Il
posto dove mi trovo e’ la mia zona, però sembra un villaggio indiano .
C’e’ molta acqua per strada, (pozze e simili), infatti aveva piovuto
molto copiosamente .
Faccio un lavoro per delle persone, (ho avuto l’impressione che fosse un
lavoro come da spie); insomma consegno qualcosa , che probabilmente
comporta dei rischi .
Per far questo mi erano state promesse 1450 rupie (moneta indiana), invece
mi vengono date dieci paia di forbici, ognuna di queste con una delle due
punte mancante. Penso che è saggio non discutere, e che sicuramente mi
conviene accettare quanto mi è stato dato. .Riguardo il numero,non ne
sono certo, come non so se insieme a queste, mi venga dato qualcosa
d’altro; infatti : il tutto era in una busta di plastica, che io ho
aperto, contando e poi scansando nella busta stessa, ciò che avevo appena
contato ; ma che, non ho completamente svuotato .
Vado in un negozio dove sono conosciuto, (questo nella mia zona, è un
negozio dove ora, comprano oro); entro e vado nel dietro seguito dai due
lavoranti e preceduto da una persona che si era fatta riconoscere come mia
conoscente . Le due persone alle mie spalle, sono robuste, le guardo e
loro mi rassicurano che è prassi , ma che non mi faranno del male ; io
rispondo che ne sono sicuro , perché l’affare che stiamo per
trattare, non ingolosirà di certo . Siedo sull’asse di uno
sgabello, dove all’estremità di questo, ci sono due
chiodi appena appuntati , di cui uno dei due , un poco piu’ alto
dell’altro .Alla vista dello sgabello, mi
era venuto da pensare che i due chiodi sarebbero stati capaci di
farmi da contrappeso, (come poi è stato), e non farmi ribaltare……..
poi mi sveglio .
Sogno
Cristiano - interpretazione di Franca
Il
sognatore riconosce la sua “zona”, il suo ambiente, “si” riconosce
nel “luogo” come se questo fosse un suo autoritratto; che questa sia
la “realta” del sogno e’ ovvio, ma che lui ne sia cosciente e’
molto importante. “Pero’ sembra un villaggio indiano”: Cristiano
riconosce come “suo”il paesaggio
del villaggio indiano, luogo in cui egli e’ stato iniziato alla
conoscenza spirituale, al “viaggio” esteriore e interiore e che gli
e’ familiare. “C’e’ molta acqua”: l’acqua e’ simbolo di
fertilita’ e se si raccoglie in pozze puo’ essere utilizzata per bere,
per purificarsi, per innaffiare e rendere fertile la terra; la pozza e’
una raccolta di acqua naturale, non
ancora sofisticata (da centrali, tubature, rubinetti, fogne ecc.), ancora
genuina e rapportabile alla “Grazia”.
C’e’ un problema: “faccio un lavoro... che comporta dei rischi”,
che ha a che vedere con lo spionaggio; fare la spia significa
o lavorare per la propria patria in mezzo al nemico o per il nemico
in casa; poiche’ il sognatore dovrebbe ricevere “rupie”(= moneta
indiana) come compenso probabilmente sta lavorando per la sua casa
(villaggio indiano) e in tal caso il nemico sarebbe l’Avversario; ma
forse egli non ha eseguito il “compito” correttamente, infatti gli
viene negato il compenso pattuito (1450 rupie = 5x10x29); in relazione
alle 33 Vie della Saggezza della Kabbalah consideriamo i sentieri (cineroth)
5= Geburah = Forza; 10 = Malkuth = Regno; 29= (la lettera Qoph) Il Sole =
Armonia; al suo posto
invecegli vengono date “dieci paia di forbici, ognuna di queste con una
delle due punte mancanti”; ora le
forbici vengono usate per tagliare (potare, eliminare il superfluo, il di
piu’) e la caratteristica
delle forbici e’ la doppia punta (azione
legata alle due polarita’ maschile-femminile, razionale –sentimentale
ecc.) se una delle punte manca, il taglio non puo’ essere “regolare”
come deve essere, ma sara’ storto o sfilacciato: irregolare insomma.
