Sogno del
09/04/2000 di ROSA
Io
mi trovavo insieme ad alcune persone in una stanza. Da una porta
(che dava in una cella frigorifera) tiravano fuori su una
barella, un morto, che io sapevo essere Padre Pio. Interpretazione numerologica E’ indubbiamente questo un sogno particolare, gia’ la data (9/4/2000) offre spunti di riflessione; la somma dei numeri ci da’ il 6, il numero del Bivio, del momento della scelta e della decisione. La stanza e’ il suo ( e di “altri”) luogo interiore, chiuso, atanor.... ma c’e’ una “porta” c’e’ la possibilita’ di comunicare con qualcosa o qualcuno del passato, congelato, morto apparentemente ma ancora “vivo” perche’ “vestito da sposa” (la Sposa, nel Cantico dei Cantici e’ l’anima che attende lo Sposo, lo Spirito, e P. Pio e’ indubbiamente un’anima santa, degna delle nozze mistiche.La sognatrice vede se stessa nel santo di Pietralcina, la sua Coscienza , futura Sposa del Se’ e si profetizza la malattia che le verra’ diagnosticata poco tempo dopo: un dolore arrotondato.Ma in mano nella destra ha una sfera di quarzo rosa, il colore della guarigione e e dell’amore. Dalla Bata’ (2+1+400+1= 404) ricaviamo l’8 della Giustizia e diciamo che se la sognatrice fa fatica a “leggere” tale Archetipo e’ ben comprensibile, ma la conclusione e’ positiva e quindi rassicurante. Buona Guarigione. Grazie. F. V. Commento
di Nat al sogno di Rosa Cleonice
Morcaldi, la figlia spirituale prediletta da Padre Pio, racconta che una
volta ad alcuni medici P.
Pio chiese: " Come si chiama il demonio?". Uno disse: satana;
un altro: belzebù; un altro ancora: Caronte; ma ad ogni rispota, Padre
Pio faceva segno di no con il dito. "Ma allora ditecelo voi come si
chiama" disse uno dei medici. Lui li guardò e disse:"
Figlioli miei, si chiama IO. E' come Giuda, ci bacia e ci tradisce, ci toglie tutti i
meriti". Un'altra
volta la stessa Cleonice gli chiese: " da quali vizi devo
liberarmi?" e P. Pio rispose: " da noi stessi dobbiamo
liberarci. Pugnaliamo il nostro io. Mettiamolo sotto i piedi e
camminiamoci sopra…" . Ad una considerazione di Cleonice: "
Non è possibile soffrire con gioia come dite voi.
Non ci riesco", P. Pio rispose :" Si deve gioire perché
l'anima nel fuoco della tribolazione diviene oro fino, degno di essere
posto nella reggia del cielo…". All'altra domanda di Cleonica: " Quando vi passerà
questa tosse? Ce l'avete sempre. Datela a me", P. Pio replicò:
" Già soffro tanto nel sentirti soffrire. E poi i miei gioielli
non li do a nessuno". Però va sottolineato che alla stessa
Cleonice, più o meno alla stessa domanda, un'altra volta disse: "
Il dolore non è la sola via per salvarci. Se (Dio) te lo dà, ti darà
pure la forza". Che le parole di Padre Pio siano confermate: possa, il " dolore arrotondato" inviato a Rosa, essere una prova passeggera, e possa lei guarire nello spirito e nella carne. "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia lodato il Nome del Signore". Grazie. N.M.
1. l’abito da sposa, nel sogno di una donna non sposata, probabilmente sta ad indicare la mancanza e il rimpianto di una controparte maschile e, come significato profondo e archetipico, di una conjunctio oppositorum – l’unione degli opposti complementari. L’abito, inoltre, è connesso con la persona, la maschera, il ruolo: in questo caso quello sociale del matrimonio, per il quale ci si può sentire più o meno giudicati nel non essere conformi a convenzioni e aspettative comuni; e poi anche il ruolo biologico di una donna, che è quello di diventare madre: queste due istanze non soddisfatte, possono creare nella sognatrice sofferenza e dubbio su sé stessa e sulla propria condizione; 2. Padre Pio rappresenta la guarigione di questa ferita, come dice egli stesso “l’arrotondamento del dolore”: la possibilità di renderlo meno acuto e di farlo evolvere verso una comprensione superiore serena e totalizzante, sferica come una pietra di quarzo rosa, così che non ferisca più. In lui, infatti, possiamo prima di tutto leggere un riferimento alla disposizione religiosa che, nella vita di Rosa, ha un aspetto molto importante e viene a riempire il vuoto dell’abito inutilizzato. Grazie alla figura del monaco di Pietrelcina ciò che è morto e freddo (ricordiamo la parentela fonetica tra ‘algidus’ – freddo in latino - e ‘algìa’ – dolore in greco) è rivitalizzato: egli si alza dal letto di morte e va a salutare affettuosamente, con calore, la sognatrice. Per di più è un padre buono, pio, pieno di compassione e considerazione, e va a ricoprire la mancanza della figura maschile impersonando l’archetipo paterno nella forma accogliente e protettiva. Non solo: va ricordato che tradizionalmente le religiose compensano la loro condizione di donne non coniugate attraverso lo sposalizio con Cristo e diventando madri spirituali. Padre Pio vestito da sposa indica anche questo: l’atto di sposare i principi spirituali e ascetici che lui