C’è
una barchetta sul mare
piccola piccola. Il mare è calmo, l’acqua
bassa su cui si riflettono i raggi del sole e da sotto si
intravedono i disegni
che il movimento delle onde forma
sulla sabbia.
Nella barchetta (archetta) monoposto
c’è Roberto il fidanzatino
di mia figlia, ma poi è Roberto e sta aspettando il pesce
(icqus),
ma l’icqus
è già nella sua mano destra.
Sogno
Carla interpretazione di Franca
Il
sogno rappresenta un albero cabalistico molto equilibrato: la barchetta (archetta)
e’ il Malkuth, il piano fisico della sognatrice, il mare calmo il suo
astrale, Yetzirah, in cui si riflettono i raggi del sole (Tiphereth gia’
sviluppato); l’acqua bassa e trasparente e’ il centro Yesod
che permette di “vedere” i disegni sulla sabbia (terra-Malkuth)
formati dalle onde. Roberto, il fidanzatino della figlia, rappresenta il
mentale (Briah) razionale, figlio per trasposizione, e Roberto, l’altro,
il padre per trasposizione, il mentale(Briah) superiore. Questo nella
barchetta, sta aspettando il “pesce” in greco “ikhthys” (ictis) =
figura simbolica di Gesu’ il Cristo - Daath (la Coscienza) perche’ la
parola greca da’ le iniziali della frase ”Gesu’ Cristo Figlio di Dio
Salvatore”. Ma la realizzazione e’ gia’ avvenuta, perche’ il
“pesce” e’ gia’ nella mano destra di Roberto. Il sogno e’ la
fotografia di un percorso diretto sull’albero: Malkuth – Yesod –
Tiphereth – Daath.
Grazie.
F.V.
Sogno Carla - Interpretazione di Natale
"C'è
una barchetta sul mare piccola piccola".
Quando si comincia il lavoro su stessi ci si deve convincere di una
cosa: il confronto con l'inconscio (per dirla psicanaliticamente) è un
fatto personale. Non ci sono transatlantici in cui imbarcarsi per compiere
il viaggio in compagnia. Anche se qualcuno è convinto di salirci sopra
nel momento in cui abbraccia un credo religioso e ne segue i riti e le
tecniche, alla fine anche su quella grande pseudo-barca sarà solo e dovrà
vedersela con se stesso. La nostra interiorità è affar nostro, anche
quando all'inizio riusciamo a sondarne le profondità in compagnia di
tanti: prima o poi la strada diventerà stretta e si potrà passare uno
per volta. Quello che forse dovremmo riuscire a capire è che tale
barchetta è fatta della stessa materia dell'acqua del mare, della stessa
Prakriti differenziata in
miriadi di forme, della stessa vita che, per giocare, ha deciso di
differenziarsi e di vedersi specchiata da tutti gli esseri, barchette
comprese.
"C'è una barchetta sul mare" può anche essere preso come un
invito a non farsi illusioni: dal punto di vista della personalità (punto
di vista prettamente occidentale, che vede in essa un nucleo certo da
conservare) in questo infinito mare di manifestazione-vita la solitudine
è la barchetta su cui naviga un ego identificato con il corpo-mente. In
questo caso la navigazione è una madornale presa in giro: l'inconscio
diventa quella pozzanghera freudiana, quel pantano personale fatto di
rimosso, di irrealizzato, di passato individuale, ecc. In questo caso la
coscienza non può che implodere, indurirsi, nascondersi dentro quella
incredibile apparenza che è la personalità. Per coscienza intendo pura
consapevolezza, che nel caso contrario a quello appena visto, dà modo
all'ego di sgonfiarsi, ed alla chiara luce di scacciare e allontanare
all'infinito le tenebre dell'ignoranza.
"Il mare è calmo, l’acqua bassa…"
e si riesce a vedere il fondo sabbioso. Potrebbe alludere al fatto
che la sognatrice, in questa fase della sua ricerca, ami navigare in acque
poco profonde, ma dalla frase che segue, viene chiarito tutto il senso del
sogno: "nella barchetta (archetta) monoposto c'è Roberto il
fidanzatino di mia figlia, ma poi è
Roberto (mio cognato) e
sta aspettando il pesce (Iktis) , ma l'iktis è già nella sua mano
destra".
A questo punto devo fare molta fatica a non tener conto di quanto la
sognatrice attribuisce di profetico a questo sogno, relativamente alla
assonanza di Iktis con altra parola…
"Nella barchetta (archetta)", nel momento in cui ci si avventura
nel nostro mare, la barca diventa automaticamente arca. Ma arca è sia
quella dell'alleanza fra Dio e Israele, sia quella di Noé, quella che
salverà dal diluvio. Chi comincia la ricerca, chi si fa
"marinaio", oltre ad osservare il mare e le sue profondità,
osserverà anche il cielo che, attraverso le stelle…dà la rotta da
seguire. E osservare il cielo significa, fuor di metafora, filosofare,
sondare con sapienza, chiedersi e rispondersi. Nello stesso tempo
significa anche stringere un' alleanza con Dio: al "bussate"
(guardare in alto), seguirà il "vi sarà aperto" , da cui
l'alleanza. Nella barchetta,
Carla vede Roberto il fidanzatino di sua figlia che subito dopo, ad uno
sguardo più attento si rivela essere Roberto il cognato che aspetta il
pesce che già ha nella mano destra.
