Sogno di Venerdì 11 Gennaio di EMMA

In un paese della Lucania, in una piccola piazza, due o tre ragazzi mi dicono che togliendo la tenda che chiude un arco, il paesaggio che si può vedere è bellissimo.
Dietro la tenda c’e però una donna che vende articoli da bagno e fa capire che non toglierà la tenda.
Dico ai ragazzi che bisogna solo aspettare. Nello stesso paese, in un ristorante-mensa ci sono tante persone che mangiano. Io sono lì, in piedi, non mangio. Un uomo si alza, ha in mano un piatto di spaghetti e mi chiede se può averne altri.
Mi domando:-Perché lo chiede proprio a me? Mi spiega poi che, essendo quasi calvo, con quegli spaghetti gli ricresceranno i capelli e che gli spaghetti nuovi si rigenereranno dal piatto stesso.
Dico di sì, mentre torna al suo tavolo, noto che ha un altro piattino di spaghetti seminascosto, l’uomo mi dice che quelli sono di riserva. Una ragazza, con tanti e lunghi capelli neri, assiste alla scena ed è innervosita dal fatto che abbia dato il permesso al quasi-calvo di avere altri spaghetti.
Mi dico:- Con tutti i capelli che ha, che vuole? Suona il telefono, è Roberto che mi dice che sta vedendo tutto quello che mi succede al TG di Rete Quattro.
Ritorno alla scena iniziale: la tenda che chiudeva l’arco non c’è più e si può vedere una bellissima collina che si staglia contro il cielo, tutta piena di casette.
-Avevano ragione i ragazzi!- Mi dico.

 

 

 

 

Sogno Emma - interpretazione di  Franca Vascellari

“In un paese della Lucania”: il termine Lucania di per se’ fa pensare ad una regione di luce, lucente e che illumina; infatti , in questo paese, al di la’ di un arco chiuso da una tenda, si potra’ vedere un paesaggio bellissimo. L’insieme del quadro evoca l’ingresso del Tempio: (tenda = velo, e arco = volta) e “oltre”, il Paradiso o “Pardes”, luogo di beatitudine. Per accedere al “Pardes” bisogna ovviamennte togliere la tenda o il velo, cosi’ almeno dicono “i ragazzi”, i giovani , forse i figli o i nipoti della sognatrice, corrispondenti alle sua  qualita’ “nuove” della parte “bambina” di “puer”, una parte non unica, ma composta, sfaccettata in 2 o 3 personaggi; ricordiamo che i “figli” corrispondono alla colonna centrale dell’Albero Cabalistico e, in un percorso di risalita, possono essere omologati a Yesod, Tiphereth e Daath. Ma c’e’ un ma: davanti alla tenda una “donna” vende “articoli da bagno” e “fa capire che non togliera’ la tenda”. Come nell’Archetipo della “Sacerdotessa di Iside” o “Papessa”, per poter entrare nel Tempio bisogna superare gli ostacoli (le sfingi) e ottenere il permesso di passare, cosi’ qui la “donna”, la componente vecchia (“senex”) di Emma  impedisce l’accesso all’arco perche’ prima vuole “vendere” i suoi “articoli da bagno”. Se per “articoli da bagno” intendiamo spazzole, spugne, saponi e profumi , ci pare che la richiesta della “donna” sia piu’ che giustificata: come si puo’ entrare nel Tempio se prima non ci si e’ ripuliti, lavati e profumati? Emma e’ d’accordo con la sua parte “vecchia”: “dico ai ragazzi (impazienti, che vogliono sempre tutto e subito) che bisogna aspettare”. Nell’Attesa conviene “mangiare e bere ed essere lieti e fidenti”, come ci insegna l’Immagine dell’esagramma n.5 dell’I Ching.
Difatti la scena successiva del sogno mostra un ristorante-mensa, dove “ci sono tante persone che mangiano”. Alimentarsi e’ necessario per vivere, ma in questo “strano” ristorante viene messa l’attenzione su un cibo particolare: gli spaghetti che, come dice l’interlocutore “calvo” della sognatrice, hanno il potere di far ricrescere i capelli. Questo uomo, che nel sogno rappresenta la controparte maschile pratico-razionale di Emma, ha gia’ in mano un piatto di spaghetti, ne chiede ancora e  ed ha pure un piccolo piatto di spaghetti di riserva. E’ pero’ “calvo” e gli spaghetti
gli sono necessari per la ricrescita dei capelli.
La simbologia dei “capelli’ e’ vasta: essi sono simbolo della regalita’: in Egitto solo il figlio del faraone portava una treccia lunga sulla destra del capo; simbolo di solarita’, bellezza e dignita’: Krishna nella B. Gita e’ detto Keshava = colui che ha i capelli lunghi; simbolo di sacralita’: presso gli Ebrei il Nazireo era consacrato a Dio e non poteva tagliarsi i capelli; simbolo di forza: Sansone, nazireo, era invincibile e divenne vulnerabile quando Dalila glieli taglio’ (Gdc.16,17).
I capelli rappresentano le antenne che captano l’energia cosmica e donano grazia, magnetismo e fascino: agli schiavi, ai servi e ai vinti veniva in passato raso il capo. Anche i guerrieri indiani d’America consideravano segno di grande potere riuscire a conquistare molti scalpi...
In questo sogno la possibilita’ di nutrirsi o di avere a disposizione una certa quantita’ di spaghetti (che per la loro struttura filiforme richiamano i capelli) fa “ricrescere i capelli” , quindi  riacquistare quelle qualita’ in qualche modo perdute: regalita’, solarita’, bellezza, dignita’ sacralita’, forza, ecc. e anche se una parte della sognatrice, la ragazza con i lunghi capelli neri,  (l’ombra di Emma) si “innervosisce” a tale prospettiva,  Emma sa tenerle testa e  la rimette a posto. Che al signore calvo stanno ricrescendo i capelli come desiderato, lo dimostra il fatto che “suona il telefono” (= arriva una comunicazione interiore): e’ la voce di Roberto ( il famoso), marito della sognatrice, essa  annuncia ad Emma che “tutto quello che le succede lo si puo’ vedere i n TG4” come se la sua “storia” fosse ormai risolta e quindi da prendere a modello e rendere pubblica: l’autorizzazione data all’uomo calvo di nutrirsi nel modo giusto, ha permesso la caduta della tenda.
Il sogno termina infatti con la possibilita’ di vedere oltre l’arco “la bellissima collina che si staglia nel cielo, piena di casette”.


