Un sogno di MAURIZIO


Sto giocando un’amichevole partita di pallone insieme ad alcuni colleghi d’ufficio e altri. Sono molto impacciato: il calcio non è proprio il mio forte. Tento goffamente di partecipare, ma la palla è sempre fuori dalla mia portata e non so nemmeno bene cosa dovrei fare. Tuttavia non sono imbarazzato più di tanto: prevale in me il senso del gioco scherzoso e l’amicizia con alcuni dei partecipanti; in definitiva non m’importa d’essere inadeguato e ridicolo: quasi quasi mi diverto!
Nuova scena: mi trovo insieme a tanti che escono da un luogo dove c’è stato un convegno, una conferenza o simili. Arrivo davanti ad un edificio, forse cinquecentesco. All’entrata c’è una scritta intarsiata nel legno: si tratta di frasi misteriose tracciate da antichi occultisti. Mostro l’insegna a qualcuno che è con me e che forse è Paola: non ne sono sicuro e, comunque, non credo di aver avuto una chiara immagine della persona, solo la sensazione di una presenza. Noto che una parte della scritta è coperta da assi di legno, come da puntelli o elementi per il restauro dell’edicola in cui si trova. Sono piuttosto contrariato perché così non si legge quasi nulla e, invece, mi piacerebbe cercare di interpretare l’insegna che forse è in latino. Una persona fra quelle che si sono fermate come noi ad osservare esclama, dopo essere passata dietro l’edicola, che dal retro si vede tutto, non ci sono coperture e si può decifrare l’iscrizione, anche se dal rovescio. Ha ragione: è una buona soluzione. Sono sorpreso e anche un po’ seccato che non sia venuta in mente a me, che mi occupo di ‘misteri’ da sempre, prima che a quel signore.


 

Sogno di Maurizio  interpretazione di Franca

Il gioco del pallone, anche se la partita e’ amichevole, e’ rapportabile ad una battaglia sul “campo”, ad un litigio o ad una contesa tra forze contrastanti: la palla viene presa e rilanciata, perduta e riconquistata e con essa si deve fare goal, cioe’ colpire la porta dell’avversario e penetrarla. Il sognatore si sente inadatto alla lotta e cerca piuttosto di “divertirsi (= divergere dall’impegno della partita vera e propria e dal compito di sopraffare l’altro), cerca piuttosto l’amicizia e il gioco con l’altro. Ora, se “l’altro” e’ quella parte di se’ che deve essere combattuta per vincere la personale battaglia di Kurushretra (lotta tra il bene e il male) allora e’ come se il sognatore giocasse a palla con la sua “ombra” e, piuttosto che affrontarla direttamente, preferisse “ritirarsi”, ma questo metodo di  lottare senza lottare e’ in effetti ben conosciuto dal sognatore che per anni e’ stato un taoista convinto ... questo atteggiamento e’ quindi un “ritorno al passato”.
La scena seconda vede il sognatore all’uscita da un convegno (con lui e’ Paola, sua componente sentimentale intuitiva e quindi egli si sente “forte”) egli si trova di fronte un edificio cinquecentesco (500 e’ il valore della Forza, arcano 11 dei Tarocchi). La scritta  intarsiata nel “legno” non viene riconosciuta (=ri-conosciuta) perche’ coperta da assi di “legno”. Il legno e’ il prodotto dell’Albero e probabilmente l’edificio rappresenta l’Albero della Forza, l’Archetipo che Maurizio vuol “sondare” con questo sogno. Una persona (= una “maschera” dello stesso sognatore) riesce, girando semplicemente intorno all’edicola in cui si trova la scritta intarsiata, a stabilire che si puo’ decifrare l’iscrizione, anche se al rovescio, (bastera’ usare uno specchio, non viene detto nel sogno, ma e’ ovvio). Maurizio si rammarica di non averci pensato lui, piuttosto che “quel signore” a girare dietro l’edicola, “lui che si occupa da sempre di misteri”. Possiamo ora metter in “luce” 4 punti:

1)      Se “quel signore” e’ una componente di Maurizio la prima cosa da fare e’ riconoscersi in lui.

