Hook – Peter Pan (Capitano Uncino)

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Nel corso dello scontro finale, a capitano Uncino la spada gli cade di mano, ma Peter anziché finirlo, lo invita  a raccoglierla. A quel punto, colto dal dubbio sulla vera identità del suo acerrimo nemico, il pirata chiede al ragazzo: “ Pan, chi o che cosa sei tu?”  e Peter gli risponde:“ Io sono la giovinezza e la gioia. Sono un uccellino appena uscito dal guscio”.
Così leggiamo nella parte finale del bel libro di James Matthew Barrie “ Peter Pan e Wendy”, da cui sono stati tratti il cartone di W. Disney (molto fedele al testo) ed il film di Spielberg (poco fedele, ma genialmente reinterpretato). Perché abbiamo iniziato il nostro commento dalla (quasi) fine della storia? Per un motivo molto semplice: noi andremo parlando del puer aeternus, e nella sua favola tutto cio che rappresenta il senex, il vecchio, non può trovar posto: la fine di una fiaba é la vecchiaia del racconto stesso, e noi con la strategia del puer l’abbiamo subito esorcizzata. Ma non ci siamo inventato nulla, perché lo stesso Barrie, giunto alla fine della sua affascinante storia, ad ogni bambina che cresce, che scorda come si vola, e che diventa vecchia, fa seguire una figlia-bambina che sa volare, la quale a sua volta scorderà e invecchierà, e verrà  “ rimpiazzata” da un’altra bambina…
Peter dunque é giovinezza e gioia, un uccellino appena uscito dal guscio, é pura prospettiva.
Come abbiamo visto egli si ripresenta ad ogni generazione con lo stesso identico viso, con lo stesso identico rifiuto della mamma (Wendy era disposta ad adottarlo come aveva fatto con tutti gli altri bambini dell’Isola che non c’é). Col suo tipico canto del gallo egli ha promesso a se stesso di essere solo e sempre un’alba. Egli é al di sopra del tempo, perché volando é riuscito a sottrarsi alle implacabili rotazioni terrestri, ai giorni , ai mesi e agli anni. E’ un’eterna primavera, uno stupore infinito. Non é l’archetipo del fanciullo, ma di chi, a prescindere dall’età, ama vivere giocando, di chi si é reso conto di avere dentro una “sostanza” non deperibile, non databile, non invecchiabile. E’ l’archetipo di chi riesce a vivere il presente con gioia e freschezza d’animo.
“ La realtà é vivente solo se permeata d’affetti, solo se fra essa e chi ne partecipa fluisce una corrente emotiva che crea la circolarità benefica di un mutuo scambio...questa interazione nell’infanzia assume un’intensità ed una magia indimenticabili” dice Carotenuto (La strategia di Peter Pan – Bompiani).  Ovviamente questa affermazione comporta che ci si sia invecchiati, ma nella fiaba Peter Pan dimentica facilmente tutto tranne che di non voler crescere.
James  Hillman, nel suo saggio “Senex et Puer”  parla dell’eterno fanciullo come di un essere che ha solo dimensione verticale  e non orizzontale; di uno che non può avere storia temporale nemmeno nei tratti del viso. Per noi Peter Pan é chiunque abbia compreso di essere sia figlio della terra che figlio del Cielo, di fatti egli può, sia volare che stare coi piedi a terra.
Ma adesso occupiamoci dei films che ne parlano e che potremmo considerare l’uno il seguito dell’altro.
La trama é semplice. Wendy, Gianni e Michele, figli dei signori Darling, una notte vengono svegliati dalla presenza di Peter Pan, venuto per riprendere la sua ombra, scordata in quella camera qualche tempo prima. I tre si lasciano convincere ad andare con lui nell’Isola che non c’é, un luogo abitato da pirati capitanati da Uncino, Pellirosse, animali selvatici ed un gruppo di bambini senza famiglia. “ I ragazzi smarriti erano usciti alla ricerca di Peter, i pirati cercavano i ragazzi smarriti, i pellirosse cercavano i pirati, e le belve cercavano i pellirosse”  (Peter Pan – ed. Salani...).Peter, capo dei ragazzi, in un duello ha tagliato la mano a capitano Uncino e l’ha dato in pasto ad un coccodrillo che non vede l’ora di mangiarsi il resto, ma che avendo ingoiato una sveglia, col suo tic-tac allarma Uncino, che può così sfuggirgli. Campanellino, o Trilly é una piccola fata amica di Pan.
In qualche modo Uncino riuscirà a far prigionieri tutti i ragazzi, tranne Peter, il quale alla fine riuscirà a liberare tutti e a dare in pasto al coccodrillo il suo mortale e uncinato nemico.
Dopodiché accompagnerà a casa i tre ragazzi e riuscirà a farsi promettere dalla signora Darling di far tornare Wendy all’Isola che non c’é ad ogni Primavera.
