci volare lontani,
abbiamo costruito con amore questo semplice nido,
non lo distruggete.
Mamma e papa' forse voleranno nella direzione piu' giusta,
dove non ci sono giudici e dottori,
voi ricomponete questo nido.
Tornare al posto natio, non vedere piu' quel nido,
dove siamo stati cresciuti,
ti si spezza solo che il cuore.
Ti
guardi intorno, di invariato,
e' rimasto solo il mio caro trenino.
Ormai rondini, passeri, non lo sappiamo
piu' chi siamo,
speriamo un giorno di ritrovarci tutti e quattro,
intorno alla tavola apparecchiata,
da noi tanto desiderata.
Lassu' qualcuno allora ridera',
e dira', il nostro nido ancora e’ solido.
Non
lo abbiamo mai fatto,
doniamoci la mano,
paura non dobbiamo avere,
non lasciamo spezzare quello che due rondini hanno creato.
Sentendo, il fischio del treno,
torni nella realta',
e ti chiedi,
cosa faccio qui,
siamo tutti volati via.
Allora torni nel tuo nido attuale,
ma una parte del tuo cuore,
restera' sempre la' lontano,
vedrai le ombre delle rondini,
guarderai con orgoglio,
le strade da te piu' amate,
spiegherai a tuo figlio,
che non e' solo un piccolo quartiere Acilia,
ma e' il cuore che ti appartiene.
Roma, 30 settembre 2006
LA VITA E' UN TEATRO
Tutti i giorni andiamo in scena
e indossiamo una maschera per affrontare i problemi di ogni giorno.
Corriamo, litighiamo, serenita' intorno a noi non abbiamo,
ma quando lassu' qualcuno ci chiama
tendiamo la mano e ci fermiamo.
La
vita cos'e'. Un percorrere di ostacoli ma alla fine
vinciamo tutti allo stesso modo: ricchi o poveri.
Tanti anni ho visto mia madre combattere ogni giorno
attraverso un macchinario:
la
dialisi; la macchina vuole combattere la morte,
ma quando la Macchina si ferma
nessun operaio puo' ripararla.
Fischia la fine: e' una partita senza risultato,
perche' quel risultato non puo' vederlo piu' nessuno,
cosi' un bel giorno mia madre ha perso la partita.
Cosi' poi ha iniziato a scendere in campo mio padre,
che stanchezza quando tornava dal suo lavoro,
paura avevi a guardarlo, lui era cosi' buono, forse troppo,
che il vino se lo e' bevuto con cattiveria.
Nascondeva i suoi problemi dietro una bottiglia, fino a che un giorno
si e' affogato insieme ai suoi problemi.
Era cosi' limpida quella bottiglia, lo aiutava fuori,
ma dentro la sua torbidita'
lo ha fatto morire: la trasparenza a volte inganna.
Eccomi ora devo ricominciare tutto da sola: dai Mirella, vai
e apri il sipario, la gente fuori
ti aspetta, la tua casa natia;
ma di vivo non c'era piu' niente,
solo ricordi per la tua mente.
Ma
che importa dicevo io, vicino a me c 'e' l'amore,
senza maschera e dolore,
guardavo Andrea e riprendevo la vitalita',
ma l'amore ti mette a dura prova,
quindi si lotta molto con la forza dell'amore,
un altro esame da superare, difficile pero' da dimenticare.
Era
carnevale del ‘96 tutti danzavano ballavano e ridevano,
ma il mio cuore si spezzava:
il mio bimbo mi lasciava,
adorato lo portavo in grembo,
ma quando non l'ho sentito piu'
mi resi conto che stava lassu'.
E
come faccio ora? Le mani mi tremavano
per poter aprire il sipario, la maschera anche lei
era diventata vera,
ma quando i miei occhi incontrarono quelli di Andrea, e parlarono per
noi,
il
mio cuore mi disse: vai torna in scena,
cosi' iniziai a ridere con la gente, parlavo ma in realta'
non parlavo, mi facevo forza,
non volevo che la candela dentro di me si spegnesse.
Forte l'amore per Andrea mi ha rifatto sentire la terra sotto i piedi,
cosi' sono di nuovo scesa in scena.
La
mia piu' grande vittoria l'ho avuta il 12 agosto 1999, ho toccato con
mano quello che piu'desideravo, ero Mamma, Mamma davvero di un bambino
meraviglioso.
Vidi
Manuel per la prima volta il 12 agosto 1999 alle ore 17.00 lui era nato
alle h. 10.47, ma l'anestesia non mi aveva permesso di vederlo prima,
faceva tanto caldo, ma io avevo tanto freddo, avevo paura di toccarlo,
pensando che era un sogno, la mia mano senti` la sua dolce manina per la
prima volta, l'emozione che provai e' indescrivibile, avevo paura di
addormentarmi per poi risvegliarmi e non vederlo piu', invece grazie
Gesu' non era un sogno ci avevi pensato Tu da lassu', allora mi sono
detta ora puoi finalmente dormire e non riposare.
Man
mano che Manuel cresceva, con lui cresceva l'amore , la scuola materna
ora la scuola elementare tante gioie abbiamo condiviso, e tante altre
ancora ne condivideremo, finalmente un vero teatro, il teatro del mio
adorato figlio.
