Ero
a casa. Pioveva ed il cielo era scuro. Dalle finestre entravano schizzi
d'acqua. Le strade e le piazze erano allagate, ma si camminava. Uscii, e
dopo aver camminato un po' entrai
in un negozio. I proprietari del negozio mi confidarono che nutrivano un
sogno: avere il papa nel loro negozio. Io dissi loro che quello era un
sogno impossibile. Ma dopo un po' mi accorsi che il Santo Padre era lì!
Si affacciò dal balcone per salutare le poche persone che stavano
sotto. Poi si accomodò su una sedia: si reggeva a pena, era curvo e
stanco. Improvvisamente entrò un musicista con la fisarmonica e cominciò a suonare. Alla fine
aprì una sorta di borsetta piena di spiccioli e aspettò che qualcuno
gli desse qualcosa. Gliene
passai un pugno pieno, e lo resi felice. "Amico - mi disse - qual'è
il tuo nome?" . "Io non ho nome" risposi. "
E' meglio avere un anima" disse il papa.
"Il punto è proprio quello - feci io - e non è
facile". Il papa si alzò e mi disse : "vieni qua amico"
. Mi avvicinai a lui e ci abbracciammo. Appena poggiò la sua guancia
sulla mia sentii scorrere molta energia che mi procurò una sorta di
estasi. Poi poggiò la sua mano sulla parte posteriore del mio fianco
destro. In preda ad una
fortissima emozione mi svegliai.
"Questa notte voglio fare un bel sogno" avevo detto a Franca
(mia moglie) la sera prima "al gruppo onirico stanno arrivando
pochi sogni, bisogna alimentarlo".
Sogno
Natale - interpretazione di Franca
“Ero
in casa. Pioveva ed il cielo era scuro”: Il sognatore parte da una
situazione sul piano fisico, assianico (casa) di inquietudine legata ad
alterazioni astro-mentali (pioveva ed il cielo era scuro), dovute a
notizie relative alla guerra, agli incidenti aerei ( strade e piazze
allagate)... quindi decide (v. nota finale) di “uscire” , di andare
in sogno a recuperare di notte una
tranquillita’ che non riesce a raggiungere di giorno. Ed ecco che
entra in un “negozio”. Sul piano fisico il negozio e’ un
“luogo” di vendita-acquisto (o anche l’atto di vendita-acquisto)
dove si “scambia” un
oggetto o un bene con denaro; in astrale, mondo dei sogni, e’ un
“luogo” di scambio di una conoscenza-insegnamento con “energia”
(= denaro) o di un sentimento ( es. musica= armonia) con degli spiccioli
(= sempre piccola quantita’ di energia). I proprietari del
“negozio” sono ovviamente quella componente o parte del sognatore
che puo’ offrire la sua “merce astro-mentale” in cambio di
“altro” = energia, serenita’,
amore ecc. ... questi “proprietari” sognano di avere il
Papa nel loro negozio; ora noi sappiamo che “il Papa” e’
l’Iniziato, colui che e’ riuscito a governare il suo popolo
religioso, le sue “pecore” che aspirano alla religiosita’ e al
contatto col Divino ( ha infatti il Pastorale e sul capo il Triregno, e
il sognatore e’ convinto, nella sua semplicita’, che tale augusto personaggio non visitera’ mai il suo
“negozio” (il sogno e’ impossibile)... invece il Papa e’ li’,
vecchio, curvo e stanco come il Papa vero, ma disponibile. Intanto
avviene il “negozio”, la
compra-vendita: un musicista, entrato improvvisamente (la componente
“musicista” del sognatore), offre
la sua musica con una fisarmonica (strumento musicale a mantice,
ad aria, = donatore di armonia di pensiero, armonia briatica) per
cui chiede una ricompensa libera, volontaria;
il sognatore “si” regala un pugno pieno di spiccioli e “si” fa
felice. Poi “si” fa
chiedere da quella sua
componente musicista: “Quale e’ il tuo nome?” Conoscere il nome di
qualcuno da’ la possibilita’ di chiamarlo, in un certo senso di
poterlo avere come amico – se lo si chiama, viene – ma il sognatore
“si” risponde: “Io non ho nome”. Non avere piu’ un nome
vuol dire aver perduto l’ego, essere
Nessuno e quindi anche Tutto.
