LA RAGIONE DEGLI
ALTRI
Come la maggior parte
delle opere pirandelliane, anche questa la possiamo collocare sul piano
squisitamente mentale. Pirandello è un grande osservatore della sua e
dell'altrui mente. Ma già altre volte abbiamo sottolineato come
certamente egli conoscesse le opere di Freud (conosceva bene il
tedesco). Lo testimoniano molti scritti da cui ciò traspare. Questo
dramma ne è un esempio. In esso si svolge una sottile e dolorosa
battaglia mentale fra i protagonisti, ognuno dei quali, egoisticamente,
fa valere la propria ragione. Quella degli altri viene sì presa in
considerazione: ogni personaggio non fa che sottolinearla - ma alla fine
la logica del più forte, di colei che ha più forza mentale, ma, non
dimentichiamolo, che ha pure più torti subiti da far pesare, si impone.
Costei è Livia Arciani: ha subito torto dal marito Leonardo Arciani, che
l'ha tradita con Elena Orgera, da cui ha avuto una figlia. Ancora una
volta il tema trattato è quello della famiglia. In un assordante
silenzio, i tre conducono una vita d'inferno: Leonardo non ama più
Elena, ma è legatissimo alla figlioletta; Livia, che sa del tradimento,
s'accontenta di avere in casa un marito che ama ancora ma da cui riceve
ben poco; Elena, che sa di non essere più amata da Leonardo, incapace di
far fronte alle spese familiari, s'arrangia come può e soffre per
l'intera vicenda. Ciascuno di loro porta il peso della propria colpa, ma
in silenzio, fino al giorno in cui smuove le acque il padre di Livia,
Guglielmo Groa, che proprio non capisce come la figlia possa accettare
una simile situazione. Forse la ragione di Guglielmo è la più "normale":
la figlia dovrebbe lasciare un
marito che tale non può essere più definito, per
tornare a vivere con il padre. Ma la vicenda prende tutt'un'altra piega:
Livia e Leonardo, convincono Elena a farsi consegnare la bambina: con
loro soffrirà meno ed avrà più possibilità di affermarsi nella società.
Noi cercheremo di capire le cause dello sfascio di una famiglia. Ebbene,
nonostante si parli tanto di
ragione, la situazione
familiare degenera perché due personaggi, dimenticando di essere uomini
e non animali (di avere cioè il prezioso dono dell'intelletto e di non
essere solo fatti di carne e sangue come ogni altra bestia), fanno
prevalere gli istinti, le passioni sulla ragione. Quado il
re
non comanda più sul suo regno, i
sudditi
fanno quello che vogliono. Ovviamente il sovrano in
questione è la ragione ed i sudditi sono i sentimenti. E quando alla
fine sembrerebbe che le cose tornino a posto, che cioè corpo e
sentimenti si sottomettano alla razionalità, questa sembra essere
inquinata, alterata, perché la soluzione finale non è certo salamonica,
dal momento che una madre viene privata della sua creatura e lasciata al
suo destino. Sarebbe interessante osservare come ognuno dei lettori di
questa commedia-dramma avrebbe risolto la questione nel modo a suo
parere più giusto.
Prima di focalizzarci sulle ragioni, vorremmo esaminare le colpe dei
personaggi. Come quasi sempre accade, la famiglia viene massacrata dal
mancato rispetto di una di quelle norme morali (chiamiamoli comandamenti
o principi generali di convivenza o come ci pare) che impone a ciascun
coniuge di non commettere adulterio. I fautori delle famiglie allargate,
sono perlopiù persone che hanno visto la propria famiglia naufragare e
che per darsi una qualche giustificazione, mentendo inconsciamente a se
stessi, esaltano l'allargamento del nucleo familiare: una mamma dà
affetto cento? Due mamme daranno affetto duecento, e tre mamme… Roba da
rabbrividire. Andatevi a rileggere tutti i passi in cui Elena, come
madre, difende la sua maternità, la
sua
bambina dagli assalti
della mamma numero due. Ogni madre non può non riconoscersi in quelle
parole, a meno che non sia di cervello limitato, di cuore avariato, di
sentimenti a dir poco strani:
"Ma
voi siete pazza, signora! Vi apparterrà lui: la figlia mia non
v'appartiene!…e potrebbe mia figlia avere bene senza di me? Via!
Lasciate stare la bambina…Ma io sono la madre!…Oh Dio..oh Dio…ma è una
follia questa! La volete voi, dunque, voi mia figlia!…"
Nessuna madre al mondo, che sia veramente tale nel corpo, nel cuore,
nella mente e…, può auspicare per sua figlia due, tre, mille madri.
