Sogno
di GAIA
Facevo parte di un gruppo
di "saggi" (?) che dovevano riunirsi... ci sediamo attorno ad lungo e
grande tavolo antico di legno scuro, come se fosse il coro di una
chiesa, infatti sediamo su strane panche con alti schienali intagliati
di stile gotico...siamo tutti assorti e poi uno (?) dice: "Ë il 30!
capite? E' il 30! E poi l'11! Questi e solo questi sono le cose
importanti! il 30 e l'11! Grazie. Gaia
Sogno Gaia - interpretazione di Franca
“Facevo parte di un
gruppo di saggi”: saggio o sapiente e’ ritenuto in genere l’Anziano che
per esperienza di vita, “sa” quello che i giovani ancora non sanno.
All’interno di noi tutti alberga il “saggio”, il vecchio, il senex che
comprende il nostro passato e “sa” valutare il presente per il futuro.
Bisogna poi vedere quanto in realta’ siamo disposti ad ascoltarlo e a
lasciarci guidare da lui.
P.S. Notiamo che la sognatrice, il cui nome e’ Alga (=pianta acquatica) ha scelto come pseudonimo Gaia (=Terra) per una esigenza di concretezza riequilibrante tra l’acqua del suo nome e l’aria del suo segno zodiacale, aggiunga anche un po’ di fuoco (Sole) e l’armonia sara’ completa. Grazie.F.V.
Sogno di Gaia - interpretazione di Natale "Facevo parte di un gruppo di 'saggi' (?) che dovevano riunirsi". La sognatrice, pur avendo preso contatto con la Sapienza, è ancora una folla. L'Uno è ancora molto lontano come realizzazione, un po' come per ognuno di noi. Questi saggi si riuniscono "attorno ad un lungo e grande tavolo antico di legno scuro, come se fosse il coro di una chiesa" e siedono su panche con alti schienali di stile gotico. Questa piccola folla, che è Gaia, non siede in un tempio, ma in un luogo che gli assomiglia ("come se fosse il coro di una chiesa"). La sognatrice non ha ancora costruito il suo tempio, ma ci sta lavorando da un po'. Il tempio è luogo di meditazione e di preghiera, di raccoglimento e di silenzio, luogo d'incontro con il proprio Dio. Né devono esserci mercanti nell'atrio, né ipocriti dentro, perché il tempio è qualunque "luogo" da cui si innalzano 'preghiere'. Il nostro corpo può essere considerato tempio solo quando accade la prima preghiera, quella che sgorga dal cuore e che non è richiesta di qualcosa, ma canto di Gloria che la Vita prigioniera dell'involucro fisico eleva alla Vita Impersonale che anima l'intero universo. La nostra sognatrice ha sentito il profumo del Divino, dell'Essere, e vorrebbe catturarlo coi simboli o coi numeri. Ma simboli e numeri sono solo indicatori di Esso. "Poi uno (?) dice: E' il 30! Capite? E poi l'11! Questi e solo questi sono le cose importanti! Il 30 e l'11!". Questi numeri racchiudono tante indicazioni per la nostra amica. Sia il maestro Gesù che Giovanni Battista cominciarono la loro predicazione dopo i trent'anni; Ezechiele cominciò a profetizzare dopo tale data; Giuseppe fu tratto dal carcere a trent'anni, Il Nazareno fu venduto per trenta denari (Agrippa Vol 2° Filosofia Occulta, pag. 56). E' questa l'età in cui in noi si risveglia Giovanni il Battista e ci invita al pentimento (che è la chiave del cristianesimo), alla conversione, al cambiamento. Prendere atto di avere vissuto per trent'anni nella più assoluta assenza di Sé, vuol dire battezzarsi con acqua purificatrice. Da quel momento prepariamo la strada per l'avvento del Cristo, che non tarderà a venire. La Coscienza si affermerà, ed il fuoco del Sole irromperà in noi prepotentemente. Ricordiamo che nel Libro dei Mutamenti, il 30° esagramma è Il Risaltante, Il Fuoco. Da questo momento in poi comincerà una sorta di predicazione interiore: una vocina ci guiderà passo passo lungo la strada del ritorno a Casa, ci farà piano piano prendere atto del fatto che la Casa è la nostra vera natura. Essa ha preceduto la