Un sogno di EMMA

So che mi trovo al CIS e che ci sarà una doppia rappresentazione teatrale: in una ci sono Franca, Natale e noi, nell'altra una suora, Suor Gemma, e un bambino. All'improvviso l'ambiente di campagna si trasforma in ambiente marino, c'è un grosso pesce, tutti dicono che non è pericoloso.. Roberto, galleggiando su una panchina verde come fosse una barca, stuzzica con un lungo bastone il pesce. Ci accorgiamo che è uno squalo pericoloso, ma il pesce non ci fa del male, nuota fino a riva, poi torna indietro. Nel gruppo c'è un'attrice belloccia ma sporca e poco curata. E' la mamma di un bambino piccolo che ha tre graffi paralleli sotto l'occhio destro. La mamma-attrice ci dice che i graffi gli sono stati fatti dalla bambinaia mezza strega e preveggente, ora sono in causa per i danni. Intanto il bambino si rimpinza di dolci al cioccolato, proprio troppi. Penso che la mamma lo nutra male, dovrebbe dargli il latte.Devo andare via dal CIS per accompagnare Roberto. Da lontano vedo il bambino dell'altra rappresentazione che, aiutato da Suor Gemma, sta recitando. Mentre cammina dai suoi piedi si alza una polvere luminosa e stellata. Franca mi dice di fare presto, così quando tornerò l'aiuterò a dare le bomboniere. Non credo di tornare in tempo per le bomboniere, quindi, visto che ci sono vari tipi di bomboniere, dico a Franca di lasciarmene una di ceramica. Non vorrei proprio andar via, ma vedo Roberto che soffre camminando e capisco che lo devo accompagnare.

 

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Appena sveglia, quasi senza rendermene conto, mi dico: questo sogno è inquinato: comprendo che ad inquinare il sogno sono i tre graffi sotto l'occhio destro del figlio dell'attrice.
Suor Gemma è una suora che ho veramente conosciuto, lavoravamo insieme in un istituto per ragazzi in difficoltà.

 

 

 

 


Sogno di Emma - interpretazione di  Franca

Emma “sa” di trovarsi al CIS, al “centro” di ricerca che frequenta, luogo di ritrovo del gruppo di lavoro onirico; questa sua “coscienza” la pone nel centro di Yesod; consideriamo quindi questo sogno uno sviluppo di tale “centro”. In esso, in duplice rappresentazione, la sognatrice ritrova Franca (il suo desiderio di liberazione) e Natale (il suo desiderio di rinascita), e “noi”, ovviamente lei stessa, componente sentimentale intuitiva e Roberto, suo marito, componente razionale pratica, da una parte, e suor Gemma e un bambino dall’altra. La duplice rappresentazione teatrale puo’ corrispondere ad un duplice sviluppo del centro yesodico: il primo possibile sviluppo e’ molto elaborato, con molti personaggi; ci sono: Emma, la grande, il sentimento in preponderanza, Roberto, il famoso, la mente, che pero’ ha problemi nel risolvere positivamente l’incontro con il “pesce” (ricordiamo che gia’ in precedenza avevamo dato a questo simbolo il significato di Cristo, ma qui  il “pesce” viene temuto, a torto, come squalo pericoloso, come se  la razionalita’ temesse l’incontro con il piano intuitivo); c’e’ poi Natale, il sole nascente e Franca, la libera, inoltre un’attrice belloccia ma poco curata (una componente sentimentale trasformista) madre di un bambino con tre graffi sotto l’occhio destro e una bambinaia mezza strega e preveggente in causa per “danni”; il bimbo e’ nutrito nel modo sbagliato con cioccolata (nera) e non con latte (bianco)... insomma questa prima possibilita’ di sviluppo implica preveggenza, ricchezza ma anche liti interne, difetti di alimentazione (cioccolata e non latte) e poi ferite (= 3 graffi sotto l’occhio destro), tre attentati alla “vista” del figlio del sentimento, di Yesod stesso... ci sono anche possibili ricompense (bomboniere)... ma poi alla fine questo tipo di sviluppo dimostra di essere inattuabile perche’ “Roberto soffre camminando” ed Emma deve andar via... Non resta che prendere in considerazione l’altra “rappresentazione” piu’ semplice e lineare, quella di suor (G)emma (pietra preziosa e germoglio, ma anche di Emma che ha sviluppato la G di Gnosi) e del Bimbo che  quando cammina lascia “una polvere luminosa e stellata”... Questa e’ la fioritura  vera di Yesod.


