Sogno Luciana 11
sogno del 27.01.2010 pomeridiano) città di
mare, forse Amalfi? intravedevo la facciata di una cattedrale.Mi ero
allontanata dal centro paese che pullulava di turisti ma, mi accorgevo che
per tornare indietro stavo intraprendendo una strada sbagliata anche se ,
frequentata da molta gente locale, mi accorgevo che avevo lasciato
documenti e soldi in albergo, chiedevo ad un vecchio seduto
all'inizio della strada se, mi convenisse percorrerla. NO, mi rispondeva,
ti conviene tornare indietro, nella grande strada. Quale? quella dopo i
binari della ferrovia? gli chiedevo.SI,rispondeva. infatti, tornata
indietro riconoscevo alcune viuzze dove, incrociavo turisti stranamente
vestiti, alcuni mi invitavano ad entrare in appartamenti dove si sarebbero
svolte feste con balli ma, non vi partecipavo, poi, spinta dalla
folla, per prendere aria, mi ritrovavo sul mare, sul pontile del porto,
anche li tanta gente ma, guardando il mare avevo l'impressione che
nonostante la bella giornata, si stessero gonfiando le onde verso la
costa come uno tzunami, allora correvo verso l'interno verso la terra
ferma mentre l'acqua mi bagnava, cercavo di dare l'allarme consigliando
tutti a correre, a salvarsi, mi ritrovavo davanti una vecchia lenta e
storta su se stessa con una donna che l'accompagnava che gridava: piano,
piano mentre io cercavo di portarla, in salvo, stringendola forte a me, la
lasciavo un po indolenzita alla badante, sperando di non averle
fatto male con la mia forza. c'è molto caos ma, entrando in un ampio ed
antico appartamento, vedevo elfi ,gnomi e spiritelli, alcuni seduti ed
attenti ad ascoltare una specie di udienza, almeno quello mi sembrava
fosse), ed altri che in piedi ed a gruppi, ballavano, simulando la scena
ma, ridevano con le loro guanciotte rosse, mentre mi guardavano, come se
stessero recitando una parte, Risveglio GRAZIE
Sogno Luciana 12
quest'altro sogno come vi dicevo l'ho avuto la
domenica mattina del 10.01.2010 dopo colazione, altro riposino, per
intenderci come può capitare quando si vuole prendere del tempo per
se....ed: ero affacciata al balcone interno che sporge in un atrio,
dell'appartamento dei miei genitori a Molfetta, sempre stessa scena
incubo, vedevo scorrere acqua dal balcone interno dell'appartamento
accanto, occupato dalla prima figlia di mia madre, che non oso appellare
come sorella. Si stava inondando tutto l'atrio ma mentre decidevo di
rientrare mi sentivo aggredire alle spalle e afferrare per i capelli,
perdevo l'equilibrio e , sempre tirata per i capelli mi sentivo come
risucchiata in una corsa lenta ma velocissima senza spazio ne tempo.quasi
diabolico e surreale, in direzione della stanza opposta che si
affaccia con un balcone verso il mare e, mi rendevo conto che chi mi
afferrava voleva buttarmi di sotto dal 1° piano ma, prima che arrivassimo
al balcone, ho avuto la forza di pronunciare a voce alta due parole:"
PADRE NOSTRO" a queste parole tutto è cessato ed è tornato il
sereno......Grazie
Sogno Luciana 13
nel mese di novembre/dicembre non ricordo,
quale giorno perchè di questo messaggio breve, ho solo scritto la parola
che le mie labbra pronunciavo mentre mi svegliavo (sempre pomeriggio...) e
questa è "AVATAR" per due tre volte come se mi svegliasse....Grazie
un abbraccio, ci vediamo sabato Luciana
Sogni Luciana 11-12-13 int. cabalistica di
Franca Vascellari
Sogno
del 27.01.2010 (pomeridiano) città di mare, forse Amalfi?
