Marijana – sogno 7
(Un’interpretazione di Maurizio)
Come spesso avviene nei sogni di Marijana, la sognatrice ha un ruolo passivo, cioè da spettatrice degli eventi narrati. In questo particolare evento onirico che parla di teatro, poi, lei è in effetti parte di un pubblico che assiste ad una rappresentazione. Il pubblico, nonostante l’emozione nell’essere in procinto di vedere lo spettacolo, sembra riluttante, ha difficoltà a trovare il proprio posto a sedere, la propria collocazione: “…per un tempo notevole, più a lungo di quanto in realtà non serva, tutti rimaniamo in piedi”. Probabilmente questa sorta di prolungato indugio o di resistenza è un preannuncio dell’importanza dell’evento che sarà rappresentato. Si tratta evidentemente di qualcosa di profondo per Marijana, ma può essere condivisa con il suo compagno, il quale però – sottolinea il sogno – ha un diverso percorso esperienziale, intellettuale o personale: “Lo so che c’è anche Luca in sala, ma è entrato da qualche altra porta.” Il teatro, se da un lato è il luogo della finzione scenica, dall’altro si può dire che è il luogo della verità. Sul palcoscenico si possono rivelare delle cose molto vere: l’attore – in un magico gioco di maschera su maschera - nasconde la personalità più esterna, apparente, di superficie, e fa emergere il volto interiore normalmente celato. Può darsi che l’onirica passività da spettatrice di Marijana testimoni proprio la vigile attesa dell’emersione dal suo intimo di questi livelli archetipici. In più la nostra amica associa questo particolare sogno all’Antigone di Sofocle, da lei recitata come attrice protagonista. Il tema dell’Antigone, per certi versi, è la determinazione nel mettere in gioco la vita per seguire le proprie convinzioni. Per avere una tale determinazione è, naturalmente, necessario avere dei convincimenti precisi e incrollabili, ideali che possano essere punto di riferimento e guida. Ho l’impressione che la nostra amica sognatrice si interroghi su quale possa essere per lei questo saldo punto di riferimento. Perciò, anche in forza del suo cosmopolitismo, evoca nel racconto onirico diversi tipi di teatro, secondo tradizioni e culture differenti: cinese, giapponese, indiano ed europeo – tante verità, differenti modi di vedere la vita. I colori, i messaggi sono tanti quante sono le civiltà citate, ma l’attore principale di questa rappresentazione è serbo, proprio come Marijana: rappresenta il suo bagaglio, la sua origine, che in lei evidentemente svolge comunque un ruolo centrale e di cui Marijana apprezza l’armonia e la bellezza. La rappresentazione dell’attore serbo è gestuale e immediata, “non necessita di testo e di particolari conoscenze teatrali per la comprensione”, segno ulteriore che il messaggio posto in scena non passa attraverso il pensiero verbale e la conoscenza – ma arriva direttamente al livello simbolico della psiche. La cosa desta inizialmente nella sognatrice piacere ed emozione, ma presto queste sensazioni si mutano in inquietudine: l’attore sembra incurante rispetto ad una meravigliosa creatura alla sua sinistra, un pesce fantastico e multicolore in un acquario sferico, posto sopra un tavolino a tre gambe – quindi instabile. A ben riflettere l’immagine di questa creatura, la sfera, le tre gambe del tavolo, evocano quasi l’idea di un’icona alchemica mediovale, e in effetti siamo con evidenza di fronte ad un archetipo, un feto, una creatura interiore dai colori solari e in procinto di nascere. L’attore serbo - compendio della cultura di Marijana – prima mette in pericolo l’acquario con i suoi movimenti incuranti o inconsapevoli, poi lo danneggia facendone fuoriuscire la creatura straordinaria – che dunque è ulteriore rispetto a quanto fin qui rappresentato. Essa, forse, potrebbe essere una prefigurazione archetipica di quella certezza, di quel punto di riferimento, di quella sintesi che trascende i multiformi segnali di cui Marijana è a conoscenza. La sognatrice teme che questa creatura possa agonizzare e morire, e invece siamo di fronte ad una nascita, dall’acqua intrauterina all’aria del mondo esterno: essa si trasforma e, conservando componenti del pesce, diventa parzialmente un uccello e vola via, verso l’alto. Credo che in questo evento la sognatrice presagisca una possibilità: dalla fusione e dall’incontro delle culture, da tutte le sue esperienze e conoscenze, può nascere una nuova via, una fusione multicolore, che può essere per lei una certezza paragonabile a quelle dell’Antigone, un punto di riferimento e di evoluzione, una nuova coscienza – e questo oltre le sue paure, le esitazioni, i riferimenti, le sue origini. Due maestri, due “levatrici”, due iniziatori, sostengono questo sviluppo: Franca che, arrampicandosi su una fune, segue – si può ragionevolmente presumere – la via centrale dell’Albero cabalistico per raggiungere Da’ath, la multicolore e nuova Conoscenza; e Smajo, il terapeuta “tibetano”, di cui Marijana percepisce la presenza protettiva. Non è difficile a questo punto, “autorizzati” dalla presenza di Franca nel sogno, tentare una…
Appendice cabalistica
Il teatro, le sue varie forme culturali e
la gente che lo riempie appartengono alla Sefirah del Regno – Malkuth, la
manifestazione, la molteplicità. Marijana e Luca come due vie differenti e due
diversi approcci alla conoscenza sono sovrapponibili alle prime due Sefiroth
complementari sulle colonne laterali dell’Albero della Vita: Luca è
riconoscibile nel mercuriale Hod, e Marijana stessa come Netzach, il soggetto
femminile, la “venere” del racconto onirico e, insieme, come coppia, ne sono l’hermes-aphrodite.
Al centro della scena, e dunque sulla colonna centrale, l’attore serbo: Yesod,
fondamento e origine, la cui immagine magica tradizionale è quella di un
bell’uomo giovane. L’acquario sferico contenente un pesce dai colori del sole è
chiaramente riconoscibile come Tifereth, “Bellezza”, qualificato con
quest’ultimo appellativo anche nella descrizione della stessa sognatrice. Il
tavolino a tre gambe su cui poggia è l’Albero stesso, con tre colonne. Allorché
la creatura “nasce” sospinta dai movimenti impetuosi di Yesod e vola verso
l’alto diviene fusione e trasmutazione di pesce e uccello, di acqua e di aria,
cioè dei due mondi di Yetzirah e Briah, fino a raggiungere presumibilmente un
piano superiore in Da’ath,