Un sogno di Alfredo  – 09/07/07 ore 01:00

 

La scena si svolge nel nostro vecchio appartamento di citta` una quarantina di anni fa.
Sto nella mia stanza ascoltando musica a volume piuttosto elevato. D’improvviso la porta si apre ed entra mio padre elegantemente vestito con un completo blu-grigio e dall’aspetto assai giovanile. Senza parlare va direttamente allo stereo e lo spegne. Poi si volta e si avvia verso la porta.
“Le prepotenze si pagano a volte col taglio della mano” mi sento pronunziare con una strana voce. Lui gira la testa e mi lancia un’occhiata come a dire: “Che sciocchezze!”. Subito dopo si dirige verso la stanza da bagno, che inspiegabilmente ha la porta di vetro completamente trasparente.
Si adagia tranquillamente nella vasca, apre il rubinetto della doccia a telefono e comincia a far scorrere il getto dell’acqua su tutto il vestito.
Io allora vado in cucina, afferro due bottiglie di plastica vuote (quelle usate per contenere l’acqua minerale) una grande con la destra, una piccola con la sinistra, corro in bagno e comincio a tambureggiare ritmicamente con quelle sul bordo della vasca dicendo: “Posso far musica anche suonando cosi`”. Lentamente mio padre esce dalla vasca e inaspettatamente dirige il getto dell’acqua della doccia verso di me bagnandomi tutto, vestito compreso. Poi ci guardiamo negli occhi e scoppiamo tutti e due a ridere come matti, indicandoci l’un l’altro con il dito.
A quel punto arriva mia madre, ancora vispa e molto giovanile, che, vedendoci cosi` grondanti, si unisce alle nostre risate.  Poi , pero`, s’interrompe e, indicando il pavimento, fa: “Ohe`! Asciugate tutto voi, sia chiaro! Io non ne voglio sapere!”.
Subito dopo corro nella cucina e da una cassetta di frutta e verdura che stava dietro la porta, prendo un grosso pomodoro rosso ben maturo, torno nella stanza da bagno e, facendo roteare il braccio, lo scaglio con forza sul pavimento ove si spiaccica, colorando tutta l’acqua caduta in terra.
“Cosi` e` meglio!” mi sento dire e scoppiamo di nuovo tutti e tre a ridere.
Rido cosi` forte che mi sveglio e devo confessare che non sono state molte le volte nella mia vita che mi sono svegliato ridendo…

 