Grazie. F.V.

 

 

 

 


Sogno di Emma - interpretazione di Natale

Qual'è il luogo dell'anima che Emma nel corso di questo sogno ha visitato? Gli elementi di esso sono una picccola piazza di un paese della Lucania, tre ragazzi, un arco con tenda, una donna che vende articoli da bagno, un ristorante mensa, un uomo calvo, dei piatti di spaghetti, una ragazza dai lunghi capelli neri, un telefono che suona, il marito della sognatrice (Roberto) che le parla al telefono (: tutto quello che ti succede lo sto vedendo al TG di Rete Quattro), una collina piena di casette oltre l'arco.  Tutta la vicenda onirica si svolge fra due scene: un arco coperto da una tenda che impedisce alla vista di andare oltre, e lo stesso arco senza più tenda che offre alla vista un bellissimo panorama. Fra queste due scene, tutto il resto.
Si direbbe che Emma identifichi la sua anima in un paesino della Lucania, cioè che dia ad essa dei confini ristretti. A guardia della porta (arco) delle mura di cinta di essa, c'è "una donna che vende articoli da bagno" e che impedisce all'occhio di spingersi oltre tali ristretti limiti. Questa compenente della sognatrice potrebbe corrispendere a quella parte di sé ossessionata dalla pulizia: solo una persona perfettamente monda può aspirare a varcare la soglia di se stessa. Ora, se da un canto il ragionamento onirico non fa una grinza, dall'altro, un'anima giunta fino ai propri limiti autoimposti deve rendersi conto che nessun finto guardiano può impedirne lo straripamento. Daltronde, la tenda che copre l'arco non è una porta. Quella donna è un finto cherubino, che anziché spade fiammeggianti, sguaina bagno schiuma, deodoranti, saponette. Ricorda tanto il Mago di Oz. L'anima del mondo è sconfinata, vasta e bellissima, e l'anima individuale ne è parte. "Due o tre ragazzi mi dicono" che oltre l'arco il paesaggio è bellissimo. La componente puer di Emma sa che oltre il confine è sempre bello, e che se l'occhio del cuore riesce a posare lo sguardo lì dove mai si è posato, i confini della sua anima si sposteranno di conseguenza. La faccenda funziona come un amore dilagante: più "territorio" riesce a comprendere l'amore, più la dualità si assottiglia, fino a vederla scomparire davanti ad un cuore capace di spingersi oltre ogni immaginazione. Dopo le vicende del corpo del sogno, alla fine, l'arco si ripresenta senza tenda, e l'allargamento di coscienza, lo sconfinamento dell'anima avviene automaticamente. Ma la vicenda onirica ci offre anche un altro strano personaggio quasi calvo. In esso possiamo vedere il lato senex (di Emma), che vorrebbe rigenerare le sue perdute forze (i capelli), mangiando spaghetti. Tale pietanza, a detta del calvo, farà rigenerare i capelli, e contemporaneamente il piatto vuoto rigenererà gli spaghetti consumati. Questo strano tipo ha addirittura un piattino di spaghetti di riserva. Ma non potrà essere il vecchio, il senex a risolvere il problema della tenda e del nuovo che sta oltre l'arco. E' compito dei ragazzi (il puer, il sempre fresco, il sempre vitale) a spingere oltre le situazioni ristagnate. Sia capelli che spaghetti sono simbolo di forze materiali, fisiche, mentre le forze occorrenti per andare oltre se stessi sono sottili. Non per niente "una ragazza, con tanti e lunghi capelli neri…è innervosita dal fatto che abbia dato il permesso al quasi calvo di avere altri spaghetti". Sì, perché alla fine è la stessa sognatrice che è convinta di potere conquistare il nuovo col vecchio, ma il suo presente (la ragazza dai tanti e lunghi capelli) le fa notare che ciò non è possibile. Emma si rende conto di tutto questo nel sogno, laddove la sua mente traduce le metafore oniriche, osservandole per quello che sono: informazioni da TG privata, comunicazioni fatte da sé a se stessi. "Suona il telefono, è Roberto che mi dice che sta vedendo tutto quello che mi succede al TG di Rete Quattro".
Quest'ultimo lembo di sogno ricorda tanto Truman Show: dopo essersi resa conto che calvo, spaghetti, donna con capelli, ragazzi, donna che vende articoli da bagno, altro non sono che una serie di notizie che la coscienza vorrebbe fossero tradotte in comprensione profonda, Emma, come Truman va oltre la sua situazione, con la sola differenza che, nel film il protagonista entra in una porta che non lascia vedere l'oltre, mentre in questo sogno, oltre l'arco "si può vedere una bellissima collina che si staglia contro il cielo, tutta piena di casette". E poi la conclusione: "Avevano ragione i ragazzi! Mi dico". Il puer, il presente, non può che vincere sul passato (il vecchio), ed il futuro non può che essere suo. Solo un'anima sempre bambina è capace di…crescere.