Grazie. FV.

 

 

 

 

Sogno di Emma  - interpretazione di Natale

Supponiamo che esista una Coscienza unica, ciò che Platone chiamava Anima del Mondo, e che essa, individualizzandosi in ognuno di noi, divenga un punto d'osservazione. Supponiamo anche che tale Coscienza proietti un mondo oggettivo in un suo schermo che costituisce lo spazio infinito che tutto comprende, e che tale mondo oggettivo, pur restando tale, venga colorato, soggettivizzato da ogni singolo punto di vista. Ci troveremmo in presenza di una Grande Mente che, come in un sogno, proietterebbe una incredibilmente bella avventura onirica, che ci vedrebbe come semplici e trascurabili forme animate dalla luce di tale Mente: illusioni. I nostri sogni sono proprio questo: un film che la luce della nostra Coscienza (per la psicanalisi, "inconscienza") proietta sullo schermo mentale, quindi pura illusione. Ora , usando l'immaginazione, costruiamo una storia: creiamone i personaggi, le azioni, i luoghi, i tempi, e tuffiamoci in essa, intervenendo ora qua ora là per modificare, cancellare, colorare diversamente, accellerare, rallentare, ecc. Noi possiamo, a nostro piacimento, intervenire nella storia, per farne quello che vogliamo. Nei sogni accade più o meno la stessa cosa, ma con qualche variante. Se con l'immaginazione usiamo la mente ed i sentimenti, nei sogni la storia prende forma sotto la spinta più dei sentimenti che della mente, per cui possiamo dire che il sogno è in un certo senso una costrizione, quasi un obbligo dettato dai moti del cuore. Tanto è vero che in essi manca spesso la logica, la temporalità, la causalità, ecc.
Supponiamo adesso che una persona, improvvisamente, si rende conto di essere, in questo mondo di veglia, un semplice, umile osservatore, e che la sua forma, la sua fisicità altro non sia che uno spazio divenuto particolare perché lì e proprio lì accade un osservare. Quella persona sarebbe un risvegliato alla sua vera natura: egli non è più una persona, ma (se mi si concede il nuovo termine) un' impersona. Allo stesso modo, adesso, supponiamo che una persona, mentre sta sognando si rende conto che il suo cuore sta immaginando. Quella persona non sarebbe più addormentata, ma sveglia, e tradurrebbe subito le metafore di quelle immagini in una montagna di falsi problemi dell'ego, dell' io-me-io-sono-io. Falsi dal punto di vista della Coscienza, ma tremendamente veri dal punto di vista egoico.   A questo punto, visto che fare queste strane interpretazioni di sogni mi stanca tanto, considerato che facendole si rischia di prendere delle madornali cantonate, mi piacerebbe tanto affermare che tutti questi sogni sono un cumulo di sciocchezze che hanno a che vedere solo con la coscienza egoica, quella personale, e non con la vera natura umana che  è l'impersona. Ma per fare questo dovrei essere risvegliato, il che non é. Quindi sarò costretto a dire un mucchio di sciocchezze che partendo dalla stazione del mio ego, attraverso i binari del blà blà blà, giungeranno ai vostri ego. Alla fine, egoizzando in gruppo, alzeremo i calici dell'ignoranza e brinderemo ad essa facendo cin-cin.     Ma ci rendiamo conto che il sogno dell'altro, dal momento in cui lo leggiamo, lo sottraiamo al suo dominio e lo facciamo diventare nostro? Ci rendiamo conto che interpretando quel sogno, anche se fossimo dei super piscanalisti che sono riusciti a raggiungere impassibilità fisica, emotiva e mentale, parleremo di noi?  Il sogno è stato fatto, scritto e distribuito al gruppo. Il sognatore, porgendolo se ne è privato e gli ha tolto qualsiasi soggettività. Prima che noi lo leggiamo è un sogno oggettivo, una partitura musicale chiusa. Ma ecco che appena la apriamo, appena lo leggiamo, l'interpretazione scatta, e contaminiamo quella musica non nostra con i nostri sentimenti, la coloriamo con la nostra anima.  