LA RAGIONE DEGLI ALTRI

 

Sintesi

Questa commedia e` stata rappresentata per la prima volta nel 1915 con il titolo “Se non cosi`”;  prima era stata intitolata “Il Nido” e successivamente “Il Nibbio”, tutti titoli molto significativi e che fanno riflettere; l’ultimo titolo “La ragione degli altri” risulta sicuramente il piu` appropriato ed originale. La commedia ci  narra la storia di Livia, una moglie benestante e che non puo` avere figli, del marito Leonardo, squattrinato e scrittore, e della sua amante Elena, che da lui ha avuto una bambina, Dina, che egli ama teneramente, anche se ormai la relazione con Elena e` finita. L’arrivo in casa della coppia di Guglielmo, padre di Livia, sconvolge un silenzioso equilibrio che si era stabilito in famiglia: per non dare a vedere al padre di essere stata tradita e quindi addolorarlo, Livia si reca al giornale dove il marito lavora e, dopo un lungo colloquio con Cesare d’Albis, direttore di un  giornale politico, finanziato dall’on. Ruvo, amico di Guglielmo, in cui si capisce che l’avventura di Leonardo e` nota a tutti, lascia un biglietto al marito per pregarlo di comportarsi in modo tale da non fare sospettare al padre la loro reale situazione. Da parte sua invece Guglielmo sa gia` tutto e vorrebbe solo costringere il genero a rinunciare all’amante, ma inutilmente, perché ora, essendo la relazione finita, la scelta non e`piu` tra la moglie e l’amante, ma tra la moglie e la figlia. Guglielmo, che non vuole che sua figlia soffra, capisce la ragione di Livia e se ne va per non esserle di peso, rifiutando di aiutare Cesare, che sperava in un rifinanziamento del Rufo; Livia, che in fondo vuole solo riprendersi il marito, capisce la ragione di Leonardo che non e` in grado di mantenersi e di mantenere decorosamente la figlia, ma le e` ormai legato; Leonardo capisce la ragione di Livia, di cui e` ancora innamorato, che e` stata da lui offesa e che desidera avere in qualche modo una figlia anche se non sua; tutti hanno ragione, nessuno pero` si preoccupa della ragione di Elena a cui si chiede di rinunciare alla figlia Dina per il suo bene (nome, ricchezze, avvenire assicurato). Elena alla fine, sottilmente ricattata dalla ragione degli altri, si lascera` convincere a cedere la bambina e il padre se la portera` via per sempre, lasciando l’ex amante disperata, sola e in lacrime.

 

 

 

