Un sogno di EMMA

1 maggio ore 6,30
Ho in tasca un mazzetto di erbe, piccole foglie di loglio, queste mi danno un privilegio: posso volare.
Comincio a volare e dall'alto, in una valle erbosa vedo un gruppo di piccoli uomini, forse bambini, che mi salutano. Comincio a dire:  "Sono..., ...ho..." capisco che a loro non interessa quello che dico e neanche a me interessa dirlo, quindi smetto.
Volo ancora piu' in alto e mi giro verso me stessa per vedere il mio corpo, ma mi accorgo che il mio corpo non c'e' piu', capisco pero' che anche senza corpo sono io.
Continuo a volare e sono felicissima come non lo sono mai stata.

Emma

 

 

 

 

Sogno Emma 13 - interpretazione di Franca

I numeri forniti dalla data del sogno di Emma sono: 1+6+3= 10, il titolo del sogno e' quindi relativo al numero dieci che si riferisce all' Archetipo della Ruota della Fortuna, l'archetipo della conoscenza del Bene e del male; inoltre il dieci e' anche il numero omologato alla Sephirah Malkuth, il Regno.
Ho in tasca: Emma ha nella tasca,( la tasca e' una specie di "borsa", di serbatoio cucito nell'interno dell' abito che indossa), quindi conservato nelle sue abitudini, un mazzetto di erbe: non un mazzetto di fiori, ma di erbe,  piccole foglie di loglio: il loglio e' quella particolare pianta che cresce insieme al grano e che e' chiamata anche "zizzania"; nella parabola del Vangelo (v. Mt. 13, 24-30) viene detto di non toglierla quando il grano e' giovane, ma di aspettare che maturi, solo  allora e' il momento di separare il grano dal loglio. Il bene (il grano) e il male (il loglio) crescono insieme nel "campo", cioe' nella personalita', e vengono separati solo alla mietitura, per non compromettere il raccolto. Qui il loglio della sognatrice e' stato gia' "separato" dal grano, e' solo un mazzetto, tenuto in tasca e le da' anche un privilegio: poter volare.
Diciamo che Emma, avendolo conservato nell'abito, dopo averlo raccolto in un mazzetto, usa il loglio del suo campo cioe' il suo "male" (sofferenza, dolore, ansia), in dose omeopatica, come "farmaco" per distaccarsi dalla terra, e poter vedere il mondo (il Malkuth) come valle e gli uomini piccoli, come bambini, e per essere da loro vista e salutata da lontano, da un punto cosi' "lontano" da rendere lo scambio dell'essere (sono...) e dell'avere  (ho...)  superfluo, inutile e soprattutto di nessun interesse.
Inoltre la potenza del farmaco e' tale che, smesso l'inutile dialogo basato sull'essere e l'avere, Emma puo' volare ancora piu' in alto e porsi da un punto di vista cosi' distaccato, da realizzare che neanche il suo corpo ha piu' una consistenza, permanendo invece la Coscienza di Essere. Questa scoperta e' fonte di gioia, fonte di felicita' prima sconosciuta, perche' certezza di Essere oltre cio' che e' materiale; infatti il volo astrale cosciente libera dal timore della morte.
Siamo giunti cosi' al 13esimo sogno di Emma; il 13 e' il numero che corrisponde all'Archetipo della Morte, che porta alla rinascita nel Mondo dello Spirito; per noi, che siamo incarnati in questo spazio-tempo, tale Rinascita passa attraverso l'esperienza del dolore, ma noi sappiamo pure che il dolore puo' essere addolcito dal distacco e dalla Consapevolezza e questo e' il segreto  dei segreti.

Grazie. F.V.