In effetti, interpretando questi sogni, altro non facciamo che sbattere fuori la nostra ignoranza. E per fortuna che è così, perché alla fine tutto questo nostro parlare, tutta questa nostra insapienza, questa sgrossatura, permetterà alla nostra vera natura di manifestarsi improvvisa. Ma quando essa si manifesterà, e questa è bella, nessuo starà lì ad osservarla perché osservatore, cosa osservata e osservare si saranno fusi in un Nulla eloquente a se stesso, in un Uno senza secondo, in una Beatitudine senza soggetto.
Dopo questa secchiata supplettiva di ignoranza di cui mi sono liberato (che spero stimoli voi a fare altrettanto con la vostra che so tanta come la mia), non mi resta che propinare al gruppo la dose consentita di essa, quella fatta di decodificazione di un sogno, che, come tutti i sogni, ad una prima lettura crea nelle mie gambe un grosso stimolo alla fuga in luoghi lontani, e nella mia mente un totale rifiuto di accoglimento, ma che alla seconda, terza…lettura comincerà a trasformarsi in oggetto di divertimento, in rebus da risolvere, in partitura da suonare e dirigere, in geroglifico da decifrare. Giochiamo dunque.
"So che mi trovo al CIS e che ci sarà una doppia rappresentazione teatrale…" Sapere di trovarsi in un luogo vuol dire avere ben capito a quale tipo di "venti" si sarà esposti in un dato momento della propria vita. Il CIS è un centro studi dove, fra le altre cose, di tanto in tanto si fa teatro. Ora, il centro studi per eccellenza di ogni singola persona è la propria famiglia e la doppia rappresentazione teatrale cui Emma allude potrebbe riferirsi proprio ad un doppio avvenimento che avrà o sta avendo luogo sulle tavole del suo palcoscenico familiare. La sognatrice sta facendo solo due più due: ha valutato da sveglia gli sviluppi dei vari problemi  dei singoli componenti del nucleo familiare, ed ora nel sogno tira le somme. Ma come sempre accade nel mondo onirico, ognuno parla a se stesso per enigmi, per metafore, per rebus. In effetti ogni sogno altro non è che una risposta travestita da domanda. In questo sogno, la nostra amica si proietta due film, uno in sala A e l'altro in sala B. Siamo davanti al classico bivio: sì questo sogno, fra le sue pieghe, nasconde e propone anche una scelta fra due alternative.  Quindi, parallelamente ai due avvenimenti suddetti, possiamo fra tali pieghe scorgere ciò che per la sognatrice è stato il lavoro di "scavo" fatto insieme con il gruppo del CIS: da un canto scorge un aspetto profano che fa scattare in lei giudizi negativi ( nel gruppo della prima rappresentazione c'è un'attrice sporca e poco curata "mamma di un bambino piccolo che ha tre graffi paralleli sotto l'occchio destro", graffi fatti da una bambinaia strega, a detta della madre; ed il bambino "si rimpinza di dolci al cioccolato"); dall'altro vi scorge un aspetto sacro rappresentato dai due personaggi: Suor Gemma ed il bambino che quando cammina "dai suoi piedi si alza una polvere luminosa e stellata".
Adesso  torniamo un po' indietro. Emma nel sogno si trova in un ambiente di campagna, e dopo aver intuito che ci sarà una doppia rappresentazione, vede questo ambiente trasformarsi in marino. "C'è un grosso pesce…Roberto (il marito), galleggiando su una panchina verde come fosse una barca, stuzzica con un lungo bastone il pesce. Ci accorgiamo che è uno squalo pericoloso, ma il pesce non ci fa del male", si limita a nuotare. Emma va al nocciolo del problema: lascia la terra e prende l'acqua; cioè a dire, si tuffa  direttamente nel mondo dei sentimenti e si fotografa il primo dei due avvenimenti di cui sopra: Roberto gioca con lo squalo, scommette se stesso nel