Sogno di giugno del 2001 di ROBERTO



Un campo: tanti serpenti – una falciatrice comincia a falciarli ... poi i serpenti vengono falciati e ammucchiati...alla fine un’immagine: i serpenti come cinte su una bancarella.

 

Interpretazione 

Il “Campo” e’ la materia prima, il Malkuth da coltivare, la Pietra da scolpire. I serpenti, tanti, sono i pensieri, frutto del mentale razionale, il Briah inferiore, il Serpente per eccellenza; la falciatrice : e’ un mezzo di coltivazione del “Campo”, nella fase iniziale serve per la pulizia, nella fase finale per il raccolto. Nell’azione della falciatrice c’e’ la volonta’ del sognatore di eliminare i pensieri invadenti e ossessionanti, soverchianti. La riduzione dei serpenti a strisce indica la possibilita’ di trasformare la serpentinita’ (andare a zig-zag) in centralita’, in Via di Mezzo e il termine “cinte” il desiderio di trasformare il serpente nell’Uroboros = Assoluto. Grazie. F.V.

 

 

Dal sogno di Roberto: riflessioni di Maurizio

Noi che ci occupiamo di ricerca interiore sappiamo quanto il simbolismo del serpente sia presente in modo piuttosto rilevante in tutte quelle culture che studiamo e approfondiamo. Nell’occidente ebraico-cristiano si privilegia generalmente l’interpretazione che conferisce al potere serpentino una connotazione diabolica a causa delle sue caratteristiche venefiche. In oriente, al contrario, esso è potere da risvegliare, forza rivitalizzante da destare. C’è però in Italia, a Cocullo, una festa popolare di cui ho notizia che si lega al serpente in forma positiva e, curiosamente, è analoga ad un’altra che ha luogo in India con caratteristiche pressocché identiche: un intero paese festeggia gioiosamente la bella stagione con il serpente come animale totemico. Addirittura i serpenti vengono raccolti in gran numero nelle campagne circostanti e vengono portati in processione. Insieme ad essi si celebra la prosperità della terra, il favore del cielo, il felice connubio fra uomo e natura. Alla conclusione del rito, che dura alcuni giorni, i rettili - trattati con  rispetto e amicizia - vengono riportati nelle campagne, proprio là dove erano stati prelevati, in attesa della festa dell’anno successivo. Cosa significa questa unione fra uomo e serpente? Forse potrebbe simboleggiare il controllo sulle caratteristiche imprevedibili e sfuggenti delle nostre esistenze: la vita è difficile da contenere, può riservare venefiche sorprese, movimenti improvvisi, impensati contorcimenti. In realtà non abbiamo sicurezze. Come controllare un destino che inevitabilmente è portatore di morte, presumibilmente di malattia e sofferenza e che, comunque, si muove in modo diverso dalle nostre aspettative? Anche la nostra istintualità, i nostri desideri, i nostri impulsi, sono ben simbolizzati dal potere serpentino più o meno per gli stessi motivi. Analogamente agli incantatori dell’India, forse, desidereremmo ipnotizzare il cobra, ammaliarlo, affascinarlo, ridurlo in nostro potere. Strana e illuminante questa contrapposizione nelle culture umane: una parte del mondo adotta come mito fondamentale quello del serpente tentatore che incanta l’uomo; l’altra parte quella dell’uomo che incanta il serpente! Eppure che cosa accadrebbe se potessimo uccidere il serpente? Cosa succederebbe se i riti menzionati si concludessero con l’eliminazione dei rettili, con la loro imbalsamazione, con il ridurli a cinture di pelle perfettamente ordinabili in appositi espositori? Ciò equivarrebbe a eliminare una parte fondamentale della vita e dei nostri impulsi, all’evitare di mettersi in discussione nel tentativo di controllare tutto, di programmare la vita e la morte in una visione prefissata, di rifiutare l’incertezza e il dolore negandone quasi l’esistenza oltre che i positivi stimoli alla trasformazione, di rimuovere l’imprevedibilità e imprigionarla in uno schema di presunto e fittizio benessere. In questo modo, di fatto, produrremmo la morte vera che, in sé, è immobilità, paura e  resistenza di fronte al cambiamento. Recita un antico principio buddhista: ‘i desideri terreni sono Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte Nirvana’, indicando con ciò la necessità di un ampliamento della visione al di là delle dicotomie. In definitiva, allora, l’unico modo per fare amicizia con il serpente trasformandone il veleno in medicina è lo sviluppo della coscienza individuale attraverso l’accettazione e la conoscenza di sé: soltanto così non produrremo una qualche forma di rifiuto, di incanto, di ipnosi, di chiusura, di separazione, ma sarà davvero il risveglio e l’ascesa unificante di Kundalini.  

 

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