Un sogno di CARLA

 

Prima di andare a dormire mi sono fermata a prendere un po’ di fresco sul terrazzo di casa.
E’ estate fa caldo, il cielo è tutto stellato,
mi attardo ad osservarlo e penso che tanti hanno raccontato di aver veduto lobi luminosi: quanto mi piacerebbe poterli vedere!!!
Con questo pensiero vado a dormire; mi sveglio prima dell’alba e nel dormiveglia inizia un sogno-non sogno.
Sono soltanto uno spettatore, ma davanti a me si svolge uno spettacolo fantastico: tutto è di
colore grigio lucente.
Lo spazio è solcato da tanti lobi luminosi ed in mezzo una mano di luce  che emana raggi
abbaglianti.
I lobi si muovono lentamente e muovendosi formano dei disegni di luce che si proiettano sulla
Terra:
sono i segni della piana di Natzca in Perù.

 

 

Sogno Carla  interpretazione di Franca.

La mano e’ la dispensatrice dell’energia accumulata e poiche’ i “disegni di luce” formati dai lobi sono “i segni della piana di Natzca” e’ probabile che il centro interessato sia quello di Netzach e che in qualche modo la sfera di Venere abbia “risposto” alla domanda-desiderio della sognatrice, regalandole gioia e energia. Questi “lobi” di luce inoltre fanno pensare ad entita’ extra terrestri e non e’ possibile immergersi nella magia di un cielo d’estate stellato e non mettersi in qualche modo in contatto con il “Tutto”....

Grazie. F. V.

 

 

 

Sogno di Carla  - Natale

Carla, prima del sogno, parla del prologo di esso, cioè del tempo passato in terrazza a guardar le stelle, poco prima di andare a dormire.Considero tale prologo parte integrante del sogno, perché in esso  la sognatrice parla del suo grande desiderio di vedere i lobi di luce.
La cosa da sottolineare è il caldo, elemento che abbiamo riscontrato anche nel 1° sogno. Alchemicamente ciò potrebbe indicare una particolare fase dell'Opera, la Rubedo, caratterizzata dalla presenza del sole (stelle, per la verità un po' lontane come soli), da alte temperature, da secchezza, ecc.( La Nigredo, lo ricordiamo, è invece fredda, melmosa, oscura,  gelida, paralizzante, caotica, pesante, in una parola, saturniana). Ma ad un esame più attento dei particolari ( "tutto è di un colore grigio lucente", "il cielo è tutto stellato") e di quanto  la sognatrice ha detto sulle possibilità di imporre le sue mani e di produrre guarigione o perlomeno passaggio di energia, la fase alchemica che Carla sta vivendo è la Albedo. Ri cordiamo che la Nigredo finisce quando sorge la luna: una luce comincia a rischiarare il buio, ed il caos in cui si è dibattuta l'anima del ricercatore per anni, ha fine. Alla malinconia e all'angoscia, alla frustazione e alla paura, subentrano speranza e fiducia, ordine e chiarezza. Dopo avere recuperato (nella Nigredo) le immense energie liberate dal disinvestimento di sentimenti e pensieri vampirici, la carica energetica del ricercatore è potenziata, anche perché il sorgere della luna coincide sempre con l'inizio della "vera" ricerca: si entra in una qualunque scuola e si hanno le prime esperienze sottili , che trasformano il ricercatore in un magnete capace di catturare energia cosmica in abbondanza. Ma per produrre l'elisir al bianco occorre che tale energia venga incanalata: un qualunque vizio costituirebbe un blocco. Se il ricercatore e completamente preso dalla ricerca e dirige la propria volontà in una sola direzione, il Dio geloso di cui parla l'Antico Testamento concederà i suoi doni: in altri termini, questo fuoco cosmico, questo prana, questa energia universale, questo Chi, comincerà a scorrere nei canali sottili del corpo (che fisicamente potrebbero corrispondere ai canali del sistema nervoso), che diventerà sano, robusto e capaci di trasmettere energia. E'  probabilmente quello che accade (o è accaduto) all'interno di Carla e che nel sogno proietta nei segni della piana di Natzca in Perù: Gli atomi pranici, dallo spazio solcano i canali dell'altopiano peruviano (del corpo rarefatto, sottile della sognatrice). La mano di luce che emana raggi è la presa d'atto di tale dono pronto ad essere condiviso (emana raggi). Quanto ai lobi che formano dei disegni di luce che si proiettano sulla terra, potrebbero essere un'allusione al fatto che, con l'apertura dell'occhio della mente (terzo occhio), e con la visione della luce coscienziale, la facoltà immaginativa diviene potente e può far precipitare sulla "terra"  quanto ideato in "cielo". Ciò  è confermato dal passo "un sogno - non sogno. Sono soltanto uno spettatore".  Per finire, l'impaginazione del sogno a cui Carla annette molta importanza, e con il quale cerca di farci provare visivamente quello che lei ha provato in  ("entusiasmo onirico"). A Simonetta ha dato l'idea di una figura geometrica, a me quella di uno spartito musicale. Se consideriamo che esso consta di un primo gruppo di 4 righe, poi un gruppo di due, ed infine un ultimo gruppo di sette,  ci trtoviamo ad avere lo strano numero 427, che ridotto "gematricamente" ci dà 4. Potrebbe essere la conferma del fatto che la sognatrice  sta attraversando un buono stato di equilibrio, dovuto all'uso armonioso delle quattro funzioni junghiane dell'anima: pensiero, sentimento, intuizione, istinto. Quando la struttura sarà arricchita da un cerchio, il contatto col Sé (nucleo centrale di ogni essere) sarà definitivamente stabilito, e lì comincerà la Rubedo.  Sarebbe interessante dare un'occhiata ai segni della piana di Natzca in Perù: il sogno potrebbe offrire nuovi spunti.

