23/Novembre/2003
Siamo il gruppo del Cis, ma
non siamo seduti in cerchio, l’ambiente e‘ una scuola-ufficio, Franca
sta dietro una scrivania con altre due o tre persone, noi siamo seduti
davanti alla scrivania per file.Squilla il telefono, Franca risponde,
poi passa il ricevitore a Luciana. Luciana balbetta una risposta e
riattacca, dice:”Era mio marito, mi ha comunicato che e’ andato in
America!” Comincia a piangere. Le dico: “Non ti preoccupare, fanno tutti
cosi’!” Luciana piange e Franca mi dice che non puo’ piangere cosi’
davanti a tutti e mi chiede di portarla fuori.
Fuori le dico di non preoccuparsi e ci incamminiamo per una strada di
Roma. C’e’ un assembramento perché due poliziotti vogliono arrestare un
giovane che ha commesso qualcosa ed e’molto agitato. Diciamo ai
poliziotti: “Con un te’ si calma!” Diamo al ragazzo i soldi per il te’ e
si calma davvero. Poi viene a sedersi accanto a noi su dei gradini.
“Torniamo da Franca” propongo “ altrimenti perché abbiamo fatto questo
viaggio?” Torniamo, ma ora accanto a me non c’e’ piu’ Luciana, ma Carla
con sua figlia Claudia piccola e in carrozzina. Attraversiamo una
piazza, forse Campo de’ Fiori, mi tolgo i sandali, li metto nella
carrozzina e continuo a camminare a piedi nudi.
Compriamo zucchine, arriviamo da Franca e mi accorgo che e’ cambiata: e’
piu’ alta, ha i capelli piu’ lunghi, indossa una maglia marrone chiaro.
Sembra Rossella Falk, mi dico. C’e’ il problema di trovare una tovaglia
per la cena, Franca ne tira fuori alcune bianche ricamate, e mi accorgo
che le abbiamo proprio uguali. Mi viene un dubbio: Mi debbo fermare a
cena qui o dobbiamo cenare con Osvaldo? (Osvaldo e’ un signore che ho
conosciuto questa estate). Cosi’ finisce il sogno.
Grazie. Emma.
Sogno Emma -
interpretazione di Franca
23/11/2003 questa data e’
interessante 5 - 11 – 5 = Pontifex - Forza – Pontifex: e’ il tema del
sogno.
Siamo il gruppo del Cis: la sognatrice evoca una situazione di
gruppo il cui emblema e’ “l’Io Sono”, la Coscienza, Daath, ma nota una
differenza nella disposizione di esso: non e’ circolare, come al solito
ma l’ambiente e’una scuola-ufficio vale a dire una
“scuola-d’obbligo” (= scuola elementare) dove si va per apprendere i
rudimenti del sapere, relativo al centro Daatico. Franca e Luciana, due
componenti del gruppo e ovviamente della sognatrice, relative alla sua
esigenza di Liberta’(Franca) e di Luce (Luciana) sono sedute dietro alla
scrivania che nel contesto funge da “cattedra” e da limite di
separazione tra le qualita’ di Emma al di qua’ e al di la’ di essa
(quelle acquisite e quelle da acquisire). Ci chiediamo quali altre
qualita’siano al di la’: una o due, viene detto nel sogno, forse Natale
( capacita’ di Rinascita) e forse Anna ( Misericordia)? Non e’
specificato; invece si parla di una telefonata ricevuta da Franca e “passata”
a Luciana: “Era mio marito, mi ha comunicato che e’ andato in
America” Ci chiediamo a che cosa possa corrispondere il marito di
Luciana nel contesto, forse al “Luciano”( = portatore di Luce ) di Emma
che si e’ recato in “America” cioe’ nella terra di Amerigo (= colui che
e’ potente in casa): come se la sognatrice prendesse coscienza del fatto
che il “Luminoso” fosse sceso al di qua’ della cattedra per illuminare
i centri inferiori. Non c’e’ da piangere, e’ tutto normale: la Luce ( la
divina Shekinah) scende e dilaga anche fuori della scuola (il centro
Daath) cosi’ Emma (la grande) e Luciana si ritrovano per le vie di Roma.