La cosa andrà avanti per un po’, ma poi, vuoi per le dimenticanze di Peter, vuoi perché Wendy é cresciuta, non avrà seguito e finirà, ma non per sempre: Peter si rifa vivo quando Wendy, divenuta ormai mamma, non sa più volare. La sua bambina, Jane, invece sa staccarsi da terra con facilità, e sarà lei che continuerà la storia. E dopo saranno i suoi figli, e poi i figli dei figli, e..
Ma ecco che subentra la storia di Spielberg: Peter e’ diventato grande, si e’ innamorato di Moira ed ha dimenticato di essere Peter Pan: a lui tocca recuperare se stesso e non sara’ facile visto che e’ diventato “pirata”(pensa solo a far quattrini e ad aver successo negli affari) Ma con l’aiuto di Trilly,  e del suo amore disinteressato ci riuscira’ .
Ora, se Peter Pan é anche gioco, che esso non sia invecchiato ci viene confermato da questi due capolavori intessuti di divertimento e freschezza, che a distanza di anni l’uno dall’altro ci ripresentano lo stesso archetipo. Ma entriamoci un po’ dentro.
Chi é Peter Pan l’abbiamo visto nell’introduzione, quindi chiediamoci, chi é Capitan Uncino?
Chi é Spugna? Cosa rappresentano il coccodrillo, i ragazzi abbandonati, I signori Darling, quella strana bambinaia che é Nana, i pellirosse, le belve, l’Isola che non c’é?
Se vogliamo “usare”  tutti questi personaggi per continuare il viaggio che ognuno di noi fa alla ricerca di Sé, dobbiamo porceli dentro e guardare oltre le loro apparenze.
Quando il Sé si incarna in un corpo per spiegare a tutte le anime incarnate la loro provenienza, si rende subito conto che il suo compito non sarà facile, e fin dall’inizio si troverà dinanzi ad ostacoli insormontabili.
Esso é ovviamente Peter, la Pietra, il mattone della Vita Universale sempre fresco e sempre nuovo,il Mercurio degli alchimisti (In alchimia il Mercurio ha anche questo significato).
Questa sua eterna giovinezza viene subito attaccata da coloro che, avendo scordato la loro vera natura celeste, si sono lasciati convincere dal serpente-tempo e credono di essere figli della terra soltanto. Essi sono rappresentati dalle figure genitoriali, papà e mamma Darling di Disney e Peter genitore di Spielberg, che ritenendosi vecchi, hanno ormai escluso ogni possibilità di Eterno: sono solo corpi soggetti alle usure del tempo, e così dev’essere per i loro figli: questi sono ancora in contatto col cielo, ma il loro  volare viene negato tanto quanto il loro vedere. Essi vedono Pan (il Tutto) e ne parlano ai loro vecchi, ma essi hanno la vista appannata da una errata identificazione col fisico.
Il cane terranova Nana (escluso da Spielberg) é la bambinaia: rappresenta l’istinto che in un certo senso educa i bambini a mantenere sano il tempio dell’eterno gioco. Nel libro di Barrie viene fatto un lungo elenco delle sue attività, tutte dirette al mantenimento della salute fisica dei piccoli Darling. C’é da sottolineare come Giorgio, il sig. Darling, quando i bambini spariscono, per la disperazione e per i sensi di colpa va a vivere nella cuccia di Nana, come a voler riprendere contatto con le radici istintive sue, al fine di trovare un sano equilibrio anche ai livelli emotivo e mentale. E li riesce a intravedere ciò che aveva dimenticato: sì, forse le fantasie dei suoi ragazzi non erano solo fantasie...).
Chi è capitano Uncino?
Esso è un pirata, cioè uno che per campare ruba agli altri. E’ un ladro che non riesce a vedere oltre il materialismo e la prepotenza. Egli rappresenta il vecchio, Saturno nel suo aspetto peggiore, quello congelante, raffreddante, quello che con la clessidra in mano o con l’uncino miete le sue vittime, e cioè a dire quelli che crescono e diventano vecchi.
Fra gli uomini, coloro che credendo di essere solo un ammasso di carne e ossa con un po’ di cervello, non potranno mai imbattersi in lui: invecchieranno e moriranno senza esser riusciti a vivire un solo momento. Come può dirsi vivente uno che ha sposato la morte, e che non ha mai conosciuto la vera alba della vita, quella del risveglio alla propria vera natura?
I nostri veicoli grossolani e sottili sono impermanenti, di essi non rimarrà nulla.
Ogni  forma partecipa al gioco della grande illusione, ma a tale gioco sanno giocare solo i piccoli, i puer, i Peter Pan, coloro che avendo scelto di non crescere, non hanno sposato il tempo, il corpo e la morte, ma la vita, il cielo, lo spirito.
Uncino non può che essere pirata, ladro, perché ha una sola mano quella del prendere, la sinistra.

