Sono al lavoro e sto per uscire. Guardando verso la
finestra, mentre mi cambio la divisa con il vestito di casa, vedo
Chicco, il mio gatto, che si è messo a dormire in una scatola piccola
sul davanzale: la scatola è pericolosamente vicina al bordo e il gatto
potrebbe cadere di sotto. Velocemente tiro indietro la scatola e sono più
tranquilla, anche se più tardi mi viene in mente che avrei dovuto
levarla dal davanzale. Delle persone cercano il gatto, ma io non dico
dove si trova per paura che me lo prendano. Scendo dalle scale e sto per
uscire, quando vedo mia madre, vestita molto elegantemente, che mi
cerca; se è venuta all’uscita del mio posto di lavoro (cosa che non
ha mai fatto) probabilmente avrà da dirmi qualcosa di importante;
nonostante ciò mi nascondo e, senza farmi vedere, passo inosservata tra
i colleghi. Mentre vado via i portieri dicono a mia madre che io sono
ancora dentro, perché non ho firmato l’uscita. Cammino svelta su una
strada in discesa; ho in mano una busta con dell’immondizia non mia:
dopo due isolati so che ci sono dei secchioni, ma quando arrivo il posto
è molto cambiato e i secchioni non ci sono più. Seguito a scendere per
la via, ma non riesco a trovare dove mettere l’immondizia; decido di
tornare indietro per firmare l’uscita e lascio la busta vicino ad un
negozio. La cosa mi dà fastidio: non mi sembra corretta; però non
voglio riportarla indietro. Spero che mia madre se ne sia andata, ma se
non fosse così decido di affrontarla: adesso non mi coglierà di
sorpresa e mi sentirò più pronta. Il sogno continua, ma non ricordo…
Fantasticherie interpretative di Maurizio
Il mondo del lavoro simbolizza l’immagine esterna
di noi, la funzione sociale, l’attività concreta ed evidente,
positiva e autonoma, che svolgiamo nelle nostre vite, ed è anche
connessa con la nostra persona
nel senso di maschera. “Cambiare la divisa con il vestito di casa” vuol dire entrare più
a fondo in noi stessi smettendo la
veste esteriore per approdare ad un livello più intimo e privato. Di più:
il termine divisa fa pensare
al senso di separatività che è normale appannaggio del nostro io di
esseri umani; togliersi la divisa può voler indicare andare la di là
delle divisioni per dirigersi verso l’unione. La sognatrice, però,
scopre subito un suo tallone
d’Achille, un punto sensibile che, nei rapporti con il mondo
esterno – la finestra – rischia di essere ferito, di perdersi o di
essere rapito: è Chicco, un seme
importante di sensitività, intuizione e mistero; non dimentichiamo che,
ad esempio, nell’Antico Egitto il gatto era un aspetto del divino,
aveva un ruolo sacro. Gli animali o le divinità in forma animale
rappresentano spesso nei miti o nelle antiche misteriosofie immagini
dell’anima non ancora elaborate dalla coscienza, potenzialità allo
stato ancora istintivo o intuitivo di cui non si ha piena
consapevolezza: nel sogno il ‘chicco’
dorme, è come un seme che attende di germogliare e deve, perciò,
essere custodito e protetto da influenze estranee. Inoltre il gatto,
versione domestica della natura
ferina, indica un’amicizia o un addomesticamento delle primordiali
e terribili forze della vita e della morte, quindi un inizio di
comprensione profonda. Tuttavia la sognatrice, nello scendere
all’interno di sé – infatti scende le scale, percorrerà poi
una strada in discesa - incontra un temibile
guardiano della soglia: sua madre
che, prima d’ora, non si era mai parata a sbarrarle il passo sul
cammino fra la vita esterna e l’universo intimo.
