Un sogno  di NATALE

Mi trovo a Pedara, nella vecchia casa di campagna-montagna.  Dallo spiazzo davanti casa guardo l'ingresso e noto con disappunto  che nel giardino entrano ed escono persone estranee. Qui bisogna cambiare la serratura al cancello, mi dico, non è possibile che vi sia questo via vai. Poi mi avvicino all'uscita e mi  viene in mente Carlo, il figlio della dirimpettaia. Inaspettatamente mi viene voglia di rivedere il volto della signora, e piano piano mi avvio verso l'ingresso del loro giardino, posto di fronte al nostro ma leggermente scostato a destra. Giunto al cancello vedo la signora che mi viene incontro lungo il sentiero al centro del giardino che è largo una ventina di metri e lungo una cinquantina. Il sentiero su cui cammina la signora è largo circa un metro ed ai lati ha due file di alberetti a mo di arco. Improvvisamente una distesa di fiori rosa chiaro e luminosi mi "investe" e mi "cattura". Rimango senza fiato. Anche le pareti delle case confinanti sono dello stesso colore. Stupefatto e ammirato chiedo alla signora: "ma che fiori sono?" e mi risponde: "Tomazze".

 

 

Interpretazione

Casa di Pedara: ritorno al passato; dall’esterno della casa: osservatore distaccato; vedere con disappunto estranei: rifiuto del nuovo; mi viene in mente Carlo = libero= penso al fatto che ora sono in Liberta’ e all’origine (madre) di tale condizione; sono in un giardino: luogo di pace e serenita’.
Il sognatore  prende coscienza che la Forza (20) e la temperanza (50) sono i mezzi che gli permettono di percorrere il Sentiero; Esso e’ formato dall’Uno ( ricerca dell’Unita’) e dalle due colonne del Tempio (due file di alberetti ad arco). Sul sentiero la visione della distesa di fiori: (ricorda uno dei “sogni” di Kurosawa) indica espansione, beatitudine ecc. il nome dei fiori : “tomazze” =  mazze rosse, di fuoco, oppure “meraviglie”.

 

 

Sul sogno di Natale del 19 giugno 2001: fantasticherie interpretative di Maurizio

‘Pedara’ mi fa subito pensare alla parola ‘piede’, poi a ‘pedra’ – cioè ‘pietra’, e infine a ‘pais, paidos’ e ‘paideuo’ – cioè ‘fanciullo’ e ‘istruisco’ in greco: stessa etimologia di ‘pedagogia’. Il termine, quindi, sembra riferirsi a qualcosa che ha le sue basi sulla terra, che è solida e antica come la pietra e che si connette con l’insegnamento o con l’imparare. Il successivo accenno - nel racconto onirico - ad una serratura, mi offre improvvisamente la chiave di una possibile interpretazione: mi pare adesso evidente, infatti, la connessione fra la ‘pietra’ del sogno e Pietro, il discepolo del Cristo, colui che ha il potere di aprire o serrare, di sciogliere o legare, di solvere o coagulare; oltre che con la Chiesa stessa, istituzione solida, fondata, millenaria e correlata all’educazione e alla dottrina. Sappiamo, naturalmente, che l’amico Natale possiede – dal punto di vista religioso e dottrinario – un suo giardino personale di idee e ricerche che non è interamente identificabile con la versione istituzionale. Tuttavia un ricercatore serio, proprio per la vastità dei suoi interessi e per la molteplicità dei suoi approfondimenti, talvolta può avere la spiacevole sensazione di disperdersi troppo, di lasciare che il suo terreno diventi sempre meno sicuro e protetto, di permettere l’intrusione di concetti troppo eterodossi, estranei ad una religiosità sana, semplice e fondata su basi reali. Una tale sensazione è giustificata specialmente nell’epoca attuale, con la sua estrema diversificazione di indirizzi, di scuole, di bizzarri esoterismi, con le sue stranezze a volte fuorvianti, con il suo misto paradossale di pseudo-scientificità e di delirante visionarietà, con il suo pluralismo così accentuato da apparire frequentemente privo di sostanza e di significato. In effetti, verrebbe il desiderio di tornare all’Istituzione, alla sicurezza di un messaggio collaudato e rigorosamente stabilito; magari meno articolato, ma senz’altro più affidabile, con la forza delle cose genuine e delle certezze di una volta, quelle in cui eravamo usi dimorare in passato. Certo, oggi anche la Chiesa è forse troppo disgregata, anch’essa invasa da troppe influenze estranee alla sua vocazione ma, almeno dal punto di vista allegorico, magari considerandone il profondo significato simbolico di integrità, è qualcosa cui il sognatore si rivolge: infatti, dopo aver preso atto del problema che il sogno espone, gli viene subito alla mente Carlo, il figlio della dirimpettaia… Ebbene, l’attuale Pontefice si chiama Karol ed è figlio di Madre Chiesa. Questa è ‘la dirimpettaia’ perché, effettivamente, il Vaticano si trova proprio nelle adiacenze della casa di Natale, “di fronte… ma leggermente scostato a destra”. A questo punto, nel sogno, ‘la dirimpettaia’ assume una forte connotazione archetipica e viene giustamente rappresentata, viste le premesse, come Maria: infatti desiderando il sognatore rivederne il volto, probabilmente il vero volto – quello occulto, la trova al centro del suo giardino, su di un sentiero fra una distesa di fiori rosa e  sotto degli alberelli che fanno arco.  I fiori, poi, appaiono come una improvvisa e folgorante illuminazione risolutiva: si ha l’impressione che in essi vi sia la risposta al dilemma del sogno; infatti Natale chiede alla Signora: ”ma che fiori sono?”,  ponendole così - in un certo senso - la domanda essenziale. “Tomazze” è la replica… una misteriosa parola da esaminare con accuratezza: indica certamente i fiori rosa ma, a prescindere dai più ovvi significati della fioritura -  l’aprirsi, il crescere, il maturare - e delle rose come equivalenti occidentali del loto – la purezza e la comprensione che emergono dalla sofferenza, dall’oscurità e dal dubbio - ecco cosa mi sembra di poter rintracciare nello strano vocabolo:

