IL RE, IL BUFFONE E LA MORTE
(di Natale Missale)
 

 

Personaggi:

 

Buffone

Re

Regina

Principe

Principessa

Consigliere

Morte

 

 

Sala del trono. Il re è seduto sul trono pensieroso. Toglie la corona dal suo capo e la mette in testa al buffone seduto ai suoi piedi. Lungo silenzio.

 

Buffone: Ecco un buffone re, ed ecco un buffone di re!  Se finalmente riuscissi a coprire di carne  

                quell'osso di pensiero che ti rode, potremmo teatrare un  po' e inventare qualcosa. Questo

                tuo silenzio, buffone, non riesce a muovermi le guance in sorriso. I miei denti muoiono

                dalla voglia di mostrarsi ed alcuni ah! ah! premono sulle corde vocali.  (Il re tace).

                Devo per forza pungerti con questo spillo?

 

Re:  Il mio cuore è triste, pagliaccio. Ciò che i miei sensi sentono è per esso insopportabile. I suoi

        battiti accelerati sanno ormai di fuga. Ma tu sai bene che un sovrano non può fuggire. Ecco

        perché mi sono  tuffato in un mare di silenzio: ho legato la mente col filo dell'indifferenza, ma

        esso si è spezzato; l'ho costretta ad ascoltare il canto delle sirene, ma esse, attratte dal canto di

        altre sirene, sono scomparse; ho spento il respiro grossolano per sbriciolargli i pensieri, ma un

        più sottile respiro, venuto non so da dove, ha ripreso a innaffiarli; ho provato pure a simulare

        la morte, ma la mente, pur senza corpo, ha continuato a cibarsi di pensieri. Il mio regno, il tuo

        regno, mio caro folletto, è un giocattolo rotto che sbanda; una trottola che sta a fine corsa; un

        assurdo jò-jò senza filo; una barca che manca di prua; uno sputo gigante nell'aria. Il tuo regno,

        mattino adorato, è allo sbando, e il tuo re fatica al timone.

 

Buffone:  Fili, sirene, respiri, silenzi, giocattoli rotti e sputi aquilanti. Tu parli di tutto e di niente,

                sovrano. Abbandona la barca delle vuote allusioni, ed apri le finestre allo sfogo concreto!

                Cos'è che ti rende così?

 

Re:  Il mio regno è piombato nel nulla.

 

Buffone: ma no sire, il tuo regno è qui (tocca il trono, il mantello del sovrano, lo scettro, altro…), lo

               vedo, lo sento e lo tocco. Anch'io maestà sono il tuo regno (gli prende la mano e la poggia

                sulla sua spalla). Ecco senti?

 

Re: Nulla, amico mio. Nulla.

 

Buffone: Ma il nulla non c'è, mia grazia. Come può il tuo regno esservi piombato dentro? Il nulla

                non è : come può, quindi un regno che è piombare in ciò che non è?

 

Re: Non fare il filosofo, giullarino mio. E' come se la morte avesse falciato la mia gente lasciandole

       un'anima morta; come se la vita l'avesse sposata, quell'orribile dama. Sento che presto piombe-

        rà qui in questa corte e farà a me ciò che ha fatto a tutti.

 

Buffone: il tuo buffoncino, reuccio caro, saprà ben difenderti.

 

                                      (bussano alla porta con forza)

 

Re: è l'ora    (il re si alza)  è lei.        

             (si spalanca la porta mentre il buffone si nasconde dietro una tenda. Entra la morte recando

               in mano una rosa. Dietro di lei, la regina e la corte al completo: vanno a sedersi in semi-

               cerchio. La morte si siede sul trono).

 

Regina: La morte è un silenzio profondo che angustia la vita e con cui non bisogna parlare. Un tem-

                po falciava e rubava, da ladra, i marmi cadenti di vecchie dimore. Adesso corrompe con

                 fiori ed incensi: è l'unico modo che ha.

 

Principe: La morte (chiede ad un paggio di spegnere un candelabro) va attesa in penombra. Adora

                i sorrisi nell'attimo stesso che passa il suo fiore: un vuoto che lascia vedere attraverso le

                 cose: un buco che sta fra due mondi.

 

Principessa: La morte dà sempre: ed ecco la rosa.    (La morte mostra la rosa).

 

Consigliere: la morte pur prende se passa e riflette la vita: è come uno specchio che fa della cosa

                     specchiata uno spazio diverso.

 

Morte: La morte son io, gentili signori. Non prendo, né do. Io sono l'inverno che passa sui semi

             come vento sul grano dorato.  Io tolgo soltanto le bucce.

 

 

Re: Il nulla sta oltre, signori. La morte è confine. (Si alza).

 

Regina: La morte è marciume. (Si alza pure lei).

 

Principe: La morte è la fine. (Alzandosi).

 

Principessa: La morte è una sposa letale. (Si alza).

 

Consigliere: La morte…  (viene interrotto dalla morte).

 

Morte: La morte son io, gente mia.  Vorreste saperne su me più di  me?  Guardatemi bene e dopo

             tacete. Io sono un'antica mammana che toglie la ganga dall'oro; una sposa che sposa se

              stessa ogni volta che muore una pietra. Chi è pronto alla vita ha bisogno di me, che porto i

              bagagli e lascio la roba…se c'é. A volte la gente viaggia e porta con sé le cose più strane:

              va al mare e si porta gli sci; in montagna, e si porta le pinne: va con le cose che ama piutto-

               sto che con quanto le serve.

 

Buffone: che morte loquace!  E quante ne sa!  Di' un po': non sei malaticcia?  Ti va un milligrammo

                di vita?  Il fiore che porti mi sembra pesante, tagliente, pungente.  (Si rivolge alla corte

                mentre va alla finestra). Signori: guardate la luce infinita che mai non ha morte. Cos'è

                questa morte, se sta qui fra la vita?

 

Morte: comincio a sentirmi depressa. (forte) Uno specchio: mi voglio osservare.

             (Le viene consegnato uno specchio. Si osserva e si tocca le guance).

 

Buffone: La morte è una ladra appassita; una cassa un po' vuota che…bara. Sei quasi consunta,

                signora. Ebbene: per me sei finita. Sei ladra di foglie ingiallite e di rami seccati. Ma il

                tronco ha radici nel sole, e la luce lo nutre e lo vive con l'aria con l'acqua e la terra.

                Maestà, questa morte non fa nessun danno; non può far morire nessuno: le anime morte

                 non possono morte sposare. E noi siamo vivi e pensanti. La rosa che porti, signora,

                 nessuno la vuole, qui dentro. La vita che pulsa nei cuori è una rosa infinita, una madre

                  totale che dà solo vita. Quando hai porto la rosa all'ultimo suddito andato, le nostre

                 preghiere hanno vinto: la Vita ha ripreso il suo fiato.

                 Maestà, il nulla non ha rilevanza, non ha consistenza. Si cacci il fantasma!

Re:     Si cacci il fantasma, ma…dategli un mazzo di rose che sprizzano vita!    (sipario).

                               

               

Fine



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