Sogno di M.Grazia


Mi trovo in una stazione e vicino a me vedo, mascherata di bianco, la morte; la riconosco e subito l’attacco, dandogli  tanti pugni e calci, levandole la maschera e mettendola a terra inerte. Piu’ tardi con degli amici salgo su di un treno, sono allegra perché dobbiamo fare una gita . Mi trovo dove si manovra il treno, mi sembra che i corrimano per reggersi siano  come quelli dell’autobus .Sul treno vi e’ mio padre, non dice nulla, però poco dopo siamo con  gli amici . Cominciamo a muoverci e guardando intorno, ad un certo punto del percorso, il treno si ferma, c’e una zingara che vorrebbe  salire, ma noi non la vogliamo, infatti non riesce a salire. Il treno fa tanta fatica  a riprendere il cammino, sembra non funzionare; poi vedo uno straccio bianco sui binari e il treno riparte .Guardo le rotaie, poi, su altri binari, vedo un piccolo treno malandato goffo e buffo, ridendo penso: sembro proprio io. Chissa’ quanto ci metterà ad arrivare a destinazione.Il nostro treno sfreccia veloce, ma  non vedo più le rotaie, lo dico al macchinista: ho paura .Davanti a noi c’e’ aperta campagna, colline e prati incolti, io penso che senza r otaie ci  sfracelleremo.Apro gli occhi, ho una forte tachicardia per questo sogno. Inconsciamente sento che porta male .Richiudo gli occhi per cercare di fermarmi ad una stazione, lo voglio con tutta me stessa, e recito per tre volte: “Signore Gesù Cristo, aiutami tu” .Rientro nel sogno e vedo il treno fermo minaccioso; mi sembrava un toro infuriato, sto a guardarlo io con Padre Pio che tiene il suo braccio intorno alle mie spalle .Voglio distruggere quel treno ma riesco solo a guardarlo impotente. Riapro gli occhi  sempre con il cuore in tumulto  e recito di nuovo tre volte la preghiera, poi mi riaddormento .E sempre vicino a me c’e’ Padre Pio e intravedo, mi sembra proprio lui, il Santo patrono della mia parrocchia, S.Gregorio Magno che fu un grande papa . Finalmente è mattina: mi sveglio con un senso di apprensione che persiste tutto il giorno .

 

 

Sogno M.Grazia - interpretazione di  Franca

La stazione (di treni o autobus) e’ l’immagine di un momento di riflessione e di stasi nella nostra esistenza, rappresentata dal treno che va. Alla stazione M. Grazia vede “la Morte”, mascherata di bianco,  il bianco indica che la sognatrice ha gia’ una  visione positiva dell’Archetipo della Morte che di recente ha consciuto personalmente (e’ rimasta vedova); il fatto che poi la colpisca e la lasci a terra inerme, vuol dire che il periodo peggiore di questa triste esperienza e’ passato e M. Grazia ne e’ uscita vittoriosa. Poi il sogno seguita: la sognatrice sale su di un treno: la vita continua, la crisi si e’ risolta: “sono allegra perche’ dobbiamo fare una gita”. M. Grazia dice di trovarsi su di un treno, ma in fondo e’ convinta che invece sia un “autobus” (v. i corrimano); la differenza tra un treno e un autobus onirico e’ che il treno  e’ obbligato dalle rotaie nel suo percorso (ha piu’ un senso karmico), l’autobus invece e’ relativamente libero di  mutare il suo tragitto e,  specialmente se si e’ vicini a chi guida, come la sognatrice,  si puo’ suggerire un percorso alternativo. Sul treno-autobus c’e il padre di M.Grazia e pure alcuni amici. Il Padre tace, ma la sua presenza da’ protezione e sicurezza..   Quando il treno si ferma, una zingara vuol salire: la “zingara” rappresenta quella componente ribelle, nomade, selvaggia e straniera della protagonista stessa, a cui e’ impedito di salire sul treno, ma che pur restando a terra, esiste in lei. La ripresa  della corsa del treno, lasciata a terra la zingara, e’ faticosa e solo il “segnale” bianco da’ il via libera: la consapevolezza di essere senza colpa, innocente, fa ripartire il treno della vita. A questo  punto del sogno, conoscendosi  ormai molto meglio, la sognatrice si identifica con un piccolo treno goffo, ridendo: ridere di se’ e’ la miglior medicina per  guarire in fretta dalle indisposizioni astro-mentali, ma ecco che di nuovo le idee della paura e dell’insicurezza le si riaffacciano alla mente e si fanno sentire nel cuore: per fortuna nel momento del pericolo, la preghiera soccorre per due volte e compaiono due protettori: Padre Pio (=devoto) e Gregorio Magno (= grande guardiano, custode): due componenti della sognatrice maschili forti potenti e Santi: che l’apprensione si tramuti dunque, cara M. Grazia, in Pace e Serenita’ .

