Un sogno
di EMMA
Il sogno si svolge a Frascati,
in casa dei miei genitori. Grazie. Emma
Emma 12 - interpretazione di Franca
Questa volta Emma non ha
fornito la data del sogno, ma il numero del sogno (12) e la cifra finale
“30” prezzo della borsa Metrona, indicano l’archetipo a cui il sogno fa
riferimento: l’Appeso, il Sacrificio. Il sogno si svolge a Frascati,
la casa dei miei genitori: “il Luogo” del sogno e’ dunque
Frascati, cittadina famosa per il suo vino, (sul cui significato
simbolico non ci soffermiamo, ma a cui accenniamo brevemente:vino =
bevanda spirituale, sangue del Cristo, liquido di Verita’, ecc.);
tuttavia “frascato” e’ anche l’insieme di rami fronzuti, legati
insieme, che formano un riparo a forma di tettoia, quindi questi “frascati”,
al riparo dei quali si trova la casa dei genitori di Emma,
genitori che in questo contesto possono esere omologati alle Sephiroth
Geburah (Madre) e Chesed (Padre), potrebbero simboleggiare la Sephirah
Daath, “tetto” delle altre due, fuoco del piano mentale o Briah. E’
mattina: viene messo in risalto “il Tempo” in cui si svolge
l’azione: la “mattina” e’ il momento dell’attivita’, quello che, si
dice, “ha l’oro in bocca”; e’ un tempo grande perché’ c’e’ tutta la
giornata per operare e si e’ riposati e “nuovi”. La sognatrice e’ pronta
per recarsi a “scuola”. Noi sappiamo che nella vita Emma e’
un’insegnante in pensione, ma il suo “andro’ a scuola” puo’
essere inteso anche come una sua necessita’ di recarsi a scuola per
apprendere lei stessa qualcosa, infatti non fa riferimento ne’ ad
allievi ne’ a materie di studio da insegnare. Ed ecco una serie di
ostacoli si frappongono tra lei e la meta della “Scuola”: la madre (Geburah,
la Forza) la trattiene, ha bisogno di aiuto, non “vede” ed ha perso
l’orientamento; il padre (Chesed, Giustizia) pur nella sua tuta viola,
simbolo di purificazione, ha dimenticato di indossare le scarpe, quindi
e’ poco protetto nei “piedi”, alla base, e rischia un raffreddore, un
male-essere, egli la trattiene perché vada a recuperare i rifiuti che
voleva buttare e che sono invece sparsi per le scale: i rifiuti
sono le scorie, cioe’ i “difetti” opposti alle virtu’ che rappresentano
le due Sephiroth; pero’ i sacchetti di plastica, cioe’ i
contenitori “giusti” per tali rifiuti, sono finiti, quelli di carta
non sono idonei e non permettono il recupero dei rifiuti sparsi… Grazie. F.V.
Emma 12 - Interpretazione di Natale La frasca è un ramoscello che porta ancora attaccate tutte le proprie foglie, ma può anche essere simbolo di leggerezza, vanità; oppure può indicare un capriccio o una frivolezza (Devoto-Oli). Frascato è un riparo di frasche a forma di tettoia (idem), pertanto, Frascati potrebbe indicare (oltre che il celebre vino dell'omonima cittadina dei Castelli Romani) una località piena di ripari di frasche. Cosa può rappresentare, nell'anima di Emma, una simile "località"? Fa pensare ad un "luogo", che da un lato sembra essere esposto alle intemperie, e dall'altro sembra essere di facile controllo: ogni frascato non ha pareti, ma solo tetto. Quindi possiamo concludere questa breve chiacchierata introduttiva, dicendo che col suo Sogno Emma sta solo cercando di dirsi che la situazione in esso rappresentata va presa quasi alla lettera: a Frascati le cose sono così come si vedono, e non altrimenti. Ma abbiamo detto "quasi", perché la prospettiva dall'alto (il tetto di frasche copre tutto) offre la possibilità di studiare il sogno come metafora. Emma deve andare a scuola), ma continui intoppi glielo impediscono. Preso alla lettera, questo vuol dire precisamente quello che dice: i genitori di Emma sono in là con l'età, hanno problemi di salute, assorbono molto del tempo della sognatrice, la quale è costrettta a trascurare i suoi "doveri" d'ufficio (la scuola), per accudire i suoi. Dall'altro punto di vista, Emma è convinta che per crescere in coscienza, per espandere la sua anima, si debba frequentare una "scuola" diversa da quella che la vita quotidianamente propone ed impone. Sì, è anche possibile seguire "scuole" religiose, filosofiche, di spiritualità in genere, per alimentare il fuoco della ricerca, ma a volte una persona acquisisce più pazienza, più conoscenza di sé, più saggezza, in pochi mesi di vita quotidiana piuttosto che in anni di meditazione. La terza età ha bisogno di assistenza. Prima o poi i nostri genitori avranno bisogno di noi, come noi, da piccoli, abbiamo avuto bisogno di loro. A volte, il problema nasce quando, non riuscendo a vedere la loro "naturale" debolezza, rimaniamo ancorati all'immagine di forza e sicurezza che da sempre ci avevano dato. Se Dio ci presta salute, anche noi diventeremo come loro, vecchi con un po' meno di forze e con qualche problemino. Fino ad oggi la natura ha operato così. Domani, viste le ultimissime scoperte in campo medico-biologico, le cose potrebbero anche cambiare, e chissà che la vecchiaia non smetta di essere sofferenza, per divenire magari l'età di un vero "raccolto" dei frutti di un'intera vita. Spesso accettare certe situazioni è difficile per il semplice motivo che quanto succede è completamente diverso da quanto ci si aspettava che succedesse. Non diciamo di accettare passivamente, ma di non lottare psichicamente contro una situazione che è possibile mutare solo dal punto di vista dell'atteggiamento mentale. A volte vedere la realtà così com' é, vedere i propri cari invecchiati, può significare da un canto dare un aiuto a loro stessi (non si sentiranno più costretti a spendere moltissime energie per continuare a "recitare" la parte dei forti - e ciò nulla togliendo al loro insostituibile bagaglio di esperienza), e dall'altro, costringere noi alla maturità, all'assunzione di responsabiltà che fino a quel momento gravavano sulle spalle loro. A quel punto noi diventeremo non solo i loro occhi, ma anche le loro braccia, il loro udito, tatto, gusto, e perché no, loro padri o madri! Quindi non c'è bisogno di chiamare quella scuola ipotetica che dovrebbe insegnare a vivere e "crescere", per raccontare bugie (ho bucato una gomma): la vera scuola è la vita, con tutte le sue sofferenze, ma grazie a Dio anche con tutte le sue gioie. Certo, dal punto di vista della forma (il corpo con tutti i suoi sensi e tutte le sue prospettive), vedere nascere questo fiore (lo stesso corpo) per vederlo crescere, soffrire, gioire e poi morire, non ha alcun senso. Ma dal punto di vista della Sostanza, l' Immanente Vita Universale che è l'aspetto manifesto del Divino Che tiene insieme l'immenso universo, è la perfetta sinfonia, il gioco perfetto, il teatro perfetto, il gioco, l'illusione perfetta nella sua irreale consistenza, o se volete nella sua reale inconsistenza. Misurare gli avvenimenti per conoscerne la grandezza, il significato, la portata, è ciò che Emma desidera. Capire i perché delle cose è la massima aspirazione di ognuno di noi. La borsa "metrona" (pare un romanesco che sta per "misurona") può non solo permettere alla sognatrice di misurare, ma anche di conservare. Ma Rosanna, l'amica-collega (parte razionale di Emma), dice chiaro e tondo che la borsa è piena di buchi..Però la sognatrice la compra lo stesso al costo indeterminato di 30. Di sicuro non sono denari, non saranno per caso "tozzetti", vero? Grazie. Nat
Emma 12 – interpretazione di MaurizioEsiste un’analogia fra questo sogno di Emma e il precedente: in ambedue sono presenti i suoi genitori e lei se ne deve occupare. In questo sogno è ancora più evidente ciò che nell’altro avevamo appena accennato e mi riferisco a quel curioso processo di crescita in base al quale i rapporti con i propri genitori vengono di fatto invertiti: loro diventano progressivamente come dei bambini, come figli, e bisogna accudirli e direzionarli con una buona dose di senso materno o paterno. E’ quanto accade alla sognatrice, alle prese con una mamma che deve essere fisicamente guidata