E’ totalmente incapace di dare perché la mano destra se l’è mangiata il coccodrillo. Odia i bambini e soprattutto Peter, perché nel gioco riescono a dare persino se stessi, ed essendo egli una bugia (il tempo, dal punto di vista dell’anima immortale, è totale falsità), vuole ad ogni costo sconfiggere la verità: l’aggressore è sempre marcio, la menzogna si avventa sempre sul vero, ma non riuscirà mai a scalfirlo. Le bugie hanno le gambe corte, dice un vecchio adagio sempre valido.
Uncino sarà divorato dalla sua voracità (il coccodrillo che porta dentro di sé il tic-tac del suo tempo).
Per potersi sollevare da questa terra, per affrancarsi dal tempo è necessario avere un pensiero felice: Peter genitore alla fine riesce a trovarlo: la gioia di essere padre; questo pensiero lo salvera’.  Uncino col suo avido prendere rimane appeso ai suoi averi ed alla infelicità che deriva dal possesso delle cose di questo mondo: il suo gancio gli sarà fatale.
I pellirosse e le belve sono cittadini dell’Isola che non c’é. Sono amici dei ragazzi perché sono simili a loro: sanno giocare, possiedono poco, sono leali.
Le grandi anime sono riconosciute subito dai semplici, dai poveri, dai miti. I boriosi, i prepotenti, i potenti, i dotti saputelli, quando si accorgono della grandezza di esse (sempre tardi) sono costretti ad inghiottire il rospo della loro miopia e della loro malafede.
Padre Pio è l’ultimo esempio vivente: capitano Uncino (certa chiesa e certa scienza) lo ha perseguitato per tutta la vita con l’intento di finirlo, ma lui non solo è riuscito a non farsi scalfire (e come potevano con i loro mezzucci  fatti di fango avvicinarsi ad un’anima sconfinata?), dopo aver dato la sveglia a migliaia di “ uncinetti” col suo poderoso canto di gallo, è riuscito a volare ed a  tagliare la mano ai suoi persecutori avidi solo di potere a tutti i livelli (è stato acclamato santo a furor di popolo) e  santo rimarra’ nella storia, tagliando cosi’ il pungiglione del tempo.
Per fortuna di tanto in tanto viene al mondo un Peter Pan.

 

Grazie.N.M.

 

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