gioco della vita, ma lo fa con elementi impropri e pericolosi: la barca è una panchina da giardino, e la fiocina e un lungo pezzo di legno. E' come una terza imprevista rappresentazione figlia della prima: Emma scopre in se stessa che nonostante sia ben ancorata a terra ( ambiente di campagna), ultimamente si ritrova a navigare in una astralità che ha fatto irruzione senza preavvisi e che la costringe a usare la sua razionalità (Roberto) in maniera improvvisata anche se efficace in certo qual modo. Ma scopre anche che il marito, come lei, contrariamente al passato, si lascia sorprendere e confondere dal mondo del sentimento, e allorché si trova di fronte ad un grosso problema, cerca di risolverlo maldestramente. Come dire: andare a caccia con la canna da pesca, o andare a pesca col fucile. E' come se dal tetto comincia a gocciolare acqua perché in terrazza vi sono infiltrazioni di acqua, e anziché riparare il danno, si mette una pentola sotto lo stillicidio. Questa parte di sogno è forse la più importante, perché molto legata a Suor Gemma che con Emma  ha davvero lavorato per assistere bambini in difficoltà. Cioè è in atto una regressione, ci si fa bambini e si chiede l'aiuto della suora, della…sorella…per risolvere quelli che una volta erano problemi abbordabili. L'acqua ha fatto irruzione nel giardino in maniera improvvisa, inaspettata, ed ha colto la sognatrice di sorpresa. Gemma le darà una mano per il terzo "bambino" in difficoltà.
Ma la sorella potrebbe essere la stessa sognatrice, che avvicinandosi alla sua tradizione, quella cristiano-cattolica, riesce a contrapporre al bambino segnato sotto l'occhio, il Bambino Redentore, il Cristo, la Luce del mondo, quella che fa chiarezza su ogni cosa. In effetti Emma ha capito quale è il problema e prende le sue decisioni: deve accompagnare Roberto, ed è costretta a prendere le distanze dall'intero gruppo teatrale-familiare. A questo punto però, ciò che funge da coordinatore della sua mente (Franca), le dice di far presto e di "tornare in tempo per le bomboniere". Ora, le bomboniere si danno in occasione di matrimoni, comunioni e cresime. Ebbene, c'è solo da mettere insieme tutte le parti del sogno, le varie onde psichiche (comunione), e prendere le distanze dal teatro della vita.
Quanto alla considerazione dell'inquinamento: "Appena sveglia, quasi senza rendermene conto, mi dico: questo sogno è inquinato: comprendo che ad inquinare il sogno sono i tre graffi sotto l'occhio destro del figlio dell'attrice" - possiamo dire solo che il figlio dell'attrice altro non è che la sua interpretazione, e se ha tre graffi sotto l'occhio destro non può significare altro che essa è stata poco solare (l'occhio destro rappresenta il sole, l'intelletto, la ragione, la razionalità…), poco chiara, poco luminosa. I tre graffi sono tre violenze, tre attentati alla mente, come se tutta la problematica racchiusa nel sogno avesse per ben tre volte appannato la ragione della sognatrice, costringendola di volta in volta ad assumere tre diverse discutibili posizioni in merito.
Le mie brave sciocchezze sono state dette; forti dosi della mia malcelata ignoranza sono state iniettate in questa che non so come possa essere chiamata interpretazione di sogno; il lavoro su di me procede con accanita noncuranza dell'altrui mente, dal momento che credo di aver contribuito non poco a cristianizzare il sogno di Emma (Cristiano non me ne voglia, anzi, come può constatare sono complicato forse più di lui: lo autorizzo a servirsi del termine "natalizzare" quale sinonimo di ingarbugliare  che sta per cristianizzare, che non vuol dire evangelizzare). Insomma, l'arbitro ha fischiato la fine del gioco, decretando finalmente il riposo dei vostri cervelli. E così sia.

