Sogno di CRISTIANO
Sono in Nepal, qui’ faccio parte
di una spedizione per raggiungere una fonte miracolosa che si trova
vicino alle rive di un lago, sulla parete di una montagna adiacente alle
rive stesse; dove ci sono tante altre fonti (normali); pero’ io sono
fortunato perché vicino a me, c’è qualcuno che mi indica la fonte giusta
. Questo mi dice pure che bevendo, posso esprimere ( e veder realizzato)
un solo desiderio, perché se no’ la fonte si prosciugherà troppo
rapidamente. A dar credito a questa storia, mentre vengo menato a questa
fonte, incontriamo un gran maestro , del quale, mi vien detto che anche
questo, dopo che gli è stato esaudito il desiderio, poi è tornato
indietro ed ha restituito l’acqua che aveva bevuto; non so come questo sia
possibile però nel sogno accetto la cosa come possibile.
Sogno Cristiano - interpretazione di Franca
“Sono in Nepal” anagrammando la
parola Nepal otteniamo “Pan-El = Tutto-Dio” ed e’ logico trovare nel
Tutto-Dio la fonte miracolosa dell’Acqua magica che esaudisce i desideri;
ed e’ pure giusto che il desiderio esaudibile sia uno solo; un’inflazione
provocherebbe il prosciugamento della fonte. La cosa piu’ importante e’
che quell’unico desiderio sia quello “giusto”, quello che “giustifica” lo
scopo della reincarnazione o il compimento della propria “leggenda
personale” come dice Coelho; l’esaudirlo porra’ fine a tutti gli altri
desideri che non sono altro che la “maschera” di quello Vero. Grazie. F.V.
Sogno Cristiano - fantasticherie interpretative di Maurizio 1. Cristiano inizia il racconto del sogno dalla conclusione, cioè dal ritrovamento della Fonte Miracolosa; conclude invece descrivendo la parte iniziale dell’evento onirico, quella in cui c’è la preparazione per l’avventuroso viaggio di ricerca. Questo particolare modo di procedere può suggerire alcune considerazioni: a) al di là del sogno che stiamo esaminando, uno dei significati dell’inversione fra l’inizio e la fine può collegarsi a quelli che sono i due estremi della vita stessa: la nascita e la morte. La logica comune è quella di utilizzare per i nostri pensieri un tempo ‘lineare’, che ha inizio in un momento stabilito e procede verso la conclusione. Anche dal punto di vista religioso, particolarmente nelle religioni occidentali, il tempo segue la stessa successione logica: si nasce, c’è il corso della vita, si muore, dopo di che c’è una vita ultraterrena concepita come eterna, definitiva. Cristiano, invece, adopera espressioni ambivalenti, non soltanto nel racconto in esame, ma anche per altri sogni e persino come abitudine colloquiale: ricordiamo tutti il suo “andando-venendo” e simili. Uno dei motivi di ciò potrebbe essere il rifiuto ad inserirsi nel corso comune delle cose, in quella logica formale che impone di scegliere un abito, un comportamento, una direzione unilaterale, precisa e limitativa, soggetta poi ad una conclusione fissa e stabilita. Non è a caso, probabilmente, che questo sogno sia ambientato in Nepal; come anche non è privo di senso il fatto che il sognatore abbia una certa predilezione per le filosofie e le religioni orientali, dove tutto è più sfumato, meno definitivo e obbligato, dove il tempo è circolare e la morte non è reale perché si identifica con la rinascita. Cristiano non si riconosce nel tempo lineare, ma in quello ciclico, dove esiste sempre un’altra possibilità e ineluttabile è soltanto il movimento, la trasformazione. Ritornano in queste considerazioni le riflessioni che avevamo fatto in occasione di un altro suo sogno, analizzando la predisposizione alla psicologia ‘nomade’ del nostro amico, contrapposta a quella del ‘sedentario’. b) Un altro significato ricavabile dall’inversione fra inizio e fine è quello più generale di conjunctio oppositorum, la fusione dei contrari che tanta parte ha nell’esperienza interiore, esoterica, alchemica. Evidentemente Cristiano sente il bisogno, anche qui, di stemperare i confini rigidi, le contrapposizioni, sia all’esterno che all’interno di sé: vita e morte, notte e giorno (per inciso notiamo che egli fa un lavoro che lo tiene impegnato durante le ore notturne, invertendo i ritmi biologici sonno-veglia), colpa e redenzione; a quest’ultimo proposito ricordiamo la sua passata frequentazione di Osho Rajneesh, il cui messaggio era parecchio incentrato sull’Illuminazione come superamento di rigidità morali e comportamentali. c) Fusione dei contrari vuole anche indicare nel caso del sognatore, che è un uomo, la ricerca della Donna interiore, dell’Anima, e anche di una concreta compagna di vita. Tuttavia, avverte la psicologia junghiana, bisogna stare attenti a non confondere la propria Donna interiore con la compagna ‘esterna’: in questo caso l’inversione interno-esterno è pericolosa, perché significa proiettare sé stessi e le proprie aspettative su una persona reale, con caratteristiche individuali e la necessità di uno sviluppo autonomo; sebbene ogni rapporto inizi con la proiezione sull’altra o sull’altro della propria Donna interiore o dell’Uomo interiore, cioè con aspettative ideali, l’Amore inizia veramente quando ci si rende conto che l’altra o l’altro non sono ‘oggetti’ che debbano corrispondere alle nostre immagini interne, ma una controparte con cui costruire insieme una fusione reale e non unilaterale. 