Sogno del 24/07/2001 di MAURIZIO


Sono in Grecia insieme ad Hari Simran Singh, il mio amico Romeo, che risiede effettivamente laggiù  e che ha preso i voti della religione Sikh, nell’ambito di una scuola che pratica il Kundalini Yoga. Mi accompagna  per strade, piazze e città facendomi da Cicerone. Osservo tutto con molta attenzione perché desidero venirci in seguito con Paola e cerco di trovare qualcosa di particolare, di caratteristico o di bello da vedere assieme. Soprattutto, poi, voglio capire che differenze ci sono con l’Italia visto che, man mano che  proseguo la visita, ho l’impressione sempre più decisa che sia tutto uguale al nostro paese! E’ così: gli abitanti hanno l’aspetto di italiani, anche dal punto di vista caratteriale, come pure le architetture e le vie sono identiche alle nostre, noto la presenza un certo disordine, eccetera. Mi chiedo che cosa pensino di noi i greci, se ci vedono anch’essi così simili e se in noi scorgono i loro lati negativi come io ora ravviso i nostri in loro! Quale sarebbe allora l’aspetto interessante di questo viaggio? Non sono poi così convinto che valga la pena venirci, ma non lo dico al mio amico, che sembra così contento di farmi da guida e di accoglierci eventualmente in seguito, e che chiacchiera, descrive, conduce... Finalmente, però, Hari Simran mi porta quasi per caso in un posto fuori città, in collina, dal quale si vede un bel paesaggio digradante verso un mare stupendo, con dei particolarissimi alberi che forse sono ulivi, ma che non ho mai visto prima: devo descriverlo a Paola al più presto. “Ecco”, penso, “qui veramente si vede che siamo in Grecia!

 

 

Fantasticheria auto-interpretativa

Mi chiedo che significato possa avere per me la Grecia come simbolo. Le prime cose che mi vengono alla mente sono che, circa trecentocinquanta anni prima di Cristo, i greci raggiunsero l’India al seguito di Alessandro Magno e il sogno, in effetti, unisce in sé la Grecia e l’India nella figura di Hari Simran, il mio amico. Circa un secolo dopo un certo re greco stanziato nello stato indiano di Vahika si distinse per la sua liberalità e capacità di governo, e anche per il sostegno dato alle culture e alle religioni locali: il Brahmanesimo, il Buddhismo, lo Zoroastrismo, come pure le tradizioni provenienti dalla Grecia dei conquistatori. Il suo nome fu Menandro, o Milinda nella lingua Pali. Passò alla storia soprattutto per i dialoghi avuti con il monaco buddhista Nagasena, raccolti in un antico testo, il Milindapanha. Nel corso di questi dibattiti il re decise di convertirsi alla Via di Mezzo del Buddha e di unirsi al Sangha. Per mezzo di lui e della sua fama il buddhismo uscì dalla Bactriana – lo ‘Yonarattha’, il ‘Paese dei greci’ - e si diffuse nell’Asia centrale, arrivando anche a toccare l’Occidente. Tutto ciò ha per me una certa importanza perché io stesso pratico il buddhismo da alcuni anni e, se volessi rintracciare un antenato occidentale archetipico di questa mia scelta,  dovrei cercarlo proprio nella Grecia e nella storia dei suoi rapporti con lontani paesi. Facendo qualche ulteriore indagine sugli eventi esposti, inoltre, ho avuto una sorpresa per un dato di cui non ero a conoscenza: la capitale del regno di Menandro fu Sakala, identificabile in una città dell’odierno Punjab che si chiama Sialkot; la cosa sorprendente è che proprio dal Punjab del XVI secolo origina la religione Sikh!  Da queste considerazioni è evidente il legame del racconto onirico con le mie scelte e con il mio percorso, considerando che – oltre tutto – io stesso ho praticato il Kundalini Yoga per anni e che, certamente, anche quella tecnica ha contribuito alla mia formazione. Perché, però, rappresentare tutto questo nel sogno, qual è la domanda nascosta? Io credo che la Grecia, in questa chiave, indichi un po’ tutto quanto ho finora cercato: un mondo migliore e, soprattutto, una diversa modalità di vivere e percepire l’esistenza, una dimensione illuminata, una terra pura interiore, una grande meta. Però, evidentemente, nel profondo non sono convinto che tutto questo insieme di filosofie e di tecniche sperimentate o sperimentabili valga davvero la pena. Che cos’è questo mio cammino mistico, questo mio viaggio interiore? C’è davvero in esso qualcosa di speciale, di realmente in sintonia con l’ideale, tale da poter consentire un abbandono totale, una apertura del cuore in cui anche il mio sentimento – Paola nel simbolo – possa partecipare, oppure è solo un fatto mentale, di speculazioni varie, senza un potere reale di trasformazione? Nel sogno quella che dovrebbe essere la realtà trasfigurata del viaggio mi appare sostanzialmente identica a quella quotidiana: le persone, le cose, le situazioni sono viste da me nell’identico modo di prima, pervase dai consueti veleni e dalle solite limitazioni. Mi chiedo anche come gli altri giudichino me – che narcisisticamente mi penso ‘ricercatore’ – e sospetto che nello specchio dell’altrui percezione io risulti preda dell’egoicità, dell’ignoranza e dell’avidità come tutti. A cosa vale, allora, il mio viaggio? Perché dovrei portare con me anche il cuore, oltre che la mente? Esiste davvero un’altra realtà? Così continuo a girare, a visitare, a studiare, a sperimentare, cercando di scoprire qualcosa di nuovo e di diverso, e conservando inespressa la mia insoddisfazione, per non deludere il me stessoimpegnato’, che ha preso i voti assumendo l’abito  di chi canta i santi nomi (è il significato del nome Hari Simran) e avanza come pellegrino spirituale (è il significato del nome Romeo). Il sogno, però, regala un’improvvisa apertura, uno sviluppo insospettato: trovo finalmente un posto che può corrispondere alle mie aspettative! Un luogo dove c’è un bellissimo panorama della totalità e del mare dell’esistente; dove ci sono ulivi mai visti prima, segnali di una pace finora sconosciuta; oltretutto anche raggiungibile facilmente: una collina non esprime l’inarrivabile e austera ascesi dell’alta montagna o di un picco scosceso, bensì indica una realtà vicina, cui si può arrivare elevandosi di poco rispetto alla ordinaria consapevolezza. Questa visione della pura terra mi offre speranza e mi convince a ‘richiamare il cuore’: è un incoraggiamento a proseguire il viaggio confidando della sua fondatezza e impegnandomi a procedere – conoscendo i limiti della mente, ma non diffidando dei suoi obiettivi - in un’incrollabile unità di pensiero e sentimento, di fede e ragione.