Ed ecco interviene il Papa: “E’ meglio avere un’Anima (che un
nome)”. Il nome ci e’
dato dai genitori, e’ legato alla famiglia, alla tradizione, al
passato, al karma, l’Anima invece ce la dobbiamo costruire noi stessi,
Anima intesa come corpo sottile permanente, Anima come Spirito
“fissato” nel corpo , come Neshamah,
come Io Sono, Cristo, Budda
ecc.
Poi il sognatore dialoga col suo Iniziato interiore, col Papa: “Il
punto e’ proprio quello, e non e’ facile (avere l’Anima)”. Alla
fine il Papa si alza e chiama a se’ il suo “fedele”e
nell’abbraccio e nell’appellativo “amico mio” ritroviamo il
rapporto tra Krishna, il maestro e Arjuna, il discepolo prediletto e di
conseguenza il sognatore sente scorrere l’energia
e vive una sorta di estasi.
Il tocco della mano
sul fianco destro posteriore fa pensare ad una “benedizione”
relativa a Hod.
Grazie.
F. V.
Natale 6 -
fantasticherie interpretative di Maurizio
“Ero
a casa. Pioveva ed il cielo era scuro. Dalle finestre entravano schizzi
d'acqua”.
La casa
rappresenta la struttura della personalità, è il luogo delle certezze,
del conosciuto. Il diluvio che qui ci viene descritto, con schizzi
d’acqua che entrano all’interno della propria abitazione, sembra
alludere alle prove cui le nostre sicurezze sono sottoposte dagli eventi
della vita, dalle circostanze che continuamente mutano e scorrono via,
dall’impermanenza universale.
“Le
strade e le piazze erano allagate, ma si camminava”.
Anche la città
con le strade e le piazze rappresenta l’ambito della consapevolezza,
con particolare riferimento alla nostra visione del mondo: la
‘planimetria’ che edifichiamo per organizzare e dare un senso alle
percezioni, il nostro campo
di esperienza e di azione.
“Uscii,
e dopo aver camminato un po' entrai
in un negozio. I proprietari del negozio mi confidarono che nutrivano un
sogno: avere il papa nel loro negozio. Io dissi loro che quello era un
sogno impossibile”.Il sognatore esce di ‘casa’, forse per
verificare la tenuta del proprio mondo rispetto agli ‘allagamenti’
in corso, o forse per rimeditare le proprie ‘mappe’ esperienziali.
Dopo un po’ trova un negozio, luogo questo con meno certezze rispetto
alla casa, struttura più aperta agli scambi, alle transazioni: per lo
meno in certi orari e a certe condizioni un negozio deve ridurre le ‘difese’,
accettare il confronto e le possibili insicurezze che comporta. Un
locale di questo genere vede passare attraverso di sé ogni genere di
umanità, di ceto, di idea; il panorama all’esterno di un negozio non
cambia tanto spesso, la sua struttura rimane più o meno stabile, però
è il mondo a scorrere davanti e dentro di esso. Poiché lo stesso
sognatore possiede effettivamente un negozio in una zona centrale di
Roma, possiamo immaginare che la sua esperienza in merito sia piuttosto
rilevante; forse proprio per questo nel racconto onirico egli sceglie un
locale di questo tipo per riflettere sulla molteplicità e sull’impermanenza
della vita, sulla struttura e sulla fluidità. I tenutari dell’attività,
comunque, hanno un desiderio ‘impossibile’: ricevere il Santo Padre.
In effetti, il Pontefice è simbolicamente, come lo stesso titolo
suggerisce, ‘costruttore di ponti’. Quali ponti? Particolarmente il
‘ponte’ che connette questo nostro mondo transitorio e illusorio con
la Realtà, la dimensione spirituale, la Verità, l’Immutabile.
Ricevere il Papa in un negozio significa riuscire a connettere
l’esperienza ordinaria, così limitata, all’Illimitato; significa
stabilire il contatto fra questi due mondi così lontani e opposti.
“Impossibile!”, giudica il sognatore, come dicesse: “Questa
connessione è soltanto un ‘sogno’!” - dando evidentemente a
quest’ultima parola il significato di ‘irreale’, ‘inesistente’.
Se, insomma, la “vita è sogno”, lo sarebbe anche la dimensione
ulteriore, quella sacrale o, comunque, la possibilità di relazionarsi
con essa. Curiosa circostanza: Natale, in sogno, considera il sogno
irreale, dopo aver desiderato di portare un sogno al suo gruppo di
lavoro sui sogni!