nostra nascita e andrà oltre la nostra morte. Il Maestro Gesù ha detto "Prima che Abramo fosse, Io Sono", perché ha realizzato tutto questo in vita. Lo stesso dicasi per il Buddha e per tutti gli altri maestri realizzati, liberati in vita. Dai trent'anni in avanti scatterà però pure l'11. Tale numero è relativo alla lettera ebraica Caph che indica le mani giunte. Ciò, oltre ad indicare il pregare, e le "cinque contro cinque" del Sepher Yetzirah (riferentesi forse alle cinque Sepriroth inferiori contrapposte alle cinque superiori), designa anche una chiusura: il "trentenne" si chiude al mondo profano e si apre al mondo divino; si interiorizza sempre più, fino a che il suo ardore mistico (fuoco alchemico) non gli farà ottenere l'oro, la Saggezza con cui furono creati i mondi. Ottenere ciò significa solo perdere l'ignoranza, perché la meta conseguita era sempre stata lì, la nostra vera natura non ci aveva mai abbandonato: nessuno può diventare ciò che è sempre stato. Quanto infine al nome Gaia che la sognatrice ha scelto al posto del suo vero nome, la cosa ci sembra in perfetta sintonia con le aspirazioni del sogno, e cioè il conseguimento della Beatitudine suprema, della vera felicità. Grazie Nat
Sogno di Gaia – fantasticherie interpretative di MaurizioLa sognatrice, nel raccontare il suo sogno, concentra l’attenzione soprattutto sui numeri, il 30 e l’11, ritenendo che in essi sia celato il significato principale del racconto o, comunque, quello che più la incuriosisce: circostanza confermata anche dal personaggio onirico, uno dei ‘saggi’, che ne ribadisce più volte l’importanza. L’associazione cui arriva Gaia elaborando il sogno è quella con il giorno della sua nascita, il 19 giugno, e da questa associazione partiamo con la nostra indagine, trovandola piuttosto significativa. La data, infatti, è molto vicina a quella del solstizio estivo, il culmine del ciclo annuale, e il numero 19 è anch’esso legato al simbolismo solare, essendo il numero della lamina del Tarocco attribuita proprio al Sole. Il fatto che il 19 giugno sia il giorno della nascita della sognatrice, inoltre, sottolinea il senso ciclico, sia esso annuale o della vita, ricordandone l’inizio. Da qui al rinvenimento di un possibile significato del numero 30 il passo è breve: in quasi tutte le antiche culture, particolarmente nell’area mediterranea ma non solo, il ciclo del sole nell’arco dell’anno era la base per la costruzione di un calendario suddiviso generalmente in dodici mesi di 30 giorni, per un totale di 360 giorni, cui andavano aggiunti periodicamente dei giorni intercalari per operare i necessari aggiustamenti rispetto ai 365 reali. Abbiamo traccia di questo anche nell’Astrologia, antica scienza che assegna appunto 30 gradi ad ognuno dei 12 segni zodiacali, per un totale di 360. Il 30, dunque, indica il mese in senso generale, standard, del calendario, la dodicesima parte dell’angolo giro e del cerchio annuale. Se a questo numero aggiungiamo l’11, abbiamo la netta impressione che possa segnalare l’undicesimo mese. Potremmo interpretare quest’ultima informazione come un’allusione all’undicesimo segno zodiacale, cioè all’undicesimo mese astrologico, quello dell’Acquario (gennaio-febbraio), ma ci sembra che non si possa prescindere dal fatto che nel calendario oggi usato, quello cui fanno riferimento i nomi dei mesi - derivante da quello dell’antica Roma, dove il primo mese era marzo - l’undicesimo mese sia gennaio. Inoltre, come notazione ulteriore, nell’uso corrente e moderno 11 è uguale a novembre. Se novembre è legato simbolicamente alla morte (l’autunno, il declino della vegetazione, la ‘decomposizione’ della natura), l’Acquario allude alla rinascita (i liquidi vitali, le linfe, che riprendono a scorrere