Dunque al sognatore per il suo lavoro contro il Nemico e’ data una
ricompensa –strumento un po’ imperfetto. Ma egli poi non e’ nemmeno
sicuro del numero di quelle forbici, come se temesse quel “10” per le
implicazioni del suo valore (= 10 e’ il Malkuth) e poiche’ con quella
ricompensa gli viene
suggerito di “tagliare” tutto su quel piano, questo
non e’ sicuramente ne’ incoraggiante ne’ lusinghiero per lui.
La seconda parte del sogno riguarda un “negozio dove ora comprano oro”
non e’ chiaro se il sognatore entra li’ per “vendere” o
“comperare”, dato che si reca nel “dietro”, si presuppone che egli
voglia “vendere”e che l’acquirente non si fidi troppo di lui,
ponendogli alle spalle due persone robuste, che pero’ “non gli faranno
del male” oltretutto l’affare e’ assai modesto (“non ingolosira’
di certo”) il sognatore si siede, ma non si accomoda, si siede
“sull’asse di uno sgabello, appuntato con due chiodi ecc. ” che
pero’ non si ribalta... Dato per scontato che l’Oro alchemico non
puo’ essere comprato ne’ venduto, ma che si puo’ solo “fare”,
tutti i timori (delle due
guardie) e le ansie (che lo sgabello si ribalti)
sono relativi a
qualcosa che sicuramente “Oro” non e’ ma che per il sognatore in
qualche modo si rivela “prezioso” o da vendere o da comperare...non ci
resta che augurargli di fare buoni affari... deve solo rilassarsi e
sedersi piu’ comodo, magari su una poltrona dopo aver controllato che
abbia tutte e quattro le zampe!
Grazie. F. V.
Sogno di Cristiano -
Interpretazione di Natale
In
ambito psicanalitico si parla spesso di "sviluppo della personalità".
Mi sono spesso chiesto che senso ha sviluppare un aspetto mascherato di sé
(persona, vuol dire maschera). Evidentemente non ha alcun senso, perché
un lavoro più serio dovrebbe essere quello di smascherare il personaggio,
e vedere l'attore che sta dietro ad esso, per poi smascherare l'attore e
vedere il regista che c'è dietro, e quindi smascherare il regista, a
tutto vantaggio del produttore, ecc, ecc. Ma qual'è l'ultima vera identità
dell'uomo? Esiste una essenza ultima, un nucleo?
Per la psicanalisi non esiste alcun nucleo, per cui non le rimane
che la maschera, e lavora su di essa.
Ma non sono maschere anche quelle dell'attore, regista, produttore,
ecc? Per il buddismo, tutti questi sono aspetti impermanenti, strati di
cipolla, ed alla fine dell'ultimo strato non rimane assolutamente nulla.