LETTERA A MANUEL
Manuel, tu ami i burattini, ma loro amano te; con loro hai trovato la
forza di comunicare. Comunicare verbalmente, non e' importante quando la
vera comunicazione viene trasmessa dal cuore. La vera comunicazione e'
quella che sentiamo, non quella che ascoltiamo.
Quando ti guardo manovrare i tuoi meravigliosi burattini, anche se
nell'amore, per te, il primo posto e' riservato a PULCINELLA, vedere i
tuoi spettacoli veri, mi fa dimenticare il mondo triste che avevo dentro
di me; i tuoi sorrisi le tue gioie sono fonti di vita. Quando esci in
scena con Pulcinella, i tuoi occhi diventano color oro e brillano anche
al buio, il mio cuore batte forte forte, le tue ricchezze sono le mie
energie, ti auguro veramente di cuore di poter un giorno far parte del
fantastico mondo del teatro.
Ogni
volta Manuel, che aprirai il sipario,
mi auguro che il tuo cuore apra le porte a gioia e amore
e cacci via per sempre il dolore.
Dolce il mio bambino,
sei la mia vita, la mia forza il coraggio di affrontare
le dure difficolta' della vita,
grazie di essere nato,
ora finalmento posso calare la mia maschera,
che era diventata vera.
Ti adoro figlio mio, e che ogni giorno
possa essere l'inizio bello di un nuovo spettacolo.
Ti
voglio tanto bene Manuel.
LA
DROGA
Spietati i lori occhi.
Sono nascosti sempre nei posti meno opportuni,
sono gazze ladre,
ti vogliono vendere la morte,
pur di fare i soldi;
non cadere nelle loro braccia,
quella non e' polvere magica,
e' polvere della morte,
credimi, quella polvere,
non ama l'amore,
non ama sognare,
tu, se prenderai, quella maledetta polvere,
anche tu ritornerai una polvere.
Non
esistono castelli di sabbia;
il sole la luna le stelle,
non ci credere,
non le puoi toccare.
Apprezza il dono dell'amore,
la vita,
una cosa meravigliosa,
lascia stare quei maledetti,
torna sui libri,
torna a studiare con me;
ho scoperto tutto,
ma non ho paura di te,
tu invece, devi aver paura di te,
il tuo dolce cuore, non e' possibile
che ti abbia consigliato,
la morte,
amavi e ti facevi amare,
non ha piu' forza,
la tua ombra, e' piu' grande di te,
non puoi sentirti bene; solo a tratti
il sentirsi felici e' naturale,
deve essere come il sonno;
ti devi lasciare abbondare nel tuo piu' profondo;
puro e sincero,
ti sto parlando con il cuore;
siamo cresciuti insieme,
forse siamo anche innamorati,
studiamo,
torniamo ad essere quelli di una volta.
Non incatenarti a loro,
la loro vita dovrebbe essere in una prigione.
Correvi nel vuoto, ridevi per niente,
ti stai spegnendo lentamente.
Ci troviamo qui alla stazione di Acilia,
il nostro gruppo e' meraviglioso,
ma tu no;
ora guardi anche il nostro treno,
con paura,
sei sempre pronto,
ad aspettare, qualcosa, che non sai neanche tu,
sei cambiato a scuola, non sei stato mai molto bravo,
ma ultimamente, non ti impegni per niente;
non mi guardi piu' con purezza,
eri pure contro di me,
perche' ero l'unica, che non fumavo,
ma non mi importava nulla,
io non mi dovevo far grande,
dietro la sigaretta,
il mio unico vizio:
masticare le gomme.
Allora fai come vuoi,
arrampicati sugli specchi,
ma stai attento, a non scivolare
troppo in basso.
La tua famiglia, non ti ha capito,
ma io si`, fai ancora in tempo,
a tendermi la mano; forse un giorno,
tra noi due, potra esserci qualcosa di molto bello,
chiamato amore,
ma se continui cosi', tu non saprai cos'e l'amore.
Conservati questa poesia; quando vedi quella gente,
leggi e ascolta con il cuore le mie parole,
ti aspetto domani alle 7.00 alla stazione.
Con
tanto affetto a Mario
Questo, ragazzo, mi diede tanta soddisfazione; nella vita, stava pian
piano
uscendo da quel tunnel buio, ma un giorno, fu condannato alla sua ultima
corsa, con la sua tanto amata moto.
Non
si sa quanto soffri', ma il giorno dei funerali, la folla era immensa,
c'era tutta Acilia.
La
mamma con le lacrime e i suoi rimorsi, mi abbraccio`, e mi disse: ho
trovato nelle
tasche la poesia, che hai scritto a mio figlio: e' commovente; poi mi
disse:
sai, anche lui ha scritto una poesia per te, lessi la poesia, con il
nodo alla gola, aveva capito attraverso le mie parole di aver sbagliato,
ma non voleva dirmelo, per non ferire il suo orgoglio. La mamma mi
chiese: posso tenere io questa poesia?
Anche tu, che sei una ragazzina, hai dato una lezione a me. Ora quando
mi vede, ad Acilia, mi corre incontro, e mi bacia come una figlia.
Questa esperienza, mi e' servita, tanto. Allora promisi, a me stessa:
se un giorno, avro' un figlio, dovra' sapere, che non esistono castelli
di sabbia.
Grazie Mirella Tailo |