2)      Se quella componente riesce a decifrare l’iscrizione “anche se al rovescio”  e’ probabilmente “l’ombra che gli vive accanto”.

3)      Se la cosa importante e’ riuscire a decifrare l’iscrizione, non conviene rammaricarsi  di non  essere riuscito a scoprire il mistero per primo.

4)      Se si riesce a “giocare a palla” con l’ombra e ad allearsi con lei, bisogna metterla a Servizio, allora l’Albero della Forza sara’ davvero conosciuto.

 

Grazie. F.V.

 

 

Sogno di Maurizio  Interpretazione di  Natale

"Sto giocando un'amichevole partita di pallone insieme ad alcuni colleghi d'ufficio e altri. Sono molto impacciato…la palla è sempre fuori dalla mia portata e non so nemmeno cosa dovrei fare…Non m'importa d'essere inadeguato e ridicolo: quasi quasi mi diverto".

Il gioco del calcio, per certi versi, potrebbe essere paragonato ad una partita a scacchi: i giocatori, a seconda del ruolo che hanno in campo, sono re (portieri), regine (liberi), alfieri (terzini), torri (centravanti), cavalli (mezzali), pedoni (mediani). Lo scacco matto corrisponde al goal. Sono giochi che sfruttano molto l'immaginazione e impegnano moltissimo la mente, contrariamente a quanto potrebbe sembrare. Fare goal o dare scacco è "opera magica", ed il campione, sia nell'uno che nell'altro gioco, è persona con spiccate doti immaginative, alta capacità di concentrazione, fortissima volontà. Quest'ultima deve costantemente puntare l'obbiettivo dopo averne individuato il percorso.  Per il nostro sognatore, il ricercatore che opera in gruppo deve avere le qualità di un calciatore o di un giocatore di scacchi. La partita amichevole che lui sta giocando è evidentemente il lavoro di gruppo-onirico ed il lavoro del gruppo buddista di cui è coordinatore-capo. Tuttavia egli è "molto impacciato" perché la palla è sempre fuori dalla sua portata. Il pallone, nel gioco del calcio è uno dei simboli più importanti. Se il cerchio è la figura geometrica perfetta, facendolo ruotare sul suo diametro otteniamo il solido perfetto, la sfera.  Questa è il perfetto simbolo taoista, perché per un 50%  è Yang e per il rimanente 50% è Yin: alla sua assoluta compattezza, forza ed equilibrio, che sono Yang, corrisponde un infinito abbandono che è Yin, che la rende simile all'acqua che si dona totalmente al recipiente che l'accoglie e lo satura tutto. Ma il pallone è una sfera particolare, è pieno d'aria, leggero, "con le penne", capace quindi di "volare". Perché questo impaccio? Se nel pallone esso deriva da una mancata coordinazione fra mente e fisico, nella ricerca esso potrebbe derivare da un eccessivo uso del sentimento, dell'istinto e dell'intuito, a tutto danno di una razionalità che, poco sfruttata per affrontare i problemi contingenti, crea per l'appunto l'impaccio nel gioco. Poiché il sognatore segue la via del Grande Veicolo predicata dal Budda Sakiamuni, sicuramente spesso si è trovato a dover giocare partite, a dover, fuori di metafora, condurre gruppi che per la loro eterogeneità creavano "in campo" situazioni poco facilmente gestibili che facevano saltare ogni regola. Il gioco del calcio è molto simile al Grande Veicolo: è un gioco di squadra e non individuale, quel che conta è il complesso e non il singolo, a perdere o a vincere è la squadra, è essa che vince lo scudetto o retrocede, ogni componente non gioca per sé ma per  gli altri, il fuoriclasse (l'illuminato) diventa capitano della squadra e la guida. In qualunque gruppo, di ricerca spirituale o squadra di calcio o comitiva d'amici, si scatenano certe dinamiche che occorre gestire con assoluto equilibrio. Per tornare al calcio, chi ha giocato al pallone sa bene come in