Un sogno
di Marijana
In
una strana parte della giornata che non né la notte, né il giorno, forse
neanche l’alba, mi trovo
La
collocazione di questo sogno e’ apparentemente indeterminata nel tempo, ma
per esclusione (“non e’ ne’ giorno, ne’ notte e forse neanche l’alba”) la
si puo’ stabilire al “tramonto”, nel momento piu’ nostalgico e romantico
della giornata, quando si tirano le somme delle attivita’ quotidiane e si
fa “il bilancio”. Ricordiamo la divisione psicologica tra gli “albisti” e
i “tramontisti”: i primi sono attivi, estroversi, solari; i secondi
passivi, introversi, lunari; questa non-collocazione nel tempo ci da’ gia’
una fotografia della sognatrice. Maria (=amata da Dio) Jana (= grazia di
Dio) pone se stessa in una particolare situazione onirica; nell’acqua
(oceano), nell’elemento proprio del sogno (astrale, mondo di Yetzirah), ma
questo oceano e’ “ghiacciato”. Sappiamo tutti che l’acqua, il mare,
l’oceano simboleggiano il nostro mondo dei sentimenti, tanto piu’
primordiale quanto piu’ vasto e abissale e’ l’elemento considerato, ma il
“ghiaccio”, indica il raffreddamento di questa nostra astralita’, prodotto
per impedirle il suo normale fluire. Notiamo pero’ che il ghiaccio e’
solo in superficie, sotto, l’acqua e’ liquida e in essa la sognatrice
compie “piccoli giri”, cioe’ piccole perlustrazioni ed e’ quindi in grado
di “nuotare” nella parte piu’ profonda dei suoi sentimenti e di li’ e’
anche in grado di vedere il “cielo” (mondo mentale-spirituale, Briah).
Quello che unisce il suo mondo sentimentale (acqua) al suo mondo mentale
(cielo) e la “impressiona”, cioe’ la colpisce lasciando il segno, e’ la
“luce color caramello” (giallo-oro), che secondo la sognatrice, non viene
dal “sole” ma dalla sua “mancanza”, una luce “fuori della portata della
mia esperienza”. Con questa definizione in un certo senso, essa si esclude
la possibilita’ della comprensione di detta “Luce”, come se la temesse; ma
se la luce non e’ ne’ lunare ne’ solare, allora non puo’ essere altro che
quella superiore, stellare o Daatica, riferentesi alla Sephirah Daath, la
Sephirah occulta, Luce interiore per eccellenza, della chiarita’
Coscienziale, che non e’ mancanza di sole, ma “oltre” il Sole. Grazie. F.V.
In una
parte della giornata che non è né la notte, né il giorno, forse neanche
l'alba, mi trovo dentro ad un oceano ghiacciato". Se la giornata
simboleggia la vita, la parte di essa cui la sognatrice si riferisce, per
esclusione, non può che essere il tramonto. Ma nel nostro caso dovremmo
trovarci al giorno pieno, essendo Marijana ancora giovane. Perché dunque
il tramonto? Forse perché la sognatrice è un senex, che osserva ogni cosa
attraverso le lenti del vecchio Saturno, il congelatore per eccellenza?
Oppure, altra ipotesi, la giornata rappresenta una particolare parentesi
di vita che ha visto la sognatrice impegnata in un'impresa che sta per
essere conclusa (tramonto)? Questa seconda ipotesi mi sembra più vicina
alla realtà. In sostanza è come se Marijana avesse lavorato su se stessa
per un lungo periodo di tempo e si fosse trovata vicino alla meta (la
costa da raggiungere). Ha lavorato molto sulla sfera dei sentimenti (non
per nulla cita spesso Jung, che notoriamente ha dato molta importanza alla
Funzione Sentimento nella sua Psicologia Analitica), ed ora si trova
immersa nel vasto oceano di essa, la cui superfice, però, è ghiacciata.
Qui la sognatrice si dà un doppio messaggio: 1) il guscio che ha costruito
alla sua sfera sentimentale, probabilmente per difendersi da persone
straniere in luoghi lontani e pericolosi, se da un lato funge da scudo
protettivo, dall'altro costituisce un vero e proprio respingente; 2) Il
lavoro esplorativo di sé le crea qualche problema, dal momento che
immergendosi nelle acque di Yetzirah, in un certo senso vorrebbe
solidificare parte di questo mondo per comprenderlo coi sensi di Assiah.