 

Grazie. F.V.

 

 

 

 

Sogno di Maria Grazia 5 interpretazione di  Natale

Quella parte di viaggio esistenziale che ha sottoposto a dure prove la sognatrice, pare finita. Maria Grazia è alla stazione per incamminarsi su nuovi itinerari sicuramente ricchi di buono e di bello. L'elaborazione del lutto ci pare completa, perché ha riconosciuto la morte, le ha tolto la maschera, l'ha riempita di calci e pugni, e l'ha stesa a terra. In altre parole, l'ha capita: chi nasce deve morire, e non accettare questa verita elementare crea solo problemi. La morte non ha più quel carattere di mistero, e non la terrorizza più. Buttarla a terra, e lì immobilizzarla, vuol dire avere capito che essa può colpire solo la natura fisica e non quella sottile dell'individuo, e che la terra è il suo luogo operativo. Nulla la morte può contro la Vita che anima i corpi.
"Questa è la mia natura inferiore; sappi che havvi in me un'altra natura più alta che è il principio di vita dal quale…questo universo è mantenuto (Gita VII, 5) "…Tutte le cose dipendono da Me, come le perle dal filo che le attraversa (Gita VII, 7) "…Tutte le esistenza…provengono da Me…Io non sono in loro, ma loro sono in Me…" Tutto l'universo ingannato da queste nature prodotte dai tre attributi, non conosce che Io Sono, oltre di esse, Immutabile" (Gita, VII, 13).
Ecco quindi che, chiusa la parentesi del lutto, conclusa una fase dell'esistenza, se ne comincia decisamente un'altra che sembra senz'altro positiva. Ma questa volta, Maria Grazia, visto che deve badare a se stessa, vuol vederci chiaro, vuol sapere dove mette i piedi, quindi decide di stare nella locomotiva. Ma ancora non è lei a guidare: c'è un macchinista, un conducente a cui però lei può parlare. E' un passo avanti molto importante. Non è facile scendere da un treno che dava tranquillità, e salire su un altro che, pur portandoci in gita, può sempre riservare delle incognite. Cambiare vita improvvisamente è difficile, ma la sognatrice ci sta provando ed è pronta a lottare e superare gli imprevisti. Sotto gli sguardi del padre, che non parla ma sta lì, va. Maria Grazia ha assimilato le esperienze e la saggezza del genitore scomparso, e con esse si sente sicura. Ma ha anche scoperto in sé nuove energie (siamo con gli amici) su cui poter contare: ha trovato compagni, trovando se stessa (per dirla con Pavese), ha ampliato gli orizzonti della sua sfera personale (io) e comincia a scorgere l'impersonale…in Sé. La sognatrice non è più sola. "C'è una zingara che vorrebbe salire, ma noi non la vogliamo". La zingara è una componente della psiche, quella che vorrebbe viaggiare senza meta e con l'unico scopo di mendicare qualcosa per soddisfare gli istinti primari. La sognatrice la rifiuta, la sua mente è ora più attenta alle cose del mondo, agli itinerari e alle mete, è centrifuga, proiettata all'esterno. Ma "il treno fa fatica a riprendere il cammino". Forse era meglio farla salire quella zingara, parlarle, comprenderla un po', e soprattutto farsi comprendere. Le andava spiegato che sì, l'istinto è una buona cosa ma che non può comandare su tutto, e che deve recitare la sua parte di "guardiano" del corpo (se l'uomo ha attraversato i millenni, lo deve in egual misura alla sua mente ed ai suoi istinti, oltre che ai suoi sentimenti).