Ora, l'esempio della cipolla viene spesso citato in maniera negativa, cioè
per sottolineare che nell'uomo non esiste alcun nucleo. Io la cosa l'ho
sempre vista in maniera diversa: il nucleo c'è, ed è quel Nulla, che
come un albero, ciclicamente lascia esplodere da sé delle gemme di vita;
un Nulla che come un mare, di tanto in tanto, lascia sollevare delle onde
che verranno dopo riassorbite. Siamo in presenza del Tao di Lao-Tzu, di
quella Vita Universale da cui tutto proviene ed in cui tutto ritorna,
secondo implacabili leggi di natura. Cosa c'entra tutto questo col sogno
di Cristiano? C'entra, perché mi permette di sottolineare ancora una
volta che, noi del gruppo onirico non perseguiamo nessun sviluppo della
personalità, sarebbe come volersi interessare della foglia di un albero,
ignorandone il fusto, i tronchi, le radici, il cielo, la terra, l'aria,
l'acqua, i concimi, i parassiti, ecc. La conoscenza che noi perseguiamo,
paradossalmente, è sia personale che impersonale, perché la nostra
ultima essenza é…comune. Tutto ciò giustifica anche la nostra simpatia
per la scuola junghiana (nulla togliendo alla genialità di Freud), che,
con gli archetipi dell'inconscio collettivo, e con l'ampliamento del
concetto di libido (visto da Freud in maniera unilaterale), si avvicina
molto al nostro modo di pensare, che è poi quello dei grandi maestri
dell'umanità (Budda,Lao-Tzu, Krisna, Cristo, Maometto,Shankara,
…Premesso tutto quanto sopra, lasciamo che questa Vita Una esprima il
suo gioco attraverso di noi, al fine di dar vita a ciò che riteniamo il
suo unico scopo: Armonia fra tutte le apparenti individualità, risveglio
di ogni foglia, con presa di coscienza dell'albero, del cielo, della
terra, ecc.
E veniamo al sogno di Cristiano . "Il posto dove mi trovo è la mia
zona". Il sognatore ha preso coscienza di essere… una foglia.
Sembra cosa da poco, ma vi assicuro che è il primo vero passo lungo la
via della ricerca, perché tanta gente, dopo aver eretto un muro fra sé
e…l'albero, crede di essere una sequoia, pensa di essere Dio e di poter
fare tutto quello che gli pare, rompendo le scatole a migliaia di foglie
che non riesce più a vedere a causa di procurata miopia. Dio ci scampi
dai piccoli tiranni (in gergo , questi individui sono stati 'battezzati'
così), ma soprattutto ci eviti di esserlo noi. Cristiano è dunque
"nella sua zona", nell'ambito 'fogliale', tuttavia comincia a
dare una sbirciatina alle foglie accanto, comincia a vedere gli altri:
"Però sembra un villaggio indiano". Cioè, la sua zona si va
allargando, la sua coscienza comincia a espandersi. Di solito, un
allargamento di coscienza accade sempre dopo tempeste emotive ( "c'è
molta acqua per strada - pozze e simili - infatti aveva piovuto molto
copiosamente"). C'è proprio la presa d'atto di quanto detto, si pesa
la consistenza della passata tempesta emotiva, e se ne valutano
i 'benefici'. Nel caso del sognatore stiamo parlando della
scomparsa delle figure genitoriali: prima la morte della madre e poi
quella del padre. La perdita dei genitori è uno di quegli eventi che
catapultano il figlio dinanzi alla vera solitudine. Essa equivale alla
caduta degli dei, alla fine degli eroi. L'orfano è costretto a crearsi
dentro, a introiettare le due figure, dando vita ad una famiglia interiore
che lo educherà e lo guiderà sulle decisioni da prendere. In un certo
senso accade il contrario di quanto avviene con la proiezione dell'anima (junghianamente
intesa) sulla donna della propria vita: lì si proietta, si porta fuori,
qui si introietta, si mette dentro. Ma il mettere dentro equivale anche ad
una auto-proiezione. Insomma, l'orfano diventa padre e madre di se stesso,
nel momento in cui i genitori gli vengono a mancare. E qui potremmo
annunciare una legge paradossale: ciò che è perdita esteriore, è
guadagno interiore. Non so se una tale considerazione sia mai stata fatta
e se è stata sottoposta a verifica. Per quel che riguarda me, credo che
sia andata proprio così, e a pensarci bene, credo anche che una delle
principali funzioni del ricordo sia anche quella di "portare
dentro" ed in vita, le cose morte all'esteriorità. Ma torniamo alle
vicende oniriche del nostro amico. "Faccio un lavoro per delle
persone (ho avuto l'impressione che fosse un lavoro come da spie); insomma
consegno qualcosa che probabilmente comporta dei rischi".