 

 

Sogno Maurizio 3 int. F

Tempo d’estate, di “raccolto” e il sognatore va in “Grecia” (valore numerico : 5,  l’Iniziato) e si trova con l’amico e compagno di ricerca Romeo (= colui che si reca a Roma, la citta’  il cui nome letto all’inverso da’ Amor) relativo al centro di Tiphereth, che ha “preso i voti della religione Sikh” = discepolo, che “pratica il Kundalini Yoga” = lo Yoga della risalita della Shekinah, e che gli fa da “cicerone” = guida, con la caratteristica del “cece sul naso” = unicorno, = che ha sviluppato il centro Daatico. Il sognatore e’ solo, manca della controparte femminile (Paola), ma la introduce nel sogno col ricordo (col cuore), egli cerca di trovare “qualcosa di bello” (ancora Tiphereth, Bellezza) da vedere insieme a lei. Ed ecco passa all’esame il “luogo”, e lo paragona a quello da cui proviene: l’Italia (valore numerico: 2, la Porta del Santuario) e trova i due luoghi e i suoi abitanti molto simili nei pregi e nei difetti. Finalmente  Hari Smran Singh (= il leone, colui che canta il Santo Nome) lo conduce su una collina, fuori citta’, da dove si vede un mare stupendo e dei “particolarissimi alberi che forse sono ulivi” ed egli alla fine scopre la ragione del suo “viaggio”: ha trovato la differenza tra l’Italia e la Grecia: la lo prima introduce all’iniziazione, ne e’ la Porta, ma la seconda lo rende Iniziato purche’ attraverso il Canto del “Santo Nome” riesca a scoprire “l’Ulivo della Pace”( v. simbologia dell’ulivo in Gn 8, 10-11).

Grazie F. V.


 

Maurizio 3 - Nat

"Sono in Grecia".  In questa terra è nata la filosofia occidentale (filosofo= amico della saggezza): il viaggio di Maurizio pare sia mosso dal bisogno di trovare le radici della saggezza. Suo compagno di viaggio è Romeo, che si è convertito al Sikhismo, una rligione di sintesi (induismo e islamismo). Per tanto, ciò che accompagna Maurizio in questa ricerca  è qual senso di cosmopolitismo tipico dei ricercatori non settari. L'autentico ricercatore è come un'ape: i "fiori" sono tanti, e tutti sono  buoni: il miele, l'amore sublimato, la saggezza, l'oro alchemico, non si trova bell'e pronto nei fiori… Tutto questo l'abbiamo dedotto dalla frase "tutto sembra uguale al nostro paese", cioè, la verità la puoi trovare dappertutto.  Ma ecco che, dopo aver guardato superficialmente, il sognatore è convinto che lì le radici della saggezza non vi sono. Quando però più tardi, da una collina, con l'occhio della mente riuscirà ad andare oltre l'apparenza di un ulivo, vedendo in esso non ciò che è, ma ciò che rappresenta, scoprirà che la saggezza in Grecia è di casa, e che la sua origine è il silenzio, la pace. Se il sogno di Maurizio era un messaggio inviato alla sua persona dal (suo) Sé, questi non voleva che dirgli una sola parola: Silenzio…

 

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