Sogno
di Venerdì 11 Gennaio di EMMA
In un paese della
Lucania, in una piccola piazza, due o tre ragazzi mi dicono che
togliendo la tenda che chiude un arco, il paesaggio che si può vedere è
bellissimo.
Sogno Emma - interpretazione di Franca Vascellari
“In un paese della Lucania”: il termine Lucania di per se’ fa pensare ad una regione di
luce, lucente e che illumina; infatti , in questo paese, al di la’ di un
arco chiuso da una tenda, si potra’ vedere un paesaggio bellissimo.
L’insieme del quadro evoca l’ingresso del Tempio: (tenda = velo, e arco
= volta) e “oltre”, il Paradiso o “Pardes”, luogo di beatitudine. Per
accedere al “Pardes” bisogna ovviamennte togliere la tenda o il velo,
cosi’ almeno dicono “i ragazzi”, i giovani , forse i figli o i nipoti
della sognatrice, corrispondenti alle sua qualita’ “nuove” della parte
“bambina” di “puer”, una parte non unica, ma composta, sfaccettata in 2
o 3 personaggi; ricordiamo che i “figli” corrispondono alla colonna
centrale dell’Albero Cabalistico e, in un percorso di risalita, possono
essere omologati a Yesod, Tiphereth e Daath. Ma c’e’ un ma: davanti alla
tenda una “donna” vende “articoli da bagno” e “fa capire che non
togliera’ la tenda”. Come nell’Archetipo della “Sacerdotessa di Iside” o
“Papessa”, per poter entrare nel Tempio bisogna superare gli ostacoli
(le sfingi) e ottenere il permesso di passare, cosi’ qui la “donna”, la
componente vecchia (“senex”) di Emma impedisce l’accesso all’arco
perche’ prima vuole “vendere” i suoi “articoli da bagno”. Se per
“articoli da bagno” intendiamo spazzole, spugne, saponi e profumi , ci
pare che la richiesta della “donna” sia piu’ che giustificata: come si
puo’ entrare nel Tempio se prima non ci si e’ ripuliti, lavati e
profumati? Emma e’ d’accordo con la sua parte “vecchia”: “dico ai
ragazzi (impazienti, che vogliono sempre tutto e subito) che bisogna
aspettare”. Nell’Attesa conviene “mangiare e bere ed essere lieti e
fidenti”, come ci insegna l’Immagine dell’esagramma n.5 dell’I Ching.
Qual'è il luogo dell'anima che
Emma nel corso di questo sogno ha visitato? Gli elementi di esso sono
una picccola piazza di un paese della Lucania, tre ragazzi, un arco con
tenda, una donna che vende articoli da bagno, un ristorante mensa, un
uomo calvo, dei piatti di spaghetti, una ragazza dai lunghi capelli
neri, un telefono che suona, il marito della sognatrice (Roberto) che le
parla al telefono (: tutto quello che ti succede lo sto vedendo al TG di
Rete Quattro), una collina piena di casette oltre l'arco. Tutta la
vicenda onirica si svolge fra due scene: un arco coperto da una tenda
che impedisce alla vista di andare oltre, e lo stesso arco senza più
tenda che offre alla vista un bellissimo panorama. Fra queste due scene,
tutto il resto. Grazie, Nat.
Sogno di Emma – fantasticherie interpretative di Maurizio La prima e l’ultima parte del sogno, in un certo senso, sembrano facilmente spiegabili: la tenda, la donna che vende articoli da bagno, la bellissima collina e il paesaggio oltre la tenda, sono tutte figurazioni legate all’archetipo della Grande Madre, la Grande Sacerdotessa, Iside Velata, custode del Mistero Universale. La tenda-velo nasconde la dimensione ulteriore, spirituale, e può essere superato soltanto da chi ha raggiunto le qualificazioni che permettono una conoscenza superiore; gli ‘articoli da bagno’ servono per la purificazione della visione e per l’immersione nel Grande Mare di Binah, l’Intelligenza delle cose occulte. Quando non si è pronti per la ‘caduta dei veli’, quando si è ancora ‘giovani’ nel cammino iniziatico come i ragazzi del sogno – pur intuendo le verità che stanno oltre – bisogna “solo aspettare”, dice Emma. A questo punto, però, siamo di fronte a tutta la parte centrale del racconto onirico - il ristorante, gli spaghetti, i capelli - che, apparentemente, sembra ‘fuori tema’, poco in sintonia con il discorso iniziatico della visione oltre il velo. In realtà non è così, e possiamo subito accertarlo andando un poco più a fondo nei termini del racconto. Notiamo immediatamente che esiste una certa strana analogia fra i capelli e gli spaghetti, e che la crescita dei primi alimentandosi dei secondi potrebbe avvenire soltanto grazie alla ‘legge di analogia’, quella in base alla quale – secondo gli studiosi, gli antropologi, gli psicologi – vengono concepite tutte le operazioni mediche e magiche delle culture primitive dell’uomo. Anche i sogni – sempre secondo gli stessi studiosi – utilizzano la medesima legge, che poi è alla base del linguaggio simbolico. Tuttavia - al di là dei frequenti tentativi riduzionistici di una parte della scienza ‘ufficiale’ su questi temi – più che essere il precursore ‘imperfetto’, primitivo e infantile del pensiero logico, il pensiero analogico è il fondamento di ogni percorso iniziatico e, dunque, rappresenta lo sviluppo e il superamento della conoscenza puramente analitica, verbale, condizionata. Questa, almeno, è sempre stata la grande sfida dei Maestri dell’umanità: superare la mente ‘comune’, per arrivare alla comprensione del Mistero. La cosiddetta ‘mente ordinaria’, naturalmente, non va annichilita, semmai potenziata e trascesa, e l’uso del simbolo e dell’analogia sono gli strumenti d’appoggio di questa evoluzione. “Come in alto, così in basso” recita l’assioma ermetico e, attraverso questa legge di corrispondenza analogica, è possibile comprendere dall’osservazione di ciò che abbiamo vicino e a portata di mano le grandi Verità… oltre il velo: eccoci, dunque, arrivati a ricollegarci con il senso evidente delle parti iniziale e finale del nostro racconto onirico. Rimane, comunque, un altro elemento importante da chiarire: la parola ‘calvo’ deriva dal latino calvus, termine correlato a ‘calva’, che significa ‘teschio’; è la stessa parola che traduce letteralmente il ‘golgotha’ aramaico – la ‘collina del teschio’ – con ‘calvario’. Questa osservazione ci offre una chiave interpretativa importante: al di là del significato ‘alto’, spirituale, relativo alla conoscenza di ciò che sta oltre il velo dell’illusione, qui abbiamo una chiara indicazione sul problema della morte; la “tenda che chiude un arco” è quella alla fine dell’arco dell’esistenza terrena, il paesaggio dopo è l’eventuale vita ulteriore. La sognatrice sembra chiedersi fino a che punto possono conoscersi queste cose, e se davvero esiste un paesaggio “bellissimo” oltre la tenda. Fatto è che l’uomo “quasi calvo” indica un momento dell’esistenza terrena, la seconda fase della vita, in cui la presenza della morte è avvertita con maggiore chiarezza, la si sente prossima, ci si fanno delle domande in proposito. I capelli, normalmente, rappresentano una forza vitale, di crescita: pensiamo alla storia biblica di Sansone, oppure ai sadhu indiani, che si raccolgono i lunghi capelli sulla cima del capo in tre ‘spire’, per ricordare il serpente kundalini. Se essi ricrescono su di un ‘teschio’ calvo indicano una vitalità corporea insopprimibile, come gli spaghetti che originano da un piatto vuoto, liscio (calvus in latino significa anche liscio, piano), e in fondo offrono una grande visione di speranza; forse risultante da una paura (come quel piattino di spaghetti di ‘riserva’), ma presente e reale. Gli spaghetti rappresentano il senso contrario, inverso, l’antidoto, dei ‘vermi’ che, in accordo con il luogo comune sulla morte, si alimentano dei nostri corpi: degli spaghetti, invece, ci alimentiamo noi per sostenerci e, in questo caso, per stimolare una ricrescita, una ‘rinascita’ apparentemente impossibile. La parola ‘ristorante’ si lega a ‘restaurare’ e quindi allo stesso concetto di rinascita. La parola ‘mensa’ deriva dal latino ‘minsa’, tavola, ma ha un significato più antico, quello di dolce sacro: sappiamo che il cibo sacro, come l’ambrosia, l’amrita, lo haoma, è sempre connesso con l’idea di immortalità… così come i nostri ‘spaghetti’! La ragazza con “tanti e lunghi capelli neri” è innervosita dalla questione, e rappresenta quella parte di Emma che tende a rifiutare il problema perché si sente ancora molto vitale avendo dei folti capelli. Roberto, controparte maschile della sognatrice, il suo animus, ha uno sguardo d’insieme di tutta la vicenda attraverso la tele-visione e lo comunica attraverso il tele-fono: ‘tele’ significa lontano, quindi implica un distacco, una capacità di farsi osservatore. Il ‘TG di Rete 4’ fa pensare alla rete di interconnessioni con il ‘quarto livello’ di consapevolezza, il piano Atziluthico. Letteralmente ‘telegiornale’ può essere interpretato come giornale lontano; ‘giornale’, poi, viene da ‘giorno’ e quest’ultimo da una modificazione fonetica di ‘diurno’, indicante il percorso del sole e anche, in un certo senso, l’arco della vita. Roberto, quindi, attraverso una sorta di ‘chiaroveggenza’ che fa uso dello ‘specchio’ del piano causale, offre un’idea rassicurante: quello del reale confronto con la morte è un giorno lontano; per il momento ci si può accontentare della rassicurante visione, finalmente percepibile, della “bellissima collina che si staglia contro il cielo, tutta piena di casette.” |