 

Grazie, Nat.

 

 




Sogno di Emma – fantasticherie interpretative di Maurizio

Doppia rappresentazione teatrale: anche le nostre vite sono un po’ così. ‘Maschera’ è il significato originario del termine greco ‘persona’, e l’allusione è all’attività dell’attore. La nostra ‘personalità’ si muove effettivamente su più livelli di rappresentazione, come se dentro di noi ci fossero diversi teatri. ‘Teatro’ viene da un termine greco, ‘theatron’, a sua volta dal verbo ‘therasthai’ che significa ‘guardare, osservare’: nella nostra prospettiva ‘interiorizzata’, dunque, l’attività teatrale corrisponde – nel simbolo – all’osservazione e alla riflessione su sé stessi. Quali sono le caratteristiche dei due luoghi di rappresentazione scenica descritti da Emma? In uno di essi c’è il CIS, cioè il nostro gruppo di ricerca; nell’altro c’è una suora che si occupa dell’aiuto all’infanzia e un bambino. Esaminiamoli meglio.

1.      Il CIS: comprende le persone del consueto gruppo di ricerca ‘spirituale’. C’è una fase in cui l’ambiente di campagna si trasforma in uno marino, con un grosso pesce che si rivela essere uno squalo, ma che non si dimostra pericoloso, e c’è anche Roberto che ci gioca. Poi viene descritta una componente del gruppo ‘belloccia, ma sporca e poco curata’; è una madre, e anche qui c’è un bambino, nutrito male dalla mamma e ‘graffiato’ da una bambinaia che è anche una strega.

a)       La sfera descritta è quella degli interessi della sognatrice relativi alla conoscenza e alla sperimentazione legate ai simboli, ai significati, ai sogni, alle concezioni filosofiche e religiose.

b)       Questo settore di interessi ‘esoterici’, dice il racconto onirico, è caratterizzato da una certa pericolosità perché implica un contatto con l’inconscio, che è un ‘mare’. Roberto, controparte e ‘animus’ della sognatrice, ‘gioca’ con elementi sconosciuti come il grosso pesce che si rivela essere uno squalo. Tuttavia sembrano non esservi degli effettivi rischi: il ‘gruppo’ funziona, è capace di ‘cavalcare la tigre’ delle potenzialità che stanno oltre la coscienza ordinaria.

c)       I limiti della ricerca sono, però, evidenziati nella attrice-madre: rappresenta la forma esteriore del tipo di attività descritte, comprendente elementi gradevoli, ma anche ‘impuri’, non abbastanza evoluti. Cosa c’è che non va? Il bambino, cioè l’elemento in crescita – la vera sensibilità interiore, la coscienza in sviluppo, il Sé – sarebbe bisognoso di sostegno, sollecitudini e attenzione; in realtà non è curato bene, non è seguito nei suoi bisogni reali, non è educato nel vero senso della parola, forse si privilegia un disattento impegno ‘esteriore’ nella ricerca, ‘cosmetico’ più che ‘cosmico’, gratificante e ‘iper-calorico’.

d)       L’affidamento del piccolo ad una bambinaia che è strega e veggente sembra sottolineare la disattenzione rispetto alla vera essenza del Sé, al perdersi in elementi magici, folkloristici, collaterali ad un vero percorso spirituale. Il bimbo, simbolo di un ‘quarto livello di coscienza’ ancora non maturo, non veramente consapevole, subisce così ‘tre graffi’, relativi evidentemente ai livelli di coscienza ad esso inferiori: fisico, astrale, mentale. L’’impronta’ di questi tre piani è, dunque, ‘inquinante’: potrebbe danneggiare la visione dell’’occhio destro’, cioè la visione reale, ‘destra’ perché ‘retta’, ‘diritta’, ‘concreta’.