Nel sogno di Maurizio 17 avevamo dato numerose interpretazioni di questo
“nome”: Roma in questo sogno sembra riferirsi piuttosto al “ramo”
dell’Albero (via o sentiero) che permette di conoscere sia il giovane
che ha commesso qualcosa, sia i due poliziotti che lo
vogliono arrestare . In questi tre personaggi possiamo intravedere
altre tre qualita’ della sognatrice: il giovane e’ la sua componente
ribelle e innovatrice, i poliziotti i suoi censori e “guardiani della
soglia” che vorrebbero arrestarla, cioe’ fermarla, limitarla nelle sue
possibilita’ di rinnovamento. Il giovane e’ agitato ma a calmarlo basta
il “te’”. A questo “te’” possiamo dare due significati oltre quello di
bevanda-infuso; te in cinese vuol dire “Virtu’’ (Tao –Te = la Via e la
Virtu’); te’ e’ anche detto un pezzo di ferro-battuto a forma di T
relativa alla lettera Tau, che nella Kabbalah viene omologata all’
Archetipo del “Folle”. Nel primo significato avremmo raggiunto la
“calma” del giovane attraverso la Virtu’, nel secondo attraverso la
“Follia”, i due significati, messi insieme darebbero “Santa Follia”. Il
giovane quindi, Santo Folle, entra a far parte del gruppo del Cis,
infatti viene a sedersi accanto a noi su dei gradini vale a dire
sulla scala che porta verso la cima dell’Albero. Ed ecco allora la
decisione: “Torniamo da Franca, altrimenti perché avremmo
fatto questo viaggio? Lo scopo era tornare al Cis.
Ma qualcosa e’ cambiato con la venuta del “giovane”: non c’e’ piu’
Luciana, ma Carla (=la Forte) con sua figlia Claudia (=
claudicante) piccola, in carrozzina. Il Viaggio ha tramutato la
Luce in una Forza, che ha partorito una figlia anche se ancora piccola e
incompleta. Per alimentare la potenza di tale “Forza” la sognatrice
decide di camminare a piedi nudi cioe’ di conoscere direttamente
la Terra dove mette i piedi senza il filtro delle scarpe, per poterne
assorbire tutta l’energia, passando per il “Campo dei Fiori”, per il
Campo delle Sephiroth, che viene ad essere “Ponte” tra Roma e il Cis.
Compriamo zucchine: per tornare al Cis, occorre premunirsi di
coppe (le zucche svuotate) per bere. Arriviamo da Franca:
essendo mutata la sognatrice e il suo gruppo, anche Franca e’ mutata,
sembra Rossella Falk. Poiche’ il gruppo del Cis ha interpretato
da poco “Cosi’ e’ se vi pare” di Pirandello dando al personaggio di
della sig.ra Ponza (R. Falk) il significato di Daath, la Coscienza, ecco
che Franca ora ha assunto direttamente il ruolo di tale personaggio.
Tutto sembra pronto per l’alimentazione dell’Albero: ci sono le coppe,
ma si cerca una tovaglia, ce ne sono di bianche e ricamate (come quelle
per la celebrazione della S. Messa) ed ecco che Emma,ora Pontefice del
suo Albero, si pone un dubbio: e’ bene rimanere al Cis (centro Daatico)
o e’ meglio cenare con Osvaldo (= Regno – Malkuth- dato da Dio),
cioe’ tornare a casa, nel qui e ora della vita quotidiana? ( a svolgere
i compiti legati ai doveri conosciuti questa estate?) Lei sola
puo’ rispondersi. Noi possiamo ricordarle solo che: Malkuth - Yesod -
Tiphereth - Daath - Kether sono le tappe che, tutte insieme, formano la
Via centrale dell’Albero.