 

 

Sogno di Carla n° 2 – fantasticherie interpretative di Maurizio

Il racconto del sogno di Carla contiene un errore, una sorta di lapsus, in quanto la sognatrice, tutte le volte che utilizza la parola lobi, dovrebbe invece dire globi: infatti, intende riferirsi alle apparizioni misteriose di sfere luminose quali quelle che sembra generino i famosi cerchi nel grano o altri eventi straordinari e inspiegabili che qualcuno ascrive all’intervento d’alieni o extraterrestri. Queste sfere luminose sono, appunto, globi e non lobi: l’ultimo termine, infatti, si riferisce generalmente alle parti anatomiche tondeggianti di un organo o di un corpo animale o umano, separate dall’intero tramite una scissura o simile; il vocabolo è usato anche in botanica. In questo caso cosa si nasconde dietro il lapsus, a cosa si riferiscono i ‘lobi’ del sogno? Nel racconto di Carla si parla del sonno, della veglia, di uno stato intermedio e del colore grigio lucente: la mia ipotesi è che vi sia un’allusione all’attività del sistema nervoso e che i lobi in questione siano quelli del cervello. Questo, infatti, è costituito di materia grigia, e può dirsi simbolicamente sede di fenomeni luminosi, in quanto organo in cui avvengono i più importanti scambi energetici a livello neurale. Nel cervello, in effetti, ci sono aree, ponti, piani e anche – perché no – linee misteriose, tracciati significativi e sconosciuti. La mano di luce della visione di Carla evoca, inoltre, un altro azzardato accostamento: Michelangelo, nella sua Cappella Sistina, disegna un gruppo di angeli che, attorniando l’immagine di Dio, creano la sagoma di un cervello in sezione sagittale. Questa osservazione è stata fatta da eminenti studiosi, fra cui anche neurologi: il grande artista, in accordo con le tendenze neoplatoniche, con lo sviluppo della scienza anatomica, con gli interessi cabalistici dei ricercatori della sua epoca, volle probabilmente dipingere Dio nell’uomo, o forse riconoscere all’intelletto umano, inteso nel senso alto del mondo delle idee, poteri divini; comunque sia, a tutti è noto il bellissimo gesto della mano creatrice che va a infondere la vita. La sognatrice, dopo aver descritto le caratteristiche della splendente mano onirica, racconta che i lobi formano disegni di luce che si proiettano sulla terra: l’attività cerebrale, generata dal nostro spirito e dalla nostra coscienza, a sua volta dà forma alla percezione e realizza la nostra esperienza del mondo. A questo punto viene da domandarsi: qual è l’intento del racconto, perché si parlerebbe del fondamento spirituale della struttura neurale e della percezione-creazione, qual è il messaggio nascosto nel sogno? Per rispondere a questi interrogativi, vorrei tornare all’inizio del racconto di Carla: lei sta cercando un po’ di sollievo al calore estivo e, sulla terrazza, rimane ad osservare le stelle e il loro mistero, pensa alle forme di vita presenti nell’universo e ricorda i racconti sugli oggetti volanti non-identificati… Anche queste divagazioni forse hanno lo scopo di rinfrescarla, di darle sollievo. Da che? Da quale opprimente calore psichico? Normalmente, quando si guarda alle stelle e all’ignoto, si sta in realtà riflettendo sul proprio destino, di cui gli astri sono simbolo. Se la vita, talvolta, ci appare priva di senso, ci rassereniamo guardando in alto, di notte, le miriadi di piccole luci che ci danno l’impressione di un significato, di un disegno preciso. Quei tracciati degli astri, quelle figure che fin da tempo immemorabile gli antichi avevano già identificato, indicano che i voleri del fato e i percorsi degli uomini hanno un perché. Anche ‘Nazca’ simbolizza la stessa cosa: lo specchio sulla terra di straordinarie geometrie extraterrestri, create da numi sconosciuti ma presenti. Perciò, quando ci sembra di essere noi stessi degli alieni approdati su di un pianeta estraneo e ci sentiamo in colpa se ci poniamo la domanda, o ce la pongono altri: “Ma che cos’hai nel cervello?”, il sogno, difendendo e legittimando la nostra maniera di percepire la vita e la nostra diversità, risponde per noi: “Lobi luminosi…” 

 

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