2. La Fonte Miracolosa compendia quanto abbiamo finora analizzato: da un lato è simbolo di immortalità, di eterna rigenerazione, di fluidità che – emergendo dal sottosuolo dell’inconscio -travalica gli argini e i sentieri prefissati e, quindi, la morte; dall’altro ha in sé le caratteristiche della polarità ‘femminile’, Yin, lunare, acquea, dell’esistenza. Raffigura, quindi, quello che Cristiano cerca e di cui ha bisogno. Rappresenta anche il potere trasmutativo del desiderio, che è energia vitale: ricordiamo a questo proposito l’assioma del buddhismo Mahayana “i desideri terreni sono Illuminazione”, intendendo con ciò che dietro ogni desiderio c’è l’unico grande bisogno del Risveglio. Per arrivare alla Fonte l’immaginazione onirica adotta un tipo di racconto che prevede il passaggio attraverso stadi progressivi, delle vere ‘prove iniziatiche’: abbiamo quindi una mappa non duplicabile, tre animali, una bestia feroce in gabbia, la trasformazione di un leone in un cane affettuoso, l’essere inaspettatamente riparato dalla pioggia da una tettoia, automezzi che scendono dirupi difficili mentre il sognatore ‘dorme’, l’avvertimento ad una persona che è meglio non nuoti in un certo lago. Senza trattare tutti questi punti singolarmente, cosa possibile ma piuttosto complessa, li riassumiamo in due compiti base che il sogno sembra suggerire. · Orientarsi e affrontare i pericoli: l’autoconoscenza presuppone una continua vigilanza, una forte determinazione e una idea chiara della direzione da seguire, senza fermarsi e scoraggiarsi per le inevitabili difficoltà. Sono necessarie anche prudenza e saggezza nell’affrontare le zone inconsce ‘inferiori’. In questo modo l’inconscio ‘supeirore’ verrà incontro e renderà disponibili forze e circostanze che saranno d’aiuto. · Domazione di sé: attraverso la consapevolezza (non la repressione) si impara a dominare la propria mente, piuttosto che esserne dominati. 3. A questo punto bisogna riflettere sull’enigmatica domanda posta dal sognatore: com’è possibile che il ‘Gran Maestro’ del racconto onirico, dopo aver visto realizzato il suo desiderio, abbia potuto restituire l’acqua bevuta in più allo scopo di non prosciugare la Fonte? In effetti ricevere significa anche donare. La Fonte Meravigliosa che esaudisce il desiderio dell’Illuminazione è la Vita stessa. L’unico modo per non prosciugare la nostra Fonte Interiore è quello di ridare alla vita e agli altri quanto abbiamo ricevuto, altrimenti l’Illuminazione non sarebbe neanche tale, consisterebbe soltanto in un raggiungimento narcisistico, in una ‘ubriacatura’ dello Spirito. Per questo motivo nei Sutra buddhisti si dice che il Buddha abbia resistito al suggerimento di Mara, il demone dell’Illusione, di tenersi per sé il suo Risveglio senza comunicarlo ad altri sotto forma di Insegnamento. Anche noi, nel nostro piccolo, non dobbiamo dimenticare questa necessaria apertura. Rimane da chiedersi perché Cristiano sia tanto incredulo rispetto alla possibilità di ‘restituire’ l’acqua bevuta. Rintracciamo due possibili risposte: a) il liquido bevuto entra a far parte dell’organismo, si muta in sangue e fluidi vitali, viene elaborato. Non si può tornare indietro, restituendo quello che si è ‘digerito’, che è diventato parte di noi. In sostanza il sognatore, nella metafora onirica, ritiene che non sia possibile portare all’esterno, cioè comunicare ad altri, il risultato della propria esperienza. b) Anche se fosse possibile rigurgitare l’eccesso di acqua, sarebbe ‘impura’, inquinata dai fluidi gastrici o altro, andrebbe a mescolarsi indebitamente con una Sorgente incontaminata. Probabilmente Cristiano teme che il mondo esterno possa non accettare il risultato delle sue elaborazioni, che lo giudichi male, che non lo accolga favorevolmente. Quanto anzidetto può essere relativo ad una insicurezza del nostro amico sognatore rispetto alla possibilità reale di scambio e comunicazione con gli altri. Problema che egli può e deve cercare di risolvere, in quanto la realtà profonda della vita è costruita sull’interconnessione: la difficoltà avvertita, dunque, è superficiale e illusoria rispetto alla sostanziale comunicazione, all’imprescindibile relazione e all’aiuto reciproco fra tutti gli esseri viventi. |