Grazie. F.V.
Sogno di Emma -
interpretazione di Natale
La prima parte del sogno di
Emma mi suggerisce una considerazione che ritengo importante, e cioè a
dire, che il lavoro che una persona svolge e l'ambiente in cui lo svolge
sono eccellenti maestri di vita. Si tratta di una vera e propria
famiglia allargata, nella quale, al posto delle figure genitoriali, dei
fratelli e sorelle e dei figli, vi sono rispettivamente i capi, i
colleghi, i subordinati. Immaginate un po' cosa succede ad una persona
che a casa è padre o madre di famiglia ed in ufficio è costretta a
recitare tre ruoli contemporaneamente! Il meno che gli possa capitare è
di diventare regista di se stesso. Emma, dopo tanti anni di
docenza, sente il bisogno di continuare, almeno inconsciamente, la sua
missione, e facendo tesoro dei suoi lunghi anni d'insegnamento, in
questo suo sogno, sale in cattedra per ammaestrare le sue persone
care. Intendo per tali tutti coloro che per affetto, simpatia,
pietà, senso materno, stima e tante altre motivazioni, fanno ormai parte
della sua anima, del suo teatrino interiore. Il primo messaggio che si
manda è che, se si vuole condurre un gruppo, bisogna essere più di una
sola persona, cioè occorre saper assumere più ruoli, o se volete, più
maschere. Tutto questo lo evinciamo dal fatto che Franca (la
coordinatrice del gruppo del CIS) sta con due o tre persone, e che alla
fine le viene attribuita una rassomiglianza con Rossella Falk
(un'attrice). Si tratta di una sorta di trasformismo che permette di
rendere duttile proprio la facciata, la maschera. Questo favorisce un
approccio differenziato a seconda dei casi e dei momenti. Un secondo
messaggio che Emma si dà è quello di cominciare ad uscire dall' io,
dal singolare, per approdare al noi, la generalità di cui
facciamo parte. Nasce l'empatia e la simpatia. Questo lo tiriamo fuori
dall'attacco del sogno: Siamo il gruppo del CIS; dall'empatia per
le lacrime della sua interiore Luciana, e dalla frase consolatoria ad
essa rivolta: non ti preoccupare, fanno tutti così - ma anche dai
consigli ai due poliziotti: con un tè si calma - ed infine dalla
frase: diamo al ragazzo i soldi per il tè.
Ma vi è anche un terzo messaggio: un altro più importante maestro
si prende cura di ognuno di noi in questa vita, e questo è l'umanità
intera. Credo fortemente che il momento storico che stiamo vivendo abbia
allargato gli orizzonti della nostra responsabilità: ormai non c'è fatto
che accada nel mondo che non ci tocchi in qualche modo. I media hanno
contribuito ad un allargamento virtuale della nostra coscienza,
allargamento che piano piano va trasformandosi in cambiamento reale.
Emma dà consigli a tutti i suoi personaggi (Luciana, poliziotti, ragazzo
in difficoltà): non ha davanti il solito ego-asso-piglia-tutto, ma una
folla ben caratterizzata di aspetti di sé, che non sono più pose dello
stesso ego, ma "nuclei coscienziali" (se così mi posso esprimere) non
più autonomi, non più attori allo sbaraglio, ma maschere, persone ben
dirette.
Insomma, a grandi linee, il sogno ci sembra sottolinei un momento di
espansione coscienziale della vita di Emma. La vita, con i suoi
problemi, le sue gioie, i suoi dolori, ci offre periodicamente
iniziazioni a questo o a quello, ci matura, ci tempera e ci forgia. Se
sappiamo registrarne i messaggi, cresciamo in esperienza e in saggezza.
Sì, la saggezza non si occupa solo di grandi problemi filosofici:
soltanto quando l'intelletto applica alla vita di tutti i giorni le
verità della metafisica, la persona può veramenti dirsi illuminata. Nei
Dieci tori zen, conseguita la suprema illuminazione, il saggio
torna al mercato, si tuffa nel quotidiano, e vedendo il Sé in ogni
essere o cosa, fa sì che ogni essere e cosa si risvegli alla propria
vera natura: al Sé.
