IL RE, IL BUFFONE E LA MORTE
Personaggi:
Buffone Re Regina Principe Principessa Consigliere Morte
Sala del trono. Il re è seduto sul trono pensieroso. Toglie la corona dal suo capo e la mette in testa al buffone seduto ai suoi piedi. Lungo silenzio.
Buffone: Ecco un buffone re, ed ecco un buffone di re! Se finalmente riuscissi a coprire di carne quell'osso di pensiero che ti rode, potremmo teatrare un po' e inventare qualcosa. Questo tuo silenzio, buffone, non riesce a muovermi le guance in sorriso. I miei denti muoiono dalla voglia di mostrarsi ed alcuni ah! ah! premono sulle corde vocali. (Il re tace). Devo per forza pungerti con questo spillo?
Re: Il mio cuore è triste, pagliaccio. Ciò che i miei sensi sentono è per esso insopportabile. I suoi battiti accelerati sanno ormai di fuga. Ma tu sai bene che un sovrano non può fuggire. Ecco perché mi sono tuffato in un mare di silenzio: ho legato la mente col filo dell'indifferenza, ma esso si è spezzato; l'ho costretta ad ascoltare il canto delle sirene, ma esse, attratte dal canto di altre sirene, sono scomparse; ho spento il respiro grossolano per sbriciolargli i pensieri, ma un più sottile respiro, venuto non so da dove, ha ripreso a innaffiarli; ho provato pure a simulare la morte, ma la mente, pur senza corpo, ha continuato a cibarsi di pensieri. Il mio regno, il tuo regno, mio caro folletto, è un giocattolo rotto che sbanda; una trottola che sta a fine corsa; un assurdo jò-jò senza filo; una barca che manca di prua; uno sputo gigante nell'aria. Il tuo regno, mattino adorato, è allo sbando, e il tuo re fatica al timone.
Buffone: Fili, sirene, respiri, silenzi, giocattoli rotti e sputi aquilanti. Tu parli di tutto e di niente, sovrano. Abbandona la barca delle vuote allusioni, ed apri le finestre allo sfogo concreto! Cos'è che ti rende così?
Re: Il mio regno è piombato nel nulla.
Buffone: ma no sire, il tuo regno è qui (tocca il trono, il mantello del sovrano, lo scettro, altro…), lo vedo, lo sento e lo tocco. Anch'io maestà sono il tuo regno (gli prende la mano e la poggia sulla sua spalla). Ecco senti?
Re: Nulla, amico mio. Nulla.
Buffone: Ma il nulla non c'è, mia grazia. Come può il tuo regno esservi piombato dentro? Il nulla non è : come può, quindi un regno che è piombare in ciò che non è?
Re: Non fare il filosofo, giullarino mio. E' come se la morte avesse falciato la mia gente lasciandole un'anima morta; come se la vita l'avesse sposata, quell'orribile dama. Sento che presto piombe- rà qui in questa corte e farà a me ciò che ha fatto a tutti.
Buffone: il tuo buffoncino, reuccio caro, saprà ben difenderti.
(bussano alla porta con forza)
Re: è l'ora (il re si alza) è lei. (si spalanca la porta mentre il buffone si nasconde dietro una tenda. Entra la morte recando in mano una rosa. Dietro di lei, la regina e la corte al completo: vanno a sedersi in semi- cerchio. La morte si siede sul trono).
Regina: La morte è un silenzio profondo che angustia la vita e con cui non bisogna parlare. Un tem- po falciava e rubava, da ladra, i marmi cadenti di vecchie dimore. Adesso corrompe con fiori ed incensi: è l'unico modo che ha.
Principe: La morte (chiede ad un paggio di spegnere un candelabro) va attesa in penombra. Adora i sorrisi nell'attimo stesso che passa il suo fiore: un vuoto che lascia vedere attraverso le cose: un buco che sta fra due mondi.
Principessa: La morte dà sempre: ed ecco la rosa. (La morte mostra la rosa).
Consigliere: la morte pur prende se passa e riflette la vita: è come uno specchio che fa della cosa specchiata uno spazio diverso.
Morte: La morte son io, gentili signori. Non prendo, né do. Io sono l'inverno che passa sui semi come vento sul grano dorato. Io tolgo soltanto le bucce.
Re: Il nulla sta oltre, signori. La morte è confine. (Si alza).
Regina: La morte è marciume. (Si alza pure lei).
Principe: La morte è la fine. (Alzandosi).
Principessa: La morte è una sposa letale. (Si alza).
Consigliere: La morte… (viene interrotto dalla morte).
Morte: La morte son io, gente mia. Vorreste saperne su me più di me? Guardatemi bene e dopo tacete. Io sono un'antica mammana che toglie la ganga dall'oro; una sposa che sposa se stessa ogni volta che muore una pietra. Chi è pronto alla vita ha bisogno di me, che porto i bagagli e lascio la roba…se c'é. A volte la gente viaggia e porta con sé le cose più strane: va al mare e si porta gli sci; in montagna, e si porta le pinne: va con le cose che ama piutto- sto che con quanto le serve.
Buffone: che morte loquace! E quante ne sa! Di' un po': non sei malaticcia? Ti va un milligrammo di vita? Il fiore che porti mi sembra pesante, tagliente, pungente. (Si rivolge alla corte mentre va alla finestra). Signori: guardate la luce infinita che mai non ha morte. Cos'è questa morte, se sta qui fra la vita?
Morte: comincio a sentirmi depressa. (forte) Uno specchio: mi voglio osservare. (Le viene consegnato uno specchio. Si osserva e si tocca le guance).
Buffone: La morte è una ladra appassita; una cassa un po' vuota che…bara. Sei quasi consunta, signora. Ebbene: per me sei finita. Sei ladra di foglie ingiallite e di rami seccati. Ma il tronco ha radici nel sole, e la luce lo nutre e lo vive con l'aria con l'acqua e la terra. Maestà, questa morte non fa nessun danno; non può far morire nessuno: le anime morte non possono morte sposare. E noi siamo vivi e pensanti. La rosa che porti, signora, nessuno la vuole, qui dentro. La vita che pulsa nei cuori è una rosa infinita, una madre totale che dà solo vita. Quando hai porto la rosa all'ultimo suddito andato, le nostre preghiere hanno vinto: la Vita ha ripreso il suo fiato. Maestà, il nulla non ha rilevanza, non ha consistenza. Si cacci il fantasma! Re: Si cacci il fantasma, ma…dategli un mazzo di rose che sprizzano vita! (sipario).
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