Quest'ultima frase allude a molte cose. Primo, potrebbe riferirsi
al cognato, il quale starebbe cercando quanto già possiede saldamente
nella destra, nella mano che stringe. E se il pesce è simbolo del Cristo,
alchemicamente parlando, egli ha catturato (come dicono gli alchimisti) il
pesce che vive nei nostri mari. Secondo, è la stessa sognatrice che sta
dentro l'archetta presso la spiaggia dalle acque limpide e basse. Roberto
significa "illustre per fama" o "splendente di
gloria", e la sognatrice ha scelto di essere fidanzatino di sua
figlia prima , e cognato dopo. Il
Cristo è lo sposo dell'anima. Dapprima nasce piccolo nella mangiatoia (archetta)
e poi diventa grande. Se Egli è pure la coscienza, si sta alludendo alla
sua espansione in luminosità.
E' indubbiamente un sogno che usa la simbologia alchemica, la stessa che
abbiamo riscontrato nelle mattonelle che Carla ha dipinte
e…infornate nel corso del suo commento agli esagrammi dell' I
Ching. Possa Carla portare a termine la Grande Opera.Grazie N.M.
Fantasticherie
interpretative di Maurizio
“C’è
una barchetta sul mare
piccola piccola.”
Il
mare è un simbolo dell’esistenza. La barca è il mezzo per
attraversarla indenni. Nel buddhismo le “paramita” sono il mezzo per
raggiungere “l’altra sponda”, per oltrepassare il “mare della
sofferenza”. Le paramita (che significa anche “perfezioni”) sono
tradizionalmente sei: dana, shila, kshanti, virya, dhyana e prajna; cioè:
donazione, osservanza dei precetti, tolleranza, assiduità, meditazione e
saggezza. La sognatrice parla di una barca molto piccola; con ciò,
probabilmente, esprime la consapevolezza di non possedere virtù eroiche
per sostenere il suo cammino, conosce i suoi limiti, sa di essere un
microcosmo all’interno di un macrocosmo vastissimo e insondabile. In un
certo senso questa consapevolezza è salvifica, perché predispone
all’accettazione di sé e all’abbandono: infatti, identificandosi con
la piccola imbarcazione che riposa sull’immenso mare, Carla si
simbolizza come una bambina nel seno dell’abbraccio genitoriale.
“Il mare è calmo, l’acqua bassa su cui si riflettono i raggi del sole e da sotto si
intravedono i disegni che il movimento delle onde forma sulla
sabbia.”
Il mare viene descritto in maniera molto rassicurante: calmo, poco
profondo, riflette il sole e lascia intravedere i disegni formati sulla
sabbia dal movimento dell’acqua. Come dire che l’esistenza è ora
percepita come accogliente,
dotata di senso, comprensibile e rasserenante. Questo sogno sembra essere
terapeutico, un balsamo atto a sanare una ferita, a compensare una
concezione della vita dalle valenze contrarie, sofferte, dove si rimane
schiacciati dall’incontrollabilità e dall’incomprensibilità degli
eventi.
“Nella barchetta (archetta)
monoposto c’è Roberto il fidanzatino di mia figlia, ma poi è Roberto e sta
aspettando il pesce (icqus),
ma l’icqus
è già nella sua mano
destra.”
Definendo la barchetta come “archetta” la sognatrice conferma
quanto già ipotizzato, ed esprime il suo desiderio di salvezza, di
protezione, di rassicurazione rispetto alle acque diluviali di
“tempeste” karmiche dolorose. All’interno dell’arca c’è prima
un giovane uomo che poi si trasforma in uno più maturo, ambedue
familiari, legati l’uno alla figlia e l’altro alla sorella. In effetti
la barca è “monoposto” e non ammetterebbe altre presenze: un’unica
immagine maschile a bordo è sufficiente a rappresentare l’”animus”
della sognatrice, una figura archetipica che ne incarna l’interiorità
in crescente maturazione evolutiva, cioè la progressiva autonomia e
autoconsapevolezza: come se lei, nel sogno, si dicesse di essere ormai
completa, sufficiente a sé stessa, di non aver bisogno di nulla, di aver
realizzato una certa saldezza personale indipendente da persone o eventi.
“Roberto” non deve aspettare il pesce, ce l’ha già: non è più
necessario nutrire aspettative soggette a disillusione o ad essere in
qualche modo disattese; la forza, la soddisfazione sono dentro di lei. Non
è chiaro all’”interprete fantasticante” se la parola “icqus”
sia già presente nel sogno, oppure se si tratti di una razionalizzazione
successiva della sognatrice, magari tendente a privilegiare l’immagine
simbolica che il “pesce” ha nella storia del cristianesimo e a
sottolinearne l’ identificazione tradizionale con il Cristo. Comunque
sia, accettando questa interpretazione oppure anche dandone una versione
in accordo con il “pansessualismo” freudiano, il significato coincide
con quello già esposto: la nascita nella sognatrice di
una fiera e nuova sicurezza in sé stessa.
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