campo ne succedono di tutti i colori (qualcuno tiene troppo la palla, qualcun altro è convinto che l'avversario ce l'abbia con la sua persona, altri ancora sono del parere che l'arbitro o è incompetente o è di parte, c'è chi  parla troppo, chi insulta i compagni, chi mugugna per le condizioni del terreno, chi dà un calcio negli stinchi al terzino avversario perché gli ricorda quell'antipatico di suo cugino, chi rifiuta ogni decisione arbitrale  perché per principio rifiuta l'autorità, chi fa il passaggio pensando a suo nonno e sbagliando, ecc. Lo stesso nei gruppi: l'allenatore deve avere il buon senso del pater familias e conciliare tutte queste cose affinché la squadra possa continuare a definirsi tale. Ed ecco che la sfera ci ricorda come un conduttore deve "sferarsi" per raggiungere il giusto equilibrio fra cielo (mente) e terra (corpo). Solo così la sua sfera potrà essere guidata dal vento della saggezza, ora per  abbattere ostacoli, ora per dare impulso ad altre sfere ferme, ora, infine, per lasciarsi rotolare per puro divertimento. Ma nonostante l'impaccio e tutto il resto, Maurizio si diverte, perché riesce a vedere in quel meraviglioso passatempo che è la ricerca un vero e proprio gioco, un teatrino dei burattini. "I colleghi d'ufficio ed altri" va riferito ai compagni di ricerca: alcuni lavorano seriamente ("colleghi d'ufficio"), altri no ("altri").La seconda parte del sogno allude quasi chiaramente al gruppo, difatti Maurizio si trova "insieme a tanti che escono da un luogo dove c'è stato un convegno, una conferenza o simili". La partita è finita, l'incontro del gruppo è finito, è già passato (è come "un edificio del '500), e costituisce per il sognatore un vero e proprio rebus, come se non riuscisse a comprendere la tipologia di esso: è talmente ricco di originalità, di individualità, che difficilmente costituisce una "squadra", e nonostante tutto è una comitiva. L'edificio ha un' insegna scritta in latino e non comprensibile, è un mistero. Il gruppo visto dall'esterno (dopo l'incontro, attraverso i ricordi dello svolgimento di esso) è incomprensibile. E' come se una mano,  decidendo di conoscere tutto il corpo, si staccasse da esso, ponendosi più lontano per meglio osservarlo. Per conoscere il gruppo bisogna per prima cosa farne parte amandone tutte le componenti: il pallone è  il conoscitore della squadra perché si dona senza riserve a tutti; a volte striscia per terra con assoluta umiltà, ma altre volte vola alto nel cielo. Esso è parte fondamentale del gioco del pallone, è come una pagnotta contesa da dieci mani affamate, è ciò attorno a cui ruota tutta quella gigantesca struttura che fa muovere milioni di persone. Essere sferici, avere le caratteristiche della sfera, ecco come comprendersi nei gruppi, perché chi vuole comprendere l'insegna dell'edificio del cinquecento, deve necessariamente entrare dentro, vedere dall'interno. E' questo che Maurizio si è detto attraverso il sogno e che racconta annche a noi. Dai giochi è possibile imparare a volte molte più cose che non da studi approfonditi, perché davanti al gioco torniamo bambini, pronti a imparare tutto ciò che il divertimento e la ricca simbologia delle regole vuole passarci.  Infine, Maurizio, come Paola nel suo sogno 6, ha vicino una persona che non vede ma di cui sente la presenza. Per me tale misteriosa presenza è "lo strano osservatore dietro  gli occhi “di Tagore, è il Testimone che sta dietro ad ogni senso, che come un amico segue sempre il ricercatore, sia nello stato di veglia che nel sogno. E se fosse una testimonianza impersonale?

 

Grazie. N.M. 

 

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