Un sogno di MAURIZIO


Sono insieme a Paola e ad una signora che fa parte del nostro gruppo buddhista, Michela. Dobbiamo scalare una parete di roccia, forse una montagna o un costone a picco sul mare. Io arrivo per primo in cima e fornisco alle due donne che mi seguono delle indicazioni per completare la scalata. Rimango sorpreso della facilità con cui riescono a raggiungermi e faccio loro i complimenti per questo. Michela ci dice che conosce un posto dove si mangia bene: cucina vegetariana o orientale. Ci andiamo, e ci ritroviamo in un paese che forse è in Indocina. Il ‘ristorante’ è in realtà un appartamento, un’associazione culturale o qualcosa  di ’alternativo’. C’è un ragazzo vestito con un abito arancione, è un monaco buddhista di una scuola diversa dalla nostra: forse tibetana, oppure Theravada. E’ italiano, e sta preparando la stanza per eventuali commensali; c’è anche la possibilità di rimanere a dormire. Lui, ad un certo punto, comincia a cantare un mantra e a fare una cerimonia. Il canto è suggestivo e, quando ha finito, gli chiedo di che si tratta. Mi risponde che è un’invocazione in onore di Gesù contenente anche i nomi di una serie di divinità dell’antica Grecia. Sono un po’ sorpreso, ma capisco che è una dimostrazione dello spirito ecumenico del buddhismo e, anche se un po’ ‘eccessiva’, la trovo simpatica. Però, chiedendo qualche informazione in più al ragazzo – mi interessa l’ordine in cui sono stati pronunciati i nomi degli dei greci – mi accorgo che è piuttosto impreparato e fa una grande confusione. Viene poi la ‘direttrice’ del centro e gli dà delle istruzioni sulla preparazione del locale. Mi allontano avvicinandomi ad una finestra. Fuori c’è un paesaggio cittadino, ma con caratteristiche tipiche dell’estremo oriente. Forse, mi dico, potremmo trasferirci qui: basterebbe una piccola rendita per vivere bene; non ne sono sicuro, ma potrebbe essere un posto più naturale, salutare e a misura d’uomo. Mentre rifletto vengo afferrato insieme a Paola da qualcosa che ci porta in volo. Ci conduce verso la riva cittadina di un fiume, e là ci deposita: a quel punto ci accorgiamo che siamo stati prelevati e portati fin lì dalla Befana. Ci ha lasciato sul set di un film di Woody Allen, che intravedo fra le tante persone riunite intorno.

 

 

 