Cristiano entra nel vivo del suo proprema di crescita. Il lavoro
che lui fa insieme con noi nel gruppo onirico, al momento, comporta dei
rischi, sia per lui che per gli altri. Si riferisce soprattutto a questo
sogno, che inconsciamente contiene per lui dei messaggi pericolosi: forse
non è ancora pronto per guardare in faccia sconosciuti aspetti di sé, o
forse ha constatato come questo lavoro, alla fin fine, smuove davvero
forze insospettate (sua sorella Maria Grazia, per una settimana, dopo aver
assistito alla drammatizzazione del suo sogno, ha conosciuto la paura e il
disagio a causa di affioramenti
di sue componenti inconsce). Oppure ancora, il sognatore teme
comportamenti da "analisti selvaggi', teme cioè che qualcuno del
gruppo possa, interpretando il suo sogno, presentargli verità nascoste di
cui non è ancora in grado di sopportare il peso. Lui consegna qualcosa
(questo sogno) al gruppo ed anziché avere la giusta ricompensa (1450
rupie) gli vengono consegnate "dieci paia di forbici con una delle
due punte mancante". Insomma, fuor di metafora, anziché avere
accrescimento (le rupie), ha minorazione (le forbici che, sia pure con una
sola punta, invitano a drastiche potature), ma tutto sommato accetta lo
strano pagamento: "penso che è saggio non discutere, e che
sicuramente mi conviene accettare quanto mi è stato dato". Però
Cristiano sembra anche prendere coscienza del fatto che non è poi molto
attento a quanto gli viene "offerto" dal gruppo attraverso
l'interpretazione del suo sogno: "riguardo il numero, non ne sono
certo, come non so se insieme a queste mi venga dato qualcosa d'altro…il
tutto era in una busta di plastica…che non ho completamente
svuotato".
Ma ecco che il sogno è ad una svolta: "vado in un negozio dove sono
conosciuto". Il sognatore entra in un negozio della sua zona, dove
(ora) vendono oro. La luce della sua coscienza proietta sullo schermo
mentale un altro pezzo di film da decodificare. Un negozio è un luogo in
cui si compra-vende. E' certo che Cristiano vi entra per vendere
("comprano oro"), ma vendere cosa, oro? Non sappiamo, di certo,
l'affare che lui proporrà o che gli verrà proposto ,"non li
ingolosirà" . L'oro è simbolo della saggezza, del compimento
dell'Opera, è segno di avvenuta trasmutazione. Ma andiamo dritti
all'affare, sì perché esso ci viene descritto in ogni minimo dettaglio:
il sognatore,col suo nuovo sogno, si ripropone al gruppo (entra nel
negozio), e…si pone subito su un piatto di bilancia. Solo così posso
spiegarmi quello strano sgabello che in realta nasconde proprio un
pesapersone. I due chiodi, "di cui uno dei due un po' più alto
dell'altro", sono gli strani pesi attraverso cui sarà possibile
valutarlo. Essi sono appena appuntati, ma assicurano l'equilibrio a
Cristiano (i due chiodi sarebbero stati capaci di farmi da contrappeso,
(come poi è stato), e non farmi ribaltare". E' ovvio che il gruppo
non pesa nessuno, ma il sognatore, a quanto pare, sente la necessità di
fare il punto sullo stato della sua ricerca (vedi le sue "riflessioni
a freddo", dove si sforza di assimilare il concetto di consapevolezza
che per ora rimane come un qualcosa da comprare, da acquisire, piuttosto
che come qualcosa da scoprire in sé. La buona volontà c'è tutta, e
prima o poi il sognatore scoprirà che essere consapevoli di sé e del
mondo è la cosa più naturale che possa esistere, perché è la vera
natura dell'uomo, quel nulla che altrimenti detto Coscienza costituisce il
mozzo della ruota dell'esistenza di ogni essere. Questo nulla attraverso
quegli strani ordito e trama che sono lo spazio e il tempo, attingendo al
Cielo e alla Terra, danno forma ad ogni essere, che in ultima analisi
altro non è che il punto delle coordinate dell'Assoluto. Cristiano ha
davvero sete di verità, e prima o poi berrà alla fonte della saggezza
(altro nome per 'semplicità' e 'vita ordinaria'), tanto più che ha
ammesso a se stesso di tenere un comportamento superficiale, e questo è
fondamentale. Se la volontà sarà diretta verso un'unica meta, senza
aspettarsi gratificazioni e soprattutto senza atteggiamenti narcisistici
(vanità, esibizione, ecc), la meta sarà conseguita. Per ora si può
cominciare la potatura con forbici un po' irregolari, operando su tutti
gli aspetti negativi di sé (le dieci forbici
fanno pensare proprio ad un intervento di potatura sull'albero
cabalistico).