Grazie, Nat.

 

 

 

 

Sogno di Emma – fantasticherie interpretative di Maurizio

La prima e l’ultima parte del sogno, in un certo senso, sembrano facilmente spiegabili: la tenda, la donna che vende articoli da bagno, la bellissima collina e il paesaggio oltre la tenda, sono tutte figurazioni legate all’archetipo della Grande Madre, la Grande Sacerdotessa, Iside Velata, custode del Mistero Universale. La tenda-velo nasconde la dimensione ulteriore, spirituale, e può essere superato soltanto da chi ha raggiunto le qualificazioni che permettono una conoscenza superiore; gli ‘articoli da bagno’ servono per la purificazione della visione e per l’immersione nel Grande Mare di Binah, l’Intelligenza delle cose occulte. Quando non si è pronti per la ‘caduta dei veli’, quando si è ancora ‘giovani’ nel cammino iniziatico come i ragazzi del sogno – pur intuendo le verità che stanno oltre – bisogna “solo aspettare”, dice Emma. A questo punto, però, siamo di fronte a tutta la parte centrale del racconto onirico - il ristorante, gli spaghetti, i capelli - che, apparentemente, sembra ‘fuori tema’, poco in sintonia con il discorso iniziatico della visione oltre il velo. In realtà non è così, e possiamo subito accertarlo andando un poco più a fondo nei termini del racconto. Notiamo immediatamente che esiste una certa strana analogia fra i capelli e gli spaghetti, e che la crescita dei primi alimentandosi dei secondi potrebbe avvenire soltanto grazie alla ‘legge di analogia’, quella in base alla quale – secondo gli studiosi, gli antropologi, gli psicologi – vengono concepite tutte le operazioni mediche e magiche delle culture primitive dell’uomo. Anche i sogni – sempre secondo gli stessi studiosi – utilizzano la medesima legge, che poi è alla base del linguaggio simbolico. Tuttavia - al di là dei frequenti tentativi riduzionistici di una parte della scienza ‘ufficiale’ su questi temi – più che essere il precursore ‘imperfetto’, primitivo e infantile del pensiero logico, il pensiero analogico è il fondamento di ogni percorso iniziatico e, dunque, rappresenta lo sviluppo e il superamento della conoscenza puramente analitica, verbale, condizionata. Questa, almeno, è sempre stata la grande sfida dei Maestri dell’umanità: superare la mente ‘comune’, per arrivare alla comprensione del Mistero. La cosiddetta ‘mente ordinaria’, naturalmente, non va annichilita, semmai potenziata e trascesa, e l’uso del simbolo e dell’analogia sono gli strumenti d’appoggio di questa evoluzione. “Come in alto, così in basso” recita l’assioma ermetico e, attraverso questa legge di corrispondenza analogica, è possibile comprendere dall’osservazione di ciò che abbiamo vicino e a portata di mano le grandi Verità… oltre il velo: eccoci, dunque, arrivati a ricollegarci con il senso evidente delle parti iniziale e finale del nostro racconto onirico. Rimane, comunque, un altro elemento importante da chiarire: la parola ‘calvo’ deriva dal latino calvus, termine correlato a ‘calva’, che significa ‘teschio’; è la stessa parola che traduce letteralmente il ‘golgotha’ aramaico – la ‘collina del teschio’ – con ‘calvario’. Questa osservazione ci offre una chiave interpretativa importante: al