Sogno Maurizio - interpretazione di Franca

La prima parte del sogno, la scalata della montagna a picco sul mare, indica da parte del sognatore la volonta’ di innalzamento sul mondo del sentimento (mare), attuata facilmente sia da lui stesso che dalle sue componenti sentimentali – intuitive Paola, sentimento, Michela, intuizione (Michela = Forza di Dio), che riescono nell’impresa per i suggerimenti della componente razionale (lo stesso Maurizio).
“Michela ci dice che conosce un posto dove si mangia bene...” In un contesto interiorizzato questo “cibo” e’ ovviamente di natura mentale-intuitiva, infatti il consiglio viene da Michela, e il paese in cui si trova il terzetto e’ “l’Indo-cina”, cioe’ legato alla tradizione buddista-taoista. Al ristorante essi incontrano un “ragazzo”, una proiezione mentale-razionale del Maurizio piu’ nuovo, che risulta essere arancione, buddista di una scuola tibetana o Theravada, devoto di Gesu’ e conoscitore degli dei greci: insomma un ragazzo in cui si fondono tutte le conoscenze di Maurizio che pero’ in sua presenza “si” rifiuta diventando il censore e il giudice di se stesso, egli non accetta il suo sincretismo e lo giudica  “impreparazione e confusione”. Questa severita’ rivela una forma di insicurezza e il  timore di non essere all’altezza del compito che si e’ assunto nella scuola buddista che frequenta. A questo punto interviene la “direttrice” del locale, una sorta di Madre- Geburah autorevole che  “inquadra” il ragazzo e lo rassicura sui compiti e sui limiti che gli sono propri, gli da’ la certezza, l’ambito d’azione e il confine da non oltrepassare.
Ma il Maurizio sognatore di questo non si accontenta e va ad una finestra e cerca di guardare “fuori”: c’e’ un paesaggio cittadino- orientale, naturale, salutare, dove forse potersi stabilire lontano da impegni organizzativi e lavorativi (“basterebbe una piccola rendita per vivere bene...”) e il sogno del sogno si avvera: Maurizio e Paola, ragione e sentimento, vengono rapiti in volo dalla “Befana” (=Epifania= apparizione della Divinita’)  “verso la riva cittadina di un fiume” (un luogo da  dove, volendo, si puo’ raggiungere facilmente il mare) e li’ depositati sul set di Woody Allen...Woody (= di legno, arboreo, di albero, di Albero cabalistico), Allen (= Elwin = Eliano = Elio = Sole = Tiphereth): il sognatore vede la soluzione del problema  (uscire dall’inquadramento forzato) nel lasciarsi trasportare dalla visione del Divino in un’ottica di Albero cabalistico solare, legato cioe’ allo sviluppo del centro di Tiphereth.

 

Grazie. F.V.

 

 

 

 

Sogno di Maurizio  - interpretazione di Natale

Quando leggo i sogni di Maurizio ho una strana sensazione: è come se ascoltassi la sola mano sinistra del pianista, quella che di solito esprime gli accordi, l'armonia; la mano destra, quella che di contro esprime la melodia, è come assente, nascosta. Traducendo la cosa in linguaggio taoista potremmo supporre che il sognatore stia attraversando un periodo caratterizzato da eccesso di yang, di razionalità, di maschilità, a tutto svantaggio della sfera sentimentale. Detto questo diciamo che il trio di partenza ripropone ancora una volta il tema dei sogni del Maione: Maurizio-Paola e il buddismo, e tutto il resto del sogno ne è, come al solito, lo svolgimento. E' l'ennesima inconscia riflessione sull'essere buddista: Maurizio cerca di collocarsi nel "buddismo Gakaiano" e di capirsi nella nuova veste. Ma una forte componente mentale cerca di capire "il Budda" con la "grammatica italiana": il monaco buddista italiano è lo stesso Maurizio, che sotto sotto canta tradizioni occidentali: Gesù, filosofia greca; la componente razionale è preponderante: l'ordine dei nomi è più importante del canto e di quanto esso veicola; Michela, che nel sogno rappresenta il buddismo, conduce il sognatore presso un centro culturale; nella scalata della roccia Maurizio precede Michela; una forza misteriosa (la befana) trasporta Il sognatore e Paola sul set di un film di W. Allen. Perché questo regista e non Ford o Wilder? Perché questo geniaccio ebreo nei suoi films non fa che autoanalizzarsi spietatamente, ma girando attorno ad un falso centro di gravità, al suo grosso ego, non fa che ripetersi ( è quello che accade a ognuno di noi). Quindi la scelta di Allen da parte di Maurizio serve solo a sottolineare la presa di coscienza del fatto che il suo "fantoccio di cenci" (vedi etimologia della parola befana), ovvero l'ego, lo porta a spasso di qua e di là sui vari set del film della sua vita. Ma al momento, al sognatore, ciò che dà più soddisfazione è godersi questo strano spettacolo dell'esistenza. Però Epifania è anche apparizione della Divinità, ed in tal caso Maurizio verrebbe portato a spasso dal Divino per un particolare periodo della sua vita, caratterizzato da totale abbandono alla parte del momento: il  personaggio che ironizza su di sé e sugli altri, e che non si pone altro problema che quello dell'ironia.

 

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