Un sogno di ROBERTO


Ero nel refettorio di una scuola, in piedi, accanto ad un bambino che aveva davanti a se’ 3 piatti di fagioli. La differenza nei piatti di fagioli era nella grandezza dei fagioli tra un piatto e l’altro.
Chiedo al bambino se me ne da’ uno, ma non ottengo risposta.

 

 

 


Sogno Roberto - interpretazione di  Franca Vascellari

Il “refettorio” e’ il luogo ove si riceve il cibo, il nutrimento per il fisico, e “la scuola” il luogo dove si riceve il nutrimento per la mente; il “refettorio della scuola” onirico e’ il punto d’incontro tra la terra e il fuoco di Yetzirah, vale a dire il Tiphereth di Yetzirah: il cuore dell’Albero. Qui infatti il sognatore  trova un “Bambino”, la parte piu’ nuova di se’, quella che e’ in grado di apprendere, di giocare, di entusiasmarsi, di stupire, di salvare. E il Bimbo ha “davanti a se’ tre piatti di fagioli”: la simbologia della pianta di fagioli e’ vasta: sacra agli Egizi, legata al culto dei morti presso i Greci e i Romani, le feste dei fagioli come simbolo di fertilita’ e ricchezza sono diffuse nei rituali e nei folklori di tutto il mondo; in particolare nel nord Europa i fagioli erano omologati alla festa dell’Epifania (= apparizione della Divinita’) in cui i tre Re Magi donano al Bimbo oro, incenso e mirra, festa anche detta  della “Dodicesima notte” (dopo il Natale), notte in cui venivano eletti un re ed una regina il cui compito era quello di proteggere la comunita’ dal “male”, in quella occasione venivano distribuiti diversi “piatti” di dolci di fagioli: uno per la Divinita’, uno per la Vergine, uno per il povero e uno per ciascun componente della famiglia...In questo sogno ci sono tre (come i doni dei re Magi) diversi piatti di fagioli e la differenza e’ data dalla loro grandezza ... come a dire che il Bimbo (Tiphereth) ha la possibilita’ di nutrirsi in tre modo diversi. Possiamo pensare a “fagioli piccoli, medi e grandi”: energia in pillole piccole, medie, grandi, e poiche’ l’energia di Tiphereth e’ “Amore per Sacrificio” potremmo azzardare che il Centro del Cuore di Roberto potrebbe essere nutrito con tre tipi di amore diverso (oro, incenso e mirra), relativo ai piccoli, ai medi e ai grandi “Sacrifici”.
Il sognatore-testimone nel suo ruolo di “senior” rispetto al bambino “puer” vorrebbe anche lui partecipare al “banchetto” ma non ottiene risposta. Forse e’ ancora presto per ottenere il piatto di “fagioli” adatti a lui, forse e’ lui stesso che, racchiudendo in se’ i tre Re della Tradizione deve offrire i 3 piatti al Bambino o magari aiutarlo solo a scegliere il piatto giusto...
Facciamo notare che questo sogno e’ stato fatto da Roberto il 12 dicembre e che questo commento, per coincidenza, e’ stato letto il 6 gennaio, festa dell’Epifania.

Grazie. F.V.

 


 

 