 

 

 

 

 

Sogno di Emma 13 - interpretazione di Natale

Emma ci presenta questo sogno in un modo molto significativo. Esso è scritto su carta intestata Business Advisor  (traducibile letteralmente con consulente d'affari), e le lettere di tale intestazione sono cucite da una freccia che va da sinistra a destra, da Ovest ad Est. Subito sotto a sinistra di tale scritta e ben staccata dal racconto onirico vi è la data e l'ora: 1 Maggio, ore 6,30.
Il tutto assume l'aspetto di un vero e proprio rebus, che nasconde la soluzione di un significativo problema della sognatrice. La parola consulente deriva dal latino consulere che vuol dire "deliberare", e  quest'ultima parola deriva probabilmente da libra  (bilancia).
A questo punto possiamo cominciare a vedere in questo sogno, da una parte la ponderata elaborazione dei mille problemi della sognatrice, e dall'altro utili indicazioni per la conoscenza di se stessa. Il tutto suggerito dall'indicazione della data e dell'ora. Chiariamo meglio.
La Primavera ogni anno ripropone in qualche modo quella che In principio (Bereshit in ebraico) fu la creazione; essa ci ricorda annualmente che il fiat iniziale, come la traiettoria di un punto in movimento, è VITA in continua vibrazione, ESSERE che manifesta tutta la sua Potenza, la sua Saggezza e il suo Amore  in ogni fenomeno, METAFISICA che indossa le vesti di Fisica, SILENZIO che si fa Parola, VERBO che coniugando Se Stesso Si canta all'infinito in ogni cosa. Ora, Emma, rivivendo questa rinascita, col suo sogno spiega a se stessa il mistero dell' Essere attraverso un'estasi, un'uscita da sé per essere il Sé. Per dirla con Maharaj, durante il suo sogno ha tolto il tappo alla sua "bottiglia" e "riconsegnando" la "sua" vita alla VITA ha avvertito quella "vibrazione" estatica che dà la certezza di ESSERE. E questa è una precisa risposta che Emma consegna in modo molto convincente alla domanda "chi sono io?": …"mi accorgo che il mio corpo non c'è più, capisco però che anche senza corpo sono io", cioè puro ESSERE. La bottiglia dell'ego è stappata, l'illusione, almeno nel sogno, smascherata. Questo è a nostro parere il nucleo del sogno di Emma, un assaggio di beatitudine conquistato dalla scoperta onirica di essere BEATITUDINE (Ananda).
Se la sognatrice segue i consigli dell'advisor-sogno fa…un affare! Ma il sogno parla anche di altro.
La sognatrice ha in tasca un mazzetto di foglie di loglio. Col suo Florario (pag. 612 e seg.), Alfredo Cattabiani (da poco scomparso) ci informa che oltre al malefico Lolium temulentum (la zizzania della celebre parabola di Matteo), vi è anche un loglio benefico (lolium perenne) che i contadini inglesi in passato coltivavano per farne fieno, e che oggi nei pascoli mescolano al trifoglio; ed infine un Lolium multiflorum che si differenzia dal perenne per piccoli particolari nella spiga.
Dal sogno emergerebbe che Emma è riuscita ad elaborare in qualche modo tutte le difficoltà, tutta la zizzania che le ha "infestato il campo": ne ha fatto un mazzetto e se l'è messo in tasca, cioè ne ha accettato l'esistenza e l'ha tenuta sotto controllo. Avere accettato tali difficoltà le ha automaticamente consentito di risparmiare le mille energie che di solito uno mette in moto per rifiutarle, ed ha potuto vincere la tremenda forza di gravità che esse esercitavano sulla sua anima: adesso può finalmente volare e osservare dall'alto la situazione: queste (le foglie di loglio) mi danno un privilegio: posso volare.  Il non rifiuto, l'accettazione delle difficoltà la rendono leggera. Dall'alto vede un gruppo di piccoli uomini, forse bambini, che mi salutano. Comincio a dire: "Sono…, Ho…" Capisco che a loro non interessa quello che dico e neanche a me interessa dirlo, quindi smetto.   Scorgiamo qui i piedi a terra di Emma: non perde il contatto con la realtà di veglia (i bambini: il gioco della vita) pur osservando la cosa dall'alto.    Ed eccoci infine alla freccia che attraversa, come il filo le perle, le parole dell'intestazione della carta su cui è scritto il sogno: le parole sono segni che indicano cose, concetti, idee, silenzio. Esse vanno usate per conoscere e conoscersi (direzione della freccia verso oriente, verso la luce). I fatti della vita vanno presi per quello che sono, e cioè un gioco che la grande illusione, l'ego, ci costringe a giocare, per farci soffrire e per darci l'assurda sensazione di essere altro dall'ESSERE, di essere altro dall' UNO.