A questo punto del sogno accade un fatto importante: i treni diventano due, uno personale e l'altro collettivo. Riferito al nostro gruppo onirico il discorso sembra chiaro. Il gruppo, a volte, sembra essere un treno con tante locomotive: ognuna pare vada per conto suo, col risultato che il convoglio non può seguire un percorso valido per tutti (senza rotaie). Ma non solo: ognuno lustra la sua locomotiva, la addobba, la barocchizza, e quella di Maria Grazia, una normalissima locomotiva fatta di ferro e di fischio, sembra diversa, di serie B. Ma la verità è che le locomotive alterate sono le altre, quelle colorate e addobbate: le ruote sono uguali, uguali i giunti, le caldaie, il combustibile, la fattura ed il materiale, uguale è pure il fischio. La sognatrice, dimenticando per un attimo la propria assoluta normalità, osservando quelle locomotive, si lascia prendere da un senso di inesistente inferiorità. Tutti gli uomini sono uguali: che mai nessuno perda la stima di se stesso solo perché è stato illuso dagli "abiti" spocchiosi degli altri. Chi sente il vento della Vita sulla faccia nel corso del suo viaggio su questo (corpo-mente) treno, non può che essere bello. Una margheritina da sola è un bellissimo fiore; una margheritina vicina  ad una rosa, è una bellissima margheritina accanto ad una bellissima rosa.   A questo punto del sogno  Maria Grazia si sente minacciata e apre gli occhi: un treno che viaggia senza rotaie è pericoloso. Anche quando si va in gita, è opportuno avere bene in mente la meta, perché è solo essa che dà vita alle rotaie, al sentiero. Ma il treno, in questa parte finale di sogno diventa serpentino-taurino: un'energia incontrollabile, oltre che simbolo di inquietante, aggressiva virilità. Ed allora la sognatrice si rifugia in Padre Pio, in quella forza che ha dentro, e che altre volte ha combattuto il male ed ha vinto. Ma non solo: San Gregorio Magno e la preghiera a Gesù Cristo, completano la simbologia, per farci capire che Maria Grazia può contare anche sulla forza della comunità dei fedeli della sua parrocchia, cioè su tutti coloro che come lei sono in viaggio  su questo mondo alla ricerca di se stessi.
Osserviamoci bene, e vedremo come ciascuno di noi altro non è che un bambino con il suo trenino elettrico. Ognuno sceglie percorsi, stazioni, tunnel, rallentamenti, accelerazioni, a suo piacimento. Ma una volta approntato il gioco: la stazione pretenderà una fermata; il tunnel e la curva, un rallentamento; il semaforo, uno stop, il passaggio a livello, prudenza.  I nostri desideri sono "l'ingegnere" ideatore di questo bellissimo e illusorio gioco che è la vita, e loro socio, per chi ci crede, è il Karma. Buon gioco.

Grazie. Nat

 

 

 

 

 

Meditazioni di Maurizio del  sogno di Maria Grazia

Mi sembra che la vita sia incerta e insicura

e corra verso un fato ignoto

 come un treno impazzito e senza binari.

Nonostante io invochi figure amiche, potenze superiori e sante,

non trovo il conforto e la protezione di cui avverto il bisogno,

e neppure riesco a tornare all’inconsapevolezza di un tempo,

quando non conoscevo o sottovalutavo la morte e il dolore.

Non devo tuttavia lasciarmi sopraffare dalle inquietudini

ma comprendere che esistono forze meravigliose

che mi assistono nel cammino,

e che mi guidano in ogni momento della mia vita

cercando di condurmi ad una nuova e più serena visione.

Ancora non comprendo tante cose,

però decido di avere lo stesso fiducia

 che tutto quanto accade abbia un senso,

che esista una Giustizia profonda,

che le prove che incontriamo nella vita

siano soltanto dei momenti passeggeri

nel nostro infinito viaggio

verso una maggiore comprensione

e un sempre più gioioso

e luminoso destino.

 

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