Nessun frutto può appartenere a due alberi insieme: la bambina di Elena
è frutto del ventre suo, del suo sangue, della sua anima, del suo
spirito. Chiunque dica che per una bambina è meglio avere due madri che
una non può cher avere il cervello bacato. Nessuno parla mai della
ragione dei figli. Chissenefrega! Nessuna legge morale deve ostacolare
l'avanzata cieca dell'ego. Il patologico è salito in cattedra, e non
solo in parecchie università. Esso detta legge dai giornali, dalle tivù,
dai teatri, dalle canzonette, dai fumetti, dai films, dai videogames,
dai libri.
Pathos in greco vuol dire
sofferenza: in cattedra c'è gente che soffre e che vorrebbe far soffrire
il resto del mondo; gente "fallita" che non riesce più a capire chi è,
da dove viene e dove va, perché si è consegnata alla vorticosa danza di
un falso Dioniso, che anziché produrre estasi, addormenta i sensi e
proocura stasi, immobilità. Apparentemente si muovono sempre queste
persone, parlano continuamente, ballano, corrono, vanno di qua e di là,
ma l'assurda rotazione in se stessi attorno al perno dei sensi li priva
di traiettorie pulite. I loro sguardi sono spenti perché l'occhio non
riesce più a vedere: sente solo l'assordante musica dei sensi dalle
briglie sciolte. La ragione è incarcerata e impedita da movimenti
scomposti, e questi fantasmi si stanno dirigendo a gran passi verso
l'ultima distruzione: quella della fisica. Haanno distrutto la
metafisica per forzata miopia intellettuale: come può un ubriaco credere
nella forza del pensiero e scagliare dardi verso l'ignoto, se non è in
gradi di vedere il noto? - e adesso stanno facendo talmente male ai
corpi, da quasi distruggerli. Il loro motto è: mente malata in corpo
malato, e amen. Ricordate il Lucignolo di Pinocchio? Ebbene, codesti
cattedratici stanno avviandosi verso l'asinità (con tutto il rispetto
per gli asini) e vorrebbero trascinare seco l'intero mondo. Valori,
morale, etica, educazione, buone maniere, civiltà, progetti, pensieri,
razionalità, rispetto, ecc., per loro è pattume. E intanto hanno
conquistato il potere cattedratico (ovviamente non generalizziamo). Sono
riconoscibilissimi, perché gridano e fanno baccano come ragazzetti privi
di maturità che giocano a giochi senza regole!
E le Elene crescono di numero
insieme con le Livie, i Leonardi, i Guglielmi e le Dine. Dina è quella
povera bambina che verrà sottratta da quel Nibbio che è Livia Arciani.
Famiglie spappolate dall'imbecillità, dalla mancanza di controllo, da
ciò che una volta costituiva eccezione, e che oggi, grazie a procuratori
di nulla, sta diventando la regola.
Possibile che nessuno ha ancora spiegato a questi poveri manipolati, che
tali cattedratici sono anime morte? Possibile che nessuno ha ancora
tolto la maschera a questi fantasmi? Possibile che tale accozzaglia di
bugiardi sia riuscita a spegnere la luce dell'intelletto a milioni di
uomini? E' mai possibile che la tenebra possa scacciare la luce? No che
non è possibile! E' assurdo, com'è assurda la trovata di Livia, allorché
chiede alla sventurata Elena di restituirle con Leonardo non solo il
marito, ma il padre e con esso la figlia. Chi oggi è costretto a vivere
la condizione di madre o padre sepatato, di queste assurdità ne
inghiotte a
iosa
giorno per giorno. Le famiglie sfasciate sono come botti senza fasce e
senza anelli: non contengono più nulla: né madri, né padri, né figli, né
tantomeno nonni: nulla. E cos'è che predicano tali Lucignoli, tali falsi
maestri? Il nulla: Dio è morto? Che tutto vada in malora. Ma possibile
che nessuno fra le persone di buon senso si sia accorto di come una
peste micidiale, una pandemia stia distruggendo l'umanità? Possibile che
nessuno si sia accorto che tale peste ha nome
nichilismo?
La prima famiglia è l'individuo composto di corpo, anima e Spirito, con
quest'ultimo che "comanda" e gli altri che seguono. Se un uomo riduce se
stesso a solo corpo e sensi è perduto, orfano, infelice, sfasciato. Solo
ricomponendo tale "famiglia" l'individuo può creare una famiglia vera.
Osservate come oggi, purtroppo, anziché ad unioni, assistiamo allo
squallido spettacolo di miscugli di corpi privi di anima e di Spirito:
al primo vento, ogni componente si stacca dall'altro. Che pena!
Grazie, Natale Missale
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