La ragione degli altri  int. cabalistica

In questa commedia che consideriamo, come al solito, un sogno di L. Pirandello, in cui l’autore ci racconta un’avventura della sua interiorita`, si parte da una situazione di adulterio: il classico triangolo formato da lui, lei e l’altra. Leonardo (= forte come un leone) non riesce a  completarsi con la moglie Livia (= livida) e va in cerca di Elena (= fiaccola) e da lei ottiene una figlia, Dina (= che e` stata giudicata). Nell’Albero cabalistico dell’autore tale situazione corrisponde ad una debolezza della colonna femminile, di sinistra, che ha bisogno di due elementi (lei e l’altra) per completare una colonna maschile di destra piu` forte e potente (v. in www.taote.it  commento alla Genesi, storie di Abramo, Sara e Agar e di Giacobbe e delle sue 4 mogli). Si potrebbe definire piu` sinteticamente tale situazione come uno squilibrio nell’Albero bianco tra il mondo razionale e quello dei sentimenti, a scapito del secondo, che manca del tutto. Essendo quest’ultimo ‘mancante’ e quindi incapace di pro-creare, creare nel bene, cioe` sterile, il primo, preponderante, si prende un’amante per saturare le sue valenze in piu`, creando cosi`nel male. Da tale relazione nasce una figlia, e questa ora ‘viene giudicata’. C’e`, per un certo tempo, nell’Albero cosi` costruito, un equilibrio precario, ma l’arrivo di un elemento scatenante provoca  il ‘momento del Giudizio’.
L’elemento scatenante e` l’arrivo in famiglia del padre di Livia, Guglielmo. Il padre di Livia, proprio perché ama sua figlia, vuole rimettere le cose in ordine, e non sopporta la situazione di inferiorita` e disagio in cui il marito col sua agire l’ha posta. Guglielmo (= elmo della volonta`) nell’Albero svolge la funzione di ‘guardiano della soglia’, (Yesod) di colui che verifica e controlla  fin dove ci si e` spinti nell’esercizio della volonta`, del cosiddetto ‘libero arbitrio’, e fin dove ci si e` lasciati guidare dall’instinto e dalle passioni. Guglielmo infatti vorrebbe che Leonardo lasciasse Elena e, saputo che c’e` anche una figlia, e` pure disposto a pagare per mantenere entrambe lontane dal genero, invece, poiche`“La` dove si trovano i figli e` la casa” come gli fa notare Livia, sarebbe poi la stessa Livia, rimasta sola, a dover tornare dal padre; la sua famiglia andrebbe distrutta, l’ordine sovvertito, la ricchezza vanificata e dispersa, l’Albero reso inutile. In ogni modo ormai Guglielmo, con la sua venuta, ha messo Leonardo di fronte al bivio: egli ora deve scegliere non tra la moglie e l’amante, situazione gia` superata perché la relazione e` finita, ma tra la moglie e la figlia; scelta innaturale perché di colonna ‘differente’ e quindi incongrua; la Figlia fa parte della colonna centrale dell’Albero e non puo` mai essere considerata controparte della colonna di destra; inoltre, dato che la casa, cioe` l’Albero stesso ha senso in quanto fruttifica nell’interazione delle due colonne e si perpetua con la nascita del Figlio o Figlia, e` questa che va privilegiata. Tutto cio` ben comprende Livia, pur nella sua posizione manchevole e offesa; fino all’ultimo essa cerca di evitare lo scontro, recandosi in ufficio per prevenire il marito della venuta del padre. Troviamo qui un altro personaggio, Cesare (= capo, ma anche che recide)  piuttosto ambiguo, che in parte corteggia la stessa Livia e in parte la critica per il suo atteggiamento schivo e distaccato. Questo ‘Cesare’ cerca di passare per amico di Leonardo, in realta` lo ha assunto perché da lui si aspetta vantaggi economici: si preoccupa solo del giornale politico di cui e` direttore e del suo rifinanziamento da parte dell’on. Ruvo (rufo = rosso). Abbiamo attribuito al Ruvo (rosso e` il colore della terra), il Malkuth, quale fonte energetica, materiale a cui attingono sia Cesare che Leonardo, e  avendo poi collocato sull’Albero in Chesed Leonardo, quale padre, e Livia in Geburah, quale sua controparte femminile, che diverra` madre adottiva di Dina, la Figlia, (a cui abbiamo attribuito ovviamente il Tiphereth, al nero finche` figlia di Elena e al bianco allorche` viene adottata da Livia), non restava che collocare anche Cesare ed Elena rispettivamente su Chesed e Hod, entrambi operanti nel mentale, ma al nero, infatti Cesare risulta calcolatore e traditore, Elena istintuale e ladra.
La situazione si risolve, o meglio si ‘solve’ quando Livia risponde sinceramente a se stessa alla domanda che il  padre  le ha rivolto: “Mettiamo in chiaro prima di tutto questo: Tu gli vuoi bene… ancora?”  Si` Livia perdona il tradimento perché ama suo marito, ma lo vuole tutto per se` e non diviso in due ‘case’ e per quella figlia che lui ama e che lei fa sua vuole “… la luce vera, la ricchezza, il nome del padre”  questo dice alla rivale Elena e sono le parole che la convicono a cedere la figlia. La mancanza totale di amore del primo atto della commedia, quella mancanza che ha prodotto tenebre, poverta`, illegittimita`, viene ad essere riempita nel finale del terzo atto; a pagarne il prezzo sono la sofferenza di Elena e la delusione di Cesare. Costruire l’albero nero crea sofferenza: la sofferenza di dover prima o poi ritrasmutare l’energia erroneamente qualificata in energia correttamente qualificata.

Grazie. F.V.

 

 



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