incarna, principi che possono conferire legittimità, riconoscimento, stabilità alla vita di Rosa. La conclusione del sogno contiene un accenno alla Batà, scrittrice in ambito teosofico. La sognatrice si chiede il senso dell’accostamento fra lei e questa persona. La prima interpretazione che viene alla mente è quella che vede nella ‘Batà’ la personalità di Rosa che si dedica alle ricerche esoteriche o, comunque, non tradizionali dal punto di vista religioso. Il sogno, allora, sembrerebbe rassicurarla: questo tipo di interessi, che lei stessa talvolta trova complesso e difficile, è anch’esso in linea con quell’addolcimento della sofferenza di vivere che la sognatrice desidera. A questo punto, quanto finora riscontrato potrebbe essere già sufficiente alla comprensione del racconto e del messaggio onirico in esame. Ciò nonostante, essendo la mia vocazione quella della fantasticheria speculativa, sento che c’è dell’altro: qualcosa che non riesco a definire o a ricordare legato alla parola Batà… Finalmente, dopo un certo girare a vuoto, arrivo alla risposta, all’anello – almeno secondo me! – mancante: Batà è un tipo di tamburo utilizzato nelle cerimonie di un culto afro-cubano, una sorta di vodoo bianco, il cui nome è Santerìa! Nel Batà, si dice, c’è un misterioso potere che dà ritmo e forza magica a cerimonie religiose in cui si manifestano esseri spirituali – los Orishas, entità con il duplice aspetto di divinità della natura di derivazione africana e santi cattolici – che offrono consigli per risolvere problemi, combattere il dolore e le malattie, aprire la vita ad una nuova consapevolezza. A parte l’aneddoto che, raccogliendo dati sull’argomento, mi capita di leggere che uno dei suonatori di Batà più tradizionalmente noti a Cuba, un maestro della sua disciplina, abbia nome Eugenio La Rosa (!), trovo che nel sogno di cui ci stiamo occupando vi siano delle analogie con le modalità della Santerìa, e cioè: · elementi sincretici fra la religione cattolica e lo sciamanesimo afro-cubano, che nel nostro racconto onirico corrispondono alla presenza contemporanea del monaco di Pietrelcina e del quarzo rosa nella mano destra della sognatrice, che impugna il minerale quasi attribuendogli il potere positivo di un talismano. D’altra parte sappiamo che Rosa è interessata davvero allo studio e all’utilizzo delle cosiddette virtù delle pietre. Tra l’altro, incredibilmente, scopro che il quarzo rosa è considerato da chi si intende di queste cose proprio come la ‘pietra del sollievo’ per la sua proprietà di favorire l’abbandono e l’accettazione; sembra, inoltre, che in India venga chiamata ‘pietra brucia-karma’, perché simboleggia l’amore, il perdono, il superamento delle negatività. Teniamo presente che anche nella Santerìa gli Orishas sono soliti indicare rimedi minerali o vegetali per la soluzione delle difficoltà; · Padre Pio indossa un abito da donna, da sposa, proprio come alcuni Orishas mostrano aspetti maschili e femminili mescolati (unione mistica degli opposti, analogamente a quanto avviene in certe fasi dell’Opera Alchemica); · il santo cattolico del sogno offre alla sognatrice un’indicazione rassicurante, forse una risposta alle sue angosce, così come farebbe uno degli Orishas. Cosa vorrebbe significare l’emersione nel sogno di Rosa, ammesso che sia davvero così, degli elementi un culto lontano e, magari, sconosciuto? Probabilmente vi si può leggere l’esortazione per la sognatrice a evocare attraverso un maggiore abbandono e una fiducia sicura energie nascoste e ritmi terapeutici dalle profondità della sua vita, essendo queste cose a sua disposizione, a portata di mano; per di più, a ben riflettere, Rosa sta veramente facendo, nella sua ricerca spirituale, una fusione sincretica di elementi diversi, alcuni appartenenti all’ambito cattolico tradizionale - sia pure talvolta in ambienti particolari come quello dei carismatici, i quali hanno stati di trance simili a quelli dei santeros - con altre componenti che appartengono a sperimentazioni e conoscenze al di fuori delle linee della Chiesa cattolica, e questo corrisponde al tentativo di vivere la religione non solo come fatto formale o ideale, bensì calato – per così dire – nel corpo e nell’esperienza concreta. Un’ultima cosa: ho voluto cercare nell’accostamento che Padre Pio fa tra Rosa e “la Batà” un anagramma o un qualche gioco di parole di stampo cabalistico. Ebbene, ROSA + BATA’ danno: “ORA BASTA!” dove l’accento della “a” può equivalere ad una particolare accentuazione, un’enfasi quale quella conferita dal punto esclamativo. “Ora basta!” sembra dire, dunque, Padre Pio, riferendosi – nel contesto di tutto il discorso – alla tendenza di Rosa a trascinarsi dietro dolori, dubbi e sofferenze mai completamente risolti. Ora basta: è tempo di una visione serena e aperta, improntata alla fiducia e alla determinazione di cominciare, da ora, un nuovo cammino. |