e un papà che fa azioni maldestre con un pizzico di irresponsabilità e va ‘sgridato’. Se volessimo indagare in senso simbolico profondo il valore di questi due personaggi onirici – naturalmente con il massimo rispetto e considerazione per i genitori reali della sognatrice e per le loro situazioni di difficoltà, da cui però prescindiamo per indagarne gli aspetti metaforici – dovremmo vedere in essi gli archetipi primordiali generatori, il Cielo e la Terra, Spirito e Materia o, per esprimerci con una terminologia che risente meno delle pregiudiziali occidentali, Purusha e Prakriti. In effetti è vero che, ad un certo punto della nostra vita, raggiunta l’età della maturità, questi archetipi ci si rivelano in tutta la loro insufficienza e, almeno nella coscienza ordinaria, perdono il loro carattere numinoso: in parole più semplici, la vita stessa ci sembra meno promettente, meno ricca di contenuti ideali e di possibilità. Così la ‘Terra’, la Natura-Prakriti cominciamo a considerarla come ‘cieca’, insenziente, soggetta a cicli di evoluzione e involuzione senza una vera direzionalità, anzi siamo noi come esseri umani che dobbiamo guidarla, non è lei a sostenerci. Di contro, il Cielo-Padre-Purusha-Spirito, che rappresenta un po’ la divinità invisibile, la Legge inerente all’esistente, il Logos, sembra anch’esso giocare con i destini irresponsabilmente, spargendo sulla scala gerarchica delle sostanze, dei mondi, dei fenomeni, soltanto scorie e ‘immondizie’, impurità, rifiuti, accidenti, guai e in breve sofferenza. Il Cielo non sembra, da sé, in grado di eliminare il dolore e le brutture della vita, sembra che l’uomo debba cercare di compensare anche i suoi disastri, per lo più non riuscendovi, perché i suoi mezzi sono insufficienti e inadeguati. Tuttavia questo potrebbe essere ancora una valutazione inferiore, una svalutazione del senso ‘alto’ delle cose, e quindi Emma deve andare a ‘scuola’, dove svolge un ruolo legato all’ordine, all’imparare, alla conoscenza, ha un impegno connesso con l’evoluzione e l’autocontrollo. E’ in ritardo perché ci sono mille cose da sistemare, e principalmente quelle dei due archetipi esaminati; come se la sognatrice si dicesse: come posso direzionare la mia vita e la mia personalità se prima non ho risolto sul piano concreto le richieste e gli enigmi di Purusha e Prakriti? Ancora una volta potremmo dire che l’obiettivo è Anupadaka, lo stato coscienziale individuato, indipendente dagli archetipi genitoriali ma che li comprende in sé, e questo è adombrato nel simbolo evolutivo della scuola, del lavoro, dell’ufficio. Ad un certo punto tutto torna momentaneamente a posto: il padre assume la sua attività direzionante, con i ‘telecomandi’ (Spirito, comando a distanza), e la madre viene sostenuta in ‘poltrona’ e dotata di un bicchiere d’acqua (terra-acqua, Materia), ma la sognatrice non è riuscita a far quadrare tutto in tempo, quindi deve inventare una ‘scusa’, quella della foratura della gomma dell’auto: riconduciamo quest’ultima, sempre nella metafora, alla Ruota della Legge, al meccanismo evolutivo dell’auto-coscienza che ha avuto un intoppo, un arresto, un dubbio, una fuoriuscita energetica. Ad Emma e alla segretaria della scuola l’incidente appare palesemente come una bugia, un espediente (testimonianza del severo autogiudizio della nostra protagonista), ma è sufficiente per giustificare il ricorso alla supplente: la radice etimologica di quest’ultima parola significa ‘rendere nuovamente pieno, completo’, che ben si adatta anche all’inconveniente della Ruota. La sognatrice comprende che per risolvere qualcosa deve prima rilassarsi, ammorbidire le tensioni in gioco, e lo fa sia nella casa di Frascati, che arrivando poi a scuola nel momento della ricreazione, quando ci si può ristorare, chiacchierare, confrontare. Ricreazione, ‘seconda creazione’, può ben alludere al Tiqqun cabalistico, la reintegrazione. Una collega, però, le pone una pregiudiziale