I numeri offerti dalla sognatrice ci danno: 2+7+1+2+1= 13, il 13, numero
dell'archetipo della Trasmutazione, del Cambiamento, in corrispondenza al
sonno, alla notte, a cio` che si rigenera nel continuo trasformarsi delle
cose e degli esseri. La
citta` di mare e`
ovviamente un centro astrale, probabilmente Yesod, relativo al mondo dei
sentimenti e delle emozioni ma ancora legato alla terra;
Amalfi e` il nome della
nifa amata da Ercole che la leggenda vuole sepolta in quei luoghi, ma
melp
o
melf
significa 'altura' o 'concavita` e quindi in questa
citta` di mare
ritroviamo la 'forza' dell'amore che si manifesta a monte e a valle, vale
a dire nella salita e nella discesa dell'Albero astrale della sognatrice.
...
intravedevo la facciata di una cattedrale:
la
cattedrale
e` la chiesa che ospita la 'sedia del vescovo'
(kathedra = sedia con i braccioli), e` la sedia di chi dispensa
insegnamenti, quelli che la sognatrice intravede nel sogno; ed essendo la
cattedrale
anche
l'immagine della Chiesa
'maggiore', essa ci riporta all'Archetipo della Grande Madre (Binah, Terra
-Acqua) a cui Luciana si dovrebbe affidare.
Mi
ero allontanata dal centro paese che pullulava di turisti ma, mi accorgevo
che per tornare indietro stavo intraprendendo una strada sbagliata anche
se, frequentata da molta gente locale, mi accorgevo che avevo lasciato
documenti e soldi in albergo:
questa citta` di mare (ora
paese)
e` popolata di gente (tutte le componenti astrali della sognatrice).
Luciana nella 'sua
citta`' fa una differenza fra i 'turisti' e i 'locali' e 'si' pone tra i
turisti
infatti abita in un
albergo dove ha lasciato
documenti e soldi,
(= la sua identita` e le sue energie) i
turisti sono quelli che
frequentano il centro del paese, per conoscerlo e studiarlo, ma non vi
abitano stabilmente e non vi hanno possedimenti. Pero`allontanarsi dal
centro del paese
vuol dire inibirsi la possibilita` di conoscerlo, quindi, una volta che ci
si e` resi conto dell'errore, e` opportuno
cercare di ritrovare la 'giusta strada'; la
strada sbagliata e`frequentata
da gente locale,
non e`
deserta, percio` si puo` chiedere aiuto per ritrovare la strada per il
centro
a qualcuno del posto. ... chiedevo ad
un vecchio seduto all'inizio della strada se, mi convenisse percorrerla:
il vecchio a cui chiedere consiglio e` uno del luogo, e` un
vecchio,
(l'Anziano dell'Albero e` Il Grande Padre, Chochmah Aria -Fuoco) uno che
conosce bene le strade del paese e che consiglia di
tornare indietro. NO, mi rispondeva, ti conviene tornare indietro, nella
grande strada. Il "NO"
del vecchio e` perentorio e sicuramente avergli chiesto lumi
all'inizio
della strada e` stato molto positivo e ha risparmiato fatica e tempo
prezioso. Riprendere la
grande strada e` il suo
consiglio, chiaro e inequivocabile.
Quale? quella dopo i binari della ferrovia, gli chiedevo. SI, rispondeva.
La sognatrice cerca ulteriori spiegazioni con dei punti di riferimento:
i binari della ferrovia
'sono' un buon punto di riferimento: un riferimento ad una
'via-radicata nel ferro' e su due polarita` destra-sinistra, non ci si
puo` sbagliare. Anche il "SI",
del vecchio ora, come il "NO"
di prima, e` perentorio. ... infatti,
tornata indietro riconoscevo alcune viuzze
(vie secondarie, non la grande strada)
dove, incrociavo turisti stranamente vestiti, alcuni mi invitavano ad
entrare in appartamenti dove si sarebbero svolte feste con balli ma, non
vi partecipavo: tornata
dunque nel centro del paese pero` per vie secondarie, si presentano alla
sognatrice altre possibilita`
di
feste con balli ma lei
le rifiuta, perche` in fondo quel mondo 'turistico' le e` proprio
estraneo. ...
