Stavo in un santuario dell’est
(forse a Medjugorje) mi confessavo con “uno” senza confessionale. A 3
metri di distanza, su una pedana rialzata ho visto Wojtyla con paramenti
dorati, da messa, senza tiara. Mi guardava come se mi conoscesse e
volesse dirmi qualcosa, ma stava parlando con una persona e con lo
sguardo mi faceva capire di aspettare e di non andarmene. Subito dopo mi
trovo senza spazio-tempo, non c’e` piu` la pedana e sto seduto sedia a
sedia con lui. Wojtyla mi tiene con la mano la testa e la sua fronte e`
appoggiata alla parte laterale della mia testa. Dopo 20 secondi di
questa posizione sento un’onda dentro di me, ma non e` una scossa
elettrica, ma un grande benessere. Ho pensato in quel momento alla
storia raccontata su di lui come medium, dotato di poteri paranormali.
Il sogno sfuma.
Sogno Roberto 4
int. F
Stavo in un santuario
dell’est (forse a Medjugorje) mi confessavo con “uno” senza
confessionale. Roberto si trova in un santuario, in un
“Luogo” sacro della sua interiorita` ed e` li` per confessarsi, cioe`
per parlare in intimita` con uno, con l’Uno, il suo Se`,
la sua componente spirituale, senza confessionale, senza cioe`
quella “copertura” in genere lignea (terrestre, fisica), che nasconde
confessore e confessato, dunque allo ‘scoperto’. Tale “Luogo” sacro e`
dell’est, appartiene all’est, e` relativo alla direzione
orientale, da cui sorge il Sole. Medjugorje e` il luogo delle
apparizione della Madonna, grande centro di aggregamento per i devoti
cattolici fin dagli anni ’80. Gia` in questo accostamento tra il Sole
dell’est e la Luna della devozione alla Madonna si puo` intuire il
tentativo del sognatore di armonizzare in se` le due colonne
dell’Albero, quella maschile, solare, razionale e quella femminile,
lunare, irrazionale.
A 3 metri di distanza, su una pedana rialzata ho visto Wojtyla con
paramenti dorati, da messa, senza tiara. Ed ecco l’apparizione del
Sommo Sacerdote, per i cattolici il Vicario di Cristo in terra. Roberto
parla di Lui con semplicita`, non lo chiama Pontefice, o piu`
semplicemente Papa, ma solo Wojtyla come un qualunque sig.
Bianchi. Puo` chiamarlo come vuole, ma la simbologia del Pontefice
rimane quella del “ponte” tra l’umano ed il Divino, anche se non ha la
tiara, che simboleggia il Suo potere. Egli tuttavia ha i paramenti
sacri, cioe` ‘l’abito’ del Pontefice e sta su una pedana, su un
livello piu` alto della personalita` del sognatore, e la distanza di 3
metri che lo separa dal Papa non e` un ostacolo al loro dialogo.
Mi guardava come se mi conoscesse e volesse dirmi qualcosa, ma stava
parlando con una persona e con lo sguardo mi faceva capire di aspettare
e di non andarmene. Infatti tra i due si instaura un dialogo muto di
occhiate e cenni. Roberto non osa affrontare direttamente il rapporto
Se-personalita` e lo proroga nel tempo, interponendo tra loro un’altra
persona, una parte di se` che non conosce o che non vuol
conoscere.
Subito dopo mi trovo senza spazio-tempo: per poter avere
il contatto diretto con il suo centro Coscienziale Roberto sente di
dover uscire dallo spazio-tempo ed entra quindi in una dimensione
‘altra’ che gli permetta il salto di qualita`; non c’e` piu` la
pedana e sto seduto sedia a sedia con lui.