La gente è convinta che essere illuminati vuol dire camminare sulle
acque, volare, predire, miracolare. Ma la vita, l'universo è il più
grande miracolo che c'é. E' solo l'ego che sogna mete fantastiche. Il
vero miracolo è vivere semplicemente, senza grilli per la testa,
mangiare quando si ha fame e bere quando si ha sete, seguire le leggi
della natura come fanno quei gran saggi che sono i nostri contadini, ai
quali spesso, ingiustamente, riserviamo attenzioni inferiori a quelle
rivolte al più anonimo dei cittadini. Una volta saputo, osservato,
intuito, realizzato che l'unica realtà è il Palcoscenico (che
ospita l'universo) che grazie ad un Suo aspetto, la Vita Impersonale,
mantiene viva ogni cosa animandola, rimane una sola cosa da
fare: accompagnare questo preziosissimo corpo verso la sua certa
destinazione, vivificandolo al massimo di tale Santo Spirito. Se
poi ci si vuole divertire ad ipotizzare Qualcosa di oltre,
in-afferrabile, di in-concepibile, lo si faccia pure, ma non come se si
parlasse di politica o di partita di calcio al bar. Si sappia in
partenza che sono tutte pie parole, buoni propositi. Ed anche se la fede
è accesissima, tanto da far "pensare" a qualcosa di ben chiaro, di
inconfutabile e di definitivo, si abbia il buon senso di rispettare un
in-definibile, un Qualcosa che, per antonomasia, è impossibile
limitare in parole. Se pensiamo agli scismi nati all'interno delle
religioni, alle guerre sante, alle lotte fra dotti filosofi, possiamo
solo farci grandi risate.
Come vedete, questo sogno è andato un po' per conto suo. Noi abbiamo
solo seguito lo sviluppo del pensiero. Sarebbe interessante provare a
sciogliere i simboli e le metafore, avendo riguardo al percorso che Emma
segue nel suo sogno decimo, cioè in un sogno che chiude un ciclo e ne
riapre un altro su una tonalità che le auguriamo più ricca di armonie e
di melodie. Lanciamo lo spunto alla stessa sognatrice, dopo aver
sottolineato che, a nostro parere, l'ombelico del sogno sta tutto nella
scena della carrozzina a Campo de' Fiori, luogo in cui è stato arso vivo
un grande pensatore (Giordano Bruno), ed in cui il Grande Oriente
d'Italia (la Massoneria) ha eretto un monumento al grande nolano, in
perenne memoria.
Prima di
concludere vorremmo ribadire quanto già detto. Non c'è nessun segreto da
scoprire per diventare superuomini. Il segreto dei segreti è che non
c'è nessun segreto. Tutto è chiaro e lampante, la buddhità
"imperversa" per ogni dove, e soprattutto è costantemente qui e ora.
Non c'è da andare da nessuna parte, né da frequentare grandi,
cosiddetti, maestri. Il Maestro è Uno per tutti, è trascendente e
immanente allo stesso tempo, e se alchimia c'è, è vera alchimia quella
che riesce a fare di noi nella vita di tutti i giorni delle persone
normali. La gente vuole diventare speciale, e per farlo crede di dover
possedere telefonini ultimo grido, computers all'avanguardia, crede di
dover ricevere il tocco o lo sguardo di qualche santone, di dover
possedere la biturbo, fare agriturismo presso grandi fattorie rette da
qualche furbo che risparmia manodopera e si fa per giunta pagare, ecc.
ecc. ecc. Ognuno è libero di fare quel che vuole, quando vuole e come
vuole. Ognuno è padrone di quella fetta di destino che gli è concessa.
Ognuno può gestirsi come gli pare. Ma la cosa più importante di tutti è
che ognuno E'.