poi, spinta dalla folla, per prendere aria:
cioe` costretta dalla necessita` di respirare piu` liberamente,
mi ritrovavo sul mare, sul pontile del porto:
Il mare onirico rappresenta ancora qui l'elemento primordiale da cui
emergono i sentimenti e i desideri, la sognatrice lo guarda dal pontile
del porto con un certo distacco, tuttavia:
anche li` tanta gente ma, guardando il mare avevo l'impressione che
nonostante la bella giornata, si stessero gonfiando le onde verso la
costa come uno tzunami....anche
se sta con i piedi sulla terraferma, ora Luciana. teme che un possibile
'maremoto' possa sconvolgere tutta la zona e mentre lo teme, gia` gli
eventi precipitano:
allora correvo verso l'interno verso la terra ferma mentre l'acqua mi
bagnava, cercavo di dare l'allarme consigliando tutti a correre, a
salvarsi: la fuga sembra
la soluzione piu` adatta al momento, una fuga all'interno (di se`) una
fuga che pero` porta alla visione di qualcuno che la sognatrice vuole e
deve salvare dallo tzunami. ...
mi ritrovavo davanti una vecchia lenta e storta su se stessa con una donna
che l'accompagnava che gridava: piano, piano mentre io cercavo di
portarla, in salvo, stringendola forte a me, la lasciavo un po`
indolenzita alla badante, sperando di non averle fatto male con la
mia forza. La vecchia
invalida con la badante ricordano ancora 'la madre' della sognatrice da
lei assistita con tanta sofferenza e sacrificio negli ultimi anni di vita;
essa e` ancora una specchiatura del
principio materno (Geburah)
che qui e` divenuto 'lento e storto' e percio` 'delicato', che bisogna
star attenti a salvare, ma non danneggiare con la
troppa
e non
controllata
forza.
...
c'è molto caos:
ma, entrando in un ampio ed antico appartamento:
il termine
caos
indica confusione e necessita` immediata di ordine; difatti subito dopo
Luciana entra in 'casa': in un
ampio
e antico appartamento,
in quella parte di se`che e` 'ampia e antica', ancestrale, saggia;
vedevo elfi, gnomi e spiritelli, alcuni seduti ed attenti ad ascoltare una
specie di udienza, (almeno quello mi sembrava fosse), ed altri che in
piedi ed a gruppi, ballavano, simulando la scena ma, ridevano con le loro
guanciotte rosse, mentre mi guardavano, come se stessero recitando una
parte: la sognatrice
termina il sogno col
vedersi in 'casa' i suoi 'elementali' di terra, cioe`gli
elfi,
gnomi e spiritelli,
che
stanno animando solo per lei una specie di teatrino, in cui alcuni
ascoltano (sono passivi) altri ballano o recitano (sono attivi) ma tutti
la 'guardano' quasi a volerle ricordare che in questa vita terrestre tutto
e` Mutamento, rappresentazione, illusione, gioco, fino a che non accade il
Risveglio.
Quest'altro sogno come vi dicevo l'ho avuto la domenica mattina del
10.01.2010 dopo colazione, altro riposino, per intenderci come può
capitare quando si vuole prendere del tempo per se...
dai numeri della data
del sogno 1+1+2+1= 5, ricaviamo il 5
dell'Archetipo della Forza
(Geburah); questo sogno n.12 di Luciana segue di fatto il sogno n.11 anche
se poi nella realta` lo precedeva.
...
ero affacciata al balcone interno che sporge in un atrio,
dell'appartamento dei miei genitori a Molfetta: sempre
la stessa scena da incubo, vedevo scorrere acqua dal balcone interno
dell'appartamento accanto, occupato dalla prima figlia di mia madre, che
non oso appellare come sorella.
Si stava inondando tutto
l'atrio ma mentre decidevo di rientrare mi sentivo aggredire alle spalle e
afferrare per i capelli, perdevo l'equilibrio e, sempre tirata per i
capelli, mi sentivo come risucchiata in una corsa lenta ma velocissima
senza spazio ne tempo.quasi diabolico e surreale, in direzione della
stanza opposta che si affaccia con un balcone verso il mare e, mi rendevo
conto che chi mi afferrava voleva buttarmi di sotto dal 1° piano:
sappiamo che la casa dei
genitori di Luciana guarda il mare: vediamo quindi rappresentato in modo
piu` drammatico e coinvolgente lo tzunami dell'altro sogno, solo che il
maremoto qui e` in atto e coinvolge direttamente la sognatrice nella sua
spirale. Viene pero` chiarito che lo tzunami parte dal balcone della
'sorella'. Ad essa, figlia della stessa Madre e sorella maggiore di
Luciana, possiamo attribuire la sephirah Geburah (la Forza) quale
principio di 'caduta' e di guerra interiore (ed esteriore) della
sognatrice.