Grazie.
N.M.
Sogno di Cristiano
– fantasticherie interpretative di Maurizio
Una
pioggia abbondante lascia come residuo qualche pozza d’acqua: indica uno
scarico delle tensioni; per questo motivo il sogno si preannuncia
portatore di importanti contenuti. La ‘chiave’ che permette di
affrontarne l’interpretazione sta, secondo le mie ‘fantasticherie’,
nella serie di numeri fornita dal sognatore, 1 – 4 – 5 - 0: i primi
tre sono tradizionalmente numeri ‘maschili’. Esaminiamoli, ad esempio,
negli Arcani Maggiori del Tarocco: il numero uno corrisponde al Bagatto, o
Mago, ed è il primo della serie dei numeri, il ‘principio creatore’
da cui discende tutta la successione degli Arcani; il quattro corrisponde
all’Imperatore e il cinque allo Ierofante, il Papa: due importanti
rappresentazioni del maschile, due aspetti – per così dire – della
figura paterna. Riscontrando i significati di questi numeri per mezzo
dell’Albero cabalistico, abbiamo all’incirca gli stessi risultati di
‘polarità’ maschile: l’1 equivale alla Sefirah Chokmah, anche qui
il principio creatore e paterno, mentre i numeri 4 e 5 corrispondono alle
Sephiroth Chesed e Geburah, le cui attribuzioni ‘planetarie’ sono
Giove e Marte. Lo ‘zero’ finale della progressione 1450 può indicare
una grande quantità o una quantità ‘indefinita’, o anche una
‘materia prima indifferenziata’ che si contrappone alla forte carica
creativa, mascolina e strutturata dei primi tre numeri della serie.
Riflettiamo ora sul 1450 all’interno del racconto onirico di
Cristiano: si tratta del numero delle ‘rupìe’ che dovrebbero essere
elargite come compenso di una misteriosa operazione di spionaggio operata
dal sognatore. Invece di ottenere questo compenso, però, egli riceve
dieci paia di forbici ‘spuntate’. ‘Rupìe’ è in rapporto
etimologico con ‘rupa’, che in sanscrito significa ‘forma’. In
particolare, sia nella filosofia indiana del Samkhya che nel Buddhismo,
questo termine è sempre associato con il complementare ‘nama’, che
significa ‘nome’: i due insieme, ‘nama-rupa’, indicano il
conglomerato delle caratteristiche psico-fisiche individuali, dove
‘nama’ rappresenta l’aspetto animico-spirituale e ‘rupa’ quello
fisico-materico. Se analizziamo l’espressione ‘numero
di rupìe’, o anche 1450 rupìe
– che equivale all’equazione ‘numero + rupìe’ – abbiamo gli
stessi significati: il primo termine ‘numero’ o anche ‘1450’
equivale a ‘nama’, il secondo termine, ‘rupìe’, equivale a ‘rupa’.