Difatti il problema di Marijana, una volta esplorata la sua interiorità
relativamente a quella sfera, è quello di rimettere i piedi a terra, di
tornare ad un normale stato di veglia (la costa). E da come espone il
tentativo di questo ritorno, c'è da credere che esso risulta essere
parecchio ritardato dal fatto che nuotare in queste strane acque può
portare una certa euforia e dimenticanza del proprio stato assiahnico. La
superfice ghiacciata dell'oceano impedisce alla luce del sole di penetrare
nelle profondità (la coscienza di veglia è impedita), ma nello stesso
tempo favorisce l'insorgere della luce mentale che in questo caso ha il
colore del caramello, e che in altri termini risulta essere dolce per la
sognatrice, per la quale, sentire o non sentire freddo in un mare
ghiacciato dipende esclusivamente dalla sua volontà. Cosa che lascerebbe
pensare a come Marijana abbia costruito tale scorza ghiacciata con un atto
di volontà, con coscienza e scienza, con strategia. Nel fare ciò ha
sicuramente attinto alla forte razionalità del padre e dello zio, due
figure che hanno certamente influito sulla mente della sognatrice: il
mondo dei sogni è meglio recintarlo attraverso il congelamento dei suoi
confini, affinché esso non invada il mondo di veglia; i sentimenti vanno
tenuti a freno. Tutto questo in effetti non è sbagliato, ma non
dimentichiamo che congelare le acque del sentimento vuol dire anche
paralizzare i moti del cuore, e quando questi sono bloccati lì, presto o
tardi reclameranno il loro palcoscenico. Grazie Nat.
Sogno di Marijana – fantasticherie interpretative di Maurizio Questo sogno racconta in maniera stranamente distaccata e apparentemente priva di passioni un dramma profondo e sconvolgente: descrive infatti una situazione in cui la sognatrice ha il compito di preservare la propria vita all’interno di un oceano di morte. L’interpretazione può collocarsi su diversi livelli di realtà, intersecantisi l’un l’altro: alcuni più concreti e biografici, altri maggiormente psicologici e altri ancora più strettamente spirituali. Tenteremo ora di esaminarli. 1. Come ‘interprete fantasticante’, a dire il vero, non dispongo di dati sulla vita e la storia di Marijana e rischio di commettere degli errori di cui, spero, la nostra amica saprà perdonarmi. Sono a conoscenza soltanto che è originaria della ex-Yugoslavia e che lavora in Italia come corrispondente del suo paese. Tuttavia so, come tutti, che la ex-Yugoslavia è stata teatro di devastanti conflitti durante una guerra in cui lo sgretolamento e la morte devono essere stati presenti in maniera terribile e desolante, e questo potrebbe collegarsi al racconto onirico, dove la sognatrice è circondata da un gelo che può ucciderla e dal quale deve difendersi con la sola forza di volontà. Alcune figure parentali, il padre e lo zio, pur non potendo aiutarla direttamente, la sostengono e la indirizzano nell’affrontare il compito di raggiungere da sola la ‘costa’. Mi colpisce il fatto che l’Italia, rispetto al paese della sognatrice, rappresenti la costa opposta al di là del mare Adriatico. Il freddo, però, è anche la raffigurazione del distacco dal paese natale, la separazione da esso. La sognatrice riterrebbe, secondo questa chiave di lettura, di non essere riuscita pienamente nel compito di accettare la distanza: non immergendosi al di sotto del ghiaccio, ma camminandoci sopra, si è mantenuta parzialmente ‘fuori’ dal problema, senza riuscire ad affrontare pienamente la trasformazione. 2. Continuando nell’ipotesi che la distesa d’acqua in questione possa essere il mare Adriatico, emergono alcune altre riflessioni: ‘Adriatico’ viene da ‘Adria’, città molto antica fondata probabilmente dai greci sulla costa veneta. L’etimologia del nome è incerta; tuttavia una delle ipotesi lo fa derivare dal latino ‘ater’, ‘fosco, nero, oscuro’. Questo fatto sottolineerebbe il carattere inconscio del mare di Marijana, chiarendo che il suo percorso implica il superamento di profondità che stanno oltre la coscienza, che possono ‘congelarla’ o inghiottirla. Il fine è quello di riuscire a strutturare una individualità consapevole e autonoma. Una tale trasformazione, naturalmente, come tutti i ‘passaggi’, richiede un sacrificio e uno sforzo: ricordiamo che la parola ‘costa’ in italiano, oltre a indicare la parte di terraferma che si affaccia sul mare, significa anche ‘avere un costo’, un prezzo da pagare. 