Sogno Alfredo n. 2 – 09/07/07 ore 01:00 int. Franca

Questo e` il secondo sogno che Alfredo ci offre per l’interpretazione, il numero due, e tale cifra, il 2, omessa nella data (solo 07 e non 2007) , sommata alle altre cifre 9+7+7 +1 della data ci da` il 26 = 2+6 = 8, l’8, il numero relativo all’Archetipo della Giustizia, dell’equilibrio, della giusta ‘pesatura’ di se` con la bilancia.
La scena si svolge nel nostro vecchio appartamento di citta` una quarantina di anni fa.
Il numero 40 e i suoi derivati (quarantina, quarantena, ecc.) ci riportano al biblico diluvio universale che duro` 40 giorni e al vagare degli Israeliti per il deserto prima di giungere alla Terra Promessa per 40 anni, e al digiuno di 40 gg. e 40 notti del maestro Gesu`, prima di iniziare la vita pubblica, ecc. ecc.; questo 40 indica in genere un tempo d’attesa purificatrice prima di un evento importante, ma qui e` retroattivo, come se quello che e` avvenuto una quarantina di anni fa nel sogno, poteva essere ‘con-preso’ solo oggi, quaranta anni dopo, al maturarsi degli eventi, al termine della quarantena. 
Abbiamo gia`, nel sogno precedente, del luglio del 2006, parlato del significato onirico della ‘casa’, specchiatura della nostra interiorita`, li` era casa di campagna, qui e` casa di citta`, relativa all’attivita`, al lavoro, ai doveri, allo spazio interiore limitato e razionale.
Sto nella mia stanza: il sognatore e` nella sua stanza, nella parte piu` intima di se stesso, ascoltando musica a volume piuttosto elevato. In una casa, e specialmente in un appartamento di citta`, e quando si sta in famiglia, anche l’ascolto della musica deve essere nel rispetto dell’altrui pace e tranquillita`, ascoltare musica a volume piuttosto elevato puo` ostacolare i buoni rapporti con i famigliari e i vicini. Voler imporre la propria musica (idee, volonta`, atteggiamenti) in ‘casa’ e nel ‘palazzo’ e` riprovevole ed egoistico. Nel mondo interiore le cose non vanno diversamente dalla realta`. Infatti…
D’improvviso la porta si apre ed entra mio padre elegantemente vestito con un completo blu-grigio e dall’aspetto assai giovanile La figura paterna che compare nel sogno non e` particolarmente severa, ne` invadente, ma agisce con decisione e naturalezza; il completo blu-grigio la rende forte (blu) e mediatrice tra il bianco e il nero (grigio). Il Padre rappresenta in noi quella componente autoritaria-razionale che ci dice cio` che e` giusto e cio` che non lo e`. Senza parlare va direttamente allo stereo e lo spegne; non comanda di spegnere lo stereo, lo spegne, direttamente.
 Poi si volta e si avvia verso la porta.  La porta e` quell’elemento della casa che permette il passaggio tra una stanza e l’altra,  la comunicazione tra le nostre facolta` interiori. “Le prepotenze si pagano a volte col taglio della mano” mi sento pronunziare con una strana voce. La reazione del protagonista del sogno e`, almeno nelle parole,  aggressiva e violenta: egli considera ‘prepotenza’ la ‘giustizia’ paterna, rispettosa della liberta` e dell’armonia della ‘casa’; tuttavia, in quel mi sento pronunziare si puo` intravedere, da parte del sognatore, un volersi distaccare, da quella componente di se` che reagisce in tal modo.
Lui gira la testa e mi lancia un’occhiata come a dire: “Che sciocchezze!”. Questo padre non si lascia intimidire dalla non velata minaccia del figlio, forse perché
  lo conosce bene e  Subito dopo si dirige verso la stanza da bagno: la stanza da bagno onirica e` il luogo della ‘purificazione’; in bagno ci si libera delle scorie della nutrizione e ci si lava, qui il bagno inspiegabilmente ha la porta di vetro completamente trasparente: permette, non tanto inspiegabilmente, di vedere come ci si purifica: si adagia tranquillamente nella vasca, apre il rubinetto della doccia a telefono e comincia a far scorrere il getto dell’acqua su tutto il vestito. La purificazione del corpo si fa con l’acqua, l’elemento liquido, pulito, che scioglie, ‘solve’, le impurita`; e il vestito, la ‘maschera’, quella con cui ci mostriamo agli ‘altri’, anche quella va lavata, senza timore.
Io allora vado in cucina: la cucina dovrebbe essere