dicendole che lei non può avere la borsa ‘metrona’ perché, pur essendo grande (allusione alla maturità, all’essere adulti) non le si adatta: è bucata, a maglie molto larghe, e non può contenere tozzetti (biscotti tradizionali dalla valenza yin, materica, sostanziale, corporea) e chiavi dell’auto (dalla valenza yang decisionale ed energetica). Il fatto che la borsa sia a maglie larghe si riferisce probabilmente ad un contenitore in cui prevale il respiro, l’ampiezza, l’aria: un’indicazione che fa pensare alla consapevolezza. Ricordiamo infatti che ‘comprendere’, ‘capire’ hanno i significati di afferrare, prendere insieme, far entrare dentro. Se il contenitore ha maglie larghe può esservi il significato di libertà, leggerezza ma, come abbiamo visto, il giudizio potrebbe essere sfavorevole ad Emma: sia i ‘tozzetti’ (averi, possessi) che le ‘chiavi’ (essenze, idee) della sognatrice sarebbero perduti. Come se si dicesse: non sei abbastanza libera o cosciente, non sei in grado di avere una maggiore autonomia! Dalla parola metrona sarebbe possibile ricavare molte alchimie e associazioni anagrammatiche, ma ne scelgo due che mi sembrano particolarmente significative nel contesto del sogno (*): 1. Metron vuol dire in greco ‘misura’: è evidente che la borsa come elemento finale del racconto onirico è la misura della capacità della sognatrice di controllare e utilizzare positivamente gli eventi della sua vita. Per questo motivo Emma reagisce all’indicazione sfavorevole della collega e decide di comperare ugualmente la borsa, cioè di sfidare le difficoltà e il giudizio contrario per dimostrare di avere le giuste potenzialità. In questa chiave sembra interpretabile anche il numero 30 che, non essendo specificata l’unità monetaria per l’acquisto dell’oggetto, può alludere invece all’età di trent’anni, momento simbolico della vita in cui le suddette potenzialità sono al loro apice. Inoltre, volendo applicare un riferimento cabalistico numerico, 30 equivale alle lettera ebraica ‘Lamed’, la quale - scritta per esteso con le lettere radicali di lamed, mem, daleth - significa ‘imparare’ o ‘insegnare’, riproponendo così al senso della scuola e dello sviluppo della consapevolezza. I cabalisti collegano le anzidette lettere radicali di Lamed anche all’espressione “Lev Maidin Daath”, che vuol dire “un cuore che concepisce la Conoscenza”. 2. L’anagramma di metrona è materno; essendo la sognatrice una donna, il suo diventare Anupadaka e ‘genitrice di sé stessa’ non può che assumere soprattutto valenze materne. All’inizio della mia interpretazione mi riferivo al senso materno che via via si acquisisce nei confronti della propria madre e del proprio padre con un paradossale ribaltamento dei ruoli. Questa inversione e la realizzazione di compassionevoli caratteristiche genitoriali verso gli altri, le cose, gli eventi è segno di una sempre maggiore crescita e indipendenza e forse anche di comprensione del senso profondo di Cielo e Terra. Emma decide coraggiosamente di provare ad acquisirle nonostante tutti gli ostacoli e le riserve descritte dal racconto onirico.
(*) Vi è un accostamento possibile anche fra ‘metrona’ e ‘Metatron’, anche se un pò oscuro, essendo quest’ultimo un appellativo misterioso che, nella letteratura cabalistica, viene interpretato come il ‘secondo YHVH’ o, comunque, come un Angelo di ordine elevatissimo. Anche l’etimo di Metatron è incerto: da ‘metara’, ‘colui che veglia’; oppure ‘metator’, ‘guida’; si pensa anche al greco ‘meta-tronos’, ‘colui che sta dietro il trono (di Dio)’. A volte è identificato con la Shekinah e, in un testo talmudico, il Sefer ha Temunah (Libro della Figura), è detto che “conferisce l’Anima Superiore al corpo e ne traccia il disegno”. Riguardo al sogno in esame, la ‘borsa metrona’ potrebbe avere questa valenza di ricettacolo di forze superiori e trasmutative della coscienza
ALBERO DELLA VITA
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