3. Il sogno, da un punto di vista più psichico, sembra svolgersi in uno scenario intra-uterino: lo suggerisce la situazione senza tempo e priva di riferimenti precisi, ‘né alba, né notte, né giorno’, la luce ‘fuori dall’esperienza’, il nuotare con brevi movimenti. ‘Arrivare alla costa’ indicherebbe, quindi, l’uscita dal ventre materno, la nascita, ed effettivamente si tratta di un compito di fronte al quale si può essere spaventati, soprattutto se si tratta di nascere simbolicamente a sé stessi, ‘individuarsi’, trovare una nuova ed ulteriore maturazione. 4. Il freddo intenso, il ghiaccio, tuttavia, sembrano alludere più alla morte che ad una descrizione della confortevole situazione intra-uterina. La contraddizione tuttavia è soltanto apparente e può essere sanata interpretando l’ambientazione del sogno in maniera leggermente diversa, meno psicanalitica e più in relazione con quelle dottrine orientali che contemplano la reincarnazione: la situazione ante-natale descritta, infatti, potrebbe essere connessa con lo stato precedente allo stesso concepimento della sognatrice, la cosiddetta ‘fase intermedia’ prima della rinascita. Il compito, in quel caso, non sarebbe quello di uscire dal grembo materno ma quello di ‘entrarvi’ per superare lo ‘stato di morte’. Si dice che l’individualità ‘disincarnata’, dopo aver sperimentato il ‘benessere’ dei mondi sottili che stanno oltre la consapevolezza del piano fisico, qualche volta – pur desiderandolo - avverta il compito della rinascita come spiacevole, dovendo immergersi in una dimensione priva di vita se paragonata a quella che lascia, quasi con l’impressione di entrare nell’oscurità, nel freddo, nella morte. Ricordiamo inoltre che la parola italiana ‘costa’ deriva dal latino, e in quella lingua vuol dire ‘costola’ o ‘fianco’: in molte culture antiche ‘entrare nel fianco’ è una espressione metaforica per ‘essere concepiti’. 5. A dire il vero la sognatrice non parla di ‘mare’, bensì di ‘oceano’: non possiamo non ricordare il dio Poseidone, che tanta parte ha nel simbolismo come rappresentazione delle forze dell’inconscio. L’’oceano ghiacciato’ inoltre suggerisce un’altra interessante riflessione: nei miti esso corrisponderebbe alla parte nord dell’Atlantico, cioè all’Artico, là dove Kronos – il dio dell’Era d’Oro – vive immerso nel sonno; Kronos significa anche ‘tempo’, e coinciderebbe con la descrizione del ‘tempo sospeso’ del sogno. L’Era d’Oro, in questo caso situata nei territori ‘Iperborei’, nella ‘Thule’, descrive simbolicamente la realizzazione spirituale dell’umanità nel suo complesso e anche del singolo individuo che, allo stato attuale, è ‘dormiente’, fuori dalla dimensione temporale della manifestazione e dell’esperienza. Nella cabala esso corrisponde al mondo di Atziluth, che può essere raggiunto soltanto valicando l’abisso esistente fra la consapevolezza ordinaria e la Coscienza rappresentata dalla Sefirah Daath. ‘Valicare l’Abisso’ o ‘guardare oltre il Velo’ potrebbe corrispondere al compito più difficile che Marijana sente di dover compiere: immergersi nell’oceano al di sotto dello strato ghiacciato e passare dall’altra parte in apnea. La nostra sognatrice, invece, sceglie la strada ‘più facile’: cammina sopra il ghiaccio; cioè, pur dirigendosi nella direzione giusta, conserva la vigilanza e la coscienza ordinarie, avendo paura di fare un salto di qualità e di immergersi in una dimensione sconosciuta e priva di rassicuranti riferimenti.
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