“Ma
dopo un po' mi accorsi che il Santo Padre era lì! Si affacciò dal
balcone per salutare le poche persone che stavano sotto. Poi si accomodò
su una sedia: si reggeva a pena, era curvo e stanco”.
Il Santo Padre,
però, appare! Il ‘ponte’, allora, esiste, la connessione è
possibile. I ‘sogni’ contengono elementi di verità, hanno in sé
‘archetipi’ importanti, non sono illusione. Secondo me ciò depone
anche a sostegno dell’importanza del lavoro che il sognatore sta
facendo sul proprio e sull’altrui materiale onirico, qualora egli
avesse dei dubbi: una conferma della validità di quanto intrapreso.
Tuttavia il Papa è stanco, curvo, sofferente: evidentemente il
‘Pontifex’ va recuperato, restaurato, l’archetipo necessita di un
lavoro di riscoperta, di rinnovamento.
Ancora ‘poche persone’, cioè pochi frammenti della
personalità e della coscienza sono consapevoli della sua presenza.
“Improvvisamente
entrò un musicista con la fisarmonica e cominciò a suonare. Alla fine
aprì una sorta di borsetta piena di spiccioli e aspettò che qualcuno
gli desse qualcosa. Gliene
passai un pugno pieno, e lo resi felice”.
Compare nel
racconto onirico un musicista-mendicante. Anch’egli chiede attenzione,
vuole un po’ d’’energia’, che il sognatore gli fornisce sotto
forma di ‘spiccioli’. Quest’ultima
parola può avere un altro significato, oltre a quello di moneta minuta:
deriva, infatti, da ‘spiccio’, che vuol dire ‘sbrigativo’,
‘rapido’. ‘Spicciare’ può anche alludere all’atto di
liberarsi di ‘ciò che impiccia’, sgombrare. In effetti rispetto ad
un mendicante i nostri modi sono generalmente ‘spicci’, siamo
ansiosi di liberarci velocemente dell’interferenza, e anche il nostro
atto di generosità ‘minuta’ lo compiamo sapendo di non dare apporti
risolutivi, il nostro intervento è più che provvisorio. Anche nella
nostra vita abbiamo delle zone di esperienza rispetto alle quali non
sappiamo bene che cosa fare; delle richieste interne, forse istintuali,
connesse con l’armonia del corpo fisico (ci riferiamo qui alla
fis-armonica che, anche nel senso proprio di ‘mantice armonico’
potrebbe alludere alla respirazione, quindi all’energia fisiologica),
cui ottemperiamo sbrigativamente, come di fronte ad esigenze minori, mai
completamente risolte, poco importanti, quasi d’intralcio.
"Amico
- mi disse - qual'è il tuo nome?" . "Io non ho nome"
risposi”. “E' meglio
avere un anima" disse il papa.
"Il punto è proprio quello - feci io - e non è
facile". Il papa si alzò e mi disse : "vieni qua amico"
. Mi avvicinai a lui e ci abbracciammo. Appena poggiò la sua guancia
sulla mia sentii scorrere molta energia che mi procurò una sorta di
estasi. Poi poggiò la sua mano sulla parte posteriore del mio fianco
destro. In preda ad una
fortissima emozione mi svegliai”.
Il sognatore è ‘amico’ sia del ‘mendicante’ fisico, sia del
‘Pontefice’ spirito; cioè egli ha un legame, un rapporto positivo
con ambedue gli estremi della vita. Tuttavia il ‘fisico’ tende a
renderlo cosciente di sé stesso quale ‘io’, dotato di nome e forma,
mentre lo ‘spirito’ vorrebbe dargli la consapevolezza del ‘vero
io’, la vera identità indipendente dal corpo o dai ‘corpi’.
Natale risponde negativamente alla richiesta del ‘mendicante’: egli
sa di non essere l’io. Però ritiene troppo difficile, forse un
‘sogno impossibile’, realizzare l’identità propostagli dal ‘Papa’.
Il racconto onirico si conclude, comunque, con un’estasi,
testimonianza di un abbandono maggiore, di una rinnovata capacità di
andare oltre l’incertezza e il dubbio ‘metafisico’: l’abbraccio
con la dimensione ulteriore è possibile, è ben concreto, e contiene
elementi perfettamente avvertibili di ‘tangibilità’.
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