E’ “elegantemente
vestita”, e questo offre una illuminante chiave interpretativa: in
un certo qual modo indossa anch’essa una divisa,
un abito del mondo delle apparenze – infatti elegante
viene da ex elegare: scegliere
fuori – e quindi del mondo dell’illusione; essendo madre
è una figura autoritaria, che ha un certo potere sulla sognatrice, è Maya
stessa, e vuole dirle qualcosa
d’importante. Paola, però, rifiuta il confronto, che avverte
forse come una sorta di inganno, e fugge, provvedendo anche a portare con sé dell’immondizia
non sua: vuole eliminare delle scorie nate dal rapporto con il mondo
esterno che ritiene non le appartengano, può darsi che voglia
purificarsene per non esserne sporcata lei stessa. Non riuscendo
nell’impresa, dopo aver preso la decisione di tornare indietro e
risolvere il confronto con la madre, lascia a malincuore l’immondizia
vicino ad un negozio.’Negozio’
può indicare una trattativa, un affare, un contratto, uno scendere
a patti: è quello che la sognatrice vuole fare con Maya
perché le restituisca la sua autonomia
interiore; lo stesso termine, giocando un po’ con il latino, può
alludere ad una negazione: Paola
vorrebbe negare l’esistenza di questa immondizia,
di queste impurità difficili
da eliminare che la legano al mondo esterno e che la opprimono. Il sogno
continua, ma il non ricordo lo
lascia incompiuto; cercando di cogliere il messaggio profondo di questa
incompletezza, potremmo dire che la sognatrice deve ancora lavorare in
senso autoconoscitivo sulla troppo netta divisione che avverte fra la
vita esteriore - vissuta come pericoloso
mondo delle apparenze - e
la sensibilità interiore. Una massima tradizionale giapponese dice: “Il
buddhismo – cioè il cammino di liberazione – equivale alla vita quotidiana”.
Interpretazione sogno Paola 2
La
sognatrice e’ “sul posto di lavoro e sta per uscire” = si tratta
di una situazione di “mutamento”
dal noto (posto di lavoro) verso il nuovo (sto per uscire); il
cerimoniale del cambio della divisa con il vestito di casa cela la
volonta’ di un cambio di abito con uno “di casa” piu’ suo,
piu’ vero. Guardar fuori e’ ancora un aspirazione ad uscire dal
conosciuto per ulteriori esperienze; ma ecco che la sognatrice vede il
suo gatto Chicco ( da Checco, diminutivo di Francesco = libero), la sua
felinita’ avida di “liberta” in pericolo (la scatola piccola sul
davanzale), ma il “tirare indietro” la scatola non tranquillizza del
tutto la sognatrice sul destini del “gatto”. Il fatto che tema
“che glielo prendano” conferma questa paura di “perdita”... Poi
essa “scende le scale”, inizia un processo di autoanalisi, ed ecco
l’incontro con la “madre che la cerca”; un rapporto difficile mai
armonizzato ha creato un conflitto interiore tra il principio materno, (Geburah,
Binah) e la coscienza di essere figlia (Tiphereth)... quindi la fuga. La
sognatrice non e’ ancora pronta per affrontare la Madre e ha sensi di
colpa per non “aver firmato l’uscita” e ovviamente questa
discesa agli inferi non e’ regolare (i portieri non lo sanno);
inoltre ha in mano la busta delle immondizie (non sue): la discesa agli
inferi comporta una pulizia drastica (espulsione delle scorie o bucce =
qelipoth), ma ecco il problema: i secchioni non ci sono piu’. E’
difficile liberarsi delle scorie, soprattutto quando si e’ convinti
che siano di “altri”. La sognatrice decide di tornare indietro per
firmare e regolarizzare la “discesa”, liberandosi delle scorie in un
modo che non la soddisfa (la cosa non mi sembra corretta) e spera pure
di non “vedere” la madre, ma se non se ne fosse andata, decide di
affrontarla. Questa decisione e’ molto positiva... La Madre, il grande
Abisso da cui tutti proveniamo a cui tutti torniamo, fa paura, ma
sara’ inevitabile “affrontarla” importante e’ essere pronti
o almeno “piu’ pronti”.
Grazie. F.V.
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