 

1.  Anagrammando TOMAZZE, viene fuori TAOZZEM: molto simile a TAOZEN, il primo sito Internet del C.I.S. Le imperfezioni della doppia Z e della nasalizzazione in M invece che in N indicano che ci sono altre parole nascoste. Taozen è, comunque, una delle risposte al problema del sogno, una rassicurazione e un incoraggiamento: il lavoro che il sognatore svolge nel suo gruppo di ricerca ha un indirizzo integrativo e non risulta dispersivo rispetto alle aspettative, sia per lo stimolo alla creatività individuale che per l’apertura verso l’interrelazione, e anche per l’adozione di nuove e attuali soluzioni.

2.  Escludendo la M abbiamo TAO ZZE; considerando che una doppia Z può indicare una maggiore asprezza fonetica, non sarà scorretto traslitterare in TAO TZE. Il significato in cinese sarà quindi: Maestro del Tao, della Via;  anche l’apertura all’Oriente non è, dunque, un corpo estraneo della ricerca, ma una delle vie di sviluppo in cui il Maestro Interiore fa realmente sentire la sua presenza.

3.  La M, infine, fa supporre l’esistenza di un’ulteriore parola in TOMAZZE, e questa può senz’altro essere TOMMASO. Indica il discepolo di Gesù un po’ carente sotto il profilo della fede – e forse rappresenta un’indicazione per rafforzarla - ma anche uno dei Vangeli apocrifi: quello, appunto, di Tommaso. Apocrifo significa segreto o nascosto. TOMA, in aramaico, vuol dire gemello. Il gemello nascosto è l’insegnamento esoterico, fratello di quello exoterico: dunque il sogno avvalora anche questo tipo di ricerca. Non è tutto: il Vangelo di Tommaso s’ispira allo gnosticismo, la ricerca della gnosi all’interno di noi stessi. E’ uno di quei Vangeli che la Fondazione Jung ha contribuito a salvare e a studiare: chiaro suggerimento che anche la via della psicologia del profondo, dei miti, dei sogni e degli archetipi deve essere percorsa con tranquillità e sicurezza dal sognatore, perché – lungi dall’essere un’intrusione – contribuisce invece al giusto rigoglio del suo giardino.

Concludendo, vorrei fare un’ultima osservazione: TOMAZZE è comunque un’espressione buffa, ironica, contiene un sorriso. Come se Maria, la Chiesa Occulta, la Verità Ultima, volesse suggerire amorevolmente che gli sforzi degli uomini per capire sono sempre limitati e imperfetti ma, proprio per questo, validi e nobili, da portare avanti con serietà ma senza paure: sono i rosei tentativi fioriti della nostra coscienza in evoluzione.  

 

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