Attraverso l'immaginazione l'uomo ha la facoltà di "creare" immagini sullo schermo della mente, e ciò può fare sia in stato di veglia, sia durante il sonno, cioè a dire, sia in piena padronanza di controllo mentale e affettivo, sia in stato di alterazione dei due. Ora, quando le immagini vengono create in condizioni di equilibrio psichico, esse hanno logicità, causalità, 'normalità'; quando invece vengono create in condizioni di disequilibrio, perdono queste caratteristiche e assumono i caratteri della paradossalità, della surrealtà, della alogicità, della 'anormalità'.  Durante il sonno la vigilanza è molto ridotta, tale facoltà viene esercitata, e da qui la creazione di immagini 'fantastiche': i sogni.
Volere dare una definizione del sogno e del perché si sogna, significherebbe avere risolto metà della conoscenza dell'uomo (di noi stessi). A volte penso che tali domande sono quasi 'ridicole' , perché, a ben pensarci, nessuno si chiede perché si respira o perché si mangia, mentre tutti sembrano ossessionati dal perché si sogna. Sognare è una funzione vitale, come il respirare, il digerire, il pompare sangue, ecc. Ecco dunque che la domanda dovrebbe essere: "perché l'uomo è così 'maniacalmente' desideroso di scoprire i meccanismi del sogno?  Basta dare un'occhiata anche superficiale alle mille teorie che le mille scuole delle più disparate discipline scientifiche e non hanno tirato fuori dal cappello a cilindro della…teorizzazione. Si può dire tutto di tutto, ma non fare tutto di tutto. Il vecchio adagio "fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" è sempre valido. In campo scientifico la teoria conduce nella quasi totalità dei casi alla conferma da parte della pratica, mentre in campo psicologico (la psicanalisi - e le tante 'psicocose' da essa derivate - non è una scienza…almeno per ora), non si può dire altrettanto. Vi state chiedendo perché me ne sto qui a perdere tempo coi sogni, dal momento che la penso così?  Per un fatto semplicissimo: i sogni sono affascinanti, e soprattutto sono 'parte' di me; e siccome ho grande desiderio di conoscermi a fondo, 'gioco' con essi. Se la cosa poi  la si fa in gruppo, ancora meglio: il gioco diventa più istruttivo, più variegato e non più monocromo, meno egoico. Che i sogni  possano permettere di conoscere se stessi è avallato dal fatto che "la maggior parte delle scuole psichiatriche concorda che il sogno sia una proiezione, che tutti i personaggi e oggetti che vi compaiono rappresentino in realtà lo stesso sognatore, e che l'azione onirica sia spesso un tentativo di risolvere il paradosso scaricando la responsabilità delle proprie speranze e dei propri desideri". (Fritz Perls - l'Approccio della Gestalt - Astrolabio). Ma può bastare una semplice interpretazione verbale di essi, per sondarne le (insondabili) profondità? A nostro parere, no, e pare che la pensiamo allo stesso modo di molti psicologi, fra cui lo stesso Perls: "…il paziente deve andare oltre le interpretazioni puramente verbali e le nozioni che gli vengono in mente; deve anche ammettere sensazioni, emozioni e gesti. Può anche integrare il sogno…". E' quello che per anni abbiamo fatto al CIS drammatizzando sul palcoscenico certi sogni o certi racconti immaginati attivamente. Adesso, grazie all'idea di Maurizio, stiamo studiando i sogni in gruppo e non sappiamo ancora bene che indirizzo prenderà la cosa. Per quel che ci riguarda, anche il solo fatto di scrivere il sogno e di pensarci un po' sù, vuol dire studiarsi e conoscersi un tantino meglio, perché elaborarlo per renderlo comprensibile agli altri vuol dire anche comprenderlo, accettarlo per proprio. Perché, sembrerà strano, ma la maggior parte dei sognatori ripudia il proprio sogno, lo guarda come un corpo estraneo, come uno strano caso che con lui non ha nulla a che vedere. Quello che è importante nell'interpretare i sogni è tenere in massimo conto la globalità dell'individuo ed il suo presente (anche se pure la sua storia può fornire indicazioni utili), ma soprattutto è necessario, da parte dell'interpretante (lo stesso soggetto o altri), la ferma volontà di conoscersi, di interrogarsi veramente e profondamente, perché se manca tutto questo, non si tratterà più di uno studio, ma di un bla-bla-bla.
Fatta questa brevissima introduzione all'argomento, "tuffiamoci in acqua", passiamo cioè a raccontare ciascuno il proprio sogno e ad interpretarli in gruppo. Un'ultima cosa: noi siamo un gruppo di ricerca, e ciscuno di noi, da quasi una vita, ha approfondito testi sacri orientali e occidentali, ha scavato in testi sapienziali d'oriente e d'occidente alla ricerca delle origini comuni della Sapienza, ha scavato se stesso in mille modi e continua a farlo. Pertanto, nell'interpretare tali sogni, terremo in debito conto tutto questo, non trascurando però la vita di tutti i giorni, quella che alla fine è  il vero maestro per ogni essere vivente. In tal senso la vita è scientifica: ti pone davanti il problema, fa in modo che tu appronti le tue teorie, e te le fa mettere in pratica: se la cosa non funziona, il problema ti verrà regolarmente ripresentato e ti darà l'opportunità di provare tante volte, fino a quando non riuscirai a trovare la giusta soluzione.