C’e’
una montagna con un sentiero ripidissimo per andarci su ,la strada si
perde di vista ad ogni curva; e sulla sinistra della strada ci saranno
almeno tre metri di neve . C’e’ varia gente che va su’ , qualcuno
usando piccole auto altri camion
; ma c’e’ anche gente che sale a piedi , quest’ultimi , scesi dalle
auto , probabilmente per non appesantirle (lo spirito che si respira e’
che ognuno vuole arrivare su’, pero’ fa ‘ anche in modo di aiutare
gli altri a fare lo stesso o perlomeno fa
in modo di non intralciarli) e per questo sicuramente che alcuni
proseguono a piedi . Strano ,
non ci sono mezzi abbandonati . Io ho un camion che mi precede e perdo
tempo a pensare che non c’e’ la fara’, mentre immancabilmente sale .
Dopo ogni curva scendo dalla macchina e salgo un poco a piedi , forse per
assicurarmi della compattezza del terreno; finche’ senza accorgermene,
faccio molta strada a piedi (sempre in
su’ ).
Poi vengo preso dalla smania che debbo recuperare l’auto che avevo
parcheggiato al lato della strada ( l’auto e’ piccola ) .
Mi viene da pensare che forse perdero’ troppo tempo per recuperare
l’auto e che mi converrebbe proseguire a piedi ……. Invece , ‘’DECIDO’’
di ritornare all’auto .
Inciampo e volo in giu’ e mi fermo quasi planando su un pianoro che e’
anche l’entrata di una grotta .Dal di fuori ( non so’ perche’ ) si
ha una chiara visione di quello che c’e’ dentro . E’ piena di roba
di ‘’VALORE’’ accatastata in ordine .
Questa roba di valore ….. , e’ forse il bottino di qualche banda di
ladri ; e forse quella grotta e’ il loro nascondiglio ?
Entro ( purtroppo ) ed esploro il posto , trovo una porta di metallo; (
strano per entrare non c’era porta anche se l’ingresso era ben
nascosto ) .
La porta non e’ chiusa ma solo accostata . C’e’ uno spioncino che mi
permette di guardare oltre la porta ; sbircio …. Nessuno . Levo il fermo
che la teneva accostata e
continuo in questa esplorazione ; poi sento delle voci ….. mi nascondo .
Sono due e mi viene da pensare che sono sicuramente dei banditi. Parlano
tra di loro mentre io, nel
tentativo di allontanarmi da loro, imbocco un cunicolo che sbuca in un
officina adiacente alla grotta : quest’officina da’ su un villaggio ai
piedi della montagna .
Il villaggio e’ semplice e non c’e’ neve , ma una pioggerellina
mista a neve .
Entro in una casa che mi risulta familiare . Ci sono altre persone che qui
cucinano ( cose fritte ) ed alcune altre che invece , piangono ( sono in
lutto ) ma non so perche’ o per chi .
Penso che vorrei tornare sulla via che conduce in cima alla montagna ;
c’e’ uno dei prima presenti nella casa che mi parla , dicendomi
qualcosa circa la bellezza del tempo ( forse piove misto a neve ) .
C’e’ neve nell’aria ma non per terra .
Mi allontano senza dire niente e mi accorgo di essere in mutande e
maglietta ( questo non desta stupore in chi incontro ) e che questi miei
indumenti mi si sono attaccati addosso , visto che piove .
ED
IL VIAGGIO RIINIZIA .
Grazie
Cristiano O.G.
Commento
al sogno 1 di Cristiano 28/06/01
Montagna=
desiderio di innalzamento spirituale; strada in salita, sentiero
ripidissimo= difficolta’ a realizzare le proprie aspirazioni; la strada
si perde di vista ecc. = paura di perdere la concentrazione sulla meta;
salire a piedi, in auto o col camion= riconoscimento di potenzialita’ diverse; non ci sono mezzi
abbandonati= i mezzi sono parte integrante del viaggiatore e non possono
essere abbandonati, e se qualcuno, come il sognatore, abbandona il suo
“mezzo” perche’ giudicato piccolo, insufficiente dovra’
tornare a prenderlo e
ricominciare il viaggio in altro “modo”.