e nutrono i nuovi semi); ma ciò che sembra maggiormente significativo è il mese di gennaio, situandosi a ‘metà strada’ fra i due sensi esposti: gennaio, infatti, si collega da molti punti di vista, e anche nel nome, a Giano, divinità di particolare interesse relativamente ai ‘momenti di passaggio’. Il doppio volto del dio, infatti, è rivolto tradizionalmente sia al passato che al futuro, rappresentando proprio la soglia di transizione fra i due momenti: Giano come Janua, ‘Porta’, Januarius (il ‘mese della porta’); Janua sembra sia collegabile per effettiva parentela etimologica con il sancrito Yana, che vuol dire Veicolo o anche Via. Il momento di passaggio, la porta, il veicolo e la via di cui si parla – volendone considerare l’accezione più profonda e spirituale, quella che interessa il nostro tipo di lavoro sui sogni – sono in relazione con l’Iniziazione, il momento della grande trasformazione della coscienza individuale. Da un punto di vista meno ‘alto’, invece, ogni età della nostra vita finisce ed inizia con un passaggio del genere, un momento di transizione in cui molte cose si trasformano o vengono messe in discussione, e si tratta, anche qui, di una vera iniziazione: per esempio, dopo la gestazione e la conseguente nascita, abbiamo l’adolescenza, la maturità, la vecchiaia, ogni fase contraddistinta da sfide e valori diversi, da profondi cambiamenti sia fisici che spirituali. Abbiamo citato i più evidenti, i più grandi e importanti, ma vi sono anche fasi intermedie, più sfumate e altrettanto dense di significato. Forse la sognatrice si trova in una di queste, e perciò fa un sogno con un forte richiamo alla Porta ciclica che chiude un periodo e ne inizia un altro? Come ‘interprete fantasticante’, naturalmente, non conosco la risposta, però mi sembra opportuno fare un’ultima notazione: la scena del sogno, il conclave di saggi, descrive un particolare ‘spazio sacro’, una sorta di ‘mandala’ (nome che originariamente definiva proprio uno spazio del tipo citato) di forma, però, non circolare, ma rettangolare o oblungo, come l’antico tavolo del racconto onirico. La maggior parte dei mandala che conosciamo, in effetti, sono dei cerchi; però esistono anche dei mandala dell’altro tipo, particolarmente nella tradizione estremo-orientale. Nella tradizione occidentale essi sono rappresentati dalle chiese cristiane, normalmente su pianta rettangolare, forse anche dalla stessa croce cristiana e dall’Albero cabalistico. La struttura di quest’ultimo è composta da 32 elementi chiamati ‘le trentadue Vie della Saggezza’ e, quindi, siamo in un ambito abbastanza correlabile con i ‘saggi’ del sogno.
Le‘Vie’(ricordiamo ancora una volta Yana-Janua) sono sia le Sefiroth (da 1 a 10) che i tratti che le collegano (da 11 a 32). L’undicesima e la rentesima sono indicate nello schema con frecce hanno nomi e significati particolari, rispettivamente: ‘Sekhel Metzuchtzach’ (11) e ‘Sekhel Klali’ (30); la traduzione del primo termine è ‘Intelligenza Sfavillante’ o ‘Intelletto Doppiamente Scintillante, con il significato di ‘sentiero che porta alla contemplazione della Causa di tutte le cause, insomma – potremmo dire – all’Illuminazione; il secondo termine è traducibile con ‘Intelligenza Accumulante’ o ‘Intelletto Generale’, e la tradizione intende con questo la consapevolezza e la conoscenza dei fenomeni celesti, dei cicli zodiacali, delle stelle, eccetera. Potremmo, insomma, definire il sentiero 11 come quello della consapevolezza intuitiva, meditativa, della Prima Causa, lo Spirito, mentre il sentiero 30 come quello legato allo studio, all’accumulo di conoscenze e di osservazioni sulle cause minori, ‘celesti’, sulle forze mitiche, angeliche e divine che regolano il destino e anche… i sogni! |