...
ma, prima che arrivassimo al balcone, ho avuto la
forza di pronunciare a voce alta due parole:" PADRE NOSTRO" a queste
parole tutto è cessato ed è tornato il sereno.
Questa ultima frase
termina il 'sogno' e ne da` anche
la soluzione e
l'interpretazione: in un momento di grande difficolta` fisica, astrale o
mentale
l'invocazione
al 'PADRE
NOSTRO'
salva dallo tzunami e
riporta il sereno "...perche` il Padre Vostro sa di quali cose avete
bisogno ancora prima che gliele chiediate (Mt. 6, 8)" Bisogna solo trovare
la 'Forza' di invocare il Padre Nostro che e` nei Cieli;
cio` significa trasmutare
l'energia 'erroneamente qualificata' di Geburah
(della nostra
sorella maggiore interiore
in guerra) in energia 'correttamente qualificata', di Geburah (della
nostra sorella maggiore interiore purificata) Se si e` in grado di farlo,
anche gli tzunami piu` violenti si placano.
Nel
mese di novembre/dicembre non ricordo, quale giorno:
del 13esimo sogno Luciana ci fornisce solo una
parola, niente data, niente ambientazione, in verita` niente sogno...
perchè di questo messaggio breve, ho solo scritto la parola che le mie
labbra pronunciavo mentre mi svegliavo sempre pomeriggio...) e questa è
"AVATAR" per due tre volte come se mi svegliasse:
eppure questa parola che significa 'DISCESA' completa gli altri due sogni
perche` e` l'invocazione e la richiesta della 'discesa' dello Spirito,
dell'Io Sono, di Daath, della Coscienza, del Cristo.
Quindi consigliamo la
nostra amica di serbarla nel cuore e di ripeterla nei momenti di
difficolta` come un mantra, ricordando che nella mitologia indiana AVATARA
viene riferito a Krisnha, ottava incarnazione del Dio Visnu` che pure
rappresenta il Cristo, l'Io Sono, Dath, la Coscienza, lo Spirito (v.
www.taozen.it
Testi Sacri - commento alla
Bhagavad Gita).
Grazie. F.V.
Tre sogni di Luciana (n° 11, 12, 13)
interpretazione di Natale
La cosa che salta
evidente agli occhi in tutti e tre i sogni è che sono stati fatti tutti
nel pomeriggio. Un'indicazione da tenere ben presente, perché richiama
all'attenzione un preciso periodo di vita della sognatrice. Non è ancora
sera, non è ancora notte. Il sole si avvia al tramonto ma la giornata
offre ancora molta luce: è per l'appunto,
il"pomeriggio" della vita.
Detto questo, ricordiamo due cose: 1- che ogni sogno scritto o raccontato
non è più un sogno, ma un
segno,
un indicatore. Delle immagini e dei "suoni" sono diventati parole, quindi
una traduzione presso che statica di una vicenda sicuramente dinamica; 2-
ogni sogno, se partecipato, diventa simbolico, mitico. Siamo così di
fronte ad un segno che nello stesso momento è anche simbolo. Questo è
paradossale, ma coi sogni (eventi paradossali per eccellenza) ciò è
possibile. C'è però una terza cosa da tener presente. Come per la musica
il primo ascoltatore è il compositore stesso, così anche per i sogni il
primo fruitore è il sognatore stesso, che partecipandoci il suo sogno, ci
offre quanto di esso egli ha digerito, tramutando il tutto in una
incarnazione di particolari sentimenti e pensieri onirici. Insomma, il
sognatore altro non ci offre che una particolare tonalità emotiva che,
come un'accordo musicale, può essere triste (accordo minore) allegro
(accordo maggiore), modulante (accordo di settima), dissonante, ecc.