Grazie. Nat.

 

 

 

 

Sogno Emma 13 – interpretazione di Maurizio

Il loglio indica la zizzania, la gramigna, le piante infestanti, le ‘male erbe’. “Separare il grano dal loglio” si dice, indicando la necessaria discriminazione fra buono e cattivo, utile e disutile. Eppure Emma in questo sogno dà al loglio un valore positivo: grazie ad esso ha il privilegio di volare, di vedere le cose dall’alto, con distacco. E’ evidente che, dunque, esiste nel racconto onirico una sorta di critica rispetto alla morale e opinione comune, dove i giudizi vengono talvolta pronunciati secondo categorie puramente formali, esteriori, di convenienza. Invece no, sembra dirsi la sognatrice, nel loglio, in ciò che viene considerato con sospetto, c’è un potere liberatore, magico. Come mia associazione personale su questo sogno, e la riporto perché mi sembra attinente, direi che ‘loglio’ – parola dall’etimo incerto – può ricordare ‘voglio’, ‘lo-voglio’, e l’’erba’ proverbiale con questo nome “non cresce neanche nel giardino del Re”: dire voglio, viene insegnato ai bambini, è presunzione, mentre la bontà sta nell’obbedienza. L’erba buona, vera, quella che cresce in giardino, è allora probabilmente l’erba devo. Eppure ogni atto rivoluzionario anche e soprattutto in senso interiore, spirituale, ogni evoluzione della coscienza, nasce da un desiderio, da una sfida indipendente, da una decisione autonoma, probabilmente proprio da una disobbedienza.
Emma, dunque, decide di volare, di innalzarsi al di sopra dei paesaggi dei piccoli uomini-bambini: individualità non evolute rappresentanti sia lo stadio ‘non iniziatico’ della visione collettiva, sia componenti della stessa sognatrice ancora non consapevoli del Sé. Loro la salutano ed Emma cerca di instaurare con essi un dialogo proponendo l’essenza stessa del vivere e dell’individualità: l’essere e l’avere, “io sono… ho…”, cioè indicando di sé le modalità più profonde e strutturali dell’autocoscienza.  A dire il vero anche sull’essere e l’avere esistono nella nostra cultura parecchie considerazioni moralistiche o filosofiche dove, generalmente, l’essere è ‘buono’ ed interiore e l’avere è ‘cattivo’ ed esteriore, quasi per una riproposizione del grano e del loglio, del devo e del voglio, su un diverso piano concettuale. La sognatrice, però, offre ambedue gli aspetti agli uomini-bambini, probabilmente riconoscendo dignità a tutti e due in qualità di esperienze del mondo soggettivo e di quello oggettivo - cioè come predicati inscindibili dall’individualità – con ciò implicitamente indicando la Via di Mezzo.  Tutto ciò, però, interessa poco ai bambini e la stessa sognatrice si sente in una tale posizione di crescente distacco da non avere interesse, almeno ora, a comunicare con chi non è pronto a recepire. In questo momento, infatti, l’attende l’esperienza folgorante, il culmine estatico del sogno, nel quale il volo e l’innalzamento da terra approdano alla consapevolezza di non essere il corpo fisico e forse neanche la personalità, neanche l’essere e l’avere come estremi polari di una contrapposizione, bensì di essere viva, indipendente e sé stessa comunque, oltre – si può dire – la morte. Nel barlume di consapevolezza onirica l’esperienza offre la felicità della coscienza del Vero Io connotata di beatitudine, eternità, purezza.
‘Perché un tale sogno d’Illuminazione?’, viene da chiedersi. Lascio alla sognatrice questa meditazione, ricordando comunque che spesso il sogno riveste una funzione terapeutica, di compensazione, rispetto all’esperienza di veglia, indicando frequentemente la soluzione, la via da percorrere, la direzione della prossima tappa del cammino del vivere.

 

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