Sogno Roberto - Interpretazione di Natale Missale

"Ero nel refettorio di una scuola". Nei territori dell'anima, agli occhi del ricercatore, la scuola assume spesso l'aspetto di laboratorio alchemico, dove alambicchi, distillatori, serpentine, fornelli, vasi, ampolle, ecc, occcupano la quasi totalità dello spazio. Tutto ciò simboleggia bene la mente     personale, che volta a volta deve digerire, trasformare, assimilare azioni, sentimenti e pensieri. In questo sogno Roberto si sofferma su un'altra "ala del palazzo" (intendi anima), il refettorio. E',questo, il luogo che sta accanto al laboratorio. Dopo lenta e faticosa 'manipolazione' delle esperienze psico-fisiche, si ottiene il cosiddetto prodotto finito, una sorta di cibo, che uscendo dal laboratorio e passando al refettorio, é pronto per costituire anima. E' un momento importantissimo, perché, fuor di metafora, se laboratorio è ogni attimo della giornata vissuto con assoluta attenzione, refettorio è…osservare, prendere atto dello scorrere della Vita attraverso il senso del qui ed ora, e accettare tutto quello che va e viene. Il cosiddetto refettorio non è un masticare fatti del passato o idee del futuro, esso è scuola di non attaccamento, di consapevolezza, e rappresenta il momento magico in cui si comincia a coniugare "Io" ed "Essere": Io Sono comincia ad affermarsi, e forse, automaticamente, ci si comincerà a chiedere con insistenza: "Chi Sono Io?". Questo accade perché l'Osservatore non può più dare garanzie ad un ego, non potendo i due coesistere. Più l'Osservatore si afferma, più l'ego si sgonfia. Insomma il refettorio diventa il luogo dell'assimilazione della propria ignoranza. A questo punto mi ricordo di un breve botta e risposta fra Maharaj ed un visitatore, me lo vado a ricercare e lo scopro a pag. 37 di "Io Sono Quello" vol. 1° Rizzoli:  M."…Pensa con chiarezza e profondità, penetra nella struttura dei desideri e delle loro ramificazioni. Sono la parte più importante del tuo sitema mentale  ed emotivo, e influenzano profondamente i tuoi atti. Non puoi abbandonare ciò che non conosci. Per superarti, devi conoscerti." E il visitatore chiede: "Che significa conoscere se stessi? Che cosa esattamente vengo a conoscere?" e la risposta arriva saettante: "Tutto ciò che non sei", il visitatore è stordito: "E non quello che sono?" - "Ciò che sei, lo sei già. Conoscendo ciò che non sei, te ne liberi, e rimani nel tuo stato naturale. Tutto accade spontaneamente e senza sforzo" - " E che cosa scopro?"- "Che non c'è niente da scoprire. Sei ciò che sei e questo è tutto"- "Ma infine chi sono?"- "…Credimi: tu sei la pura consapevolezza che illumina la coscienza".
Ma il Nostro sognatore non sta mangiando, sono "in piedi, accanto ad un bambino che ha davanti a sé tre piatti di fagioli" (piccoli, medi e grandi), "chiedo se me ne dà uno, ma non ottengo risposta." Qui viene descritta la situazione di ogni viandante: abbiamo un ego maturo che, come l'interlocutore di Maharaj, vorrebbe diventare qualcosa, ed una consapevolezza piccina che è pronta a consumare i tre piatti di fagioli, cioè azioni, sentimenti e pensieri. Ovviamente il bambino è Roberto e deve solo alimentarsi, ma nel sogno, l'adulto (ego) vorrebbe privare d'energia-fagioli la piccola consapevolezza. Ma non potrà mai ottenere risposta, perché la consapevolezza non può alimentare le false pareti della mente, può solo abbatterle. Quanto alla simbologia dei fagioli, qualcuno del gruppo approfondirà sicuramente l'argomento spaziando dall'antico Egitto all'antica Roma, da Pitagora ai moderni dietologi. L'unica cosa che vogliamo citare a memoria è che qualcuno degli antichi profeti dell'Antico Testamento(Dn.1-12-17) si sottoponeva a diete a base di legumi (e sicuramente fagioli) nel corso di pratiche ascetiche. Quanto a noi, sarebbe davvero inimmaginabile un bel minestrone tradizione senza fagioli. Infine per tornare ai tre piatti, diciamo che Maharaj, a quel visitatore offriva "fagioli piccoli", ovvero insegnamenti adatti a quella persona; infatti sappiamo  come per lui la meta andava ben oltre, e che, come tutti i realizzati in vita, ha cercato di darne testimonianza.

Grazie Nat.
 