Questi tre sogni di Luciana hanno la caratteristica della
trasparenza, perché sono
dominati dall'acqua. Mentre scriviamo questi pensieri, non possiamo fare a
meno di notare come, ogni volta che si diventa interpreti di un sogno
altrui, ci venga offerta la possibilità di un sempre nuovo approccio
interpretativo, cioè a dire siamo stimolati a dar vita, volta a volta, ad
una nuova "filosofia dell'interpretazione dei sogni". Ci si trova così,
come sopra un treno in movimento mentre si fanno esperimenti sul moto,
sulla velocità degli oggetti che si muovono all'interno del treno stesso,
sulla traiettoria di essi; più o meno come gli esperimenti teorici usati
da Einstein per divulgare la sua teoria ristretta della
relatività. La novità
che questa volta si affaccia alla nostra mente consiste in questo:
l'interprete, prima di interpretare un sogno, dovrebbe chiedere al
sognatore: "qual' è il ruolo in cui sei impegnato in questo momento nel
teatro della vita?". Solo così potrà avere un punto di riferimento per
l'interpretazione di quel sogno. Ora dunque chiediamoci: che ruolo sta
vivendo in questo periodo la nostra amica sognatrice? Dalle conversazioni
avute sembra che la nostra attenzione debba essere rivolta ai ruoli di
donna-madre, insegnante d'arte. Ma non dobbiamo dimenticare il ruolo di
studiosa di se stessa, e quello (nascosto nel sogno stesso) che andremo a
scoprire. Questa è la cornice entro cui inquadrare questi sogni.
Ma cominciamo. "Città di mare, forse Amalfi,
intravedevo la facciata di una cattedrale". La sognatrice sta davanti ad
un agglomerato (città) di sentimenti (di mare), e precisamente innanzi al
cuore di esso (la cattedrale), ma non è riuscita a penetrarvi (vede solo
la facciata). Penetrare nella propria interiorità, però, allontana dalle
folle degli ego, che come turisti affollano tale agglomerato. In effetti è
proprio così: gli ego che affollano la nostra interiorità sono come
turisti venuti non si sa da dove, che dopo avere visitato il nostro paese
(leggi "psiche") ne "saccheggiano" i monumenti e le bellezze (leggi "forze
positive"), e ci lasciano come svuotati di ogni conquistata virtù. La
sognatrice vorrebbe tornare indietro, uscire cioè dalla propria
interiorità, ma pur trovandosi in un labirinto noto (la gente locale altro
non rappresenta che contenuti psichici già esplorati), prende una "strada
sbagliata". Come può essere tradotto questo simbolo? Potremmo azzardare
l'ipotesi di una componente sentimentale che ha portato lontano dai
territori noti.
Fatto importante: la
sognatrice ha lasciato soldi e documenti in albergo. E questa è una
conferma di quanto si diceva: si è penetrati in un complesso affettivo
sconosciuto (se si è in albergo, non si è del luogo, e quindi non se ne
conoscono le vie, i percorsi, le mete, ecc.). La mancanza di documenti è
certamente un'allusione alla perdita temporanea di identità, e la mancanza
di soldi potrebbe voler dire mancanza di energia psichica sufficiente per
potere esplorare il territorio sconosciuto. Provvidenziale appare a questo
punto l'incontro con "un vecchio seduto all'inizio della strada". Esso
potrebbe rappresentare la saggezza cui attingere in casi come questo. Le
risposte del vecchio sono scritte in maiuscolo ( "NO" e "SI"), come per
sottolinearne l'autorità e la perentorietà. Il vecchio la invita a tornare
indietro "nella grande strada".
