MAURIZIO
- SOGN0 NUMERO 18
6 Febbraio 2013
Il parere dei saggi |
Sono in casa con Simona e Antonella
(due amiche nell'ambito della comunità
buddista che mi hanno parecchio aiutato nel primo anno e mezzo dopo la morte
di Paola), vogliamo vedere
qualcosa in TV. Ho letto loro un mio componimento su Paola – e sento che
Simona ne apprezza il romanticismo. Sto quasi per parlarle anche dei sogni e
dei sogni lucidi perché le avevo promesso di raccontarle le mie esperienze
in merito. Però sul momento mi preparo ad uscire perché ho un impegno, poi
ritornerò; intanto lascio loro a guardare la TV. Tuttavia scoppia un forte
temporale, e si verifica un corto circuito. Dopo svariati tentativi con il
quadro elettrico, rialzando più volte l’interruttore del salvavita e
staccando alcune prese, capisco che il contatto è relativo proprio al
televisore. Vorrei rimediare al guasto, e Antonella cerca di aiutarmi.
Armeggio con la presa elettrica o l’attacco dell’antenna e, mentre lo
faccio, penso a Paola e alla mia grande nostalgia di lei. Penso al mio
desiderio di continuare il nostro rapporto, di contattarla, e mi rendo conto
di quanto ciò sia assurdo, contrario al senso comune e alla vita normale. Mi
chiedo se non abbiano ragione le altre persone, se non sia patologico
perseguire una cosa del genere quando sarebbe meglio la rassegnazione e
l’accettazione delle cose come sono, proseguendo serenamente in quello che
la vita ancora mi riserva. No - mi dico con forza, sicurezza e
determinazione - non m’importa: io voglio comunque andare avanti, devo
continuare a cercare di rapportarmi con Paola, anche se è assurdo, anche se
sembra impossibile. E’ a questo che voglio dedicarmi!
Successivamente mi trovo a commentare questo episodio, sapendo che è
stato un sogno, con qualcuno che non vedo chiaramente, ma potrebbe essere un
saggio, un maestro. Percepisco intorno a me parecchi di loro, alcuni con
delle sembianze orientali. Percepisco anche (non posso dire che io veda
immagini o che io stia usando la vista, però ‘sento’, ‘so’) delle forme
circolari e della strana vegetazione. Mi dicono (è soprattutto uno di
loro che mi parla), che ciò che sembra completamente folle può invece essere
proprio quello che dobbiamo fare per un’evoluzione collettiva della nostra
epoca. Non abbiamo la garanzia della riuscita, ma il nostro sforzo è
comunque un passetto avanti che compiamo anche per tutti gli altri.
L’apparenza di follia può essere dovuta al fatto che quel qualcosa non è
stato mai fatto prima, e perciò appare tanto assurdo. Sicuramente noi stessi
non l’abbiamo mai fatto o pensato in precedenza, nelle vite passate, e
proprio per questo motivo è esattamente quello che dobbiamo attuare adesso,
è il nostro compito. Mi sveglio con gli occhi bagnati di lacrime.
6 febbraio 2013
(6+2+1+3
= 12 = il Sacrificio)
Il parere dei saggi
Sono in casa con Simona e Antonella
(due amiche nell'ambito della comunità
buddista che mi hanno parecchio aiutato nel primo anno e mezzo dopo la morte
di Paola), vogliamo vedere
qualcosa in TV. Ho letto loro un mio componimento su Paola – e sento che
Simona ne apprezza il romanticismo. Sto quasi per parlarle anche dei sogni e
dei sogni lucidi perché le avevo promesso di raccontarle le mie esperienze
in merito. Però sul momento mi preparo ad uscire perché ho un impegno, poi
ritornerò; intanto lascio loro a guardare la TV.
Essere in ‘casa’
con Simona
(= il Signore ha esaudito) e
Antonella (= che
combatte) e voler vedere
qualcosa in TV può
significare, visto che la ‘casa’
rappresenta la nostra interiorità, un voler focalizzare l’attenzione
sull’esaudimento di un desiderio (rappresentato da Simona)
e sulla spinta a
‘combattere’ (rappresentato da Antonella) per ottenerlo, e volerlo poi
vedere
in concreto sullo schermo (TV) della coscienza. Per raggiungere questo scopo
il sognatore dovrebbe raccontare al ‘desiderio-facoltà’ l’oggetto del
desiderio, che è ovviamente
Paola e tutte le
esperienze
oniriche ad essa legate ma, in una sorta di identificazione dei due
personaggi, facoltà di desiderare e desiderio stesso, cioè
Simona-Paola
egli
preferisce rimandare il
racconto (ho un impegno,
poi tornerò), e lascia
Simona
e Antonella
davanti allo schermo.