Se non c’e` piu` la pedana vuol dire che in qualche modo ci
e` salito sopra, ed ora puo` conoscere il Papa. Wojtyla mi tiene con
la mano la testa e la sua fronte e` appoggiata alla parte laterale della
mia testa. Il contatto avviene testa-testa, la Sua fronte sulla
tempia (raccontando il sogno Roberto si toccava la tempia destra);
l’intuizione Daathica passa attraverso la mente di Roberto, non
attraverso il cuore. Dopo 20 secondi di questa posizione sento
un’onda dentro di me, ma non e` una scossa elettrica, ma un grande
benessere. Il ben-essere e` quello stato specifico che
permette di non sentire mal-essere; dovrebbe essere lo stato normale del
fisico: buona salute; dell’astrale: serenita` di sentimenti; del
mentale: pace dei pensieri. Stare testa-testa con la nostra componente
spirituale non puo` che produrre un grande benessere. Il
tempo precisato di 20 secondi fa riflettere sull’importanza del
20 come numero dell’Archetipo del Giudizio, Archetipo relativo alla
resurrezione della carne, e all’apocalittico giudizio finale.
Ho pensato in quel momento alla storia raccontata su di lui come
medium, dotato di poteri paranormali. Il sogno sfuma. Il sogno si
conclude con un prosaico ritorno alla realta`: del Wojtyla in fondo si
diceva che era solo un uomo dotato di poteri paranormali… un medium,
uno di quelli che comunicano con il mondo dei morti…Grazie F.V
Sogno Roberto 4 int.
Maurizio
Il significato della parola
confessione, così centrale in questo sogno, è secondo il Dizionario
Garzanti:
“I
riconoscimento, ammissione di un reato, una colpa, una mancanza commessi
| riconoscimento, ammissione di un proprio difetto o di una propria
debolezza - 2 nel cattolicesimo, parte del sacramento della penitenza
consistente nell'accusa dei propri peccati al sacerdote per riceverne
l'assoluzione.”
In sostanza
il concetto suggerisce un atto di sottomissione ad un’autorità, di
fronte alla quale si ammette qualcosa di segreto, di nascosto. Tale
ammissione comporta un giudizio da parte dell’autorità stessa e
probabilmente la sanzione di una condotta non conforme alla regola o
alla legge. Dal punto di vista religioso l’atto risulta liberatorio
rispetto alle eventuali colpe commesse.
Già da questi elementi possiamo subito rintracciare la presenza della
figura genitoriale paterna alla quale ci si confessa: inizialmente ““uno”,
senza confessionale”, poi con carattere religioso, “Wojtyla”.
La domanda che viene dunque da porsi è la seguente: qual è la colpa
sottintesa nel racconto onirico in esame che il sognatore deve
confessare e farsi perdonare? Perché questo incontro con l’archetipo
paterno? Nello sviluppo dell’individuo è presente prima o poi il
confronto e anche eventualmente lo scontro con l’autorità e le figure
genitoriali – in senso reale o simbolico. Ciò equivale ad un grande
salto di qualità: dalla dipendenza pre-adolescenziale al divenire
genitori di sé stessi. Questo avviene nell’adolescenza, ed è lì che si
forma la base per la crescita della successiva personalità adulta.
Tuttavia, nel corso della vita, può accadere più volte di ritornare a
certe fasi rielaborandole, magari nei sogni, soprattutto nei momenti in
cui ci sono delle trasformazioni importanti, dei passaggi esistenziali.