Notiamo – per inciso - che ‘numero’ ha rapporti fonetici e forse
etimologici sia con ‘nume’, cioè ‘entità trascendente’, che con
il sanscrito ‘nama’, ‘nome, identità’. Anche nel ‘1450’
riscontriamo gli stessi elementi significativi: 145 equivale a ‘nama’
e ‘0’ equivale a ‘rupa’, i primi tre numeri rappresentanti la
parte maschile-attiva-plasmante dell’insieme psico-fisico e lo zero
quella femminile-passiva-plasmabile. In particolare il 145 contiene tre
livelli connessi con la tripartizione ‘sottile’ del ‘nama-identità’:
l’uno, lo Spirito; il quattro, la mente logico-razionale; il cinque, la
mente intuitiva-sovranormale. Oppure, in riferimento alla ripartizione in
‘piani’ dell’Albero cabalistico: 1, il piano Aziluthico,
delle Cause Prime, dell’Akasha; 4, il dominio di simbolica polarità
‘maschile’ del piano Yezirahtico,
cioè delle forze emozionali e formatrici dell’Astrale; 5, il dominio
sul piano Briahtico, della
Mente, dell’Intelletto, della speculazione mistica e misterica. A questi
si aggiunge lo ‘0’, qui inteso come piano Assiahnico
della manifestazione concreta, il livello del Fisico e della materia.
Ritorniamo, però, al nostro sogno. Alla maniera
freudiana, l’interpretazione del lavoro di ‘spionaggio’ citato nel
racconto onirico è da porre in relazione con la curiosità che si ha da
bambini rispetto alle caratteristiche sessuali in genere e alla sessualità
adulta dei genitori in particolare: secondo Freud i momenti in cui il
bambino si trova a ‘spiare’ queste caratteristiche sono profondamente
incisi nella psiche, e vengono a costituire delle ‘scene primarie’ cui
spesso i sogni e l’inconscio fanno riferimento. Volendo dare di questo
concetto freudiano un’interpretazione ‘alta’ e in linea con la
ricerca spirituale, dobbiamo considerare che ogni ampliamento evolutivo
della coscienza individuale presuppone un innalzamento di livello e il
superamento di un ‘velo’. Per esempio, l’Albero cabalistico presenta
diverse barriere di questo tipo, in
ebraico dette Parochet, cioè
‘tenda, velo, cortina’ – e una in particolare nasconde i Tre
Superni, i Principi Superiori della manifestazione cosmica. Questi Superni
consistono in un aspetto maschile, Chokhmah, uno femminile, Binah, e uno
trascendente le polarità, Kether; i due aspetti polari sono gli Archetipi
creatori, i Genitori Primordiali, e la loro fusione unitiva inscindibile
è rappresentata dal Kether, l’Uno al di fuori della serie dei numeri,
il Nulla Ayin, il Vuoto nel senso buddhista di Shunya, assenza di limiti, Assoluto. Il ricercatore spirituale,
quando cerca di comprendere la sua intima natura, la sua alchemica
‘sessualità interiore’ fatta di forze primordiali attrattive e
repulsive, centripete e centrifughe, creative e ricettive, preposte alla
‘soluzione’ delle proprie limitazioni e alla ‘coagulazione’ dei
semi di comprensione, spia – per così dire – come un ‘bambino’
ancora impubere e immaturo al di là del velo di Daath, guardando in
questa Sephirah della Conoscenza come in uno specchio del profondo. Nel
sogno in esame c’è anche un altro elemento immediatamente accostabile
all’interpretazione analitica freudiana: le forbici ‘spuntate’,
infatti, alludono a quello che Freud chiamerebbe ‘angoscia di
castrazione’ e Adler ‘complesso d’inferiorità’; la perdita,
insomma, del potere maschile, della determinazione, della sicurezza in sé
stessi. Qui possiamo ricordare nuovamente il numero 1450, con i primi tre
numeri ‘maschili’ che, a ben vedere, vengono ‘negati’ o
‘annullati’ dal confronto con lo zero finale (infatti le rupie non