Questa
grande strade potrebbe alludere ad una via centrale capace di condurre
dritta dritta all'interno di quella cattedrale di cui si è vista solo la
facciata, e potrebbe essere contrapposta alle piccole vie, tipiche della
periferia e dei quartieri frequentati oltre che da brava povera gente,
anche da persone poco raccomandabili. La sognatrice torna indietro, ma la
sua attenzione viene catturata da "turisti stranamente vestiti" che
volevano introdurla in appartamenti, per feste e balli. Lei non si lascia
convincere. Siamo di fronte al richiamo di sirene sentimentali
carnevalesche (stranamente vestite), che possono pure far divertire, ma
che potrebbero far perdere la direzione. Però, nonostante la sua volontà
venga esercitata bene, la folla la spinge a forza verso il mare "per
prendere aria". Questo è il cuore del sogno, e forse lo stesso interno
della cattedrale così come l'abbiamo intesa. La sognatrice capisce la
forza enorme di quel nucleo sentimentale che le si para davanti (un mare
apparentemente calmo che, in una bella giornata, scatena uno tzunami) e
conscia del pericolo comincia a scappare insieme con tutta la folla di ego
sentimentali. Travolge una vecchia "lenta e storta su se stessa"
accompagnata da una badante. Dapprima la vuole portare in salvo, ma poi la
lascia alla sua accompagnatrice. Dobbiamo confessare, che a questo punto
il nostro sogno interpretativo si spegne, e mentre scriviamo questo, ci
accorgiamo del suggerimento: non è, una qualunque interpretazione di
sogno, - ci chiediamo - un sogno di sogno? Sì, ci rispondiamo: essa altro
non è che una ulteriore traduzione di simboli in simboli diversi, cioè un
gioco di aperture di sensi. Ma chi è questa vecchia "lenta e storta su se
stessa?" E' la madre di tutti i desideri: quella traiettoria curva,
incapace di chiudersi in cerchio, perché sgorbia come il vortice di un
uragano, quell'imbuto pazzesco che tutto travolge con la sua follia e che
di essa si alimenta. Essa è quella Maya che impedisce il cammino della
ricerca. Per fortuna, la nostra sognatrice ha capito che essa va affidata
ad una badante e non bisogna portarla in salvo. Certo Maya ha il suo
fascino, seduce nonostante l'età, ma va abbandonata se ci si vuole
conoscere in essenza. E' a questo punto che Luciana, la nostra amica
sognatrice, si rende conto del caos in cui si trova, ed attraverso la
rappresentazione-udienza di "elfi, gnomi e spiritelli" si rende conto di
essere un
attore
che ha vestito determinati abiti di un personaggio che, come donna-madre,
insegnante d'arte ed esploratrice di se stessa, si è mosso in un certo
tempo-spazio, sulle tavole del palcoscenico della vita.
Ma l'acqua dello tzunami è
già arrivata (siamo passati al secondo sogno, ove conosceremo l'ultimo
ruolo della sognatrice) e la travolge. Finalmente Luciana è entrata nella
cattedrale, nel complesso affettivo fino ad allora sconosciuto: il
conflitto con la sorella del sogno (l'altro ruolo è quello della sorella),
se letto solo come un reale conflitto familiare non porta da nessuna
parte: non è la sorella che la tira per i capelli e la vuole scaraventare
giu dal balcone, ma il sentimento di… non amore della stessa sognatrice
verso di essa. Un sentimento negativo ci può precipitare nell'abisso, e
questo alla nostra sognatrice sta per accadere, ma offrendo lo specchio
della propria coscienza al Sole del Divino, riesce a non precipitare
nell'occhio di un ben più devastante uragano. Luciana pronuncia le parole
" Padre Nostro" (di lei e della sorella), e torna il sereno. Tutto questo
(e così passiamo al terzo sogno) viene interpretato come l'incarnazione
del Dio in terra:
Avatar.
Infine, una curiosità. Luciana conclude la
pagina su cui ha scritto i suoi sogni con questa frase: "p.s. scusate se,
per problemi di tastiera, le parentesi non si aprono". Tali parole ci
piace considerarle come appendice di sogno, ed ecco che vediamo in esse
un'indicazione preziosa. Se il computer rappresenta la psiche della
sognatrice, il "guasto" al tasto dell'apertura parentesi potrebbe
significare una poca disponibilità (o incapacità) della sognatrice ad
amplificare il proprio sogno nei contenuti, ad esplorare più a fondo le
vere dinamiche affettive che lo hanno prodotto. Ma essendo la nostra amica
un'artista, avrà sicuramente deciso di esplorare i fondali di quelle acque
dei sogni con la bellezza dell'arte, cioè con quella luce trasmutativa
che, catturata dal prisma coscienziale, dà vita a colori profumati come
fiori. Il bello trasmuta ogni cosa perfettibile ed inghiotte ogni male
come concime. Con affetto, Natale.
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