Tuttavia
scoppia un forte temporale, e si verifica un corto circuito. Dopo svariati
tentativi con il quadro elettrico, rialzando più volte l’interruttore del
salvavita e staccando alcune prese, capisco che il contatto è relativo
proprio al televisore. Vorrei rimediare al guasto, e Antonella cerca di
aiutarmi. Armeggio con la presa elettrica o l’attacco dell’antenna e, mentre
lo faccio, penso a Paola e alla mia grande nostalgia di lei.
Lasciare
Simona
(il desiderio di Paola)
e Antonella
(la voglia di combattere per esaudirlo) da ‘sole’ davanti allo schermo della
coscienza provoca un temporale, cioè tempesta di vento (pensieri) e acqua
(sentimenti), con relativo cortocircuito (tecnicamente
si ha un cortocircuito quando il cavo della fase e il cavo del neutro
vengono in contatto, provocando una pericolosissima scarica di corrente);
l’impianto elettrico (nervoso) del sognatore ha per fortuna un
salvavita,
che egli aziona più volte, ma egli sa che il problema è nel TV, cioè nel
‘centro’ della presa di coscienza.
Antonella
(la capacità combattiva del sognatore) cerca di aiutarlo a risolvere il
problema, e lui stesso ne cerca la soluzione per mezzo della presa elettrica
(attingendo alle risorse spirituali interiori) o con l’antenna (le sue doti
ricettive-intuitive), ma il desiderio di Paola e la nostalgia di lei
irrompono nella ‘casa’
senza tener più conto dello schermo coscienziale (TV).
Penso al mio desiderio di continuare il nostro rapporto, di
contattarla, e mi rendo conto di quanto ciò sia assurdo, contrario al senso
comune e alla vita normale. Mi chiedo se non abbiano ragione le altre
persone, se non sia patologico perseguire una cosa del genere quando sarebbe
meglio la rassegnazione e l’accettazione delle cose come sono, proseguendo
serenamente in quello che la vita ancora mi riserva.
Il problema che sorge ora è questo:
continuare a desiderare ciò che non è più nella realtà del sognatore e
quindi rifiutare la realtà, oppure
accettarla
così com’è, con quello che
ancora gli
riserva.
E’ questo il nocciolo del sogno.
No - mi dico con forza, sicurezza e determinazione - non m’importa:
io voglio comunque andare avanti, devo continuare a cercare di rapportarmi
con Paola, anche se è assurdo, anche se sembra impossibile. E’ a questo che
voglio dedicarmi!
La risposta
forte,
sicura
e determinata:
‘No, non m’importa ecc..’
Sembra non voler dar adito a dubbi. La volontà è tutta indirizzata a
continuare a cercare il contatto con
Paola.
Successivamente mi trovo a commentare questo episodio, sapendo che è
stato un sogno, con qualcuno che non vedo chiaramente, ma potrebbe essere un
saggio, un maestro. Percepisco intorno a me parecchi di loro, alcuni con
delle sembianze orientali. Percepisco anche (non posso dire che io veda
immagini o che io stia usando la vista, però ‘sento’, ‘so’) delle forme
circolari e della strana vegetazione.
Il sogno descrive poi un ambiente di tipo
prettamente onirico con forme circolari e
strana vegetazione una sorta di paradiso,
con saggi e maestri (parecchi di loro, con
sembianze orientali), una specie di Eden,
luogo di pace e di rassicurazione dove i problemi vengono ovattati e
sfumati.
Mi
dicono (è soprattutto uno di loro che mi parla), che ciò che sembra
completamente folle può invece essere proprio quello che dobbiamo fare per
un’evoluzione collettiva della nostra epoca. Non abbiamo la garanzia della
riuscita, ma il nostro sforzo è comunque un passetto avanti che compiamo
anche per tutti gli altri. L’apparenza di follia può essere dovuta al fatto
che quel qualcosa non è stato mai fatto prima, e perciò appare tanto
assurdo. Sicuramente noi stessi non l’abbiamo mai fatto o pensato in
precedenza, nelle vite passate, e proprio per questo motivo è esattamente
quello che dobbiamo attuare adesso, è il nostro compito. Mi sveglio con gli
occhi bagnati di lacrime.
Il messaggio
del maestro sembra tranquillizzare il sognatore ed anche incoraggiarlo nella
sua ricerca, ponendo l’accento sulla possibilità che
l’apparente follia
possa magari far evolvere altri, come se egli svolgesse un incarico, una
specie di ‘servizio’ all’umanità, un compito da assolvere, nuovo e
importante. Il messaggio commuove il sognatore che si
sveglia
con gli occhi bagnati di lacrime.
Se questo è
davvero quello che egli pensa e sente, è giusto che continui
nell’apparente follia.
A noi viene in mente un brano del Qoelet 3: Per ogni cosa c’è il suo
momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per
nascere e un tempo per morire... un tempo per piangere e un tempo per
ridere... un tempo per cercare e un tempo per perdere... (e per noi):
un tempo per parlare e
un tempo per tacere.
Grazie. F.V.