L’altro modo e’ la discesa nella grotta (visita interiora terrae ecc):
qui c’e’ un ricco bottino (preziose energie accumulate) ma ci sono a
guardia due banditi, due ladri= due “vizi” che non permettono il
recupero delle ricchezze, anche se la porta e’ accessibile...lasciata la
possibilita’ di recuperare quelle energie il sognatore passa in una
“officina” = lab-oratorio, luogo di lavoro, dove dovrebbe fermarsi per
imparare il “mestiere”, ma il sognatore prosegue e ritorna a
“casa”= luogo delle cose note: e’ di nuovo ai piedi della montagna,
di nuovo desidera salire. Pioggia e neve= buone aspirazioni fecondanti. Il
sognatore entra in casa: ancora un tentativo di interiorizzare, meno
violento di quello di entrare nella grotta, qui alcune persone cucinano
cose fritte = i soliti problemi, le solite difficolta’, i soliti cibi,
pesanti e gia’ conosciuti; alcuni piangono: ma il sognatore non sa
“perche’ o per chi” =non conosce le possibilita’ perdute...allora
si allontana da questo “vissuto”, noto
solo in parte e sofferto per tornare a salire sulla montagna della
crescita spirituale... Ancora “pioggia mista a neve”= ancora buone
aspirazioni, ma non arrivano a terra, la “fecondazione” non e’
ancora possibile.
Infine il sognatore “si vede”:e’ in mutande e maglietta, la pioggia
gli ha attaccato addosso l’abito essenziale, non e’ il vestito del
Principe, ma e’ l’acquisizione di “buone abitudini”... e il
viaggio continua...
Grazie F.V.
Dal
sogno di Cristiano del 28 giugno 2001: riflessioni di Maurizio
Se ci prefiggiamo
una meta alta con un percorso
ascetico – magari in sintonia più o meno ampia con le tante scuole che
percorrono il sentiero spirituale –
ci accorgiamo che esiste una grande disparità di tecniche o di veicoli per andare avanti: alcuni più o meno pesanti, ingombranti e
collettivi, adatti a tante persone, altri più autonomi e
individualistici. Il nostro stesso mezzo
può essere tanto individualizzato e ristretto a noi stessi da crearci
delle insicurezze: sarà adeguato al raggiungimento della meta? E la
strada terrà sotto il peso delle nostre aspettative e del nostro fardello
di esperienze? Potremmo diventare tanto claustrofobici
da dover uscire e rientrare continuamente nella struttura veicolante che
ci siamo scelti, abbandonandola e sentendone nuovamente il bisogno, a fasi
alterne e senza riuscire a decidere veramente se stiamo seguendo il giusto
percorso e con i giusti mezzi.
A
quel punto possiamo essere tentati di scivolare su altre istanze, magari
più connesse con la nostra istintualità ctonia,
profonda, con il desiderio di valori più sensibili, concreti e
riconoscibili, Anche da lì, però, finiamo col ritrarci insoddisfatti,
perché quanto cerchiamo ci sembra inaccessibile, già sottratto alla vita
e a noi stessi da qualcun altro, vincolato e protetto da barriere
insospettate, perfino pericoloso per noi perché oggetto di rivalità e
interessi personalistici e forse illusori. E allora? Dove fondare la
nostra esperienza? Dove trovare il vero valore? Forse nella quotidianità
della famiglia o nella familiarità con i gesti semplici di tutti i
giorni. Eppure persino lì non ci
sentiamo a casa; è tutto troppo limitante e coinvolgente al tempo
stesso: come un cibo di non facile digestione, come se ci esponessimo a
legami profondi – sì – ma non liberatori, piuttosto portatori di
dolore e di lutti difficilmente metabolizzabili. Che cosa rimane, allora,
dopo avere eliminato tutto? Stranamente persino il nevischio del nostro
presunto fallimento non attecchisce, non mette radici, non provoca
sofferenze laceranti o definitive ma, addirittura, una sorta di
compiacimento estetico, una pax dolorosa, un languore beato. Però ci sentiamo denudati,
esposti, con la nostra veste intima in piena vista: vorremmo forse che ciò
destasse da qualche parte o in qualcuno un sentimento o un interesse
risolutivo per noi ma… non accade nulla. Non ci resta che riprendere la
nostra ricerca dal principio, testandone nuovamente le fasi e le istanze,
nella speranza di trovare finalmente la chiave di volta dell’intero
enigma. E forse proprio questo ciclo coraggiosamente ripreso, questo
ricominciare incessante, è
la via stessa…
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