vengono consegnate): come nelle ‘forbici’, una punta è presente,
l’altra è mancante, nulla, ridotta a ‘zero’. Riflettendo, poi, è
facile notare come queste punte, una che c’è e l’altra no, ricordano
anche visivamente il numero delle paia di forbici del sogno: 10, in cui
possiamo riscontrare anche la struttura del calcolo binario,
‘presenza’ e ‘assenza’, 1 e 0. Adottando questa interpretazione
‘binaria’, non possiamo qui riconoscere nello zero il ‘Kether-Shunya’,
poiché in quel caso saremmo al di sopra della polarità, come già
asserito: in questo caso lo zero rappresenta con più probabilità il ‘femminile’,
‘vuoto’ come il principio ‘yin’
e contrapposto al ‘pieno’ yang. Da tutto ciò ricaviamo
l’impressione che il ‘femminino’, la ‘materia indifferenziata’,
‘rupa’, la dimensione fisica, tenda in questo sogno a non completare
il principio maschile, a non permettere la realizzazione delle sue
potenzialità; le forbici, infatti, dovrebbero poter tagliare il
Velo-Parochet per consentire al sognatore la comunicazione fra il piano
personale e quello sovrapersonale, ma uno degli estremi della sua polarità
vitale sembra fuori equilibrio o assente. Siamo di fronte ad una
situazione in cui la dimensione ideale-spirituale-maschile non riesce a
trovare la necessaria concretizzazione sul piano
realizzativo-materiale-femminile, lasciando una sensazione di
irresoluzione: per esempio il sognatore sa che nella busta con il suo
deludente compenso c’è forse qualcosa d’altro, ma non ha la prontezza
di verificare; prevale l’insoddisfazione conscia a confronto con la
presenza di materiale inconscio non ancora emerso, non elaborato. A ricordare il numero 10, inoltre, ci sono anche i due chiodi
sulla panca nel retrobottega del negozio di oro: uno più alto e l’altro
più basso. L’’oro’ è simbolo della ricerca spirituale e delle alte
realizzazioni della consapevolezza. Il retro del negozio rappresenta i
lati che, in questa ricerca, sono ancora sconosciuti: ricordiamo che il
sognatore è un po’ timoroso d’entrarvi, però poi si rende conto che
deve contrattare un ‘affare’ non così pericoloso. In linea con
l’atmosfera di spionaggio del sogno ci sono due ‘gorilla’ che
scortano il sognatore nel retrobottega e che rappresentano i lati oscuri
della personalità di Cristiano, le componenti ‘ombra’,
che lui stesso avverte ambigue e allarmanti; inoltre c’è una
figura che deve farsi ‘riconoscere’ perché Cristiano possa seguirla
alla scoperta dell’inconscio: un’Anima
ancora ‘velata’, di cui in parte diffida. Il sognatore, alla fine,
affronta il rischio, e si siede perfino su una panca-sgabello in bilico, a
malapena sorretta dall'incerto ‘numero 10’ e, tuttavia, fortunosamente
stabile. Come ‘interprete fantasticante’ (ormai giunto ai limiti non
più della ‘fantasticheria’ quanto del ‘vaneggiamento
interpretativo’) sono rimasto molto colpito da una osservazione che
Cristiano ha fatto alla fine del suo commento su questo sogno: ha detto di
pregustare l’incontro con il gruppo onirico, presentando questa
aspettativa quasi come fosse collegata con l’ultima immagine del
racconto, quella dei ‘chiodi’. Evidentemente
il lavoro con il gruppo e l’approfondimento dei sogni è ciò che
conferisce una qualche stabilità allo ‘sconnesso’ numero 10,
avviandolo ad assumere il significato suo proprio: quello della
completezza e della realizzazione. Nella cabala il 10 è la ‘Sposa’,
Malkah, e anche il Regno, Malkuth: ambedue simboli della manifestazione
concreta ed esterna del mondo interiore, dello ‘Sposo’, del Sé.
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