  il ‘luogo’ della cottura dei cibi, dove essi vengono elaborati, cotti per il pasto e resi digeribili, nella nostra coscienza, rappresenta il luogo dove gli insegnamenti vengono assimilati e diventano nostri; invece afferro due bottiglie di plastica vuote (quelle usate per contenere l’acqua minerale) una grande con la destra, una piccola con la sinistra, corro in bagno e comincio a tambureggiare ritmicamente con quelle sul bordo della vasca dicendo: “Posso far musica anche suonando cosi`”. Il sognatore  considera il bagno di purificazione suggeritogli dal ‘Padre’ come una sfida e un ostacolo al suo desiderio di imporre la propria musica in casa, e  ribellandosi alla sua ‘disciplina’,  si reca in ‘cucina’ nel luogo del ‘laboratorio’, non per ‘cucinare’, ma solo  per prendere 2 contenitori ‘vuoti’ di plastica per l’acqua, e usarli come mezzo di espressione della propria musica (notiamo che la bottiglia di destra e` grande e quella di sinistra e` piccola : questa sproporzione tra destra e sinistra indica una sproporzione tra razionalita` e sentimento a scapito di quest’ultimo.
Lentamente mio padre esce dalla vasca e inaspettatamente dirige il getto dell’acqua della doccia verso di me bagnandomi tutto, vestito compreso.
Se l’allegoria del bagno paterno non e` stata recepita, allora c’e` proprio necessita` di provare cosa significhi purificazione e il Padre fa la doccia al figlio, vestito compreso: bisogna lavare tutto, dentro e fuori.
Poi ci guardiamo negli occhi e scoppiamo tutti e due a ridere come matti, indicandoci l’un l’altro con il dito.  Ridere e` caratteristica umana, si ride per gioco, allegria, per esuberanza, ma anche per autoironia, perché si e` capito che se non si ride  non si puo` accettare la drammaticita` dell’esistenza e il peso della responsabilita` di ciascuno di fronte alla Vita. La ‘non risposta’ alle domande ‘chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo’ acquista leggerezza e sopportazione solo se si sa ridere di se`. Nella Genesi (Gn. 18, 9-15) Sara, moglie di Abramo, alla notizia che avra` un figlio in vecchiaia da un marito centenario, ride e poi subito dopo nega di aver riso per paura del Signore…In Qoelet (Qo 2, 2) il ‘riso’ e` definito ‘follia’: (e scoppiamo tutti e due a ridere come matti) come si fa a ridere in questa vita piena di sofferenze e problemi fisici, astrali e mentali? Ma se si riesce a guardarsi negli occhi, a vedersi nella assurdita` dei nostri comportamenti seri e compassati nel voler suonare la nostra musica e nel fare la nostra  doccia… beh, c’e` proprio da ridere col dito puntato. Ma il sogno non termina qui.
A quel punto arriva mia madre, ancora vispa e molto giovanile, che, vedendoci cosi` grondanti, si unisce alle nostre risate.
Il sognatore sognando, sente che manca ancora qualcosa e fa intervernire la Madre, la sua componente irrazionale e sentimentale a completare l’opera di sdrammatizzazione della vicenda.
Poi, pero`,  s’interrompe e, indicando il pavimento, fa: “Ohe`! Asciugate tutto voi, sia chiaro! Io non ne voglio sapere!”. Ci viene in mente il proverbio che dice: “Chi rompe, paga e i cocci sono i suoi…”: questa Madre, come tutte le madri, ha imparato ad essere pratica, bella la musica, istruttiva la doccia ma lei di lavoro extra ‘non ne vuol sapere’. Nella colonna dell’Albero ogni sepirah ha il suo compito e non e` saggio ne` giusto assumersi quelli delle altre.
Subito dopo corro nella cucina e da una cassetta di frutta e verdura che stava dietro la porta, prendo un grosso pomodoro rosso ben maturo, torno nella stanza da bagno e, facendo roteare il braccio, lo scaglio con forza sul pavimento ove si spiaccica, colorando tutta l’acqua caduta in terra. Dopo essersi ribellato al Padre, ora il figlio tenta di ribellarsi alla Madre. Il pomodoro rosso e ben maturo che, spiaccicato, colora di rosso l’acqua caduta in terra, fa venire in mente la prima piaga d’Egitto, in cui Mose` tramuta l’acqua in sangue. Ma il sognatore non e` Mose` e non deve far uscire Israele dalla schiavitu`, ma solo armonizzare in se` la ‘famiglia’
  e quindi:
Cosi` e` meglio!” mi sento dire e scoppiamo di nuovo tutti e tre a ridere.  Ora, con la seconda risata, tutto si ridimensiona e torna alla realta` quotidiana e rido cosi` forte che mi sveglio e devo confessare che non sono state molte le volte nella mia vita che mi sono svegliato ridendo..: c’e un tempo per piangere e un tempo per ridere, dice Qoelet (Qo 3,4), ma e` importante saperlo fare al momento giusto.

Grazie, F.V.

 

 

 

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