Allora si ritorna alle fondamenta del proprio percorso e alla cosiddetta
“età evolutiva”, quando si è strutturata la personalità, quasi
chiedendosi e ricontrollando il senso dello sviluppo successivo e
dell’attuale condizione. Roberto non è un uomo che, almeno ad un primo
esame, abbia le caratteristiche tipiche di una figura in aperto
scontro con il padre simbolico (non conosciamo le circostanze
biografiche relative al padre reale, ma in questo contesto assumono
un’importanza relativa e potrebbero comunque essere analizzate a parte
per trovarvi il senso di eventuali conferme o discordanze). Semmai è una
persona che ha cercato una posizione marginale, laterale, un proprio
ambito periferico, non di emergenza o di diretta contrapposizione, dal
carattere mite e con un suo ricco e celato mondo di interessi, con la
tendenza all’ammirazione per tante figure “paterne” del mondo della
cultura. In senso analitico, cioè quello maggiormente legato alle
tematiche della psiche, dovremmo riferirci al particolare rapporto che
intercorre fra il figlio maschio e il padre, condensato nell’idea
freudiana del complesso edipico. Di fronte al Padre si
confessa l’ostilità verso di lui, oppure l’avere contravvenuto ad un suo
divieto – che freudianamente parlando non può che essere di tipo
sessuale: sia l’aggressività verso il genitore che lo sviluppo della
sessualità, in definitiva, rappresentano un atto di aperta sfida. Se si
confessa prevale, però, la sottomissione, il senso di colpa e
anche il desiderio di imitazione della figura paterna, dalla quale –
magari in silenzio e timidamente - si vorrebbe essere compresi.
Ecco allora che risulta chiaro come il sognatore non cerchi lo scontro
con l’archetipo genitoriale, rispetto al quale è timido e schivo, ma ne
desideri l’approvazione, senza la quale il cammino della
separazione e dell’autonomia potrebbe essere soltanto un atto di
narcisistica arroganza. La colpa è sempre e comunque quella di
essere sé stesso, ma tale caratteristica non può essere veramente
assunta e accettata se non nel “perdono”, nel sostegno e nella
indulgenza del Padre/Super-io.
Lasciamo ora da parte questo tipo di concettualizzazioni analitiche –
per loro natura riduttive alle sole forze pulsionali - e
adottiamo un punto di vista più legato alla simbologia e al mito. Sotto
questa angolazione, il sogno propone già all’inizio l’idea di un
Themenos, un recinto sacro, un santuario dell’est: anche la
direzione cardinale si riferisce alla luce, allo spirito, all’emersione
del sole dalle tenebre e ai relativi culti solari. All’interno del
santuario c’è la figura del vecchio saggio, attraverso la quale
traspare la divinità stessa – il Papa è Pontifex,
interconnessione fra mondo terreno, umano e divino, significato presente
in qualche modo anche nella parola medium – cioè mezzo,
strumento. E’ distante tre metri dal soggetto del sogno, ma non
porta la tiara – simbolo dell’ufficio papale che pure si riferisce al
numero tre, al triregno: le tre corone sovrapposte, i tre reami
dell’esperienza - spirito, anima e corpo - di cui il Papa è mediatore.
Qui è descritta un’autorità sostanziale (una pedana rialzata a tre metri
di distanza) e non formale (i paramenti dorati, solari e spirituali, ma
senza tiara). Come da antichi rituali c’è un tempo di attesa (“mi fa
capire di aspettare e di non andarmene”) rispetto alla quale, forse, si
esita, si vorrebbe fuggire e andar via - sempre per quella
caratteristica di riservatezza e di secondarietà del sognatore - e poi
c’è l’ammissione ad uno stato “senza spazio-tempo”, logica estensione e
approfondimento del Themenos quale dimensione svincolata dalle normali
categorie dell’esperienza. Qui avviene l’unione con il mediatore
divino, sedia a sedia, testa a testa. Il numero 20 dei secondi di
permanenza nella posizione di compenetrazione e abbraccio con Wojtyla
richiama, oltre che il ritorno alla dimensione del tempo, l’Arcano XX,
il Giudizio Universale. E’ un giudizio positivo, probabilmente di
assoluzione e di perdono, perché il sognatore si sente investire da una
terapeutica ondata di benessere, di sollievo e ristoro. Ha
l’approvazione e la indulgente comprensione dell’archetipo, ed è
rassicurato e incoraggiato nella presente fase di esistenza alla piena
accettazione di sé stesso e del suo percorso.
Grazie M.M. |