Grazie, Nat.
Sogno di
Emma – interpretazione di
Maurizio
Il sogno
inizia descrivendo un ambiente ordinato, lineare, con divisioni
funzionali o gerarchiche simili a quella di una scuola o di un ufficio.
Si tratta di un luogo dalla conformazione significativa che, in un certo
qual modo, infonde chiarezza e certezza o, per meglio dire, stabilità.
La stessa Emma ha, nella realtà, ricoperto un ruolo lavorativo nella
scuola che, quindi, per lei era anche ufficio: l’accostamento onirico di
questa esperienza con il CIS forse ne evidenzia l’analogia con il
‘lavoro’ autoconoscitivo, con l’attività di insegnare e imparare e, in
definitiva, con una spiegazione logica del mondo e una strutturazione
della coscienza. Il personaggio di Franca ne rappresenta il fulcro, la
direzionalità, e alla fine del racconto onirico quasi si trasfigura
rivelandosi: la somiglianza con Rossella Falk non sembra infatti
casuale, soprattutto per noi del CIS che abbiamo più volte potuto
apprezzare – preparandoci per la nostra rappresentazione teatrale di
“Così è se vi pare” - la sua interpretazione della Signora Ponza per la
‘Compagnia dei Giovani’ in versione filmata. Ricordiamo che nella nostra
rielaborazione dell’opera teatrale abbiamo riconosciuto nel ruolo
ricoperto dalla Falk l’archetipo della Verità Velata, della Coscienza
oltre l’Illusione. Per ritornare al sogno, dobbiamo notare che si palesa
subito il confronto fra l’istituzione di Franca e gli eventi dolorosi e
disordinati della vita ‘esterna’, i quali irrompono nella struttura
protetta della scuola: il marito della Luciana onirica ha abbandonato il
suo ruolo per cercare un Nuovo Mondo, ma l’emozione negativa conseguente
viene respinta dal contesto dell’‘aula’, riconducendo nel mondo
quotidiano. Luciana si muterà più tardi, come accompagnatrice di Emma,
in Carla con sua figlia piccola: analogie fra personaggi che, forse, si
ricollegano a certe difficoltà o imprevisti che fanno parte delle
esperienze personali della sognatrice. In effetti, rispetto alla
strutturazione ordinata e rassicurante della coscienza o della ricerca
spirituale consapevolmente condotta, la vita come evento naturale e
misterioso conserva un elemento di inconoscibilità, caratteristiche non
lineari ma apparentemente casuali, disordinate, ingestibili. Questo
conduce i ‘poliziotti della mente’ a cercare di arrestare o di contenere
il giovane agitato, che rappresenta proprio l’elemento imprevedibile e
ingovernabile che il sogno cerca di rappresentare, in una certa analogia
con il ‘pianto’ di Luciana. Ulteriore paradosso: il ragazzo si calma non
con una camomilla ma sorbendo tè, cioè una bevanda eccitante, quasi a
riconfermare l’insospettabilità degli accadimenti e delle soluzioni, e
anche il fatto che per sedare delle conflittualità forse non basta
‘calmarsi’ o disciplinare, ma bisognerebbe ‘attivarsi’, intervenire,
aiutare, stimolare o stimolarsi. Poi c’è la passeggiata a piedi nudi,
comprando zucchine, in Campo dei Fiori che – nonostante il nome - non è
precisamente un giardino o un parco ma, semmai, è ricordato storicamente
come luogo del martirio di Giordano Bruno, oppure come parte della
romana Campo Marzio, cioè zona dedicata alla guerra e allo sviluppo
della forza militare. Ancora un paradosso: procedere in maniera non
protetta, inoffensiva, passeggiando senza preoccupazioni dove si sono
sedimentati conflitti ed esecuzioni capitali. Non è una forma di
incoscienza, una sottovalutazione che - direzionandosi verso il Centro