2.      Suor Gemma si relaziona anch’essa con un bambino, e a quest’ultimo possiamo dare lo stesso significato del ‘puer’ precedente: la coscienza in evoluzione, il Sé. Tuttavia l’approccio e il risultato sono diversi: egli ‘recita’, cioè riesce positivamente nell’attività teatrale, e ‘mentre cammina dai suoi piedi si alza una polvere luminosa e stellata’, cioè può arrivare a mostrare la sua natura ‘numinosa’ e trascendente. Analizziamo perché.

a)       ‘Gemma’ è quasi lo stesso nome della sognatrice, Emma. In più c’è una ‘G’. Questa lettera, a ben riflettere, ha una ‘storia’ nella tradizione occidentale, particolarmente in ambito massonico, dove – inscritta di solito all’interno di una stella fiammeggiante – le sono stati attribuiti diversi interessanti significati: Geometria, Gnosi, Grande Architetto.

b)       ‘Gemma’ rappresenta un valore come pietra preziosa, e questo valore è legato alla Conoscenza (Gnosi, Daath) e alla ‘misurazione della terra’ (Geometria) in quanto saggezza e ‘misura’ nel valutare e nell’ordinare. Poiché, inoltre, si tratta di una ‘suora’, c’è anche il senso della dedizione al ‘Grande Architetto’ dell’universo e al piano divino.

c)       Che cosa significa tutto ciò? Suor Gemma è l’esatto opposto della ‘attrice belloccia e poco curata’: si dimostra attenta al bimbo affidatole, è capace di dedicarsi ai ‘ragazzi in difficoltà’; insomma è esperta delle fasi di crescita e degli ostacoli connessi, può sopperire anche alle eventuali mancanze o alle condizioni ‘disabili’ dell’oggetto delle sue cure: oltre ad aiutare il ‘bambino’ esterno, i bisognosi, probabilmente sostiene in questo modo anche la crescita del ‘puer’ interiore. Non vuole mostrare o dimostrare niente, non specula, la sua azione è semplice, concreta e compassionevole, magari severa quando occorre. Probabilmente la sognatrice – in modo più o meno inconscio – paragona l’approccio educativo di Suor Gemma a quello del CIS, e ha l’impressione che quest’ultimo possa risultare nel confronto meno essenziale, con tante ricerche complicate, elucubrazioni mentali e attività un po’ strambe che forse nulla hanno a che fare con un ‘vero’ cammino di dedizione religiosa.

3.      Tuttavia, pur avendo in qualche zona della sua mente questo tipo di dubbio sulla validità del lavoro del nostro gruppo o di altre attività consimili, bisogna dire che il suo sogno esprime anche il piacere di parteciparvi, ne è anche attratta: al CIS si distribuiscono bomboniere. ‘Bomboniere’ significa ‘dolcetti’, ‘pasticcini’, ‘chicche’, e suggerisce anche piacevoli cerimonie e celebrazioni. Emma ne vorrebbe una di ‘ceramica’ che, dal greco keramikòs, significa ‘di terra cotta’. La ‘terra cotta’ esprime l’idea della lavorazione, della cottura, sul piano concreto e ‘terrestre’. Qui, con tutta probabilità, siamo giunti al nucleo essenziale dell’intero sogno, esprimibile nelle seguenti osservazioni:

a)       Il contrasto fra ‘bomboniera’ come elemento di gratificazione e di festa e la ‘terra cotta’ come espressione di un lavoro oggettivo è evidente: la sognatrice desidererebbe che il lato ‘spirituale’ e la concretezza della vita fossero unificati in un’unica realtà, mentre ha l’impressione contraria, come già visto nell’analisi precedente; la domanda è: “Il lavoro di ricerca interiore è gratificante, ma qual è la sua utilità?”

b)       La conclusione del sogno, con Emma che sceglie di seguire Roberto che ‘soffre camminando’ e dev’essere accompagnato, esprime meglio di ogni altra cosa il dilemma: la ‘spiritualità’ è attraente, però le esigenze della vita, il senso del dovere, l’affetto, la sollecitudine verso la sofferenza sono altra cosa, come nel caso di Suor Gemma…

 

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