 


 


Sogno Roberto  – fantasticherie interpretative di Maurizio 

Il sogno di Roberto fa venire in mente la nota classificazione dell’’analisi transazionale’ che riconosce tre principali componenti della psiche, un po’ sulla falsariga dell’’Es-Io-Super io’ di Freud: si tratta del ‘Bambino-Adulto-Genitore’. Riconoscendo nel racconto onirico il Bambino-Es, osserviamo che questi non vuole concedere nulla dei suoi tre piatti di fagioli all’Adulto-Io. I fagioli sono da un lato semi, dunque energie potenziali, e dall’altro cibo, alimento, cioè possibilità d’imparare, accrescersi, sostenersi. Il mondo istintuale dell’Es, infatti, contiene le energie primarie necessarie per qualsiasi sviluppo: quelle che Freud chiama ‘libido’ con particolare riferimento all’energia sessuale e che Jung – utilizzando lo stesso termine – interpreta come energia vitale e psichica indifferenziata, alla base di qualsiasi istanza, motivazione, movimento dell’individuo. Notiamo la corrispondenza fra il concetto di libido e l’energia serpentina kundalini dello yoga che, originando dai chakra istintuali, deve diventare energia di consapevolezza; a questo proposito – per inciso – ricordiamo anche che il simbolismo del serpente ha già fatto la sua comparsa nei sogni del nostro amico Roberto. Altro riferimento interessante lo possiamo trovare nel buddhismo giapponese, dove si dice che “i desideri terreni sono Illuminazione”: proprio le energie vitali che costituiscono i fondamenti della vita fisiologica e psichica, sono la ‘materia prima’ dell’autoconsapevolezza e dell’Illuminazione. La parola per ‘desideri’ in sanscrito è klesha, e significa anche ‘impurità’, indicando tutto il mondo istintuale e pulsionale. Per ritornare ai ‘fagioli’, osserviamo che in India e in tutto l’Estremo Oriente – particolarmente nella medicina cinese – questi legumi sono correlati per la loro forma ai reni e ai testicoli, sedi delle ‘forze ancestrali’ dell’individuo. Ai reni i cinesi connettono l’anima Chen, spirito vitale rappresentante la volontà e la determinazione. La parola ‘fagiolo’ deriva dal greco phàsilos; con un po’ di fantasia e di azzardo potremmo riscontrare un’analogia – per lo meno fonetica – con phaos ‘luce’ e phasis ‘apparizione’ o ‘parola, discorso, affermazione’,  ritrovando così in parte i concetti già esaminati di ‘energia’ e ‘determinazione’.  Nel buddhismo esistono tre tipi fondamentali di energie ‘impure’, chiamate anche i ‘tre veleni’, tre come i ‘piatti di fagioli’ del sogno: l’avidità, l’ignoranza (nel senso spirituale di avidya) e l’aggressività. Trasmutandoli in positivo esse diventano rispettivamente Bodhicitta (desiderio d’Illuminazione), intuizione spirituale e compassione (Amore). Nel sogno, però, il Bambino-Es nega a Roberto la possibilità di relazionarsi a queste forze subconscie o, comunque, rimane indifferente alla sua richiesta; se ben riflettiamo, allora, possiamo riconoscere in questa negazione del Puer istintuale la presenza nascosta del Super-io giudicante, e quest’ultimo sembra non ritenere il sognatore abbastanza qualificato per occuparsi delle energie del profondo. Non dobbiamo, perciò, interpretare questo Super-io come una forza alta, super-cosciente, bensì riconoscervi un aspetto inferiore, anch’esso sub-conscio e istintuale, tendente a privare l’io cosciente della ‘determinazione’ e della fiducia in sé stesso. Come ‘interprete fantasticante’ vorrei suggerire al sognatore di sfidare e superare in qualche modo l’ostacolo di un auto-giudizio troppo severo, la carenza dell’autostima (naturalmente non narcisistica) necessaria a percorrere il cammino interiore: il racconto onirico, è bene notarlo, si svolge all’interno del refettorio di una scuola e, quindi, lo scenario è quello dell’apprendimento. ‘Refettorio’, inoltre, deriva dal latino reficere, che significa ‘ristorare’, e quindi ‘restaurare’. La ‘restaurazione’ di cui si parla, evidentemente, è la reintegrazione di tutti gli stati coscienziali, nessuno escluso, e della possibilità del risveglio di cui tutti, nessuno escluso, disponiamo. 

 

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