interiore dell’Io Sono, del Sé - si fa dei pericoli che la vita
presenta, della sua realtà? Giordano Bruno, ad esempio, era un filosofo,
una persona ‘spirituale’, un antesignano del libero pensiero, della
conoscenza di sé, dell’unione del microcosmo uomo con il macrocosmo
universo: eppure è morto orribilmente, incontrando opposizioni
insormontabili. Insomma, la domanda del sogno sembra questa: non sono le
filosofie, i sistemi di pensiero (forse anche i ruoli sociali,
lavorativi, familiari) essenzialmente dei tentativi insufficienti per
proteggersi dall’imprevedibile, dei sedativi, degli anestetici che non
tengono realmente conto delle cose come sono? Eppure Franca alla fine
del sogno si trasfigura e sembra assomigliare davvero a quella Verità
sfuggente e inconoscibile tanto ricercata, dando un senso al ‘viaggio’
onirico. Le tovaglie per la ‘cena’ - momento conclusivo della giornata e
forse dell’esistenza, simbolo dei consuntivi, della condivisione, della
comprensione – sono però identiche: quelle di Franca e quelle di Emma,
quasi a indicare che in fondo la trama della vita, il suo ordito, i suoi
ricami, i colori sono gli stessi, sia nella ‘scuola-ufficio’ che in
‘Campo de’ Fiori’, sia nella coscienza disciplinata che nel procedere
quotidiano; sotto c’è un fondo unico, un unico tessuto, una
realizzazione armonica, un senso comune. E allora? Dov’è meglio cenare,
condividere, indirizzarsi? Nella scuola ‘esoterica’ dal percorso
preordinato o nella vita ‘exoterica’, magari in compagnia di una persona
comune, incontrata per caso fra tanti nella sovrabbondanza esperienziale
dell’estate…?
Sogno Emma
(finalmente, chissa’....) interpretazione di Anna
Piu’ di un semplice sogno, mi
sembra una esercitazione, uno sforzo di concentrazione di distacco.
Questo ripetere”non ti preoccupare” e “le dico di non preoccuparsi” mi
sembra rivelatore di uno stato si accettazione ed allo sesso tempo di
ricerca di distacco da una qualche situazione che la turba. “con un
te’ si calma” e “si calma davvero”, non fanno che rafforzarmi nella
mia impressione.
L’ambiente del sogno di Emma non e’ il solito del CIS, e’ vero che
“siamo il gruppo del CIS” ma si tratta piuttosto di una classe (e’
evidente la reminiscenza scolastica della sognatrice), e Franca ne e’
l’insegnante con altre persone non identificate; cio’ detto inizia il
“viaggio” . “Ci incamminiamo per una strada”. E’ proprio a questo
punto che - dopo aver guadagnato la calma , Emma comincia il
viaggio dentro se stessa: si rende conto di essersi allontanata troppo
e si ripete e ci ripete “torniamo da Franca, altrimenti perche’
abbiamo fatto questo viaggio?”, identificando Franca con la sua
parte intima e spirituale: a questo punto compare la bambina, il
nuovo, la rinascita il germoglio verde, il futuro, quello che abbiamo
come risorse interiori. Ed Emma ha tanto: le basta poco per andare
al nocciolo della situazione: mi tolgo i sandali e continuo a
camminare a piedi nudi”. Il contatto con il terreno e’ ancora piu’
vivificante, Al rientro si rende conto che la sua parte intima
(Franca del sogno) e’ cambiata (naturalmente!!) E’ come se fosse una
sacerdotessa.
La ricerca della tovaglia per ‘la cena’e’ la parte piu’ dolce e
significativa. Tovaglie bianche e ricamate (e’ chiaro che e’ una ‘cena’
speciale), per un momento particolare: una Comunione.
Ma Emma ha ancora un piccolo
dubbio: “mi debbo fermare a cena qui o ...”
FERMATI LI/QUI EMMA CARA,
WHERE YOU BELONG , APPARTIENI AL CIS, QUINDI A TE STESSA;
Grazie, Anna |