Un sogno di MAURIZIO


Sono a casa di Franca e Natale e c’è anche qualcuno del gruppo, ricordo Paola, Emma e Roberto, e fra poco ci sarà la riunione sui sogni. Emma racconta che Roberto qualche volta la spaventa apparendo all’improvviso da dietro un angolo e, invece di dire “Buuh!”, urla “Noè!”. Insomma c’è un’atmosfera piacevole, si parla e si scherza in amicizia. Per quanto mi riguarda, avverto il bisogno di rinnovare un poco il mio modo di lavorare sui racconti onirici, e ho un’idea: vorrei aggiungere ad ogni ‘fantasticheria interpretativa’ un disegno dell’Albero cabalistico con le Sefiroth e le Vie della Saggezza che le collegano; evidenziando graficamente alcune zone del diagramma, potrò offrire un’ulteriore angolazione di significato sui sogni in esame. Poiché con il computer non sono in grado di inserire nei miei lavori un glifo dell’Albero, penso di fotocopiarne un’immagine e poi di aggiungerla con gli opportuni ritocchi ai componimenti scritti, adattandola al simbolismo di ogni singolo sogno. C’è una fotocopiatrice nella stanza dove ci troviamo e, quindi, penso di copiare su alcuni fogli bianchi l’immagine dell’Albero: potrò in seguito mettere quei fogli nella stampante del computer in modo da riprodurre, alla giusta distanza dal disegno, gli scritti interpretativi. Però c’è qualcosa che non va, i fogli si inceppano all’interno della macchina, la quale si ‘mangia’ anche un bel po’ dei miei lavori. Provo a fare diverse operazioni per risolvere la situazione, e poi a riazionare il meccanismo per vedere se rimanda fuori quello che ha catturato. In quel momento entra Natale e si accorge dell’inconveniente: mi sento molto imbarazzato per averlo causato, anche perché – volendo fare una ‘sorpresa’ – non ho preavvertito su quanto cercavo di fare e, quindi, risulta soltanto che sono lì ad armeggiare maldestramente con la macchina, magari con il rischio di romperla. Natale apre il coperchio della fotocopiatrice, cosa che io non avevo ancora pensato di fare, e dentro ci sono i miei fogli appiccicati in un vano superiore, quasi ridotti in poltiglia. Non c’è nessun danno alla macchina, e i miei lavori sono salvi, nel senso che sono scritti nella memoria del computer e nei floppy disc: posso ristamparli quando voglio. Rimane soltanto l’imbarazzo…

 


 

Sogno Maurizio - interpretazione di  Franca Vascellari

Poiche’ questo e’ il sogno n. 10 di Maurizio dobbiamo considerarlo come il “compimento” di un ciclo, corrispondente all’Arcano n. 22 Il Mondo, all’esagramma n. 64 dell’I Ching “Il Compimento” e alla decima sephirah Malkuth, il Regno. Esaminiamo il suo contenuto: la prima parte fotografa il gruppo del Cis, un albero di persone cosi’

 

Con al centro,  sulla colonna centrale in Tiphereth: Rosa, Anna, Luciana; in Yesod: Carla, Cristiano, Simonetta e Valeria; e in Malkuth: Zoe, M. Grazia, Marianna e Annamaria.
Ora il sognatore,  a cui abbiamo attribuito Chesed, la facolta’ di realizzazione-costruzione, vuole completare il lavoro finora svolto (le fantasticherie interpretative) con il Glifo cabalistico per “aggiungere un ulteriore angolazione di significato sui sogni in esame”. Egli mette in atto la sua volonta’ fotocopiando un’immagine dell’Albero e aggiungendola con gli opportuni ritocchi, ai componimenti scritti, adattandola al simbolismo di ogni singolo sogno. “C’e’ una fotocopiatrice nella stanza...” La componente fisica del sognatore, la macchina, inghiotte il materiale offertole in sacrificio e lo trattiene voracemente; solo quando Natale ( che corrisponde alla componente “nuova” del sognatore) apre il  coperchio della fotocopiatrice, questa lo risputa tutto appiccicato sul vano superiore, quasi ridotto in poltiglia ( il materiale risulta cosi’ rigettato)...ma: “nessun danno alla macchina, i lavori sono salvi, posso ristamparli quando voglio ecc.”. Pero’ la “sintesi”, il “compimento” non si e’ realizzato...Rimane l’imbarazzo per aver tentato un’operazione non riuscita.
Quale e’ stato l’errore, dove l’operazione si e’ vanificata? Nella scelta del “mezzo”, del “metallo”, non adatto allo scopo. La fotocopiatrice copia  quello che gia’  e’ stato  realizzato: bisogna inserire il glifo nel computer per mezzo del “programma” adatto, (lo stesso di scrittura e disegno, basta catturare i quadrati e posizionarli nel foglio e poi scriverci sopra quello che si e’ stabilito di collocarci...) Porre  gli elementi di un sogno sull’Albero non puo’ essere un processo  di incollaggio esterno,  ma un lavoro interiore di aderenza intuitiva-razionale all’Essenza del Glifo. Proprio quello che puo’ “fare” Chesed: quello che e’ relativo alla sua funzione specifica...
Preso atto di cio’ che non va fatto, si passa a “riprovare”, senza alcun imbarazzo.

 

Grazie. F.V.

 

 

 

 

Maurizio 10 – minifantasticheria autointerpretativa

Nella sua attuale ricerca il sognatore (io) partecipa a gruppi ed attività che, creando armonia interna ed esterna, sdrammatizzano le grandi paure della vita (“Buuh!”) quali la morte, il dolore, la mancanza di senso; questa sdrammatizzazione fa uso di creazioni concettuali e interpretative – come nel caso del gruppo sui sogni – per trovare significati soddisfacenti, che possano indirizzare verso una visione rinnovata delle cose (“Noè!”, anche in relazione con le recenti riflessioni nell’ambito del laboratorio sulla Genesi). Tuttavia il sognatore non è soddisfatto di ciò, vuole di più: cerca di riprodurre nelle sue elaborazioni un simbolo concreto, non soltanto ‘teorico’, della realtà trascendente: un ‘mandala’, il glifo dell’Albero cabalistico. L’impresa, evidentemente, è un po’ azzardata, perché cerca di rappresentare il ‘divino’ attraverso quella che, tutto sommato, è una struttura ‘mentale’(la fotocopiatrice e poi la stampante del computer). Come ad un novello apprendista stregone, la situazione gli sfugge di mano e finisce per produrre una sorta di ‘poltiglia’ inservibile. L’imbarazzo, un po’ comico, è quello di essere ‘colto’ con un prodotto non ancora finito, non comprensibile o comunicabile, utilizzando strumenti che non si è del tutto ‘autorizzati’ ad adoperare. Forse è lo stesso sognatore (che sono sempre io) che si fa, in questo modo, delle domande sulle sue effettive qualificazioni, come sulla sua testardaggine e la portata (troppo ambiziosa?) dei suoi obiettivi…

 

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