di là del significato ‘alto’, spirituale, relativo alla conoscenza di ciò che sta oltre il velo dell’illusione, qui abbiamo una chiara indicazione sul problema della morte; la “tenda che chiude un arco” è quella alla fine dell’arco dell’esistenza terrena, il paesaggio dopo è l’eventuale vita ulteriore. La sognatrice sembra chiedersi fino a che punto possono conoscersi queste cose, e se davvero esiste un paesaggio “bellissimo” oltre la tenda. Fatto è che l’uomo “quasi calvo” indica un momento dell’esistenza terrena, la seconda fase della vita, in cui la presenza della morte è avvertita con maggiore chiarezza, la si sente prossima, ci si fanno delle domande in proposito. I capelli, normalmente, rappresentano una forza vitale, di crescita: pensiamo alla storia biblica di Sansone, oppure ai sadhu indiani, che si raccolgono i lunghi capelli sulla cima del capo in tre ‘spire’, per ricordare il serpente kundalini. Se essi ricrescono su di un ‘teschio’ calvo indicano una vitalità corporea insopprimibile, come gli spaghetti che originano da un piatto vuoto, liscio (calvus in latino significa anche liscio, piano), e in fondo offrono una grande visione di speranza; forse risultante da una paura (come quel piattino di spaghetti di ‘riserva’), ma presente e reale. Gli spaghetti rappresentano il senso contrario, inverso, l’antidoto, dei ‘vermi’ che, in accordo con il luogo comune sulla morte, si alimentano dei nostri corpi: degli spaghetti, invece, ci alimentiamo noi per sostenerci e, in questo caso, per stimolare una ricrescita, una ‘rinascita’ apparentemente impossibile. La parola ‘ristorante’ si lega a ‘restaurare’ e quindi allo stesso concetto di rinascita. La parola ‘mensa’ deriva dal latino ‘minsa’, tavola, ma ha un significato più antico, quello di dolce sacro: sappiamo che il cibo sacro, come l’ambrosia, l’amrita, lo haoma, è sempre connesso con l’idea di immortalità… così come i nostri ‘spaghetti’! La ragazza con “tanti e lunghi capelli neri” è innervosita dalla questione, e rappresenta quella parte di Emma che tende a rifiutare il problema perché si sente ancora molto vitale avendo dei folti capelli. Roberto, controparte maschile della sognatrice, il suo animus, ha uno sguardo d’insieme di tutta la vicenda attraverso la tele-visione e lo comunica attraverso il tele-fono: ‘tele’ significa lontano, quindi implica un distacco, una capacità di farsi osservatore. Il ‘TG di Rete 4’ fa pensare alla rete di interconnessioni con il ‘quarto livello’ di consapevolezza, il piano Atziluthico. Letteralmente ‘telegiornale’ può essere interpretato come giornale lontano; ‘giornale’, poi, viene da ‘giorno’ e quest’ultimo da una modificazione fonetica di ‘diurno’, indicante il percorso del sole e anche, in un certo senso, l’arco della vita. Roberto, quindi, attraverso una sorta di ‘chiaroveggenza’ che fa uso dello ‘specchio’ del piano causale, offre un’idea rassicurante: quello del reale confronto con la morte è un giorno lontano; per il momento ci si può accontentare della rassicurante visione, finalmente percepibile, della “bellissima collina che si staglia contro il cielo, tutta piena di casette.”

 

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